Fisioterapista Cimino Ilaria

Fisioterapista Cimino Ilaria Fisioterapia e Terapia Manuale per i Disordini Muscoloscheletrici

15/07/2024
15/07/2024

Oggi Pain To Train ha pubblicato un post ispirato da tre articoli (li trovate sulla loro pagina), che poneva una domanda, naturalmente retorica. “Noi clinici rappresentiamo la minaccia più grande per chi soffre di dolore persistente (nociplastico)?”

“E ve lo chiedete anche?!” credo sia la risposta più lecita da parte di un paziente che ha subito per anni le vessazioni di un sistema sanitario incompetente nella gestione del dolore persistente.

Ovviamente non faccio di tutta l’erba un fascio. Noi qui viviamo in una bellissima oasi felice in cui sappiamo che le guarigioni sono possibili e i professionisti degni di essere definiti tali esistono, ma là fuori, come direbbe qualcuno, “è sangue e merda”.

Il dolore cronico, sebbene sia una condizione ampiamente diffusa, continua ad essere gestito in modo deleterio dalla medicina attuale. Queste “difficoltà di gestione” derivano da una serie di fattori interconnessi che includono la complessità biologica del dolore, le interazioni tra dolore e salute mentale, le carenze nelle pratiche mediche (sì, fatevene una ragione, i professionisti della salute in genere non sanno cosa sia il dolore perché non lo studiano se non di sfuggita), la scarsità di ricerca e risorse e problemi legati all'implementazione di trattamenti efficaci a livello sociale.

Il dolore cronico è caratterizzato da una complessità biologica estrema. Al suo interno, il sistema nervoso e il sistema immunitario interagiscono in modi che possono sostenere e persino aggravare la “sensazione” di dolore (qua ci saranno virgolette a go-go e dirò cose scientificamente inaccurate, ma ho bisogno di essere capita). Ad esempio, la sensibilizzazione centrale può alterare la produzione dell’output dolore, facendo sì che il dolore persista anche in assenza di ulteriori danni fisici. Insomma, per farla breve ti trasformi in un’auto il cui antifurto suona in continuazione, anche se nessuno sta cercando di rubarla. Questo rende il dolore cronico un fenomeno particolarmente insidioso, poiché non risponde semplicemente alle cause fisiche, ma diventa una condizione patologica autonoma (vedi: malattia), difficile se non impossibile da trattare con le strategie terapeutiche convenzionali: analgesici, antinfiammatori non steroidei (FANS), oppioidi, terapie passive, iniezioni locali di corticosteroidi, blocchi nervosi, interventi chirurgici. Insomma, il dolore cronico fa saltare il banco dell’intuitivo: dolore=danno. No tesoro, il dolore puoi avercelo anche senza una lesione.

Allo stesso tempo, il dolore cronico spesso non si presenta isolato ma è seguito (seguito, leggi bene) da condizioni psicologiche come depressione e ansia, che possono amplificare la “percezione” del dolore stesso. La relazione bidirezionale tra dolore e salute mentale aggiunge un ulteriore livello di complessità al trattamento, richiedendo un approccio che consideri entrambi gli aspetti per essere efficace. Inoltre, la percezione sociale e medica del dolore cronico, spesso carica di stigmatizzazione e pregiudizio, può influenzare negativamente l'efficacia e l'accesso alle cure, lasciando molti pazienti in uno stato di vulnerabilità e isolamento, abbandonati a se stessi.

Nonostante l'avanzamento delle conoscenze scientifiche sul dolore, la pratica clinica non ha tenuto il passo. Molte delle strategie di trattamento attualmente in uso non riflettono la comprensione moderna del dolore come fenomeno biopsicosociale, continuando a privilegiare approcci datati e inefficaci. Insomma, non siamo all’età della pietra: sul dolore sappiamo molte cose, ma il tuo medico o il tuo fisioterapista o il tuo psicologo lo ignorano. Entusiasmante, vero?

La ricerca sul dolore, inoltre, soffre di limitazioni significative dovute alla frammentazione e alla mancanza di risorse, rendendo difficile il progresso verso trattamenti più efficaci e personalizzati. Questo gap nella ricerca è amplificato dalla mancanza di investimenti adeguati nella formazione medica e nella sensibilizzazione pubblica sulle dinamiche del dolore cronico. Insomma, se tutti ti danno ancora dell’isteric* nel 2024, non è indice di una comprensione sociale dei meccanismi fisiopatologici del dolore persistente.

La gestione efficace del dolore cronico richiede cambiamenti nelle politiche sanitarie, oltre all'integrazione di approcci di cura multidisciplinari. Questi includono fisioterapia, psicoterapia, terapia farmacologica (altro tasto dolente) e interventi comportamentali, tutti essenziali per gestire adeguatamente il dolore cronico.

Il problema del dolore cronico è emblematico delle difficoltà incontrate nel ponte tra avanzamento scientifico e pratica clinica. Affrontarlo richiede un impegno congiunto che vada oltre la medicina, coinvolgendo la società nel suo insieme per un cambiamento radicale nel modo in cui percepiamo, trattiamo e assistiamo chi soffre di questa malattia devastante.

Tutto bellissimo.

Io non so bene che effetto abbiano queste parole su chi le legge. Torniamo alla domanda iniziale. Io so che avevo ricevuto in dotazione un corpo sano. Malfunzionante per certi aspetti relativi al sistema nervoso somatosensoriale, ma sano. So che per l’insipienza di certi professionisti della salute, che non si sono mai preoccupati di guardare al di là del proprio naso, ho sperimentato effetti iatrogeni di ogni genere, alcuni se ne sono andati, altri no. Altri mi hanno lasciato una collezione di pastiglie da prendere, che conto furibonda ogni sera, e non ci posso fare niente. Per non parlare dei traumi psicologici.

La realtà attuale mostra che molti professionisti della salute non sono sufficientemente informati o equipaggiati per affrontare questa complessa condizione. Questo gap nella formazione e nella pratica medica può avere conseguenze devastanti per i pazienti. Nessuno ha il diritto di rovinare un corpo, una mente, una vita.

La strada è ancora lunga e piena di ostacoli e l'adozione di un modello di cura integrato e informato è essenziale per garantire che nessun paziente debba soffrire inutilmente. È tempo di trasformare la consapevolezza in azione, perché solo così potremo dare speranza a chi vive ogni giorno con il peso del dolore cronico.

Quando la consapevolezza di quale sia la risposta a certe domande diventerà uno strumento per il cambiamento, allora forse noi avremo qualche speranza.

Al netto di tutto ciò, dei passi che ho fatto, di quello che ho imparato, lasciato andare, di tutto ciò che sono diventata, il mio corpo integro non me lo restituirà nessuno. E questo causa un grandissimo giramento di co****ni.

Indirizzo

Copertino

Telefono

+393803625182

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Fisioterapista Cimino Ilaria pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi