Paolo De Vitis Osteopata Massofisioterapista

Paolo De Vitis Osteopata Massofisioterapista Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Paolo De Vitis Osteopata Massofisioterapista, Medicina e salute, Via Rodolfo Morandi 32, Città di Castello.

La sindrome glosso-posturale è un disturbo caratterizzato da uno squilibrio posturale generale, legato al malfunzionamen...
03/09/2025

La sindrome glosso-posturale è un disturbo caratterizzato da uno squilibrio posturale generale, legato al malfunzionamento della lingua e della deglutizione, che può causare dolori, vertigini e una postura anteriore con la testa proiettata in avanti. Questa sindrome evidenzia la stretta connessione tra la lingua e il resto del corpo, influenzando l'equilibrio e il tono muscolare attraverso la catena linguale. Le conseguenze si estendono all'apparato stomatognatico, al collo, alla colonna vertebrale e persino ad altri organi come vista, udito e apparato digerente.
Dopo una seduta di lavoro sull ATM e esercizi sul posizionamento della lingua nella deglutizione.

RESPIRA. Ma stavolta fallo davvero.Viaggio collettivo dentro il muscolo più silenzioso, più sottovalutato, più determina...
29/07/2025

RESPIRA. Ma stavolta fallo davvero.

Viaggio collettivo dentro il muscolo più silenzioso, più sottovalutato, più determinante che abbiamo: il diaframma.

Questo non è un semplice post.

È il frutto di un esperimento unico nel suo genere. Abbiamo lanciato una domanda. Abbiamo parlato di un muscolo poco visibile ma potentissimo. E ci siamo messi in ascolto.

In tre mesi sono arrivati oltre 350 commenti: esperienze cliniche, sensazioni profonde, storie personali, intuizioni geniali, domande scomode.

Abbiamo letto, selezionato, intrecciato e riscritto. E oggi vi restituiamo tutto questo, in un unico racconto. Un corpo narrativo collettivo, dove ogni voce è diventata un respiro.

Siete pronti?

BUONA LETTURA!

Tutto è partito da una semplice domanda:

“Ma te respiri?”

L’ho chiesto ad una paziente mentre la stavo trattando per un problema alla spalla. Lei si è fermata, sorpresa. Ha esitato un attimo. Poi ha risposto:

“Boh.. non lo so.”

E lì ho capito che il dolore alla spalla era solo la punta dell’iceberg.

Succede così, quasi sempre.
Hai dolore alla spalla? Sarà la spalla. Ti svegli col collo rigido? Sarà il cuscino. Una morsa al petto? L’ansia, forse. O il tempo. Sempre qualcosa fuori.

Eppure, in mezzo a tutti questi sintomi, c’è un muscolo solo che li attraversa tutti, che li influenza tutti, che può peggiorarli o migliorarli tutti.

E quel muscolo.. non lo guarda mai nessuno.

Si chiama diaframma.
E oggi parliamo di lui. Davvero.

IL GRANDE SILENZIOSO

Il diaframma è un muscolo.
Ma è anche una bugia.

Perché lavora sempre, ma nessuno se ne accorge.
Perché è centrale, ma invisibile.
Perché collega tutto, ma non è legato a niente di specifico.
Perché se sta bene, nessuno lo nomina.
E se sta male.. lo cercano altrove.

“Dopo anni ci sono arrivato: spalla, collo, cervicale, gastrite, reflusso, ansia, mal di schiena, ileopsoas. Era tutto il diaframma. Un casino.” (Simon)

PERCHÉ FA COSÌ TANTI DANNI?

Perché è ovunque.

Anatomicamente divide il torace dall’addome. Funzionalmente è il centro di gravità della tua respirazione, della tua postura, della tua digestione, del tuo equilibrio neurovegetativo.
E sì, anche delle tue emozioni.

Ogni volta che inspiri.. lui scende.
Ogni volta che espiri.. lui sale.

Ma se non scende più bene, oppure se non risale più, il tuo corpo inizia ad adattarsi.

E da lì parte la giostra dei compensi: il collo tira, la spalla si blocca, la colonna si inarca, l’intestino si ferma, il cuore accelera, e la mente entra in modalità allarme.

“Io ho un’ernia iatale molto dilatata, il diaframma è rialzato di 5 cm. Dolori a spalla e collo, tutti i sintomi descritti. A breve mi operano. Spero di ristabilirmi.” (Patrizia)

MA NON SARÀ MICA “SOLO UN MUSCOLO”?

No. Il diaframma è un’interfaccia.

Tra dentro e fuori.
Tra alto e basso.
Tra automatico e volontario.
Tra viscerale e posturale.
Tra ciò che senti.. e ciò che non riesci più a sentire.

Ha le chiavi di casa della tua salute. Ma spesso lo lasci fuori dalla porta. Dimenticato sullo zerbino.

“Uso molto il diaframma, specialmente per “smuovere” l’intestino. Ma dopo il terzo cesareo, hanno stretto troppo i punti. Quando respiro con il diaframma sento dolore.” (Cristina)

E TU.. LO USI?

C’è chi non lo ha mai incontrato.
Chi lo ha perso da piccolo.
Chi lo ha bloccato con l’ansia.
Chi lo ha abbandonato a forza di sedie, cinture, posture chiuse, sospiri trattenuti.

“Sono molto emotiva, tengo tutto dentro e non respiro. La mia insegnante mi ha obbligata a farlo con consapevolezza. Ora mi accorgo quando sono in apnea.”(Francesca)

I SEGNALI (SOTTILI, MA CHIARISSIMI)

Tosse secca e strana, reflusso che non passa, spalla che “tira” sempre, pressione alta non giustificata, affaticamento respiratorio sotto sforzo, mal di schiena senza causa apparente, rigidità cervicale che non cede.

“Mi hanno detto che il mio diaframma è fuori sede dopo un intervento al cuore.” (Manu)

E ALLORA CHE SI FA?

C’è chi lo ha ritrovato con lo yoga.
Chi con il canto.
Chi con il Tai Chi.
Chi grazie a un fisioterapista.
Chi con la meditazione.
Chi con il Buteyko.
Chi massaggiandolo.
Chi.. semplicemente, ascoltandolo.

“Alla notte, quando l’esofagite mi assale, mi aiuta respirare col diaframma.” (Enea)

“Mi rilassa cantare. Ci ho pensato solo ora: il diaframma si muove molto quando canto.”(Alberto)

“La mia maestra lo fa allenare in palestra. Altro che muscolo dimenticato!”(Letizia)

Per una Letizia.. ce ne sono cento che non sanno neanche dove si trova.

E PERCHÉ È ANCORA COSÌ DIMENTICATO?

Perché il diaframma non lo vedi.
Perché è dentro.
Perché non è sexy.
Perché non ha addominali a tartaruga.
Perché non c’è una macchina per lui in palestra.
Perché non è Instagrammabile.
Perché il diaframma non si mostra.

Si manifesta. E spesso si manifesta sotto forma di sintomo lontano. E quindi ti confonde. Ti depista. Ti frega.

“Io sono contro le gabbie toraciche. Viva la libertà!” (Alberto, in vena poetica)

MA ATTENZIONE: NON SEMPRE IL PROBLEMA È IL DIAFRAMMA

A volte il diaframma è una vittima.

Di un viscere che funziona male.
Di un trauma emotivo.
Di una postura rigida.
Di un addome chiuso.
Di uno stomaco che non si svuota.
Di un fegato congestionato.

“Il fegato deve smaltire il cortisolo da stress. Se è sovraccarico, congestiona l’emicupola destra, tira le coste, coinvolge la cervicale. Senza trattare anche il viscere, il lavoro sul diaframma è solo parziale.” (Angelo)

“Potrebbe essere anche il contrario: un problema strutturale può creare una difficoltà viscerale. È una risposta somato-viscerale.” (Giusy)

TU, QUANDO RESPIRI, TI SENTI?

Non se lo chiedono in molti.
Ma qualcuno, prima o poi, arriva a farlo.

“Anni fa, il maestro di Thai Chi mi insegnò a respirare con la pancia. Me lo ricordo ancora.” (Terri)

“Io l’ho imparato con lo yoga. Mi ha salvato la vita.” (Silvia)

E si apre un’altra riflessione: “A scuola, in auto, davanti al pc.. siamo diventati animali seduti. E abbiamo perso la capacità innata di respirare. Un fringuello la conserva meglio di noi.” (Catia)

E la verità è che nessuno ci ha mai insegnato a sentirci respirare.
Non a scuola.
Non in palestra.
Non quando stavamo “bene”.

Nessuno ti dice come si respira.. finché non smetti di farlo bene.

Finché non succede qualcosa che ti costringe a ricominciare da lì.

E allora scopri che respirare non è scontato. È un’abilità.
Che si perde.
Che si recupera.
Che si allena.

Il diaframma è come una porta automatica: si apre solo se ti avvicini davvero.

Ma se ci passi davanti di corsa.. non ti vede.
E resta chiusa.

E ALLORA, CHE LIBRO MI CONSIGLI?

“C’è un testo per imparare la respirazione e la manutenzione di questo piccolo, fondamentale organo?” (Adele)

Sì, ci sono testi, metodi, esercizi.
Ma il primo libro da leggere.. è il tuo corpo.
Ti serve tempo.
Ti serve qualcuno che ti guidi.
Ma soprattutto: ti serve il coraggio di ascoltarti davvero.

E magari, con una mano sul petto e una sull’addome. E con la voglia di rispondere alla domanda:

“Chi si muove prima?”

Prova ora.
Sei seduto? Sei sdraiato? Sei in piedi?
Respira lentamente.
Dove si muove prima il tuo corpo?
Riesci a espirare completamente?
Senti il respiro arrivare fino alla pelvi?
Ti senti più calmo o più nervoso dopo 5 respiri consapevoli?

Se hai risposto “non lo so” o “boh”…
forse non è solo ansia.

Condividi questo post con chi ha dolori misteriosi, ha fatto mille esami senza risposte, respira male ma non lo sa, vive in apnea, ha un addome sempre contratto e non si sente mai “centrato”.

LA VERITÀ?

Il diaframma non ha bisogno di essere “sbloccato”. Ha bisogno di essere ascoltato. Sentito. Rispettato. Allineato. Allenato. Integrato.

È come un direttore d’orchestra silenzioso.
Che però sa farti stonare tutto il corpo se lo ignori.

GRAZIE

A tutte le persone che hanno lasciato un commento.
A chi ha raccontato un dolore.
A chi ha posto una domanda.
A chi ha condiviso un’intuizione.

Questo post è nato così: da un respiro collettivo.

E tu, da dove è cominciata la tua storia col respiro? Raccontacelo. Potrebbe aiutare qualcuno che sta ancora trattenendo il fiato tra tutti questi sintomi.

Perché ogni sintomo racconta una storia.
E spesso.. comincia proprio da lì.

Da un respiro.

21/09/2024

Dopo la fase acuta,è fondamentale riattivare la muscolatura del braccio.
Con una frequenza specifica Vibra ed esercizi terapeutici associati, possiamo ristabilire quella funzionalità compromessa dovuta da questa patologia

Malocclusione e postura: qual è il legame?Per comprendere il legame tra malocclusione e postura, innanzitutto, è necessa...
28/08/2024

Malocclusione e postura: qual è il legame?
Per comprendere il legame tra malocclusione e postura, innanzitutto, è necessario comprendere che cosa si intende per occlusione alterata o malocclusione, ovvero un’alterazione nel fisiologico allineamento delle arcate dentali.

Cosa succede in caso di malocclusione dentale
«In condizioni fisiologiche le due arcate dentali, superiore e inferiore, assumono una posizione in cui i denti combaciano in modo armonico, garantendo il mantenimento di un equilibrio anche a livello neuromuscolare.

Quando, invece, in caso di malocclusione dentale questo assetto non è coerente, si creano microtraumi e tensioni che si ripercuotono:

a livello della muscolatura periorale (intorno alla bocca) e dei muscoli masticatori e temporali;
sui muscoli del collo e del trapezio e, scendendo, su quelli lombosacrali.

L’EFFICACIA DELLA TERAPIA OSTEOPATICA CONTRO LA SINDROME DA STRETTO TORACICO SUPERIOREChe cos’è la sindrome da stretto t...
24/04/2024

L’EFFICACIA DELLA TERAPIA OSTEOPATICA CONTRO LA SINDROME DA STRETTO TORACICO SUPERIORE

Che cos’è la sindrome da stretto toracico superiore

LA MEDICINA OSTEOPATICA E I SUOI BENEFICI CONTRO LA STS

La sindrome dello stretto toracico o STS è una condizione nella quale i vasi sanguigni e/o i nervi sono intrappolati o compressi in prossimità del margine superiore del torace. Le principali manifestazioni sintomatologiche consistono in dolore, formicolio e debolezza agli arti superiori, in particolare al braccio e alla mano. Cosa si intende per stretto toracico? È uno spazio fisiologico che corrisponde al restringimento superiore del torace. Lo spazio è delimitato dalla prima costa, dalla clavicola, dai muscoli scaleni, dal muscolo succlavio e dal piccolo pettorale.
Spesso questa condizione viene diagnosticata in maniera errata come cervicobrachialgia a causa della presenza di sintomi molto simili dovuti dalla presenza di un’ernia cervicale o altre patologie che colpiscono la cervicale. Al fine di intervenire in modo preciso e risolutivo è dunque opportuno saper distinguere tra le varie problematiche.

Esistono tre tipi di sindrome dello stretto toracico:

la forma neurogena, la più comune con il 95% dei casi, determina la compressione a carico della rete nervosa e del plesso brachiale
la forma venosa, determina la compressione della vena succlavia che porta il sangue all’arto e decorre sotto la clavicola.
la forma arteriosa, è causata dalla compressione dell’arteria succlavia, che decorre sotto la clavicola. Essa rappresenta solo il 5% dei casi.

ANATOMIA DELLO STRETTO TORACICO SUPERIORE

Lo stretto toracico superiore a livello osseo è composto da:

lo sterno
dalle clavicole
dalla prima e dalla seconda costa
dall’osso ioide che appartiene allo scheletro del cranio. Non è in rapporto immediato con le altre ossa del cranio, ma è collegato a queste solo attraverso muscolatura o legamenti.
Le articolazioni che compongono lo stretto toracico sono:

acromio-clavicolare
sterno-clavicolare
sterno-costali
articolazioni vertebrali
I muscoli che interessano lo stretto toracico superiore sono:

scaleno anteriore
scaleno medio
I muscoli scaleni rappresentano la continuazione della muscolatura intercostale in direzione craniale. Sono i muscoli più importanti per la respirazione toracica, perché tramite la loro azione muscolare sollevano la 1° e 2° costa e quindi la parte superiore del torace.

LE CAUSE PRINCIPALI DELLA SINDROME DELLO STRETTO TORACICO SUPERIORE

Le cause legate all’STS sono quasi esclusivamente di origine intrinseca e possono avere genesi differenti:

Congenita: rappresentata principalmente da presenza di strutture che in genere non dovrebbero essere presenti come ad esempio un costa sopranumeraria (costa cervicale su C7).
Acquisita: trauma che altera la corretta conformazione della prima costa o della clavicola, tensionamento dei tessuti molli come i muscoli scaleni, del muscolo succlavio, dei legamenti sterno-costo-clavicolari o la presenza di neoformazioni.
Altre cause possono essere ricondotte a:

Postura scorretta, che nel tempo causa problemi biomeccanici.
Una debolezza del muscolo trapezio: spalle cadenti con conseguente compressione neuro-vascolare.
Un trauma che può causare lo scivolamento delle strutture stesse della spalla e della zona anteriore del torace.
Cause come: disturbi del sonno, malattie infiammatorie come l’artrite reumatoide, i disturbi della postura come l’ipercifosi e scoliosi, l’ipotiroidismo e la deficienza di estrogeni.
Lesioni vascolari primarie (trombi o aneurisma) o anche cause secondarie come l’embolo. I tumori come la lesione del lobo polmonare superiore oppure può essere causata dall’occlusione della vena ascellare e della vena succlavia, normalmente provocata da pesanti movimenti di sollevamento con le braccia.
Colpo di frusta.
Insufficienze nutrizionali (vitamine del gruppo B, folati, vitamina C ecc.)

I SINTOMI DELLA SINDROME DA STRETTO TORACICO SUPERIORE

I sintomi della sindrome da stretto toracico sono per la maggior parte dei casi, il 90%, di tipo neurologico, mentre solo nel 10% dei casi sono sintomi di tipo vascolare.
La maggior parte dei pazienti presenta sintomi quali intorpidimento e dolore dell’arto superiore e/o dolore al collo, nella regione sottomandibolare e pesantezza nella regione scapolo-omerale. Altri sintomi sono rappresentati da parestesie dell’arto superiore, edema dell’arto superiore, diminuzione della forza nella presa e infine freddezza dell’arto superiore.

SINTOMATOLOGIA NERVOSA

Nel 90% dei casi i sintomi dell’STS superiore sono di tipo nervoso. Questa tipologia di sintomi sono dati dalla compressione del plesso brachiale in zone e distribuzioni differenti.

Nella compressione della zona superiore del plesso brachiale i sintomi saranno rappresentati da dolore e parestesie lungo la porzione antero-laterale dell’arto superiore a volte anche lungo il collo.

Nella compressione della zona inferiore del plesso brachiale, la sintomatologia sarà rappresentata da dolore ma con molteplici parestesie lungo la zona mediale dell’arto superiore.

SINTOMATOLOGIA VASCOLARE

Nel restante 10% dei casi invece si assiste all’insorgere di sintomi vascolari, imputabili sia all’alterazione del circolo arterioso e del circolo venoso.
Le cause della compressione di tipo arterioso (arteria ascellare, arteria succlavia), sono da ricercare in compressioni estrinseche del vaso (es. costa cervicale), oppure da compressioni intrinseche date da ripetuti traumi dell’arteria.

Le cause della compressione venosa (vena succlavia) invece sono tutte estrinseche, derivanti da compressione del vaso da parte di strutture osteo-muscolari.

PREVIENI E CURA EVENTUALI SINTOMI DA STRETTO TORACICO SUPERIORE

PRENOTA UN TRATTAMENTO OSTEOPATICO
L’APPROCCIO OSTEOPATICO NELLA CURA DA SINDROME DA STRETTO TORACICO SUPERIORE

Il primo step del trattamento osteopatico deve essere il processo di valutazione della diagnosi differenziale per poter distinguere il tipo e la causa principale dell’ STS e di conseguenza le strutture maggiormente implicate nella sindrome.

Tra le principali tecniche del trattamento osteopatico vi sono:

la valutazione posturale
la correzione della posizione protratta delle spalle
riattivazione dei muscoli stabilizzatori della scapola
mobilitazione della colonna vertebrale toracica e della prima costa
rilascio dei muscoli del collo, del torace e della parte superiore della schiena
esercizi posturali e di stabilizzazione delle strutture maggiormente implicate
Per poter trattare dal punto di vista osteopatico i sintomi dell’STS con successo, è fondamentale mantenere un approccio e una visione olistica del paziente, prendendo in considerazione la storia clinica e gli eventuali traumi subiti che potrebbero essere alla base dei dolori lamentati.

13/04/2024

COSA SONO LE ONDE D’URTO?

Le onde d’urto sono onde acustiche impercettibili ad alta energia e in fisioterapia vengono utilizzate per ottenere particolari effetti benefici.

Vengono emesse da una sonda e si propagano attraverso la superficie della pelle.

QUANDO NASCONO LE ONDE D’URTO?
Le onde d’urto sono comparse nel campo di applicazione medico intorno agli anni ‘80. Inizialmente venivano utilizzate soprattutto per la terapia dei calcoli renali, ma da diversi anni hanno trovato un largo impiego anche per il trattamento di patologie ortopediche e di patologie a carico dei tessuti ossei e molli.



Non si devono confondere le onde d’urto con gli ultrasuoni, che vengono usati sia in fisioterapia che in ambito diagnostico per le ecografie. Le onde d’urto, infatti, hanno una morfologia differente e una quantità d’energia molto maggiore rispetto agli ultrasuoni.

QUALI TIPI DI ONDE D’URTO ESISTONO?
Esistono diversi tipi di onde d’urto. Abbiamo le onde d’urto focali e le onde d’urto radiali.



Le onde d’urto radiali, non si focalizzano su un unico punto e non arrivano troppo in profondità, bensì la loro azione si irradia su una vasta zona della superficie trattata. Per le onde d’urto radiali si utilizza un manipolo a forma di pi***la la cui canna è chiusa alla sua estremità da un tappo metallico. Un proiettile d’acciaio viene lanciato continuamente a circa 4-5 bar di pressione e la collisione che avviene tra il proiettile e il corpo genera un’onda d’urto che si espande nella cute e nel primo strato del sottocute della zona trattata.



Le onde d’urto focali, invece, anche chiamate onde d’urto focalizzate, agiscono in un punto ben specifico e determinato, andando molto in profondità. Questo direzionamento dell’onda d’urto è reso possibile dalla tecnologia utilizzata che permette di regolare intensità e direzione delle onde.

Le onde d’urto focali possono essere prodotte da diversi tipi di generatori: generatore elettroidraulico, generatore elettromagnetico e generatore piezoelettrico.

QUALI SONO GLI EFFETTI E LE INDICAZIONI DELLE ONDE D’URTO?
Le onde d’urto producono una serie di effetti che aumentano le possibilità di guarigione e risoluzione di diverse problematiche.



E’ comune la credenza che le onde d’urto servano per “rompere” le calcificazioni. In realtà l’azione della terapia non provoca lesioni o traumatismi ai tessuti. Le onde d’urto, infatti hanno come effetto diretto un’azione meccanica delicata, una sorta di micro-massaggio su cellule e tessuti, che va a stimolare delle reazioni biologiche che creano una neovascolarizzazione che aumenta l’afflusso del sangue nella zona trattata e di conseguenza si ha un’accelerazione del metabolismo dei prodotti di scarto dell’infiammazione. Da questi meccanismi scaturiscono dei benefici in termini di riduzione dell’edema, riduzione dell’infiammazione e riduzione del dolore.



A volte può capitare che successivamente alla terapia e come conseguenza degli effetti della terapia con le onde d’urto, si verifichi un riassorbimento di una calcificazione per via secondaria attraverso una reazione biochimica.



Tra le indicazioni al trattamento con le onde d’urto quindi troviamo:

Tendinopatie (spalla, gomito, anca, ginocchio, piede);
Fascite plantare con o senza spina calcaneare;
Patologie ossee (ritardo di consolidazione, pseudoartrosi, fratture da stress, necrosi avascolare, algoneurodistrofia, osteocondrite dissecante in stadio precoce);
Patologie cutanee;
Sindrome miofasciale;
Contratture;
Lesioni muscolari senza discontinuità.
E’ UN TRATTAMENTO INVASIVO?
E’ un trattamento non invasivo, ma non sempre non doloroso. Il grado di dolore che può essere avvertito dal paziente dipende da molti fattori, ma è comunque in genere ben tollerato e limitato alla durata della seduta.

Le onde d’urto sono controindicate nei bambini e adolescenti e in alcuni casi selezionati come:

Infezione acuta dei tessuti molli/ossa;
Malattie primarie perniciose;
Nuclei di accrescimento nel punto focale;
Malattie della coagulazione del sangue;
Gravidanza;
Neoplasie;
Portatori di pacemaker;
Tessuto polmonare nel punto focale;
Encefalo, midollo spinale, grandi nervi nel punto locale (neurocranio, colonna vertebrale, costole).

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13/04/2024

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RIABILITAZIONE LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE La rieducazione post-chirurgica del legamento crociato anteriore deve inizia...
26/03/2024

RIABILITAZIONE LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE
La rieducazione post-chirurgica del legamento crociato anteriore deve iniziare il prima possibile, per evitare il sopraggiungere di complicanze legate alla immobilità prolungata. I cardini dell’approccio riabilitativo sono:

concedere immediatamente l’estensione
evitare di lasciare la muscolatura inattiva, iniziando da subito esercizi isometrici
permettere un carico precoce
recuperare rapidamente la flessione.
La riabilitazione del LCA può essere divisa, per comodità, in tre fasi:

1. l’obiettivo della prima fase è il recupero del cammino

2. l’obiettivo della seconda fase è il recupero della corsa

3. l’obiettivo della terza fase è il recupero dell’agonismo.

18/03/2024

COS’È VIBRA 3.0?
Le vibrazioni sono al centro di un fortissimo interesse scientifico da oltre 40 anni e ora grazie alla tecnologia Vibra 3.0 la ricerca ha avuto un nuovo impulso comprovandone l’utilizzo in molte applicazioni tramite sperimentazioni cliniche.
Vibra 3.0 è il nuovo sistema ad onde meccano-sonore selettive che tramite la produzione di vibrazioni dall’elevato valore terapeutico è in grado di indurre risposte adattative di tipo metabolico e neuro-fisiologico per il trattamento non invasivo di patologie muscolari e neuro-muscolari. Agisce sul ‘’sistema nervoso centrale’’ consentendo strategie terapeutiche funzionali sul sistema neuro muscolare, diversamente dalla maggior parte degli elettromedicali oggi utilizzati che lavorano localmente sul sintomo. Il mezzo di interazione con il paziente è ‘’l’aria’’, che rende la terapia totalmente sicura e priva di effetti collaterali.

COME FUNZIONA VIBRA 3.0?
La tecnologia attuale ha dimostrato che le vibrazioni ad aria funzionali sono una delle tecniche più efficaci e versatili per la riabilitazione, come evidenziato da numerose pubblicazioni scientifiche.
Vibra 3.0 trasmette vibrazioni ad aria localmente ai recettori cutanei tramite trasduttori, permettendo l’interazione con i meccanorecettori presenti su cute, muscoli e articolazioni (corpuscoli del Pacini, organi tendinei del Golgi e fusi neuromuscolari); poiché ognuno di questi recettori è caratterizzato da una diversa sensibilità vibratoria, Vibra 3.0 è stata sviluppata in modo tale da consentire un’attivazione selettiva dei meccanorecettori semplicemente regolando la frequenza e l’intensità delle vibrazioni.
Il posizionamento dei trasduttori sui muscoli è scientificamente determinato e insieme alla modulazione della frequenza e dell’intensità vibratoria determina l’attivazione di specifiche aree corticali della corteccia cerebrale a cui corrispondono specifiche risposte adattative di tipo metabolico e neuro-fisiologico

QUALI SONO GLI EFFETTI?
La plasticità del sistema nervoso centrale rende l’azione di reset e di riprogrammazione neuromotoria indotta dalle vibrazioni ad aria un effetto terapeutico funzionale in grado di:
● migliorare la propriocezione, la coordinazione muscolare e l’equilibrio posturale.
● mantenere ed ottimizzare il tono ed il trofismo muscolare.
● ridurre i tempi di riabilitazione permettendo un recupero funzionale più rapido.
● rendere i trattamenti di elevata efficacia terapeutica sicuri.
● ottenere risultati migliori anche grazie alla possibilità di integrare durante la terapia esercizi in movimento

CAMPI DI APPLICAZIONE
Recupero pre e post-operatorio
I trattamenti con Vibra 3.0 possono essere utilizzati con l’obiettivo di stimolare un aumento locale del tono muscolare (Riflesso Tonico Vibratorio) in una muscolatura deficitaria a causa dell’immobilizzazione pre e post chirurgica oppure per stimolare a livello vascolare il ritorno linfatico e venoso (Effetto Drenante) già dalle prime ore dopo l’intervento e sono caratterizzati da due requisiti fondamentali in questo ambito: sicurezza ed elevata efficacia terapeutica.

Fisioterapia Neuro-muscoloscheletrico
Vibra 3.0 può essere inserito in varie fasi del percorso terapeutico, dal controllo del dolore all’esercizio terapeutico. Grazie alla modulazione della frequenza, infatti, può essere utilizzata in modo selettivo e veloce sul controllo del dolore; permette un recupero rapido e sicuro dalle principali patologie del sistema neuro-muscolo scheletrico attraverso la stimolazione del sistema nervoso centrale favorendo il recupero della coordinazione, del tono trofismo e della resistenza fisica.

Sport e preparazione atletica
Nel muscolo dello sportivo induce il miglioramento dell’utilizzo delle fibre muscolari di tipo “fast twitch” e “slow twitch’’ producendo un aumento delle performance con minor sviluppo di fatica muscolare. Associando ai trattamenti con Vibra 3.0 un opportuno allenamento, è possibile far perdurare nel tempo queste variazioni.
Grazie alla selettività delle frequenze, Vibra 3.0 è inoltre particolarmente efficace nel recupero neuro muscolare post affaticamento (DOMS – Dolore Muscolare) rendendo il trattamento ideale per tutti gli sportivi che oltre al miglioramento della propria performance ricercano un recupero più veloce dopo un allenamento o una gara.

Geriatria e Terza Età
L’utilizzo di opportuni parametri di stimolazione di Vibra 3.0 permette di strutturare protocolli specifici per la popolazione anziana volti a mantenere l’efficienza posturale, il tono muscolare e la coordinazione; questo rende Vibra 3.0 un mezzo utile ed efficace per contrastare anche il rischio di caduta.

Perchè il  nel ginocchio il menisco laterale e più vascolarizzato di quello mediale ?La differenza nella vascolarizzazio...
16/03/2024

Perchè il nel ginocchio il menisco laterale e più vascolarizzato di quello mediale ?

La differenza nella vascolarizzazione tra il menisco laterale e quello mediale del ginocchio può essere attribuita principalmente a differenze nella loro anatomia e nella loro funzione.

📌 Anatomia: Il menisco laterale ha una forma più ovalare e una maggiore mobilità rispetto al menisco mediale, che è più a forma di C e più stabilizzato. Questa maggiore mobilità del menisco laterale consente una maggiore compressione e decompressione durante i movimenti del ginocchio, che favoriscono il flusso sanguigno attraverso la struttura.

📌 Funzione: Il menisco laterale assorbe una percentuale maggiore delle forze che agiscono sul ginocchio durante i movimenti rispetto al menisco mediale. Questo perché durante la flessione e l'estensione del ginocchio, il menisco laterale è più soggetto a compressione e torsione. Questo aumento delle sollecitazioni può favorire la vascolarizzazione del menisco laterale, poiché i vasi sanguigni possono rispondere alla richiesta di flusso sanguigno aumentando la loro capacità di trasporto di ossigeno e nutrienti.

📌 Posizione: Il menisco laterale è più vicino all'esterno del ginocchio rispetto al menisco mediale. Questa posizione può facilitare un migliore apporto di sangue al menisco laterale, in quanto è meno compresso rispetto al menisco mediale, che è posizionato più vicino al centro dell'articolazione del ginocchio.

In generale, questa maggiore vascolarizzazione del menisco laterale può favorire una migliore guarigione delle lesioni rispetto al menisco mediale, che ha una vascolarizzazione relativamente limitata.

L’esercizio terapeutico è una metodica fisioterapica che avviene ogni volta che il paziente viene istruito ad eseguire e...
09/03/2024

L’esercizio terapeutico è una metodica fisioterapica che avviene ogni volta che il paziente viene istruito ad eseguire esercizi specifici rivolti alla debolezza, perdita di mobilità articolare, al recupero della resistenza e della stabilizzazione in seguito a una malattia, una lesione o uno stato di sofferenza.
Si tratta di un compito cognitvo-motorio per superare una specifica disfunzione di movimento ed efficace per trattare i sintomi e segni della condizione.

Come terapisti possiamo proporre ai pazienti attività non funzionali oppure attività terapeutiche funzionali, cioè quelle che usano compiti dinamici e funzionali tratti dalla vita quotidiana per migliorare i range di movimento o la forza.

L’esercizio o le attività diventano terapeutiche nel momento in cui si indirizzano specificatamente a disturbi o lesioni dell’apparato muscolo-scheletrico o di altri apparati di un paziente e presentano una precisa posologia (volume, intensità, tipologia e durata della contrazione che tenga conto della soglia del dolore e della sua latenza) a seguito di un ragionamento clinico ed esame obiettivo da parte del fisioterapista.

La ricerca suggerisce che l’esercizio terapeutico è capace di gestire il dolore agendo sui suoi meccanismi modulatrici;
ipoalgesia,
riduzione della sommazione temporale degli stimoli nocicettivi,
alterazione della percezione del dolore.
L’esercizio generale, quale sottocategoria dell’attività fisica , quindi non terapeutico, si indirizza alla fitness del soggetto con il fine di migliorare o mantenere una o più componenti della adattabilità fisica (fonte OMS) nel soggetto senza disturbi quindi sano.

Indirizzo

Via Rodolfo Morandi 32
Città Di Castello
06012

Telefono

+393381654765

Sito Web

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