03/11/2025
💌 Ci sono incontri che restano impressi nella memoria del corpo, come una vibrazione che continua a muoversi dentro anche quando tutto sembra tornare al silenzio. Venerdì pomeriggio abbiamo vissuto uno di questi momenti: un incontro dedicato alla salute mentale, in cui si è parlato di cura, di dolore e di trasformazione. E poi, l’emozione più grande, la presentazione del libro 𝑴𝒆𝒎𝒐𝒓𝒊𝒆 𝒅𝒊 𝒄𝒉𝒊 𝒔𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒕𝒓𝒐𝒑𝒑𝒐, di Nicole Prete.
🎻 È stato un incontro potente, autentico, attraversato da una verità che si poteva quasi toccare. Le poesie di Nicole, accompagnate dal suono profondo e vibrante del violoncello, hanno aperto uno spazio di ascolto collettivo raro, rivoluzionario, in cui ognuno ha potuto riconoscere una parte di sé. Le parole si sono intrecciate con la musica, e ciò che era stato dolore si è trasformato in testimonianza, in voce, in possibilità di incontro.
🌒 Jung diceva che non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma portando alla coscienza la propria oscurità interiore. È proprio questo il senso profondo della cura: Integrare le parti nascoste, rimosse e temute di sé, per restituire unità dove c’è la frammentazione. E come ricorda Bessel Van der Kolk, il corpo accusa il colpo: Il corpo è memoria vivente, e nella cura quella memoria può finalmente essere riconosciuta, accolta, liberata.
🗝️ Nelle parole di Nicole si percepisce un cammino: un inizio intriso di vuoto e dolore, un tempo di passaggio in cui si intravede la speranza, e infine un approdo, quello della riconciliazione con sé e dell’amor proprio. Il suo più che un moto creativo è un atto umano e politico insieme: Scegliere di dare voce alla sofferenza significa anche dire che chi soffre non deve essere lasciato ai margini, che la fragilità non è vergogna ma luogo di incontro e di verità.
🌿 Abbiamo attraversato la testimonianza che la memoria di chi sente troppo può diventare un dono. Che nella cura, come nella poesia, 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐮𝐧 𝐯𝐚𝐫𝐜𝐨: 𝐥𝐚 𝐩𝐨𝐬𝐬𝐢𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚' 𝐝𝐢 𝐭𝐨𝐫𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐚 𝐬𝐞'.