
09/09/2025
Sorrisi attraverso i secoli: dall’accorto Ippocrate ai moderni sbiancamenti
La storia dell’odontoiatria è, in fondo, la storia del rapporto che l’umanità ha avuto con dolore, bellezza e salute.
Già Ippocrate e Aristotele sottolineavano l’importanza di una corretta igiene orale. Nei loro scritti troviamo raccomandazioni di sorprendente modernità: detergere i denti, evitare residui di cibo, prevenire il cattivo alito. Erano consigli semplici ma fondati, frutto dell’osservazione attenta della natura e dell’uomo.
Nell’Antico Egitto, invece, l’igiene era affidata a polveri abrasive a base di natron, gusci d’uovo e cenere, mentre bastoncini di legno sfilacciati anticipavano l’idea dello spazzolino. Nonostante ciò, la dieta ricca di fibre e sabbia silicea consumava i denti precocemente, trasformando i sorrisi in superfici logorate.
Con il passare dei secoli, però, i canoni estetici mutarono. Se oggi il bianco assoluto è il paradigma del sorriso perfetto, in epoche e luoghi diversi furono adottati modelli opposti: in Giappone, ad esempio, l’ohaguro – l’usanza di annerire i denti con miscele di ferro e aceto – era un segno di bellezza, raffinatezza e maturità.
In Europa, durante l’età moderna, la cura dei denti conobbe un periodo di declino. L’uso crescente dello zucchero, alimento di lusso e segno di status, erose lentamente la salute dentale delle élite. Nessuno più di Elisabetta I d’Inghilterra rappresenta questa contraddizione: la regina, grande consumatrice di dolci, mostrava denti anneriti e rovinati, simbolo al tempo stesso di potere e di sofferenza. E in un’epoca in cui il massimo dell’anestetico era un chiodo di garofano – raro e costoso perché proveniva da lontano – ogni cura era un atto di coraggio.
Oggi viviamo l’estremo opposto: comfort assoluto. Disponiamo di anestesie sofisticate, sedazioni farmacologiche, perfino il protossido d’azoto per rendere indolore ciò che un tempo era trauma e paura. Sul piano estetico, il desiderio di perfezione si è orientato verso sbiancamenti delicati e materiali ultrafini: se gli Egizi strofinavano denti e gengive con natron grezzo e abrasivo, noi usiamo bicarbonato micronizzato e gel calibrati al decimale.
Così, nel passaggio da Ippocrate ai nostri giorni, la bocca racconta un percorso che non è solo medico, ma culturale: da segno di saggezza a simbolo di status, da necessità a ricerca di armonia estetica, fino all’idea moderna di un sorriso sano, bello e soprattutto indolore.