24/09/2025
Sul vero sè
L’Io del bambino comincia ad esistere in quanto c’è un ambiente affettivo (caregiver o persona che si prende cura) che facilita dei processi di crescita grazie alla sintonia emotiva che si crea con questo piccolo essere, rispettando tempi emotivi, inclinazioni, e particolarità.
In tale concezione l’identità può seguire la realizzazione di una personalità più autentica, vicina ai bisogni più autentici (vero sé) oppure, in caso contrario, seguire un processo di sviluppo più mascherato, meno autentico e malsano (falso sé).
Il vero Sé tende a svilupparsi solo se l’ambiente fornisce facilitazioni "appropriate" di rispecchiamento empatico e ambiente sicuro dove poter crescere.
La psicopatologia è la conseguenza della costrizione, della corruzione nel movimento e dell’espressione del sé.
Il bambino all’inizio è non integrato ma grazie alle cure del caregiver e dell’ambiente emotivo relazionale facilitante, i processi di crescita hanno inizio, il bambino esiste e il suo sviluppo è teso gradualmente verso l’integrazione della sua identità in maniera naturale.
Winnicott, una figura di spicco nell'ambito della psicoanalisi, sottolinea che il processo evolutivo deve essere un percorso fluido e per intero, ogni interruzione, ogni salto nello sviluppo determina una distorsione, o un deragliamento verso il rischio di un falso sè che si adatta troppo alle richieste narcisistiche dei genitori.
La formazione dell'identità ha bisogno di adulti responsivi, di spazio, rispetto alla diversità, accoglienza delle partiolarità e un ambiente facilitante e sicuro che permetta di formarsi ed esprimersi nella sua unicità.
L'ambiente disturbante che non facilita i processi di crescita spinge per es. ad affrettarsi in un punto o il ritardare in un altro, o a costringere ad essere ciò che non si è; tutto ciò lascia comunque una cicatrice, ma il tutto avviene in una matrice di esperienze emotive relazionali.
Ecco perché è importante comprendere anche i bisogni del proprio figlio e rispettarli nei propri tempi, lo sguardo va nel suo mondo interno e ci serviamo dell'osservazione e del confronto, rispettando anche i silenzi e le scelte che decide per la sua crescita. Mettersi in ascolto per conoscerlo e fare in mofdo che lui stesso si conosca.
Tuttavia ciò non evitare le sue frustrazioni ma stare "accanto" ad affrontarle e soprattutto comprendere che hanno il diritto di avviarsi verso lo sviluppo di quel vero sè, sano e autentico di realizzazione personale.
Un compito difficilissimo, che per esempio, in questa epoca digitale, può essere facilitato non usandoli come oggetti da esposizione (nell'era di internet), non forzandoli a fare scelte lontane dalla loro inclinazione o dai loro interessi e desideri.
Quando li comprendiamo e riconosciamo la loro unicità, loro imparano a conoscersi attraverso i nostri occhi che ri-conoscono appunto chi sono, proteggendoli così da deragliamenti identitari e dal rischio di sviluppare patologie psichiche.
Dott.ssa Marialba Albisinni