Dr Ceccato C. M. Medicina DI BASE

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01/11/2025
25/10/2025

Altro che far ve**re i tumori come sostengono i ciarlatani, i anti-Covid a aumentano la sopravvivenza in chi ha un tumore. Gli scienziati americani hanno analizzato le cartelle cliniche di oltre 1.000 persone con cancro ai polmoni o melanoma. Hanno così scoperto e pubblicato su che, nelle persone con tumore ai polmoni, la somministrazione di un vaccino mRNA contro il Covid-19 ha quasi raddoppiato la sopravvivenza, passata da 21 a 37 mesi. Le persone non vaccinate con melanoma metastatico, invece, sono sopravvissute in media 27 mesi.
Viva la scienza!!

Anche mio fratello morì, eppure ci sono imbecilli che ancora negano l'evidenza! I vaccini salvano vite, non il contrario...
19/10/2025

Anche mio fratello morì, eppure ci sono imbecilli che ancora negano l'evidenza! I vaccini salvano vite, non il contrario...

Roald Dahl sul Morbillo: Olivia, la mia figlia maggiore, prese il morbillo quando aveva sette anni. Mentre la malattia seguiva il suo corso abituale, ricordo di averle letto spesso a letto e di non sentirmi particolarmente preoccupato. Poi una mattina, mentre si stava riprendendo bene, ero seduto sul suo letto e le stavo mostrando come creare piccole figure di animali usando scovolini colorati e, quando arrivò il suo turno di farne uno da sola, notai che le sue dita e la sua mente non lavoravano più insieme e non riusciva a fare nulla.

"Ti senti bene?" le chiesi.

"Mi sento tutta assonnata," disse.

Un'ora dopo era incosciente. Dodici ore dopo era morta.

Il morbillo si era trasformato in una terribile condizione chiamata encefalite da morbillo e non c’era nulla che i medici potessero fare per salvarla. Era il 1962, ma ancora oggi, se un bambino con il morbillo dovesse sviluppare la stessa reazione mortale che ebbe Olivia, non ci sarebbe comunque nulla che i medici potrebbero fare per aiutarlo. D’altra parte, oggi c’è qualcosa che i genitori possono fare per assicurarsi che una tragedia simile non accada al loro bambino. Possono pretendere che il loro bambino venga vaccinato contro il morbillo.
..Ho dedicato due dei miei libri a Olivia, il primo è stato James e la pesca gigante. All’epoca era ancora viva. Il secondo è stato Il GGG, dedicato alla sua memoria dopo che era morta per il morbillo. Vedrete il suo nome all’inizio di entrambi questi libri. E so quanto sarebbe felice se solo potesse sapere che la sua morte ha contribuito a salvare molta sofferenza e molte vite di altri bambini.

Roald Dahl, 1986

14/10/2025

PARLIAMO DI CERTIFICATI DI MALATTIA: Il medico che giustifichi l'assenza del lavoratore con una certificazione falsa o falsamente attestante uno stato di malattia, ricordiamo, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni e con la multa da 400 e 1.600 euro. La condanna definitiva comporta la sanzione disciplinare della radiazione, se il medico dipendente ospedaliero il licenziamento per giusta causa, se è convenzionato con il Ssn la decadenza dalla convenzione. Le medesime sanzioni disciplinari "si applicano se il medico, in relazione all'assenza dal servizio, rilascia certificazioni che attestano dati clinici non direttamente constatati e oggettivamente documentati", dice l'articolo 55 quinquies della legge 165/2001. Che, dai pubblici dipendenti, con la legge 183/2009 all'articolo 25 è stato esteso alle certificazioni dei lavoratori privati "per assicurare un quadro completo delle assenze per malattia nei settori pubblico e privato". I magistrati sanzionavano già da due anni. L'Inps per i dipendenti privati ricorda la sentenza della Cassazione V sezione penale 29 gennaio 2008, n. 4451 secondo cui "risponde di falso ideologico il medico che attesti una malattia senza aver compiuto la visita, anche se di essa non abbia fatto esplicita menzione nel certificato".

28/09/2025

📌 Testimonianze alla pagina da parte dei medici di famiglia, parte 2: la salute dei medici di famiglia non è tutelata

Dopo il primo post condividiamo altre testimonianze che raccontano cosa significa ammalarsi mentre si è medici di medicina generale.

🔹 Guillain-Barré ignorata
Una collega viene colpita da una sindrome di Guillain-Barré in piena estate. “Non muovevo più le gambe, facevo fatica a respirare, mi era stato proposto il ricovero con immunoglobuline. Ma i colleghi erano in ferie e li sostituivo: sono andata comunque a lavorare. Sono stata a un passo dall’intubazione e oggi ho postumi permanenti.”

🔹 Ab**to in studio
Un’altra testimonianza parla da sola: “Durante il Covid ho avuto un ab**to. La mattina dopo ero in ambulatorio, senza sostituto. Ho aperto lo studio, accolto i pazienti, poi in bagno ho perso mio figlio. Sono rientrata in sala visita con le lacrime agli occhi e ho continuato a lavorare.”

🔹 Mielite trasversa
Un collega si ammala con febbre alta, ma continua a lavorare senza sostituto. Solo dopo scopre che era varicella. La settimana seguente sviluppa una mielite trasversa, con tetraplegia improvvisa. Grazie ad una collega ha potuto assentarsi per 4 mesi, ma è stato costretto a rientrare mentre era ancora in fase di riabilitazione. “Se non ci fosse stata lei, avrei perso il lavoro. Nessuna tutela dall’ASL.”

🔹 Intervento addominale
Un’altra collega racconta di un intervento maggiore: “Dopo il ricovero sarebbero servite settimane di riposo, ma i colleghi non potevano sostituirmi a lungo. Sono tornata subito al lavoro tra dolori fortissimi. Abbiamo tutti i doveri ma nessun diritto, nemmeno quello di ammalarci.”

🔹 Febbre? A studio
Un giovane collega, al suo primo incarico, si ammala con febbre a 39,5 e forte malessere. Il direttore delle cure primarie gli dice che non può chiudere l’ambulatorio. Nonostante i sintomi, apre lo studio e passa il pomeriggio a fare certificati a pazienti che stavano meglio di lui. Poco dopo si dimette: “Ho capito che non avrei voluto passare 40 anni in un lavoro dove ammalarsi non è concesso.”

Queste voci, diverse ma simili nella sostanza, ci dicono con chiarezza che l’attuale convenzione non garantisce alcuna reale tutela della salute dei medici di medicina generale.
Chi cura gli altri non può permettersi di ammalarsi.

👉 È ora di chiedere tutele nero su bianco, oltre alla negoziazione sulle ore extra e l’organizzazione delle AFT e le case di comunità non si parla mai della salute e delle tutele scadenti degli attori principali, i Medici.

28/09/2025

Medici di famiglia senza tutele: quando la salute del medico non è prevista dall’ACN

La morte della dottoressa Maddalena Carta, medico di famiglia di 38 anni a Dorgali, non è soltanto una tragedia individuale: è la punta di un iceberg che riguarda migliaia di professionisti convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale.

Il medico di medicina generale convenzionato non è un dipendente: non ha ferie garantite, non ha malattia, non ha congedi riconosciuti dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN). È vincolato a garantire la continuità dell’assistenza ai propri pazienti, in qualunque circostanza. Se si ammala, se vive un lutto, se ha un imprevisto familiare, deve provvedere personalmente a trovare un sostituto. In caso contrario, il servizio si interrompe e la responsabilità ricade su di lui.

Questa rigidità, da tempo denunciata dai sindacati minoritari e da molti medici, si traduce in storie che raramente arrivano alla cronaca, ma che sono quotidiane.

Storie di medici al limite (nomi di fantasia)

• Luciano, colpito da un infarto, viene trasportato in ospedale su una barella. Prima ancora che i cardiologi lo portino in sala di emodinamica, cerca dal telefono un collega che possa coprire il suo studio, perché sa che i pazienti non possono restare scoperti.
• Ivana viene operata d’urgenza di appendicite. Mentre lei è in sala operatoria, è il marito a chiamare colleghi e amici medici per trovare un sostituto per il giorno successivo.
• Francesca, durante il Covid, ricoverata come paziente in reparto per polmonite, si fa portare il portatile per emettere ricette e rispondere alle mail dei pazienti: “Non potevo lasciarli senza farmaci, anche se stavo male”.
• Giulio, alla notizia della morte della madre, mentre piange ancora, deve comporre la lista dei colleghi disponibili a coprire il suo ambulatorio per i giorni del funerale.
• Annalisa, medico in uno studio singolo di un paese di montagna, con un neonato a casa con la febbre alta, chiede alla cugina, anche lei medico in valle, di coprire almeno un pomeriggio, pur sapendo che la cugina ha già centinaia di pazienti.

Un problema di sistema

Queste non sono eccezioni, ma la regola. L’ACN che regola la medicina generale considera il medico convenzionato come un professionista autonomo, responsabile della propria organizzazione, ma senza le tutele di un lavoratore dipendente né quelle di un libero professionista classico.

Il risultato è che la salute del medico non è contemplata: malattia, ferie, maternità, lutto, emergenze familiari non hanno una cornice contrattuale che garantisca la continuità del servizio senza schiacciare la persona che lo svolge.

Cosa serve davvero

Non è necessario scardinare la convenzione per affrontare questo problema. Anche mantenendo l’attuale modello, si possono introdurre correttivi nell’ACN:
• Punti di supporto e reti territoriali che garantiscano la copertura del servizio in caso di assenza improvvisa.
• Procedure snelle per reperire sostituti, evitando che il carico ricada sul medico malato o sulla sua famiglia.
• Tutela esplicita della salute del convenzionato, riconoscendo che il medico, come qualsiasi lavoratore, può ammalarsi, avere un lutto o una difficoltà personale.
• Riconoscimento della medicina generale come lavoro usurante, con strumenti previdenziali e assicurativi adeguati.

Un appello

La tragedia di Dorgali non può restare un episodio isolato di commozione pubblica. È il simbolo di un sistema che chiede troppo e concede troppo poco a chi lo regge. I medici di medicina generale sono la porta di ingresso del SSN, ma senza la loro tutela non esiste tutela dei pazienti.

Non si tratta solo di onorare la memoria di chi non c’è più, ma di cambiare regole e mentalità, perché dietro ogni Maddalena, Luciano, Ivana, Francesca, Giulio e Annalisa ci sono centinaia di storie quotidiane, invisibili, che non devono più ripetersi.

22/08/2025

⚖️ La normativa tutela il diritto del paziente a rifiutare cure che non apportino benefici reali, nel rispetto dell’art. 32 della Costituzione Italiana.

In questi casi il ruolo dell’équipe curante è fondamentale:
• garantire un’informazione chiara e completa sulle alternative disponibili, comprese le cure palliative;
• rispettare le volontà espresse attraverso la Pianificazione Condivisa delle Cure o le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT);
• annotare le decisioni del paziente nel fascicolo sanitario, assicurando continuità e coerenza assistenziale.

All’Hospice di Abbiategrasso lavoriamo perché ogni scelta terapeutica sia proporzionata, rispettosa e coerente con i valori e la dignità della persona.

10/08/2025

Visita dermatologica per controllo generico dei nevi: sì o no?

Negli ultimi anni, il “controllo dei nei” è diventato una richiesta frequente negli ambulatori di medicina generale e negli studi dermatologici. Ma ha davvero senso sottoporsi periodicamente a una visita di mappatura totale della cute senza la presenza di lesioni sospette?

Secondo quanto chiarito dal direttore generale dell’ULSS di Treviso, diciture generiche come “controllo nevi” corrispondono a un’attività di screening/prevenzione non dimostrata scientificamente e non prevista nell’aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). In altre parole, non rientra tra gli screening riconosciuti e raccomandati dal Servizio Sanitario Nazionale (come la mammografia per il tumore della mammella, la ricerca del sangue occulto nelle feci per il colon-retto o il Pap test per la cervice uterina).

Questo non significa che una visita dermatologica non possa essere prescritta dal medico di famiglia, ma l’invio deve essere motivato: ad esempio, in presenza di almeno una lesione pigmentata con caratteristiche sospette per melanoma secondo i criteri clinici (asimmetria, bordi irregolari, variazione di colore, diametro >6 mm, evoluzione rapida).

Il punto cruciale è l’appropriatezza. Il Servizio Sanitario Nazionale ha il compito di garantire prestazioni a chi ne ha reale bisogno. Un controllo “di routine” su pelle sana può generare una falsa sicurezza, ritardare diagnosi più mirate e soprattutto sottrarre tempo e risorse a pazienti che presentano segni clinici concreti.

“Il sistema sanitario nazionale eroga ciò che rientra nei Lea perché è appropriato, altrimenti si rischia di togliere risorse a chi ne ha più bisogno” – conclude il direttore generale.

In sintesi
• Non esiste uno screening nazionale dei nei senza sospetto clinico.
• Sì alla valutazione mirata quando il medico o il paziente notano lesioni nuove o in cambiamento.
• Educazione e autocontrollo restano le armi principali: conoscere la propria pelle, monitorare eventuali modifiche e segnalare tempestivamente al medico curante.

La prevenzione funziona quando è mirata, basata su prove e integrata tra medico di famiglia e specialista.

19/07/2025

Un pediatra scrive:❤️😘❤️

"La carne rossa non fa benissimo e' piena di ormoni. E vabbè mangiamoci il pollo. No, perché è pieno di schifezze anche lui.
Il pesce se lo mangi diventi fosforescente come "lanterna verde". D'altronde il mare e' una gigantesca discarica a cielo aperto.
Frutta e verdura sono piene di pesticidi e cazzate affini.
Pure il biologico pare essere 'na sola.
Latte e farina secondo un grande oncologo italiano sono tra i più grandi veleni del millennio.
Veronesi sostiene da anni il suo assoluto no alla polenta.
Sostiene che sia altamente cancerogena.
Credo ci resti solo più da mangiare il cartone.
Oddio, anche quello dipende da che albero e' stato ricavato.
Io credo a tutto.
Nel senso che sono consapevole del fatto che ci avveleniamo mangiando.
Sicuramente ciò non accadeva nell'800, quando tutto ciò non veniva utilizzato ed era tutto sano e naturale.
Infatti schiattavano a 40 anni. Sopravvivere al parto era già una gran fortuna.
Uno spiffero d'aria ed erano fatti tuoi. Al primo " ecciu'" prendevi penna e calamaio e facevi testamento.
Ora a sessant'anni sei un ragazzino ( anche di testa ahimè) e certi nonnini a 90 anni non li abbatti manco a cannonate.
Il fatto è che non siamo più abituati a morire. Ammalarsi sembra quasi un affronto, ci si stupisce, ci si guarda allo specchio e ci si sussurra " perché proprio a me?".
Mia nonna aveva tre sorelle. Due morte di sp****la. Era così. Si poteva morire.
Oggi no.
Mangiamo ci avveleniamo moriamo sempre più tardi e ci arrabbiamo pure.
Siamo diventati proprio strani.
Quanti ipocondriaci!
Bene.
A sto punto mentre vi avviso che pure il Kamut e' una presa per i fondelli , vado a farmi un Big Mac anzi, visto che sono in Calabria ed adoro il peperoncino, preparo un panino Nduja, soppressata calabrese e provolone piccante ... che a me piace di più !
E pace a tutti.

28/05/2025

Da medico vorrei spendere due parole contro lo stigma sociale di cui soffre chi è portatore di una malattia psichiatrica anche lieve: lo psichiatra NON è il “dottore dei matti” e la depressione, l'ansia, gli attacchi di panico, le personalità borderline, le varie forme di psicosi sono MALATTIE come tutte le altre, la faringite, la polmonite, l'ipertensione, il diabete... Perché il diabetico va bene e il depresso no (e cerca di nascondere la sua patologia...)? Non esistono malattie di serie A o di serie B, tutte le malattie vanno curate, non nascoste: chi è "sano" non è meglio e purtroppo non sarà sano per sempre...

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