
12/02/2025
Per fare una festa, ci vuole Lorenzo Jovanotti.
Che ha un corpo umano, che è più molto di più di un fisico bestiale, e lui lo dice, lo canta, lo pratica mentre ci smaterializziamo, facciamo l’intelligenza artificiale, smettiamo di sc***re, smettiamo di sudare, smettiamo di mangiare, ci disintossichiamo. Arriva Jovanotti a Sanremo e torniamo fatti di carne, ritmo, cuore, pulsazioni, rischio, tutte cose che funzionano a tamburo battente e che rendono vero che “è bello vivere anche se si sta male”. E lui lo canta dopo aver cantato “L’ombelico del mondo”, nel foyer dell’Ariston, ballando tra ballerine indiane e colorando così di multiculturalismo il vintage italiano un po’ suprematista, e poi esce fuori, e salta tra i percussionisti schierati a decine là dove l’anno scorso si ballava il Ballo del Qua Qua. [...] E poi inciampa, come tutti quest’anno, ma non cade come loro. Inciampa. Perché si è fatto male, ed è invecchiato, e lo sappiamo, e lui ce lo racconta dopo essere entrato all’Ariston, abbracciato da una signora che per aggrapparglisi addosso quasi è caduta anche lei.
Il commento integrale di Simonetta Sciandivasci è su La Stampa