Studio di Psicologia e Psicoterapia Manuela D'Eugenio

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Il fiore di loto e i suoi simboliIl fiore di loto è una pianta acquatica appartenente alla famiglia delle Nelumbonaceae ...
08/09/2025

Il fiore di loto e i suoi simboli

Il fiore di loto è una pianta acquatica appartenente alla famiglia
delle Nelumbonaceae ed in natura ne esistono solo due varietà che crescono per lo più tra America, Asia e Australia. Esso sboccia in estate tra giugno e settembre, si caratterizza per una crescita veloce e può raggiungere anche il metro di altezza.

I suoi petali sono molto grandi: ogni fiore ne ha circa una ventina, sono linguati e possono essere di colore bianco, rosa o giallo. Spesso i fiori di loto vengono confusi con le ninfee o, addirittura, considerati la stessa cosa.

Il fiore presenta una particolarità: è l’unico fiore ad essere frutto allo stesso tempo: il frutto ha la forma di un cono rovesciato e si trova al suo interno. Quando il fiore è chiuso, è inodore, ma quando si apre, il suo aroma ricorda quello del giacinto.

Questo fiore, che nasce nel buio e nel fango, arriva fino in superficie per aprire i suoi petali quando viene colpito dai raggi del sole per poi richiuderli una volta arrivato il buio. Di notte i petali si chiudono e il fiore si immerge sott’acqua.

E’ considerato sacro ed è uno dei simboli più antichi al quale sono stati attribuiti diversi significati nei vari paesi orientali, ma troviamo molti riferimenti ad esso anche in occidente.

Originario dell’India e dell’Asia orientale, in lingua giapponese “loto” è “hasu”, ovvero purezza dell’anima. Nelle iconografie indiane diverse divinità sono raffigurate sedute mentre meditano su fiori di loto che sono anche le rappresentazioni dei chakra, i centri energetici del corpo.

La cultura egizia era profondamente legata al fiore di loto: infatti, questo fiore era il simbolo del Dio Ra e indicava rinascita e spiritualità. È raffigurato all’interno di tutti i luoghi sacri. Anche in Giappone questo simbolo è molto importante: spesso legato al mondo femminile, simboleggia la forza e la purezza legate a un viaggio interiore consapevole e introspettivo.

Il fiore di loto porta con sé una storia millenaria e anche diversi significati profondi:

Il potere della resistenza psicologica in quanto capacità di trasformare le avversità in potenzialità

La purezza: per i buddisti il fiore di loto, in particolare quello con i petali banchi, è legato al concetto di purezza dell’anima e del corpo, simbolo di elevazione spirituale. Infatti il fiore, pur affondando le sue radici nelle acque e nel fango, è in grado di rimanere in superficie puro e incontaminato e di svilupparsi anche in condizioni di avversità.

Rinascita: la sua particolarità di aprire la corolla di giorno e chiudersi di notte simboleggia rigenerazione e forza vitale.

Energia femminile: il fiore di loto rosa è associato all’energia femminile.
Questo fiore ci ricorda come sia possibile risorgere e rifiorire nonostante le avversità.

La cervicaleLa cervicale è oggi uno dei disturbi più diffusi. Il dolore localizzato nella parte posteriore del collo e d...
01/08/2025

La cervicale

La cervicale è oggi uno dei disturbi più diffusi. Il dolore localizzato nella parte posteriore del collo e della nuca, può essere accompagnato da difficoltà di movimento e rigidità muscolare e, talvolta, da disturbi della sensibilità di braccia e mani che si manifestano con i formicolii. Inoltre, può capitare che il dolore al tratto cervicale si propaghi sino alla testa, dando origine ad alcuni tipi di cefalea, nausea, vertigini e problemi digestivi.

Si tratta di un dolore costante ma anche variabile, che può essere localizzato in diversi punti della colonna vertebrale. L’intensità con cui viene percepito il malessere è strettamente collegato alla causa che l’ha scatenato.

In base al luogo d’origine del dolore, è possibile distinguere:

La Cervicalgia che riguarda soprattutto il collo (torcicollo);

La Sindrome cervico-brachiale: il dolore si estende dal tratto cervicale al braccio;

La Sindrome cervico-cefalica localizzata soprattutto al collo e alle spalle, provoca emicrania, alterazioni visive e uditive, nausea, vomito e vertigini.

I dolori possono essere provocati da diversi fattori:

La sedentarietà, la postura scorretta, il colpo di freddo, ma anche da traumi derivati da incidenti d’auto (il colpo di frusta) o da un'intensa pratica sportiva;

Un prolungato irrigidimento dei muscoli di collo e spalle può essere dovuto anche alla somatizzazione di stati di stress e ansia. Quando ci si sente sotto pressione, inconsciamente si tende ad assumere una posizione di chiusura forzata che può provocare fastidi e sofferenza.

Vedere quali sono le cause è molto importante per impostare un trattamento adeguato e agevolare la scomparsa del disturbo. Ci sono numerose soluzioni che giungono dal mondo della medicina naturale e dall’omeopatia che, delicatamente, riescono a sciogliere le tensioni di mente e corpo causate da stress, cattive posture o colpi di freddo, consentendoci di ristabilire quell’armonia cui siamo legati per natura e che chiamiamo salute.

Secondo l’interpretazione psicosomatica ogni manifestazione dei dolori al tratto cervicale ha una sua simbologia e un significato (dal torcicollo, all’artrosi cervicale e all’ernia cervicale). Possono narrare di ansia, stress, di una sofferenza interiore non espressa, anche tensioni dovute a stati emotivi possono manifestarsi attraverso il dolore cervicale. Questi diversi aspetti possono essere affrontati anche in psicoterapia, portando così dei benefici alla cervicale.

La cefalea: sintomi e soluzioniCefalea o mal di testa o emicrania rappresentano una vera problematica per chi ne soffre,...
12/05/2025

La cefalea: sintomi e soluzioni

Cefalea o mal di testa o emicrania rappresentano una vera problematica per chi ne soffre, un sintomo invadente e molto diffuso che influisce negativamente sulla vita quotidiana della persona nei diversi ambiti e per il quale si consumano un maggior numero di farmaci.

Secondo i principali testi di Medicina Interna tra le forme più comuni di cefalea ci sono:

L’ emicrania con o senza aura

Si tratta di un dolore che si estende dalla regione frontale a quella temporale della testa, in modo unilaterale o bilaterale. Compare soprattutto al risveglio, si attenua con il sonno. Può essere scatenata dal ciclo mestruale, dagli odori e alimenti.

La cefalea tensiva

E’ caratterizzata da un dolore diffuso, più spesso occipitale con senso di tensione e di peso frontale. Può essere favorita dagli stessi fattori dell’emicrania, ma con un dolore meno intenso.

La cefalea a grappolo

Colpisce una sola parte della testa, soprattutto la zona orbitale o temporale. E’ molto intensa, si manifesta a cicli di circa sei settimane, con ricorrenza annuale (1-2 attacchi al giorno e spesso interrompe il sonno).

Ci sono poi altre cefalee dovute a cause più gravi e specifiche:

cefalea dopo un trauma

cefalea da tumore cerebrale

cefalea da arterite temporale (infiammazione dell’arteria temporale)

I sintomi di accompagnamento alla cefalea possono essere:

Nausea, vomito, diarrea, fotofobia (fastidio alla luce), altri disturbi visivi (vedere le luci), parestesie (sensazioni di ipersensibilità cutanea), dolorabilità del cuoio capelluto, sensazione di testa vuota, vertigini.



La medicina sta facendo il possibile per affrontare il mal di testa: diagnosi sempre più accurate, nuovi rimedi, farmaci sempre più specifici e ricerca di fattori predisponenti o scatenanti (ad esempio alcuni alimenti, livelli ormonali alterati, lo stress). Ma sembra che appoggiarsi al solo intervento medico/farmacologico non basti…

Dato che il meccanismo fisiopatologico che lo genera può essere scatenato dallo stress, dall’ansia e da fattori emotivi, vengono infatti utilizzati altri metodi di cura come l’agopuntura, i trattamenti corporei, la meditazione, le tecniche di rilassamento, i rimedi naturali e anche la psicoterapia, dai quali si possono trarre benefici a lungo termine.

Che si tratti di cefalea a grappolo oppure tensiva, che il dolore arrivi in sede frontale oppure occipitale, che sia psicogeno, a predisposizione genetica o di matrice ormonale, il mal di testa esprime sempre anche qualcosa di esistenziale e di importante.

Infatti la testa è la sede di quell’attività che chiamiamo pensiero, immaginazione, ragione. Il disturbo così colpisce la sede del pensiero. E’ significativo che nella maggior parte delle volte, durante un attacco di cefalea, l’attività mentale si trova ad essere inibita alla radice: non si riesce più a pensare e a ragionare, come se fosse la manifestazione inconscia della necessità di un “altro mondo”, caratterizzato da emozioni, energie, istinti, altri pensieri ecc., che vuole ve**re alla luce.

Le vertiginiAll’improvviso la testa gira, la vista si annebbia e si percepisce la mancanza di equilibrio: le vertigini. ...
21/03/2025

Le vertigini

All’improvviso la testa gira, la vista si annebbia e si percepisce la mancanza di equilibrio: le vertigini. L’etimologia stessa della parola vertigine ci riporta all’idea del “girare”, infatti la parola deriva dal latino vertere che significa girare.

La vertigine indica uno stato di disorientamento soggettivo nello spazio. La persona ha la sensazione di essere sul punto di cadere e in alcuni casi può succedere, in assenza di cause esterne che possono realmente disturbare l’equilibrio (ad esempio trovarsi su una barca col mare mosso).

I disturbi più frequenti che accompagnano le vertigini sono nausea, vomito, sudorazione, pallore, abbassamento della pressione e della frequenza cardiaca.

L’origine organica di questo disturbo può risiedere in disfunzioni degli apparati preposti al mantenimento dell’equilibrio e dell’orientamento.

L’orientamento nello spazio e l’equilibrio sono possibili grazie all’azione coordinata di alcuni meccanismi fisici:

I recettori posti sulla pelle, nella muscolatura e nelle articolazioni, che ci permettono di essere sempre consapevoli della posizione che il nostro corpo occupa nello spazio
I recettori vestibolari situati nell’apparato vestibolare che permettono la percezione dei movimenti della testa
I movimenti riflessi dell’occhio, che consentono il rapido ripristino dell’equilibrio di fronte a movimenti rotatori rapidi


Le vertigini possono essere classificate in:

“Vertigini cerebrali”, causate da un disturbo che interessa direttamente l’orecchio e gli organi dell’equilibrio.

“Vertigini periferiche” che possono dipendere da diversi fattori:

Innalzamento o abbassamento della pressione
Calo degli zuccheri
Respirazione affannosa
Disturbi della deambulazione


In base alla qualità del movimento che percepiamo durante i capogiri possiamo distinguere diversi tipi di vertigine:

La vertigine rotatoria, la più frequente, in cui la persona ha la sensazione che tutto giri intorno a sé stessa…

Quando il piano d’appoggio oscilla lungo l’asse longitudinale o trasversale si tratta di vertigine ondulatoria…

Nel caso si percepisca un senso di trascinamento in alto o in basso o sembra che il pavimento sprofondi si parla di vertigine sussultoria...

Inoltre nelle classificazioni mediche c’è un insieme di manifestazioni vertiginose a cui non corrisponde una lesione organica come causa scatenante. In questi casi la vertigine è definita “da stress”. Nell’ottica psicosomatica il sintomo è un linguaggio del corpo e in questo caso la vertigine è l’espressione di un disagio psico-fisico che fa vacillare.

Per comprendere il messaggio che le vertigini vogliono comunicare bisogna interrogarsi sul significato simbolico di ciò che viene a mancare durante la vertigine: la postura eretta, infatti la persona vacilla e perde l’equilibrio e la vista.

Così le vertigini testimoniano sul fronte organico ma anche simbolico un processo di assestamento che si sta mettendo in atto: in queste circostanze l’instabilità testimonia da una parte l’incertezza del momento, dall’altra il progressivo “aggiustamento” alla ricerca della stabilità. La crisi vertiginosa arriva così proprio per far entrare in contatto con le parti più profonde di sè stessi e in sintonia con esse, avere la possibilità di creare un nuovo equilibrio

Sintomi e cura dei disturbi psicosomaticiCi sono sintomi fisici che spesso ci colpiscono all’improvviso: una cervicale, ...
07/02/2025

Sintomi e cura dei disturbi psicosomatici

Ci sono sintomi fisici che spesso ci colpiscono all’improvviso: una cervicale, una cefalea, mal di stomaco, dolori alla schiena o altri disturbi comuni. Questi possono essere intensi e non darci tregua, creare difficoltà sul lavoro e le normali attività del quotidiano possono essere condizionate o compromesse. Il corpo si esprime a suo modo attraverso sensazioni, dolori, malesseri, che costantemente sperimentiamo durante le giornate.

Si tratta di sintomi intensi che alternandosi fra loro a volte non danno tregua alla persona e le condizionano la vita. Sono i disturbi psicosomatici. Questi non hanno una causa organica ma funzionale: l'organo è sano ma la sua funzione si altera per ragioni di tipo psicologico esprimendo un disagio globale.

Quando si soffre di disturbi psicosomatici diventa difficile e si fa una gran fatica condurre la propria vita. Questo implica uno spreco di energia e l’impossibilità di godersi le cose, generando anche un senso di frustrazione che può produrre rabbia e nervosismo.

Il corpo ci dice a suo modo che qualcosa non va, sembra quasi che siano i sintomi a decidere per noi. Il corpo non sostiene la persona in situazioni o in occasioni particolari o a cui la persona tiene particolarmente. In pratica tra la persona e il mondo si sovrappone il sintomo.

Il corpo si incarica di esprimere le emozioni che più o meno inconsapevolmente consideriamo insostenibili o inesprimibili e le tratteniamo per paura o perchè non ne siamo consapevoli. Dato che le emozioni sono energia e questa energia necessita di esprimersi, il sistema nervoso centrale le converte in qualcos’altro, in un sintomo che permette loro di esprimersi e di non accumularsi all’interno dell’organismo. Se il sintomo è necessario per mantenere un equilibrio, allo stesso tempo può interferire fortemente nella vita quotidiana della persona che li vive. Sembra una situazione senza uscita ma in realtà non lo è. E il corpo a suggerire la soluzione: c’è una disarmonia profonda che necessita di essere risolta.

Importante è non trattarsi male o arrabbiarsi con il proprio corpo, poiché un sintomo che arriva svolge la funzione di mantenere l’equilibrio psicofisico, perciò va preso in considerazione, ascoltato e compreso in una chiave simbolica. Attraverso una lettura psicosomatica, possiamo comprendere il messaggio che il sintomo vuole comunicarci a suo modo, favorire l’espressione in altro modo di quelle emozioni a cui non diamo voce e ricollocare al centro della propria vita le fonti che permettono di far fluire le energie psicofisiche dell’organismo.

Il bruxismo: sintomi e soluzioniIl bruxismo: un disturbo molto diffuso nel quale si digrignano i denti o anche si serran...
25/01/2025

Il bruxismo: sintomi e soluzioni

Il bruxismo: un disturbo molto diffuso nel quale si digrignano i denti o anche si serrano le mandibole per un tempo prolungato, sia in stato di sonno che di veglia.

Molto spesso chi ne soffre non se ne accorge, almeno fino a quando non è obbligato a cercare le cause di uno o più sintomi fastidiosi che si protraggono nel tempo, il più frequente dei quali è un risveglio mattutino con sensazioni di dolore diffuso alle mandibole. Quando il fenomeno perdura nel tempo, può scatenare sintomi come forti emicranie. La contrazione involontaria dei muscoli mascellari a lungo andare può determinare anche un irrigidimento dei muscoli del collo, l'occlusione mandibolo-mascellare, infiammazioni al nervo trigemino, l'usura dello smalto dentale, un indebolimento dei denti stessi, cervicalgie e disturbi del sonno.

La causa del bruxismo non è chiaramente compresa, ma può essere attribuita a fattori fisici, psicologici e genetici.

Il trattamento include approcci dentali (come bite o protesi), psicoterapie (tecniche per alleviare lo stress o migliorare le abitudini di sonno) e farmaci (come rilassanti muscolari o neurotossine).
Secondo le ricerche, oltre il 70% dei casi di bruxismo notturno è dovuto a stati di stress ed ansia non risolti, che inducono una persistente tensione muscolare di cui la persona spesso non è cosciente. Da un punto di vista psicosomatico il digrignare i denti è dunque un tentativo inconscio di scaricare un sovraccarico di tensione psichica, una quota di ansia, rabbia o aggressività inespressa che si è accumulata durante la giornata. Possono essere utili delle sedute di psicoterapia che portano a riconoscere le proprie emozioni e a trovare modi per esprimerle e al contempo trovarne libero sfogo, togliendo così al sintomo il ruolo di primo canale di espressione.

I benefici di musica e danzaDa una ricerca condotta all’International Laboratory for Brain, Music and Sound Research del...
12/08/2024

I benefici di musica e danza

Da una ricerca condotta all’International Laboratory for Brain, Music and Sound Research dell’Università di Montreale pubblicata su Neuroimage è stato visto che la danza e la pratica di uno strumento e la musica in generale stimolano le aree cerebrali, in particolare nella zona del cervello chiamata sostanza bianca. Attraverso specifiche indagini di risonanza cerebrale è stato visto che con meccanismi diversi sia la danza che lo studio di uno strumento musicale hanno un effetto positivo sulla mente e sul corpo.

I benefici della musica sulla nostra salute psicofisica sono stati dimostrati da un ulteriore lavoro effettuato dal Dipartimento di Psicologia della McGill University:

Ascoltare, ma anche suonare risulta efficace per ridurre gli stati d’ansia. Ciò accade perché le vibrazioni della musica riescono a facilitare la produzione dell’ossitocina, un ormone responsabile della felicità e della sensazione di relax…

Migliora la funzionalità del sistema immunitario, infatti dopo l’ascolto di musica piacevole e gradita è stato evidenziato un aumento dei livelli dell’immunogloblulina A, un anticorpo molto importante per le nostre difese immunitarie e anche dei linfociti…

Nelle situazioni di affaticamento eccessivo o durante periodi particolarmente stressanti dal punto di vista emotivo la musica svolge un ruolo antistress…

Facilita la comprensione e l’espressione delle emozioni, infatti spesso nella scelta della musica, si cerca quella che più corrisponde al nostro stato d’animo. Così la musica si sintonizza sul nostro stato d’animo nel fenomeno detto risonanza emotiva, attraverso una corrispondenza empatica. La musica suscita emozioni e permette di muoversi in sintonia e in sincronia con essa, in una “danza di natura emotiva” dove mondo interno ed esterno corrispondono e si muovono all’unisono…

I benefici della danza,

Dal "New England Journal of Medicine” ballare frequentemente sarebbe il miglior antidoto contro l’invecchiamento cerebrale e aumenterebbe le capacità cognitive ad ogni età, oltre che favorire i rapporti sociali. Studi recenti hanno dimostrato come i benefici della danza siano diversi, dalla riduzione dello stress, all’aumento dei livelli di serotonina nel sangue, con la conseguenza di dare al corpo un generale benessere.

E’ stato visto che andare a ballare, oltre che essere un esercizio fisico, può aumentare frequentemente le capacità intellettive e proteggere dalla demenza e dalle malattie degenerative del sistema nervoso. Si è visto che il ballo sia una passione che mantenga al meglio il cervello integro e giovane.

La poesia come linguaggio delle emozioniIl dolore ti prepara per la gioia.E spazza via con violenzaogni cosa fuori dalla...
26/07/2024

La poesia come linguaggio delle emozioni

Il dolore ti prepara per la gioia.

E spazza via con violenza

ogni cosa fuori dalla tua casa,

così che nuova gioia

possa trovare spazio per entrare.

Scuote le foglie gialle dal ramo del tuo cuore

in modo che foglie fresche e verdi

possano crescere al loro posto.

Tira fuori le radici marce,

affinché le nuove radici nascoste

abbiano spazio per crescere.

Qualunque sia il dolore che scuote il tuo cuore,

verranno cose di gran lunga più belle

che prenderanno il suo posto.



Rumi

La fame d'amoreCome sottolinea il filosofo Robert Nozick: “Il mangiare è un rapporto di intimità. Mettiamo dentro di noi...
26/07/2024

La fame d'amore

Come sottolinea il filosofo Robert Nozick: “Il mangiare è un rapporto di intimità. Mettiamo dentro di noi pezzi della realtà esterna; ingoiandoli li mandiamo ancora più dentro, dove vengono incorporati nella nostra materia, nella nostra carne e nel nostro sangue. È straordinario come noi trasformiamo alcune parti della realtà esterna nella nostra stessa sostanza. Quando mangiamo la distanza tra noi e il mondo si riduce al minimo. Il mondo entra in noi; diventa noi. Noi siamo fatti di pezzi di mondo”.

Sebbene l’atto del mangiare sia una fonte di piacere, oltreché fonte di sopravvivenza, in alcune circostanze può trasformarsi in un comportamento disfunzionale e disadattivo, portando diverse conseguenze, come nel caso dei disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge-eating). Questi si manifestano attraverso “segni” nel corpo ma hanno origine da aspetti emotivi interiori e da un malessere che risiede in profondità.

Oltre alle complicazioni mediche al livello della salute corporea, questi disturbi hanno ripercussioni sulle capacità relazionali della persona e possono comportare difficoltà emotive e problemi nello svolgimento delle normali attività sociali e lavorative. Possono associarsi anche a depressione, a disturbi d’ansia, abuso di alcool o di sostanze, comportamenti auto-aggressivi e a tentativi di suicidio ecc.

Per comprendere meglio cosa sono e le loro manifestazioni li descriveremo più da vicino:

L’anoressia

E’ caratterizzata da una progressiva perdita di peso dovuta a un regime alimentare ristretto, dalla ricerca della magrezza e da una forte paura di ingrassare.

I segni clinici tipici sono: l’interruzione del ciclo mestruale, il vomito autoindotto e una perdita di peso superiore al 15%. L’evoluzione e gli esiti possono essere molto variabili e portare anche alla morte.

I pensieri e le preoccupazioni sono costantemente rivolti al controllo del cibo e del corpo. Nonostante la magrezza evidente, non ci si vede magri o comunque si ha un’immagine corporea distorta da quella reale.

La persona non si considera affatto sottopeso e il rifiuto del cibo e la magrezza diventano segni di:

Libertà dall’ambiente e dalle imposizioni esterne…

Bellezza di cui la magrezza ne è il simbolo…

La perdita di peso è considerata una conquista ottenuta grazie all’autodisciplina e al rigido controllo. La stima e la sicurezza di sé possono derivare così dalla capacità di controllare la fame, di digiunare e di perdere peso.

La riduzione o l’evitamento degli apporti nutritivi conducono ad una progressiva riduzione o eliminazione del proprio corpo. Un corpo, spesso percepito come soffocante e invadente viene negato insieme ai relativi bisogni fisici interni come la fame, il freddo e la fatica.

La bulimia

Caratterizzata da un bisogno compulsivo di ingerire grandi quantità di cibo per poi ricorrere a diversi metodi per non assimilarlo (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, esercizio fisico eccessivo) e per non ingrassare.

La persona sente un bisogno di “riempirsi”, dove viene ingerito di tutto fino a raggiungere un senso di pienezza. I metodi di compensazione, soprattutto il vomito, possono dare la temporanea sensazione di alleviare l’ansia, ma poco dopo può comparire un senso di vuoto che può innescare una nuova abbuffata.

Le abbuffate spesso sono accompagnate da un senso di piacere ma possono essere seguite da autocritica, sensi di colpa e da umore depresso per aver compromesso “la linea” e perciò si ricorre alle condotte di eliminazione, eliminando tutto quello che è stato ingerito.

I livelli di autostima sono spesso influenzati dalla forma e dal peso corporeo. La fiducia in sé è fortemente legata alla forma fisica e ogni sua modificazione può essere vissuta come una frustrazione e come una perdita di controllo sul proprio corpo.

Binge Eating:

E’ caratterizzato da frequenti abbuffate, che sono presenti almeno due giorni alla settimana, per un periodo non inferiore a sei mesi. Durante l’abbuffata viene sperimentato un vissuto di perdita di controllo sul cibo. Gli episodi di abbuffata sono associati a non meno dei tre aspetti seguenti:

Si mangia più del normale, senza avvertire lo stimolo della fame…

Si mangia fino ad avvertire un senso spiacevole di sazietà…

Sono assenti i comportamenti compensatori inadeguati per il controllo del peso corporeo (vomito autoindotto, assunzione di lassativi, diuretici, anoressizzanti o altri farmaci, diete drastiche, esercizio fisico eccessivo)…

Si associano sensi di colpa, depressione, disgusto per sé stessi e la presenza di un forte livello di angoscia.

Anche chi soffre di disturbo da alimentazione incontrollata prova un senso di vergogna e di insoddisfazione per il proprio corpo, anche se non necessariamente viene perseguito un ideale di magrezza estremo.

Possono essere presenti difficoltà nell’autostima, sentimenti di fragilità e insicurezza, la paura di ricevere delusioni e la disapprovazione degli altri e di non meritare più la considerazione e l’amore dagli altri.



La “non fame” o iperalimentazione nascono anche da un’immensa fame d’amore, di relazione, di calore, di affetto e di cura.

Il cibo diventa il sostituto d’amore...una fame che nessun cibo potrà mai appagare o può essere il mezzo per esprimere sensazioni e emozioni latenti come la rabbia, il dissenso, l’aggressività ecc.

Attraverso la psicoterapia, si accompagna la persona ad affrontare i diversi aspetti emotivi e le dinamiche correlate affinché si possa ritornare a vivere, nutrendosi non solo di cibo, ma anche di emozioni e affettività.

La tenerezza…E’ fruscio di abbraccio, è contatto che sfiora le corde del cuore e le fa vibrare di dolcezza e soavità.…un...
13/05/2024

La tenerezza

…E’ fruscio di abbraccio, è contatto che sfiora le corde del cuore e le fa vibrare di dolcezza e soavità.

…un’onda lieve che sfiora senza toccare, è liscia, trasparente e azzurra come il mantello della principessa delle fiabe.

…si muove in un tempo senza confini, nel “tempo infinito del cuore”. Il suo spazio è quello in cui la sofferenza si fa più leggera per diventare abbraccio di compassione.

…è fatta di piccoli indizi lasciati sul terreno della vita; la tenerezza è tale nel dolore come nella felicità perché il filo di cui è intessuta la coperta con la quale avvolge tutte le creature è filo d’amore.

La tenerezza appartiene al magico mondo dell’infinitamente piccolo, è il particolare che non si nota. È un sentimento del quale prendersi cura…

(9 ottobre 2020, Giuliana BÈRENGAN)

La tenerezza anima il nostro modo di vivere, ci fa sentire l’altro come persona e non come cosa, aiuta a immedesimarci nella vita interiore degli altri e a farne riemergere le attese e le speranze. La tenerezza si esprime con il linguaggio delle parole, e con quello del corpo: uno sguardo, un sorriso, una lacrima, una stretta di mano, una carezza, un abbraccio.

“…La tenerezza è uno stato d’animo che consente di entrare in un dialogo silenzioso con le persone e con le cose, in un dialogo scandito dagli sguardi e dalle parole.” (A. Peluso).
“Non c’è cura dell’anima e del corpo, se non accompagnata dalla tenerezza che, oggi ancora più che nel passato, è necessaria a farci incontrare gli uni con gli altri, nell’attenzione e nell’ascolto, nel silenzio e nella solidarietà”. Tratto dal libro “Tenerezza”, Eugenio Borgna (Einaudi, 2022).

La coliteSi tratta di un’infiammazione del colon che si manifesta sotto forma di dolori nella porzione inferiore dell'ad...
19/04/2024

La colite

Si tratta di un’infiammazione del colon che si manifesta sotto forma di dolori nella porzione inferiore dell'addome, crampi alla pancia e un’attività intestinale alterata (diarrea o stitichezza).

La causa della colite (o sindrome del colon irritabile) può essere dovuta a vari fattori:

un’infezione batterica…

un’alimentazione scorretta…

ansia, stress…

l’assunzione di antibiotici, che modificano la flora intestinale e favoriscono la riproduzione di un batterio che danneggia la mucosa del colon.

Oltre alla diarrea e al dolore addominale che può presentarsi come un bruciore (un senso di oppressione o anche di tipo crampiforme), si possono avvertire gonfiori addominali, disturbi anche allo stomaco con reflusso gastroesofageo e disfunzioni dell’apparato digerente che sopraggiungono in modo imprevedibile e sconvolgente.

I sintomi della colite possono condizionare profondamente la vita quotidiana della persona. Chi soffre di colon irritabile può sentirsi costretto a evitare molte situazioni sociali che possono essere vissute con ansia, il che aumenta sensibilmente la probabilità delle scariche intestinali. Inoltre questa affezione può provocare anche disturbi della salute generale, come cefalea, dolori muscolari, stanchezza cronica e sonnolenza, dermatiti.

Se l’infezione si cronicizza o non viene curata adeguatamente può diventare cronica. Come nel caso della colite ulcerosa (o rettocolite ulcerosa) una malattia infiammatoria cronica intestinale che colpisce la mucosa dell’intestino crasso interessando primariamente il retto, per poi eventualmente estendersi e coinvolgere parte o tutto il colon. Le cause di questa infiammazione sono solo parzialmente conosciute. Lo stato infiammatorio a carico della mucosa del grosso intestino determina arrossamento, fragilità e vere e proprie ulcerazioni. Il sintomo principale con cui si manifesta è costituito dall’emissione di sangue rosso vivo, da solo o prima dell’evacuazione. A ciò può accompagnarsi un senso di malessere generale con febbre e mancanza di appetito.

La diffusione della colite è aumentata vertiginosamente negli ultimi decenni. La medicina ufficiale ha messo a punto moltissimi farmaci, terapie contro la colite e rimedi naturali che intervengono sul colon senza danneggiarlo. Anche se è stato riscontrato che i farmaci, sia quelli convenzionali che quelli alternativi, spesso non funzionano, ma il problema del colon irritabile è risolvibile, solo che è necessario interve**re in altro modo.

Il legame con il mondo psicologico e emotivo è dimostrato dal fatto che la colite è spesso accompagnata da ansia, stati depressivi e ipocondria. Anche l’irrequietezza intestinale può costringere a ridurre la propria libertà d’azione, abitudini e pulsioni, inducendo frequenti stati d’ansia e un senso di frustrazione che può sfociare in comportamenti depressivi.

Numerose ricerche scientifiche dimostrano l'efficacia di un approccio di tipo psicosomatico nella cura della sindrome da colon irritabile. Così insieme allo psicoterapeuta il primo passo da compiere è ascoltare ciò che il nostro corpo vuole comunicarci con un disturbo che arriva all’improvviso e poi va via, e torna più volte. E’ utile interve**re sul piano psicologico, delle emozioni e dei pensieri, per sbloccare pulsioni represse non ascoltate che trovano il loro sfogo attraverso la colite. E accogliendo il senso che i diversi aspetti emotivi portano con sè si potrà affrontare e guarire dalla colite e da tutti i suoi diversi sintomi.

Elogio alla fragilità“La fragilità è l’uomo stesso. E negarla significa sprecare un pezzo essenziale della nostra person...
19/04/2024

Elogio alla fragilità

“La fragilità è l’uomo stesso. E negarla significa sprecare un pezzo essenziale della nostra persona” (A. Galdo).
La psicologia nel corso della sua evoluzione ha attribuito alla fragilità tanti nomi, diverse etichette, che sono pressoché inutili, poiché essa è una condizione, un aspetto astratto che vive nella nostra interiorità e che non può essere soggetta ad una definizione univoca.

Può manifestarsi maggiormente in situazioni o eventi di vita stressanti o carichi emotivamente come: un lutto che coglie di sorpresa e che porta nella solitudine e nella disperazione; una malattia propria o di un nostro caro che ci può far percepire il senso di impotenza; relazioni che fanno soffrire; perdita del lavoro che mina la nostra identità ecc.

Le emozioni e i sentimenti legati a questi eventi possono renderci indifesi e vulnerabili di fronte al mondo esterno. Questo anche perché la nostra società impone di essere sempre forti, efficienti, resistenti e duri. Pensiamo a quante volte abbiamo sorriso di fronte agli altri indossando una maschera, mentre dentro piangevamo. Spesso anche all’esterno la fragilità viene concepita come un limite di cui vergognarsi ma non lo è poiché essa è un valore e una forza interiore da conservare.

La fragilità può comparire anche a prescindere dagli eventi esterni poiché essa è un aspetto che possiamo percepire già nella profondità del nostro essere, quando entriamo in contatto con sensazioni come bassa energia, apatia, costante malinconia, forte tristezza, profondo senso di vuoto, rabbia, delusione, senso di sopraffazione nelle piccole cose ecc.

Contrariamente a quanto si possa pensare, la fragilità è un potenziale e affinché essa non ci travolga dovremmo innanzitutto accettarla e accoglierla. Essa ha bisogno di ascolto poiché detiene le risposte che cerchiamo per crescere interiormente e per attribuire nuovi significati alla nostra esistenza. Tale processo spesso non è facile da affrontare in solitudine, ma insieme allo psicologo anche questo "sentire" e questa condizione può essere affrontata.

Dott. Luca Dibattista-Dott.ssa Manuela D'Eugenio

Indirizzo

Viale Vibrata 1
Corropoli
64013

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