Il settimo passo - Mindfulness e psicologia

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“L’ammirazione è verso il Buddha, che considero uno dei massimi pensatori - e una delle più grandi personalità - di cui ...
20/07/2021

“L’ammirazione è verso il Buddha, che considero uno dei massimi pensatori - e una delle più grandi personalità - di cui si abbia notizia nella storia dell’uomo. Stilare classifiche di persone secondo un ordine di merito è un passatempo adatto solo a un gioco di società, ma io sostengo che il Buddha appartiene alla stessa classe di Platone e Aristotele, i giganti che crearono la tradizione filosofica occidentale. Penso che le sue idee dovrebbero fare parte dell’istruzione di tutti i bambini in ogni angolo del mondo, e ciò aiuterebbe a rendere il mondo un luogo più civile, a un tempo più tranquillo e intelligente.
Ciò non significa che io ritenga giuste tutte le idee del Buddha. […] Tuttavia credo che la mia comprensione delle sue idee mi renda un ammiratore sincero del Buddha almeno quanto i milioni che si definiscono buddhisti.”

da “Il Pensiero del Buddha” di Richard Gombrich

29/05/2021
Le emozioni sono fenomeni complessi. Proprio per questo, spesso sfuggono alla nostra consapevolezza e capacità di compre...
16/09/2020

Le emozioni sono fenomeni complessi. Proprio per questo, spesso sfuggono alla nostra consapevolezza e capacità di comprensione immediata.

Molte persone si meravigliano quando dico loro che la sede delle emozioni è il corpo. Eppure, questa è un’evidenza di cui tutti possiamo fare esperienza, a patto di riuscire ad ascoltarci con la dovuta attenzione. Qualsiasi emozione proviamo, essa si esprimerà innanzitutto sotto forma di una sensazione fisica che, in molti casi, ha la funzione di predisporci ad un’azione, come nel caso della paura e della rabbia che inducono reazioni di fuga e attacco.

Perché allora è importante familiarizzare con i nostri vissuti emotivi e imparare a riconoscerli e dare un loro un nome?
Proviamo a capirlo pensando alla nostra esperienza quotidiana. Quante volte, sull’onda di un sentimento di rabbia, mettiamo in atto comportamenti impulsivi o pronunciamo parole di cui subito ci pentiamo o che causano conseguenze per noi persino più spiacevoli di quelle legate alle circostanze che le hanno provocate? E quante volte la paura in situazioni di emergenza, di pericolo o di semplice difficoltà ci paralizza e inibisce la nostra capacità di razionalizzare, al punto di renderci incapaci di rimanere lucidi e affrontare il problema con prontezza ed efficacia?

Imparare a riconoscere le emozioni è un buon modo per creare uno spazio, una distanza, tra il sorgere di un’emozione e l’impulso ad agire di conseguenza in modo inconsapevole e automatico con un comportamento che spesso si rivela disfunzionale e dannoso. In quello spazio fatto di consapevolezza e presenza mentale, si crea la possibilità di vivere l’emozione anziché subirla passivamente e di ascoltarci per comprendere quali bisogni hanno scatenato in quel frangente il vissuto che abbiamo sperimentato. Allo stesso tempo, avremo maggiore libertà di scegliere le azioni da intraprendere per affrontare la situazione, non sentendoci più trascinati nel vortice di emozioni travolgenti e incontrollabili.

Le conseguenze positive della confidenza emotiva che sviluppiamo ogni volta che rimaniamo in contatto con la nostra esperienza interiore sono che migliorerà la nostra capacità di rimanere lucidi di fronte ad emozioni anche forti ed eviteremo i comportamenti reattivi che esse scatenano; saremo più resilienti e in grado di tollerare situazioni stressanti; avremo la sensazione di essere maggiormente centrati e in contatto con noi stessi; ci scopriremo più disposti ad accogliere i nostri vissuti, anche i meno piacevoli.

Negli ultimi anni il mondo scientifico si è interessato in maniera crescente alla mindfulness. La sperimentazione ha evi...
07/09/2020

Negli ultimi anni il mondo scientifico si è interessato in maniera crescente alla mindfulness.
La sperimentazione ha evidenziato che dal punto di vista neurobiologico e neuropsicologico, la mindfulness porta importanti benefici.

Gli studi di neuroscienze pubblicati fino ad oggi dimostrano come alla pratica della mindfulness si associno dei cambiamenti significativi in quelle aree del cervello che risultano coinvolte in modo critico nella gestione attentiva, emotiva e nella consapevolezza di sè.

Dunque uno dei vantaggi della mindfulness è quello di favorire una maggiore capacità di regolazione dell’attenzione. Questo si traduce sul piano pratico in una minore tendenza a vivere sotto l’influsso del “pilota automatico” che ci rende di norma reattivi e inclini a reiterare modi di fare e di pensare che nel tempo si sono rivelati per noi dannosi e controproducenti.

La mindfulness inoltre migliora la capacità di regolazione emotiva e la consapevolezza corporea, aiutandoci a familiarizzare con emozioni e stati d’animo e nello stesso tempo a disidentificarci dai nostri vissuti di angoscia, ansia, paura, rabbia e tristezza, ridimensionandone la portata e aiutandoci a non farci travolgere dal loro impeto.

Quali sono le origini della mindfulness? Siddharta Gotama detto il Buddha è considerato da alcuni il primo psicologo del...
06/09/2020

Quali sono le origini della mindfulness?

Siddharta Gotama detto il Buddha è considerato da alcuni il primo psicologo della storia. La grande intuizione del Buddha fu che tutto quanto importa accade nella mente e che la mente e il suo funzionamento sono la principale causa della sofferenza psicologica.
Per questo, lavorò su se stesso cercando di capire se e come fosse possibile porre rimedio a questo stato di cose.

Le odierne tecniche basate sulla mindfulness si ispirano alla meditazione vipassanā da lui insegnata nel satipatthanā sutta, il ‘discorso sui fondamenti della presenza mentale’. Questo tipo di meditazione era l’indicazione data dal Buddha per mettere in pratica il settimo passo dell’ottuplice sentiero, la samma sati, locuzione che in italiano può essere resa dall’espressione ‘retta consapevolezza’ o ‘presenza mentale’.

Secondo il Buddha, infatti, la via della liberazione dalla sofferenza passa attraverso la capacità di osservare, momento dopo momento, tutto quanto accade nella nostra mente con un atteggiamento aperto, non reattivo e gentile. Questa pratica, a lungo andare, ci aiuta ad essere più empatici e accoglienti verso noi stessi e di conseguenza, verso gli altri e il mondo esterno, riducendo le sensazioni di ansia e angoscia che spesso caratterizzano l’attività mentale.

“Nella mindfulness non si deve fare nulla, per fare allo stesso tempo, il lavoro più difficile del mondo, cioè cercare d...
26/08/2020

“Nella mindfulness non si deve fare nulla, per fare allo stesso tempo, il lavoro più difficile del mondo, cioè cercare di essere consapevoli. Mantenere la consapevolezza è un compito cognitivo estremamente difficile perché la nostra abitudine all’inconsapevolezza è sviluppatissima.

Durante la mindfulness si impara a non aspettare nulla, ad accettare ciò che succede, a non essere precipitosi, a non aggrapparsi a niente, a non rifiutare niente, a lasciare andare, a essere gentili con se stessi, a vedere i problemi come opportunità.”

(Tratto da “La meditazione mindfulness” di Franco Fabbro)

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