16/11/2025
E tu, adulto, che fai?
Ti metti in fila anche tu dietro al “tutti”?
O ti ricordi che educare non significa obbedire alle mode, ma avere il coraggio di andare controcorrente?
Perché la verità è semplice:
lo smartphone non è un problema dei bambini.
È un problema degli adulti che hanno paura di dire NO
e ancora più paura di dire SÌ con responsabilità.
Un telefono non serve a crescere un figlio.
Serve un adulto presente, scomodo, coerente.
Vediamo come dovrebbe funzionare per davvero.
Prima cosa: smetti di giustificarti. Ascolta tuo figlio.
Dietro “ce l’hanno tutti” non c’è la voglia di un oggetto.
C’è il terrore di sentirsi escluso.
Guardalo negli occhi, non nel telefono che ti chiede.
Dì semplicemente:
«Capisco perché lo vuoi.»
E poi smetti di sentirti in colpa.
L’educazione non è una trattativa al ribasso.
Se dici SÌ, ricordati che non stai dando un telefono.
Stai dando potere.
Potere di confrontarsi, perdersi, imitare, sbagliare.
E questo potere va dato solo se sei disposto a esserci, davvero.
Quindi il SÌ funziona solo così:
• non glielo butti addosso per liberarti
• lo accompagni
• fissi confini che non si discutono
• ti prendi la responsabilità di guardare cosa fa e come sta
La tecnologia non cresce nessuno.
Gli adulti sì.
Ma devono volerlo.
Se dici NO, devi voler reggere la sua frustrazione.
E la tua.
Un figlio senza smartphone non muore.
Un figlio senza limiti sì.
Muore dentro, piano, senza nemmeno accorgersene.
Il NO va detto così:
«Non ancora.
E non perché non ti reputo capace, ma perché non voglio buttarti in un mondo che non sei pronto a reggere.»
Non si educa per paura di essere impopolari.
Si educa per amore del futuro dei figli.
La frase che gli dovresti lasciare addosso
Non importa cosa decidi.
Importa cosa gli arriva.
«Io scelgo per te.
Non per gli altri.»
Se tuo figlio capisce questo,
lo smartphone potrà anche averlo tardi.
Ma avrà qualcosa di molto più raro:
un adulto che ci mette la faccia,
non uno che segue la mandria.