20/07/2025
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🛑Se non ci fossero loro… Il cuore silenzioso del 118: i volontari delle Croci🛑
Nel rumore assordante delle sirene e nelle corse contro il tempo, spesso ci dimentichiamo che a bordo delle ambulanze ci sono persone che non lo fanno per lavoro, ma per scelta. Sono i volontari delle Croci del 118 — uomini e donne che indossano una divisa senza pretendere nulla in cambio, se non la possibilità di essere utili, esserci.
Nel Cremasco, come in tutta Italia, le Croci — Rossa, Bianca, Verde, Azzurra, Gialla — sono un pilastro del sistema di emergenza-urgenza. E quel pilastro regge, spesso e volentieri, proprio grazie al lavoro silenzioso e instancabile dei volontari.
I numeri del territorio
Solo nella zona del Cremasco, nel 2024:
🛑Croce Rossa Italiana – Comitato di Crema ha superato le 3.200 missioni di emergenza e oltre 40.000 ore di servizio;
🤍Croce Bianca di Rivolta d’Adda ha effettuato più di 2.500 uscite annuali, coprendo sia il servizio 118 che i trasporti secondari;
💚Croce Verde di Soncino e Castelleone conta oltre 130 volontari attivi, di cui molti giovani formati negli ultimi tre anni;
💚I volontari della Croce Verde Crema prestano servizio H24 su mezzi di soccorso base, contribuendo attivamente al sistema 118 e collaborando con i mezzi avanzati (MSA) in caso di necessità.
A livello lombardo, oltre il 60% delle ambulanze in servizio sono coperte da personale volontario.
Un sistema che, senza di loro, collasserebbe.
Cosa fanno i volontari del 118?
Non si tratta solo di guidare o “stare dietro” in ambulanza. I volontari:
🚨rispondono a chiamate di emergenza sanitaria 24 ore su 24, effettuando interventi salvavita;
❌assistono in caso di incidenti stradali, arresti cardiaci, traumi gravi, malori domestici, aggressioni, intossicazioni;
🧑🦼accompagnano pazienti fragili e disabili in ospedale per terapie e visite;
🎪presidiano eventi pubblici (fiere, partite, sagre) come soccorritori pronti ad intervenire;
🏫fanno formazione nelle scuole, insegnando il primo soccorso ai ragazzi;
🔥supportano la Protezione Civile in situazioni di emergenza collettiva, come alluvioni o incendi.
Molti di loro, tra un turno e l’altro, lavorano, studiano o crescono una famiglia. Ma non rinunciano a esserci. Di notte, nei weekend, nei festivi, mentre le città si fermano, loro partono. Un malore improvviso, un incidente, una chiamata da un anziano solo: non c'è orario, non c’è pausa.
Una presenza umana prima che sanitaria
Non è solo una questione operativa: è umanità in azione. Chi ha avuto bisogno lo sa — spesso prima dell’ambulanza arriva una voce calma, uno sguardo attento, una parola che tranquillizza. E dietro a tutto questo c’è una formazione seria, un impegno costante, ma soprattutto un cuore grande.
Eppure, troppo spesso di loro si parla poco. Forse perché non fanno notizia. Ma se non ci fossero loro, il sistema si fermerebbe.
Un grazie che deve diventare sostegno
In un tempo in cui tutti corrono, chi si ferma a dare tempo gratuitamente agli altri merita non solo riconoscenza, ma attenzione. Perché i volontari non sono eterni, e la più grande emergenza, domani, potrebbe essere la loro mancanza.
Un grazie, dunque, non basta. Serve sostegno, formazione, rispetto e ricambio generazionale.
Ma intanto, oggi, lo diciamo con forza:
grazie a chi sale su quell’ambulanza con il cuore prima ancora che con la sirena.