Dr.ssa Laura Fasani Psicologa

Dr.ssa Laura Fasani Psicologa Dal 2004 mi occupo della formazione e supervisione di educatrici ed insegnanti che operano nei servi

30/03/2025

Condividiamo l'articoli scritto da Linda Varlese e pubblicato su Huffington Post il 19 marzo 2025 Matteo Lancini: "La forza di Adolescence? La legittimazione delle emozioni" di Linda Varlese Lo psicologo e psicoterapeuta commenta ad HuffPost il successo della mini serie Netflix: "Perché è sempre l...

30/03/2025

ADOLESCENCE: una serie TV per riflettere sulla fragilità di genitori e figli

“Mi dispiace ragazzo. Avrei potuto fare di meglio”. E’ questa la frase che chiude la serie “Adolescence”, composta di 4 episodi, che in questo periodo ha fatto molto discutere. L’uomo che pronuncia questa frase è il padre di Jamie, un preadolescente incarcerato perché accusato di aver ucciso una compagna di scuola. La serie mette a fuoco la necessità di una paternità rinnovata. E più in generale, di una genitorialità rinnovata. La storia ci mostra un padre confuso, che è stato un figlio confuso e che diventa padre portando nella relazione con suo figlio Jamie i propri bisogni irrisolti. “Adolescence” mette in scena tutta la fatica della genitorialità contemporanea, allontanatasi dal modello delle generazioni precedenti, ma incapace di generarne uno nuovo, capace di sostenere la crescita in un tempo che della crescita non ha alcuna cura. Si vedono ragazzi affamati di validazione attraverso la modalità ingannevole della comunicazione proposta dai social media. I preadolescenti vengono raccontati come soggetti narcisisticamente fragili alla ricerca di un rispecchiamento esterno che dia loro valore e che confermi precocemente un’identità che non può darsi il tempo di attendere la maturità piena per definirsi. Si ha la percezione che il dramma di Jamie non sia solo suo, ma di un’intera generazione, costretta a fare tutto troppo presto e cresciuta da adulti confusi che non hanno saputo trovare la bussola per orientare il proprio progetto educativo in un tempo abitato dal disorientamento collettivo. C’è un vuoto etico, c’è una mancanza di empatia che trasforma il tempo della vita in un tempo di conflitto dove invece che allearsi, ci si trova ad essere tutti contro tutti. Credo che questa serie faccia tanto parlare, perché obbliga noi adulti a riflettere partendo dalla domanda “Dove ci siamo persi?”. Il film non dà una risposta semplice, perché mostra una complessità di fattori alla radice di quel senso di confusione oggi pandemico, portandoci ad empatizzare con il padre di Jamie, quando nella scena finale, piange lacrime di dolore a fianco dell’orsacchiotto di suo figlio. Quel figlio che ha dormito avendo un orsacchiotto appoggiato sul cuscino del letto la notte prima dell’alba in cui è stato prelevato e portato in carcere per omicidio. Dormire stringendo un orsacchiotto, dopo aver ucciso una coetanea a coltellate: il paradosso della crescita oggi sta tutto in questa contraddizione. Figli ancora piccolissimi che fanno le peggio cose del mondo adulto. Mentre noi genitori, confusi e disorientati, li perdiamo di vista. E’ proprio questo ciò che dichiara il papà: “Il problema è che ho perso di vista mio figlio”. Ma forse il problema principale è che noi adulti abbiamo perso di vista il nostro ruolo di adulti. “Adolescence” ti turba come raramente accade. Ma è un turbamento che fa riflettere. Per questo lo consiglio. Può essere visto anche insieme ai propri figli adolescenti, a partire dai 17 anni, come lo stesso “age rating” del film consiglia. Forse può anche essere vista con 15enni e 16enni, purchè in co-visione, permettendogli così di diventare occasione per parlare insieme degli infiniti spunti di discussione che la trama offre. In molti mi hanno scritto in queste settimane, chiedendomi di recensire questa serie TV. Se pensate che altri possano essere interessati a questo post, condividetelo.

25/02/2025

Ero stato un bambino considerato id**ta. Fui bocciato in seconda elementare perché giudicato incapace di apprendere. Quando parlo, cercando di insegnare qualcosa, è sempre a lui che mi rivolgo, al bambino id**ta che sono stato. È per lui che riduco, sminuzzo, – mastico le cose sino all’osso. Nelle persone alle quali mi rivolgo mentre insegno, cerco sempre il volto annoiato e un po’ ebete del bambino che sono stato. Io parlo a lui che è il mio testimone. Distillo le parole, ripeto lo stesso concetto in forme leggermente differenziate, ci giro attorno, lo spremo come fosse un limone per provare a estrarne tutto il succo. Parlo a lui.

Massimo Recalcati, "L' ora di lezione. Per un'erotica dell'insegnamento", Einaudi, Torino 2014.

SC

23/11/2024

🌸 Grazie a Marina Speich per questo articolo toccante sul femminicidio tra gli adolescenti. 🌸

Siamo profondamente orgogliosi delle parole e dell’impegno della nostra presidente Valerie Moretti, che ogni giorno, insieme a tutto il team di AttivaMente, lavora instancabilmente per sensibilizzare e prevenire la violenza di genere. 💪❤️

Essere al fianco dei giovani, ascoltarli e guidarli, è il primo passo per costruire una società più giusta e sicura. Continuiamo a credere nel cambiamento e a lottare per un futuro in cui ogni vita sia rispettata.

26/09/2023

Il fallimento è un’esperienza formativa fondamentale se si dà il tempo perché lo possa diventare davvero. A volte i genitori vivono il fallimento del proprio figlio come una catastrofe narcisistica personale ed è per questo che non sono disposti a dargli tempo e a tollerarlo, come se ci fosse un’interferenza del narcisismo delle madri e dei padri sulla vita dei loro figli. Il fallimento implica un incontro con il proprio limite e questo può sempre, se preso dal verso giusto, diventare una possibilità di apertura inedita. Direi anzi che una vera formazione implica sempre questa capacità di trasformare le occasioni avverse, gli insuccessi, gli ostacoli in momenti di crescita.

Massimo Recalcati, “Elogio del Fallimento. Conversazioni su anoressie e disagio della giovinezza”, Margini, 2022 (seconda edizione)

SC

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