Erbolistica Snc

Erbolistica Snc ORARIi: lunedi 16.00/19,00 martedi -sabato 9,30/12,30 16.00/19,00
Centro Olistico su appuntamento
te Erbolistica nasce da un incontro.
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Due persone, Simona e Aleksandra, si incontrano nel 2012. Un anno di crisi globale difficile a livello economico e sociale. Un anno che a detta dei Maya avrebbe portato alla fine del Mondo. Simona e Aleksandra si conoscono e scoprono di avere molte cose in comune. E in altre cose scoprono di essere così diverse da completarsi. dalla loro visione della vita, dalle loro esperienze, nasce l'idea di mettere insieme i rispettivi sogni e trasformarli in un progetto. La fine del mondo prevista dai Maya, letta come l'inizio di una nuova era in cui si riscoprono il rispetto verso la Natura, l'esigenza di una vita sana, di una cura di se e dell'ambiente che ci circonda. Da tutto questo nasce Erbolistica. Un’ Erboristeria con integratori alimentari per ogni problematica, vitamine, sali minerali e prodotti per sportivi. Un negozio eco sostenibile arredato con materiali riciclati che propone anche oggettistica come le candele, pietre dure, tisaniere, incensi con le resine naturali, idee regalo e tanto altro. Erbolistica offre prodotti spagirici delle marche che più incarnano il rispetto della natura unito all'esigenza di ottenere i giusti risultati come Aloe Arborescence, Sh*take,Bacche di goji, Clorofilla, Graviola, Succo di Aronia, Succo di Noni, fiori di bach e vari tipi di tè di alta qualità. Dalla cura del corpo, ai rimedi per la salute, dall'alimentazione, fino all'attenzione verso la serenità della mente. Un centro olistico che propone trattamenti dalle origini antiche eppure sempre più riconosciuti dalla scienza moderna per la loro efficacia e importanza nel risolvere problematiche fisiche o emotive. Test kinesiologioco delle intolleranze alimentari, consulenze alimentari, Trattamento Scavi,Riflessologia plantare, Cristallopratica, Fiori di bach, Corsi di Meditazione, Gruppi di crescita personale, Yoga, iridologia sono solo alcuni dei trattamenti che potete trovare.

‘’Quando un sogno ti resta incollato per molto tempo addosso significa che non è più un illusione, ma un segnale che ti sta indicando la tua missione nella vita’’

Aleksandra e Simona

14/09/2025

Cosa sono le costellazioni familiari?
Ecco a voi un piccolo esempio

Vi aspettiamo sabato 27 settembre dalle 15 alle 18

Senti... Pensavo...        Ci verresti un giorno al Mare con me? Un giorno è troppo? Facciamo qualche ora...Magari la se...
07/09/2025

Senti...
Pensavo...
Ci verresti un giorno al Mare con me?
Un giorno è troppo?
Facciamo qualche ora...
Magari la sera...
Verso il Tramonto.
Ci mettiamo lì, seduti sulla sabbia, davanti al Mare e semplicemente stiamo insieme. Non c'è bisogno di parlare. Possiamo anche stare in silenzio.
Ci facciamo compagnia.
Mi piacerebbe respirarti vicino.
Solo questo.
Sarebbe bello.
Semplicemente bello.

Letizia Cherubino

06/09/2025
04/09/2025

20 settembre 2025
Musica, Yoga, bagni di Gong e tanta gioia
Vi aspettiamo

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Vi aspettiamo
01/09/2025

Vi aspettiamo

«Posso mangiare con te?» chiese la bambina senza casa al milionario… e la sua risposta lasciò tutti in lacrime.«Posso ma...
31/08/2025

«Posso mangiare con te?» chiese la bambina senza casa al milionario… e la sua risposta lasciò tutti in lacrime.

«Posso mangiare con te?» chiese la bambina senza casa al milionario… e la sua risposta lasciò tutti in lacrime..

La voce della piccola era dolce e tremante, ma abbastanza penetrante da zittire l’intero ristorante.

Un uomo in abito su misura, pronto ad assaporare il primo boccone di una costosa bistecca, si fermò. Lentamente girò la testa per guardarla: una bambina piccola e sporca, con i capelli arruffati e gli occhi pieni di speranza. Nessuno avrebbe potuto immaginare che quella semplice domanda avrebbe cambiato le loro vite per sempre.

Era un caldo pomeriggio di ottobre nel centro di Ho Chi Minh City.

In un lussuoso ristorante franco-vietnamita, il signor Lam, noto magnate immobiliare, cenava da solo. Si avvicinava ai sessant’anni, con ciocche argentate tra i capelli ben pettinati, un Rolex al polso e un portamento che spesso intimidiva i suoi rivali. Era famoso per due cose: il suo istinto negli affari e la sua freddezza emotiva.

Mentre tagliava con cura una bistecca Wagyu di prima qualità, una voce interruppe la sua cena.

Non proveniva da un cameriere, ma da una bambina scalza, di circa 11 o 12 anni, con abiti logori che a malapena le restavano addosso.

Il personale corse subito per accompagnarla fuori, ma Lam alzò la mano.

— «Come ti chiami?» chiese con voce calma ma incuriosita.

— «Mi chiamo An» disse, guardandosi nervosamente intorno. «Ho fame. Non mangio da due giorni».

Lam annuì lentamente e indicò la sedia vuota di fronte a lui. La sala rimase in silenzio, incredula.

La bambina si sedette esitante. Sembrava troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi.

Lam chiamò il cameriere: «Portale il mio stesso piatto. E un bicchiere di latte caldo».

An divorò il cibo appena arrivato. Cercò di mangiare con educazione, ma la fame superò ogni formalità. Lam non parlò, osservò soltanto con intensità silenziosa.

Quando finì, le chiese: «Dove sono i tuoi genitori?»

«Mio padre è morto in un incidente edile» rispose. «Mia madre è scomparsa due anni fa. Vivevo con mia nonna sotto il ponte Y, ma è morta la settimana scorsa».

Il volto di Lam non si mosse, ma la sua mano si strinse leggermente intorno al bicchiere.

Quello che nessuno sapeva — né la bambina, né il cameriere, né gli altri clienti — era che Lam aveva vissuto una storia sorprendentemente simile.

Non era nato nella ricchezza. Anche lui aveva dormito sui marciapiedi, venduto avanzi per sopravvivere e affrontato troppe notti di fame.

P***e sua madre a otto anni. Suo padre lo abbandonò. Lam crebbe nelle stesse strade dove ora An rovistava nella spazzatura.

Ci fu un tempo, decenni prima, in cui anche lui si fermava davanti ai ristoranti, con la speranza di chiedere da mangiare… senza mai trovare il coraggio.

La voce di quella bambina risvegliò qualcosa di sepolto nel suo cuore: una versione di sé stesso a lungo dimenticata, ma mai del tutto cancellata.

Lam si alzò, prese il portafoglio, ma a metà gesto si fermò. Guardò la piccola e disse:

— «Ti piacerebbe ve**re a vivere con me?»

Gli occhi di An si spalancarono. «Cosa… cosa vuol dire?»

«Non ho figli. Vivo da solo. Avresti cibo, un letto, scuola e sicurezza. Ma solo se sei disposta a lavorare s**o e a comportarti bene».

Il personale rimase senza fiato. Alcuni clienti sussurrarono. Alcuni pensarono che scherzasse, altri lo guardarono con sospetto.

Ma Lam non stava scherzando.

Le labbra di An tremarono. «Sì» sussurrò. «Lo vorrei tanto».

La vita nella villa del signor Lam era un mondo che An non avrebbe mai potuto immaginare.

Non aveva mai visto uno spazzolino da denti, né provato una doccia calda, né bevuto latte che non fosse annacquato.

All’inizio faticò ad abituarsi. A volte dormiva sotto il letto perché il materasso le sembrava “troppo morbido per essere vero”. Nascondeva il pane nelle tasche, terrorizzata all’idea che un giorno smettessero di sfamarla.

Una notte, una domestica la sorprese mentre rubava del pane. An scoppiò a piangere.

— «Mi dispiace… non volevo più tornare ad avere fame…»

Lam non la sgridò. Si inginocchiò accanto a lei e le disse qualcosa che non avrebbe mai dimenticato:

«Non avrai mai più fame. Te lo prometto».

Tutto — il letto caldo, i libri di scuola, la nuova vita — iniziò con una semplice domanda:

«Posso mangiare con te?».

Una domanda piccola, ma abbastanza potente da abbattere i muri attorno al cuore di un uomo.

E così non solo cambiò il destino della bambina, ma diede a Lam qualcosa che non pensava avrebbe mai più trovato.

Una famiglia.

Gli anni passarono. An divenne una giovane elegante e brillante. Con il sostegno del signor Lam eccelse negli studi e ottenne una borsa di studio per l’estero.

Ma non dimenticò mai da dove veniva, né l’uomo che l’aveva salvata da un abisso con un piatto di cibo e una seconda possibilità.

Alla vigilia della partenza per l’università, gli chiese con dolcezza:

— «Zio Lam… chi eri, prima di tutto questo?»

Lui sorrise debolmente. «Qualcuno molto simile a te».

Per la prima volta, Lam raccontò la sua infanzia: la povertà, la solitudine, l’essere invisibile in un mondo che vedeva solo il denaro.

«Nessuno mi diede una seconda possibilità» disse. «Costruii tutto da zero. Ma mi promisi: se un giorno avessi incontrato un bambino come me… non avrei voltato lo sguardo».

Quella notte An pianse. Per il bambino che era stato Lam. Per l’uomo che era diventato. E per i milioni di bambini ancora là fuori, in attesa che qualcuno li vedesse.

Cinque anni dopo, An salì sul palco a Londra come miglior laureata della sua classe.

«La mia storia non iniziò in un’aula» disse al pubblico.

«Iniziò per le strade del Vietnam, con una domanda… e un uomo che ebbe la gentilezza di rispondere».

Il pubblico fu commosso. Ma la vera sorpresa arrivò al suo ritorno a casa.

Non partecipò a feste né a interviste. Convocò una conferenza stampa e annunciò:

«Sto creando la Fondazione Posso Mangiare con Te? per costruire rifugi, fornire cibo e scolarizzare i bambini senza casa. La prima donazione arriva da mio padre, il signor Lam, che ha accettato di devolvere il 30% dei suoi beni».

La notizia scosse il paese. Donazioni arrivarono da sconosciuti, celebrità offrirono sostegno, i volontari affluirono in massa.

E tutto nacque perché un giorno una bambina ebbe il coraggio di chiedere un posto a tavola… e un uomo decise di dire sì.

Ogni anno, il 15 ottobre, An e Lam tornano nello stesso ristorante.

Non si siedono ai tavoli eleganti: prenotano il marciapiede.

E servono pasti caldi, gratuiti e senza domande a qualsiasi bambino che arrivi.

Perché ci fu un tempo in cui un solo pasto condiviso bastò a cambiare tutto.

Una storia meravigliosa per aprirci il cuore.

Da: "Attrazione per una donna"

Non spetta a te restare dove non c’è spazio per respirare.Non spetta a te trattenere chi vuole andarsene.Non spetta a te...
23/08/2025

Non spetta a te restare dove non c’è spazio per respirare.
Non spetta a te trattenere chi vuole andarsene.
Non spetta a te convincere chi ha già deciso di non ascoltare.
Non spettano a te le ombre altrui,
non spetta a te portare pesi che non sono tuoi,
non spettano a te le paure che gli altri non vogliono guardare.
Non spetta a te subire il silenzio che punisce,
non spetta a te accettare l’amore che ferisce.

Spetta a te proteggere la tua pace,
spetta a te scegliere ogni giorno la verità,
spetta a te dire “no” quando serve,
e “sì” solo quando il cuore s'accende di bellezza.
Spetta a te illuminare i tuoi angoli bui,
spetta a te prenderti cura delle tue radici,
spetta a te piantare semi di bellezza dove cammini.
Spetta a te fiorire, nonostante gli inverni della vita,
e offrire al mondo il frutto migliore di ciò che sei.

Oscar Travino

14/08/2025

Anche noi ci prendiamo qualche giorno per riposare.
Erbolistica rimarrà chiusa:
Giovedì 14 agosto, venerdì 15 e sabato 16

VI ASPETTIAMO
LUNEDI 18 agosto
DALLE ORE 16🩷
Con orario regolare
Buon Ferragosto

Intanto vi ricordiamo il nostro meraviglioso evento🩷

Mio figlio mi ha chiesto di cambiare scuola.Così.Senza lamentarsi.Senza piangere.Senza fare scenate.Si è semplicemente s...
12/08/2025

Mio figlio mi ha chiesto di cambiare scuola.
Così.
Senza lamentarsi.
Senza piangere.
Senza fare scenate.

Si è semplicemente seduto davanti a me e ha detto a bassa voce:
— “Posso studiare in un altro posto?”

Gli ho chiesto se fosse successo qualcosa.
Mi ha detto di no.
Gli ho chiesto se non si sentiva a suo agio.
Mi ha detto che non lo sapeva.
Allora gli ho chiesto se qualcuno lo faceva sentire male.
E lui è rimasto in silenzio.

Quella notte non ho dormito.
E il giorno dopo, senza dirgli nulla, sono andata a scuola.
Ho detto che dovevo consegnare dei documenti.
Ma sono rimasta.
Ho aspettato che uscissero per la ricreazione.
E lì l’ho visto.

Seduto da solo, in un angolo del cortile.
Con la testa bassa e lo zaino in grembo.

Sono passati diversi bambini.
Uno gli ha dato una spintarella, di quelle che sembrano un gioco, ma non lo sono.
Un altro gli ha tolto il cappellino e l’ha lanciato oltre il muro.
E un gruppo di bambine ha indicato qualcosa della sua divisa e si è messo a ridere.

Lui non ha reagito.
È rimasto lì.
Come se ormai non si aspettasse più che qualcuno facesse qualcosa.

Ma la cosa peggiore non è stata quella.
La cosa peggiore è stata vedere che una maestra ha visto tutto.
E non ha detto una parola.
Neanche una.
Si è limitata a incrociare le braccia, guardare altrove… e continuare per la sua strada.

Ho scritto alla scuola.
Ho detto che mio figlio mi aveva raccontato che alcuni compagni lo prendevano in giro.
Che in classe gli nascondevano le cose.
Che nei corridoi lo imitavano.
Che gli davano soprannomi.

Lo abbiamo segnalato.
Ne abbiamo parlato.
E la loro risposta è stata:
— “Sono cose da bambini. Ce ne occuperemo.”

Ma non se ne sono occupati.
L’hanno lasciato solo.

Quel pomeriggio, quando è tornato a casa, mi ha chiesto se avevo pensato al cambio.
Gli ho detto di sì.
E che era già fatto.

Non mi ha chiesto spiegazioni.
Ha solo abbassato lo zaino con un sospiro.
Come chi smette di portare un macigno sul petto.

Da allora studia in un altro posto.
Non più bello.
Non più costoso.
Solo più umano.
Dove lo vedono.
Dove lo ascoltano.
E dove non deve fingere che va tutto bene… solo per essere lasciato in pace.

Perché un bambino non chiede di cambiare scuola per un capriccio.
Lo chiede quando non ce la fa più.

E la cosa più triste…
è che ciò che fa più male non è quello che gli fanno i compagni,
ma ciò che non fanno gli adulti che dovrebbero proteggerlo.

E magari questo non è successo solo a noi.
Magari non sono l’unica mamma che ha dovuto impararlo… troppo tardi.

Perché se c’è una cosa che non si dimentica mai,
è il giorno in cui tuo figlio ti chiede, a bassa voce,
di andare via dall’unico posto in cui avrebbe dovuto sentirsi al sicuro.

Dalla pagina tempesta

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