16/07/2020
[e la placenta dove va a finire?🌱]
Il parto non è terminato finché non nasce la placenta, noi ostetriche lo sappiamo bene. E sia quelle che lavorano in ospedale, sia quelle che assistono a domicilio, sono sempre affascinate da questo organo “vitale” che origina dagli stessi foglietti da cui si svilupperà l’embrione, quindi tuo figlio. Un organo che lo protegge da tutto ciò che è bene non arrivi a lui, e che favorisce il passaggio di tutto ciò che è necessario per la sua sopravvivenza in pancia.
Un organo saggio e talmente degno di rispetto, che in passato non veniva di certo gettato nel sacco rosso dei rifiuti speciali, per poi passare nell’inceneritore, come si fa oramai da alcuni anni.
E’ sorprendente osservare come ogni cultura, in base al proprio culto, abbia una personale tradizione di cura e trattamento della placenta, ma quasi sempre collegata alla terra. “Laudate sì mi Signore, per nostra madre terra” direbbe San Francesco d’Assisi: come la terra è madre che si prende cura dell’uomo, così la placenta ci mantiene in vita in grembo.
Ad esempio, ho scoperto che in Umbria si era soliti mettere la placenta a seccare sopra un albero di fico per favorire la montata lattea.
In Cina, c’è chi la sotterra piantandovi sopra un pino, un sempreverde, come augurio di lunga vita per il piccolo. La conformazione di questo albero, diritto e slanciato, contiene l’augurio di saggezza, rettitudine e forza d’animo.
I Maori della Nuova Zelanda, per tradizione, seppelliscono la placenta nel suolo nativo. Nella loro lingua, la parola placenta e la parola terra, si equivalgono: “whenua” e sono soliti seppellirla in un punto di collegamento con la terra da cui sono nati e a cui ritorneranno.
Ancora oggi, molte donne che partoriscono a casa, seppelliscono la placenta nel luogo che più preferiscono per poi piantarci sopra quello che diventerà l’albero del bambino.
E’ un modo per rendere grazie per il lavoro fatto fino a quel momento e permetterle di continuare di essere terreno fertile per l’albero prescelto.
[foto di un anno fa del Noce 🌳 di Amalia Maria, nata in casa]