
07/05/2025
PERCHÉ È FONDAMENTALE CICLIZZARE GLI INTEGRATORI
Ne abbiamo già parlato, ma sono qui a parlarne di nuovo. Perché continuo a leggere commenti di persone che, in buona fede, seguono consigli fuorvianti: “Mi hanno detto di prendere lo zinco per sempre”, “Io assumo metilfolato a vita per il mio MTHFR”.
Lo capisco. Quando si soffre, si cerca una guida. Ma è proprio per questo che serve chiarezza. Perché certe affermazioni, anche se dette con convinzione, non rispettano la complessità della biologia umana. E no, non è solo una questione di opinione. È una questione di fisiologia, regolazione, adattamento.
Negli ultimi anni l’integrazione è diventata una pratica sempre più diffusa, spesso proposta con leggerezza e senza una reale comprensione della fisiologia umana. Il web è saturo di consigli, protocolli “standard” e affermazioni categoriche, spesso provenienti da figure che, pur vantando autorevolezza sui social, commettono errori concettuali gravi. Uno su tutti? Dire che chi ha un polimorfismo MTHFR deve prendere per tutta la vita vitamine del gruppo B metilate. Queste figure che si definiscono professionali, hanno una parcella di quattrocentoeuro per una consulenza onlina. Un altro? Consigliare assunzioni croniche di minerali come lo zinco senza alcuna ciclicità.
Ma cosa significa davvero assumere integratori senza pause? E perché la ciclicità è non solo consigliabile, ma biologicamente necessaria?
La ciclicità è un principio biologico! Questo lo devi tenere bene a mente.
Il corpo umano non è una macchina che ha bisogno sempre delle stesse sostanze in dosi fisse. È un sistema dinamico, che si adatta continuamente a stimoli interni ed esterni. Proprio come non mangiamo ogni giorno lo stesso cibo o non viviamo ogni giorno lo stesso clima, anche i nutrienti devono adattarsi a cicli di richiesta, assorbimento e utilizzo.
Quando un integratore viene assunto in modo continuativo, il corpo può adattarsi alla sua presenza, arrivando a ridurre i propri meccanismi endogeni di sintesi; alterare l’espressione genica e recettoriale; generare squilibri secondari, per eccesso o per deplezione competitiva di altri nutrienti.
Partiamo da una precisazione fondamentale: MTHFR non è una mutazione, è un polimorfismo genetico, cioè una variazione comune nel genoma umano, che può influenzare l’efficienza dell’enzima metilentetraidrofolato reduttasi. Alcune varianti (come C677T o A1298C) possono rallentare la conversione dell’acido folico in metilfolato, ma non significano automaticamente che la persona sia “difettosa” o “malata”.
Il metilfolato (5-MTHF) e la metilcobalamina sono le forme attive rispettivamente di acido folico e vitamina B12. Tuttavia, non sono prive di effetti, hanno un ruolo diretto nei cicli biochimici della metilazione, nella produzione di neurotrasmettitori, nella sintesi del DNA, nella disintossicazione epatica.
Quando somministrati in modo cronico e senza monitoraggio, possono aumentare eccessivamente il pool metilico, con effetti paradossi come ansia, insonnia, irritabilità, tachicardia, e peggioramento di sintomi neuropsichici; possono sovraccaricare i sistemi enzimatici, soprattutto se coesistono altri polimorfismi in geni come COMT, MAO-A, CBS, MTR, che alterano il metabolismo delle catecolamine o del glutatione; possono indurre una metilazione "disregolata", dove si metila troppo o troppo poco nei posti sbagliati, con effetti negativi anche sull’epigenetica e sulla risposta immunitaria.
Inoltre, la metilazione è strettamente connessa alla disponibilità di altri cofattori, come zinco, magnesio, vitamina B2, B6 e betaina. Assumere solo metilfolato e metilcobalamina a oltranza, senza valutare l’intero sistema, è come accendere il motore senza controllare l’olio o l’acqua.
Lo zinco, preso con continuità, come hobletto in un vostro commento, da minerale essenziale diventa elemento tossico!
Lo zinco è fondamentale per centinaia di reazioni enzimatiche, per il sistema immunitario, la produzione ormonale, la riparazione dei tessuti. Ma non è innocuo, né universalmente carente. L’assunzione cronica di zinco ad alte dosi può portare a deficit di rame, perché i due minerali competono per l’assorbimento intestinale. Il rame è fondamentale per la mielinizzazione nervosa, la produzione di energia mitocondriale e la funzionalità cardiovascolare. Un suo deficit può causare anemia, problemi neurologici, aritmie; disbiosi intestinale, poiché lo zinco ad alte dosi ha anche effetti antimicrobici e può alterare il microbiota; alterazioni del sistema immunitario, che in carenza di rame può diventare meno efficiente o troppo reattivo.
Inoltre, assumere zinco a lungo può ingannare i test ematici, perché i livelli nel sangue possono restare normali anche se nei tessuti si verifica uno squilibrio. Il corpo è molto bravo a compensare temporaneamente, ma a un certo punto può “presentare il conto”.
La soluzione? Cicli, rotazioni e monitoraggio! Non smetterò mai di divervelo e di ricordarvelo!
Un’integrazione veramente efficace deve essere personalizzata, basata su valutazioni periodiche di sintomi, esami di laboratorio e segni clinici;
rotazione e ciclicità, per evitare fenomeni di assuefazione, carenze indotte o accumuli; sinergia nutrizionale, cioè somministrare i nutrienti insieme ai loro cofattori, nelle giuste proporzioni.
Non si tratta di complicare le cose, ma di rispettare la complessità dell’essere umano. Il corpo cambia, evolve, guarisce. L’integrazione deve essere un supporto, non un’abitudine cieca o una dipendenza.
È importante ricordare che l’integratore non è un farmaco da prendere a vita, e che la vera guarigione passa dalla regolazione del terreno biologico, non dalla sostituzione cronica di una funzione con una molecola esterna.
Chi consiglia “prendilo per sempre” senza conoscere la tua storia, la tua genetica e le tue risposte fisiologiche non sta rispettando la tua individualità biologica. E, forse, non conosce abbastanza bene la biologia stessa.
Ciclicizzare gli integratori non è un vezzo da esperti, ma un atto di rispetto verso l’intelligenza del corpo. È un approccio dinamico, ragionato, e soprattutto centrato sulla persona, non sulla moda del momento.
La medicina del futuro, e anche l’integrazione consapevole, non avrà dogmi, ma mappe personalizzate, guidate dall’ascolto e dalla conoscenza.
Ed è per questo che continuo a educare. Perché credo fermamente che la conoscenza possa cambiare la vita, e sono certa che, passo dopo passo, arriverò all’obiettivo di rendere più consapevole l’integrazione. Anche se questo significa andare controcorrente. Anche se significa scomodare convinzioni, abitudini e interessi consolidati.
Ciclizzare gli integratori non è un dettaglio... è un principio biologico. È rispetto per il corpo, per la sua intelligenza, per i suoi ritmi. E in un mondo che spinge al “per sempre”, io scelgo di ricordare che la salute si costruisce nel tempo, con pause, ascolto e modulazione.
XO - Patrizia Coffaro