23/01/2023
📌In questo post, ho provato ad elaborare alcune riflessioni sull'utilizzo del tempo e su quanto stia diventando importante per tutti noi dimostrare di occupare con varie attività qualsiasi momento della giornata. Questo costante e frenetico movimento ci sta facendo bene? 🏃🏽♀️⏰⏳
Qual è la tua idea a riguardo?
Ultimamente, ho l’impressione che siamo guidati da un imperativo che ci impone di non fermarci mai e ci costringe a correre ed essere sempre impegnati in qualche attività.
Abbiamo l’urgenza e, a volte, anche l’ossessione di dimostrare che siamo impegnati, che siamo coinvolti in tante attività. La parola d’ordine è: 𝙋𝙍𝙊𝘿𝙐𝙏𝙏𝙄𝙑𝙄𝙏𝘼’. Siamo spinti a produrre costantemente qualcosa, le nostre giornate devono essere produttive, dobbiamo mostrare il prodotto della nostra attività tralasciando il processo che ci ha condotti alla conclusione; ma la conclusione non è mai la fine bensì, l’inizio di una nuova corsa alla produzione.
Non riusciamo più a concederci della pause che siano tali nella loro essenza; proviamo quasi una sorta di senso di colpa se ci fermiamo. Non c’è più spazio per la noia, ne è rimasto poco per la riflessione e la temporanea staticità.
Viviamo in un tempo storico che ci impone la fretta, la rapidità, il dinamismo come dogmi da perseguire. E, questo modo di vivere, è diventato così nostro che ormai lo percepiamo naturale.
𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗰𝗶 𝗵𝗮 𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝘁𝗶 𝗮 𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮: 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗳𝗲𝗿𝗺𝗮𝗿𝗰𝗶.
𝗠𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝘃𝘂𝗼𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗙𝗘𝗥𝗠𝗔𝗥𝗦𝗜?
Fermarsi potrebbe comportare il metterci in contatto con noi stessi, con le nostre emozioni, con i nostri limiti. E, probabilmente, temiamo questo tipo di contatto perché non abbiamo voglia di sentirci in profondità e scoprire che non va tutto bene.
Ed è proprio questo che ci motiva a circondarci di tanto rumore e ad essere in un vortice di movimento perpetuo.
Se queste sono le caratteristiche del modello di vita che stiamo accettando, ho l’impressione che ci stiamo condannando ad essere perennemente affaticati e sempre alla ricerca di nuovi obiettivi da raggiungere, obiettivi che, probabilmente, non corrispondono alle vere essenze di ognuno di noi.
A cura della dott.ssa Giuliana Lacalandra