Ho iniziato a praticare yoga nel 1986, prima come autodidatta e poi seguendo i corsi di Giorgio Barabino, uno dei pionieri dello Yoga in Italia. Ho sperimentato tutti i più noti e diffusi stili per approdare infine al Raja Yoga che pratico da oltre dieci anni. Ho frequentato il corso quinquennale di perfezionamento e preparazione all’insegnamento dello Yoga con Moiz Palaci e Renata Angelini presso l’Associazione Italiana di Raja Yoga dove seguo il percorso di post-formazione e presso cui sono accreditato come insegnante. Sono socio ordinario della YANI - Associazione Italiana Insegnanti di Yoga. Il Raja Yoga
Raja Yoga -o Yoga Regale- è il nome con cui è nota la dottrina dello Yoga classico, originariamente esposta negli Yoga Sūtra, opera attribuita al filosofo indiano Patañjali, la cui datazione è collocata fra il II secolo a.c e il II secolo d.c.. Yoga (da Yug, aggiogare, connettere, congiungere) significa unione, essere in relazione, non separare, in particolare la mente dal corpo. Tuttavia, nella percezione tipicamente occidentale delle discipline orientali, si distingue spesso fra pratiche meditative e pratiche fisiche. Il Raja Yoga o Yoga Regale ricompone questa separazione. L’accesso alla meditazione è impossibile senza un acquietamento dei movimenti mentali legati all’io e alla percezione che abbiamo di noi stessi. Spesso, però, rimane l’idea di praticare per ottenere qualcosa: forma fisica, aspetto giovanile, rilassamento... In questo modo i pensieri, le aspettative e i desideri che ruotano intorno al bisogno di conferma del nostro io vengono rafforzati anziché acquietati. Meditare con il Corpo
Il lavoro con il corpo è una straordinaria occasione per sperimentare sé stessi al di là dei modelli cui normalmente facciamo riferimento. In altre parole, può essere una straordinaria esperienza di libertà dai condizionamenti che stanno alla base dei nostri automatismi. Nel Raja Yoga non si pratica per ottenere qualcosa, che sia forma fisica, rilassamento o benessere: tutte espressioni legate a concetti che rimandano a come dovremmo o vorremmo essere. Nel Raja Yoga si pratica per fare esperienza profonda del nostro essere in uno stato non condizionato dall’attività mentale legata all’io. Uno stato in cui non agiscono né la memoria, né il desiderio, né le aspettative, ma dove si sperimenta l’essere nella sua forma più pura. Ci si sorprende nel qui ed ora senza altro che la pura esperienza d’essere. In questo senso il corpo è uno straordinario luogo di apprendimento purché la pratica proposta sia opportunamente depurata da tutti gli aspetti che alimentano il senso dell’io. Inizialmente questa pratica può essere percepita come inusuale e inaspettata, ma presto rivela le sue gemme preziose. Le Fonti
La pratica che propongo affonda le sue radici nell’insegnamento di Gerard Blitz (1912 – 1990). Discepolo e allievo di alcuni fra i più importanti Maestri del XX° secolo. Filosofi come Jiddu Krishnamurti e Vimala Thakar, Sri Krishnamacharya, suo maestro di Yoga in India, Deshimaru, che lo ordinerà monaco Zen nel 1974. Sarà inoltre Presidente della Unione Europea dello Yoga dal 1974 fino alla sua morte. La sua proposta è stata poi ulteriormente sviluppata dai suoi allievi, fra cui Moiz Palaci e Renata Angelini che lo seguono regolarmente dal 1978 al 1990. Oltre che dall’insegnamento di Gerard Blitz la loro formazione è fortemente influenzata da Vimala Thakar. Nel 1987, tre anni prima della sua scomparsa, è proprio Gérard Blitz a promuovere il loro incontro con Vimala Thakar. Da quel momento si recano in India ogni anno per approfondire con Vimala lo studio degli Yoga Sutra, di varie Upanishad, della Bhagavad Ghita, nell’intento di collegare costantemente il messaggio dei testi alla pratica di Asana e alle posture meditative.