Psicologa Stefania Gualtieri

Psicologa Stefania Gualtieri Dott.ssa Stefania Gualtieri, Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo psicoanalitico e gruppoanalitic

Ho riflettuto molto su questo "progetto". Prima di tutto ne ho sentito la necessità ramificarsi tra le fila dei racconti...
09/06/2025

Ho riflettuto molto su questo "progetto".
Prima di tutto ne ho sentito la necessità ramificarsi tra le fila dei racconti di molti.
Ho ascoltato.
Ho osservato.
Ho raccolto.
Ho macinato.
Ho pensato.

Ed eccolo qua: uno spazio tutto "nostro", in cui poter tessere delle fila per diventare una rete di sostegno attraverso la parola che risuona e crea "risonanze" di intenti e di consapevolezza per ve**re "in soccorso" di richieste non esplicitate ma "urlate" tra le righe del discorso dell'altro.

È un progetto semplice ma di cuore e di "Eredità in trasmissione" attraverso il cuore grande di Emanuele Cazzato () che so che in qualche modo è qui in ascolto.

È un progetto di "cura di Eredità' in tutti i sensi: da genitore a figlio; dalla famiglia alla società; dal singolo alla comunità.

Un progetto di cuore che mi sta a cuore.
Un progetto che prevede:

📌 Un incontro al mese.

📍È gratuito e aperto a tutti.

✅️È necessario prenotarsi.

🛜 Ci racconteremo insieme ritagliandoci un'oretta.

Gli incontri si svolgeranno a Davoli Marina.
Le informazioni su date, orari e inizio verranno comunicati in seguito al sopraggiungere delle prime adesioni.

Io inizio a tessere queste fila, ora tocca a voi.

‼️Per info scrivetemi, cercatemi, chiedetemi su:

Cell. 3282167837
Social:

‼️No trend‼️La società dei "social trend" ci disarma dal potere della parola e del pensiero e ci disconette dalle freque...
17/04/2025

‼️No trend‼️

La società dei "social trend" ci disarma dal potere della parola e del pensiero e ci disconette dalle frequenze umani. Ci dice che la diversità è valore quando in realtà promuove l'omologazione alla "Stesso". Ci dice che "possiamo essere ciò che vogliamo" ma ci limita attraverso la lontananza emotiva con l'Altro ( dove è solo l'incontro con l'altro che diviene spazio vitale del poter essere). Ci dice che "sei in grado di fare tutto" ma poi ci piazza l'intelligenza artificiale. Ci dice che "bisogna essere liberi" ma poi plagia "stereotipi" e spinge al consumismo. Ci dice che puoi "raggiungere tanti followers" ma poi conduce alla solitudine umana.

In tutto questo magma confusivo e menzognero, il senso del mio lavoro è "creare scomodità" e "andare controtendenza" attraverso l'arte della parola, l'esperienza di "con-tatto attraverso l'altro", il senso del limite, il sostegno della responsabilità, la resilienza delle consapevolezza, la comprensione che si diventa liberi solo quando riconosciamo l'esistenza dell'altro.

Purtroppo mi imbatto spesso in "vetrine social" di pagine di colleghi che portano avanti la mia stessa professione e non nascondo il mio senso di rammarico e pericolosità quando ci si allinea ai "social trend" per "dire ciò che l'altro si vuole sentire dire".

Ma mai dovrebbe essere questo il senso della mia professione. Mai con certezza potrà essere il senso del mio lavoro.

Cosi, continuerò a creare scomodità e controtendenze.

Credo sia doveroso porre sguardo interrogante su una questione in essere, drammaticamente allarmante, che riguarda quest...
09/04/2025

Credo sia doveroso porre sguardo interrogante su una questione in essere, drammaticamente allarmante, che riguarda questa scia ininterrotta di "fare fuori l'altro quando dice NO". La questione femminicidio, tra le tante cose che racchiude, porta con sé, esplicita l'intolleranza nel "sostare" in un vissuto di frustrazione che parte dall'esperienza del no come spazio esperienziale del rifiuto, della perdita, di uno spazio senza l'altro. La non accettazione che l'altro non ci sia più per sé stessi si agisce nell'eliminare la possibilità del rifiuto piuttosto che vivere questa perdita. Un fatto drammatico perché "antiumano" o meglio di "alienazione da un sentire umanizzante".
Il potere educativo del no insegna una importante funzione di "spartiacque", di "limitazione" tra sé e l'altro che aiuta a riconoscere e a rispettare la separatezza dello spazio di libertà altrui e proprio. Quindi potremmo dire che l'adulto che sa dire no è colui che getta le basi per un processo empatizzante perché installa il riconoscimento dell'esistenza dell'altro attraverso l'esperienza del limite.
Il fenomeno di femminicidio che dilaga oggigiorno non può essere attenzionato, sviscerato, analizzato su "chi è il singolo omicida" o "cosa abbia fatto la vittima", non può essere un fatto singolo. Piuttosto è una questione di "comunità" in quanto il problema di fondo, oltre che alla già citata e ovvia cultura patriarcale ben radicata, è il collasso di un sistema educativo, istituzionale e sociale che si costruisce attorno alla mancanza di assunzione di responsabilità nel "saper limitare" che diviene "atto di riconoscimento che esiste un altro diverso da me".
Anche nel momento in cui un sistema giudiziario che non dà l'aggravante di crudeltà di 75 coltellate sta a significare che non tiene in considerazione l'effetto rebound, le conseguenze che questa decisione può avere in senso comunitario ( finanche come modello) rispetto a un fenomeno che non riguarda solo il singolo ma la comunità intera. Ancora una volta siamo di fronte alla perdita di vista dell'altro e ciò che l'altro rappresenta.

⏰️"Avrei potuto, ma non lo sapevo"! ⏰️ È oggi il tempo del "Non spetta a me"!: -Ma scusa in che senso?- Non lo so, non c...
28/03/2025

⏰️"Avrei potuto, ma non lo sapevo"! ⏰️

È oggi il tempo del "Non spetta a me"!:
-Ma scusa in che senso?
- Non lo so, non chiedere a me. Non spetta a me!
- Ma come non sei tu colei/colui che ha la responsabilità?
- Forse avrei potuto, Ma non lo sapevo!

C'è una grande assenza che dilaga nelle varie declinazioni di ruoli della società di oggi ovvero quello della RESPONSABILITÀ. Così il genitore si deresponsabilizza dalla comprensione del figlio o dalla necessità di porre limiti per fargli fare esperienza della frustrazione; così l'insegnante che patologizza l'alunno piuttosto che vederlo come una persona da "formare" e non da "aggiustare"; così il medico che fa fatica nel pronunciare una diagnosi o di esporsi pur di non sbagliare; così le istituzioni che spesso non si occupano di curare vuoti enormi causati dalle burocrazie impellenti; persino la società che attraverso l'AI tenta di "tecnologizzare" l'umanità piuttosto che favorire teste pensanti!

Quando si parla di responsabilità si nomina inevitabilmente la PENSABILITA'.
Prendersi la responsabilità significa aver investito un tempo adeguato nel pensarci, nel pensarsi e nel pensare all'altro. "Sospendere" questo tempo critico significa "fare senza sapere cosa fare" e "dire senza sapere parole di senso". È opportuno in un'ottica di intervento educativo comunitario tornare a parlare di "causa ed effetto" cioè di responsabilità e conseguenze" per tornare ad attivare il PENSIERO in un'ottica di senso e di consapevolezza. E non per evitare di sbagliare ma per poter capire come rimediare allo sbaglio. E questo significa "crescere bene".

"MESSA A FUOCO"Siamo viandanti lungo un cammino di proiezioni di ombre e di immagini chiariscuro. Dirottati a volte dall...
18/03/2025

"MESSA A FUOCO"

Siamo viandanti lungo un cammino di proiezioni di ombre e di immagini chiariscuro. Dirottati a volte dalle nostre paure e a volte dal non sapere, stiamo in un tiramolla con i nostri desideri. Questi ultimi divengono "attentatori" del nostro apparente equilibrio quando non vengono "sufficientemente ascoltati". Sono veramente degli "ossi duri" e si "servono" di tanti modi svariati, attraverso gli artefici della nostra mente, per atti**re la nostra attenzione: che sia l'ansia, o qualcosa di più come il panico, oppure una alterazione canterina dell'umore, o una dipendenza piuttosto che una agito compulsivo o discontrollato, una fame impellente o un controllo annochilente. Fatto sta che "la comparsa del sintomo è l'inizio della guarigione"! Già, perché è il sintomo che fa un "rumore assordante" dove ad un certo punto è necessario abbassarne il volume per ritornare ad ascoltare a toni giusti.... e mettere a fuoco!
E in questo, il terreno d'élite è la Relazione dove nascono, si smarriscono e si ritrovano i propri desideri. Non è possibile pensare infatti di diventare "Qualc-Uno" senza ti**re le fila del racconto attraverso e con "l'Altro".
Così diventa un gioco perenne di "reciprocità e perdita", dove "a parlar di amore non ci può essere l'Uno senza l'Altro!

15 Marzo, giornata del Fiocchetto Lilla.I disturbi alimentari sono, nel nostro scenario sociale, in metastasi: bambini, ...
15/03/2025

15 Marzo, giornata del Fiocchetto Lilla.

I disturbi alimentari sono, nel nostro scenario sociale, in metastasi: bambini, adolescenti, adulti, e persone di qualsiasi genere sessuale ed estrazione sociale. La necessità di sensibilizzare riguarda la tempestività della presa in cura per evitare il suo cronicizzarsi.

I DCA sono oggi, insieme alle dipendenze, le patologie più diffuse poiché rappresentative dei miti della società odierna: il mito dell'immagine e il culto dell'oggetto (consumismo). Pertanto, riguardano il vuoto interiore e l'assenza dell'altro.

⏳️Diario di bordo di una psicoterapeuta⏳️Pz: sa dr.ssa sono riuscita a dare quei due esami insieme e sono andati bene......
07/03/2025

⏳️Diario di bordo di una psicoterapeuta⏳️

Pz: sa dr.ssa sono riuscita a dare quei due esami insieme e sono andati bene... come mi aspettavo!
T.: sono molto contenta per lei, d'altronde lei si impegna ed è una persona con grandi potenzialità.
Pz: silenzio. Me lo sento dire spesso infatti ma mi sono stancata perché gli altri si aspettano sempre questo da me!
T.: mi dispiace averle fatto i complimenti per il superamento dei suoi esami. Non era mia intenzione creare nessuna aspettativa in tal senso su di lei.
Pz: oh no! Mi dispiace non volevo dire nulla di ciò, cioè non mi riferivo proprio a lei!
T: invece si e ritengo sia stato un bene a dire che ho sbagliato. Come vede chiunque può sbagliare: io ho sbagliato e anche lei può sbagliare e smettere di essere ciò che l'altro si aspetta da lei!
Pz: è possibile?!
T. Si, è possibile.

Ciò che ci trasforma attraverso la Relazione, è la possibilità di sperimentare "vie differenti" per raggiungere automaticamente se stessi. È il ruolo di un buon Terapeuta o di qualsiasi figura "che educa" è "dare e darsi la possibilità di sbagliare in modo autentico".

🪷CREDI-AMO🪷Viviamo un tempo "ateo" dove si è smesso di "credere" in una "entità divina ma profondamente umana". La Relig...
22/02/2025

🪷CREDI-AMO🪷

Viviamo un tempo "ateo" dove si è smesso di "credere" in una "entità divina ma profondamente umana".
La Religione non è un fatto solo religioso, ma ha "veste umane": Abitiamo un mondo che ci abita.
La dipartita dei "seguaci religiosi" viene incalzata dal sovrapopolamento dei "followers digitali". La "caduta di Dio" diviene la caduta dell'Altro che viene sostituito dal despota "Oggetto". I luoghi di culto come momento e occasione di "raduno comunitario" sono abbandonati per le "di-stanze vuote e le protesi digitali". Le processioni in cui si ricerca "la parola dell'altro" come "atto di amore" è sconquassato dal "consumo compulsivo della Cosa". La trasmissione della "parola di un credo" è avallata dalla produzione di "immagini strumento".
L'arte del Credo è cessato, al suo posto è salita L'arte della moneta.

L'interruzione del "messaggio religioso" di "credere con fede e speranza" è un attacco terroristico alla virtù più importante dell'umanità: l'amore per l'altro e l'esperienza di comunità.

Un giorno qualsiasi, due bambini si trovano al parco giochi. Uno chiede all'altro:- ciao, ti va di giocare insieme?- si!...
31/01/2025

Un giorno qualsiasi, due bambini si trovano al parco giochi. Uno chiede all'altro:
- ciao, ti va di giocare insieme?
- si!
-ok andiamo!

Oggi le difficoltà di stare vicino all'altro sono molto diffuse. Spesso mi si chiede come si fa ad avviare una relazione, a rapportarsi con l'altro con il suggerimento pratico di "modi giusti" perché ci si sente "manchevoli".

Pz: dr ssa ma come si fa ad "attaccare bottone" con un ragazzo che piace? Non saprei da dove iniziare e come fare!
T: può fare come i bambini al parco giochi!
Pz: cioè?
T: ciao

I bambini ci insegnano che è "semplice" stare vicino all'altro perché la nostra natura è geneticamente sociale. A volte basta un "ciao" e due sguardi che si incontrano.

🪷 Resoconto di fine anno - ultima parte 🪷TROVARE LE GIUSTE CORDE. Quest'ultima riflessione, credo la più importante, va ...
28/12/2024

🪷 Resoconto di fine anno - ultima parte 🪷

TROVARE LE GIUSTE CORDE.
Quest'ultima riflessione, credo la più importante, va in direzione delle relazioni. Oggi più che mai alla completa deriva. Attraverso i vostri racconti ascolto una grande fatica nel riuscire a stare insieme all'altro o potersi sintonizzare e trovare, appunto, le giuste corde ovvero quel filo conduttore per suonare un buon spartito musicale, ad esempio, o per entrare in connessione con l'altro.
La fatica di cui parlo ha come luogo comune la distanza dall'altro: una rottura che avviene nel momento in cui si dipana la convinzione che "siamo fatti della stessa pasta"! La scoperta che l'altro sia, naturalmente o ontogenicamente, diverso da sé o che si hanno visioni differenti di approccio alla vita porta allo scompiglio della coppia, sentimentale, amicale o genitoriale.
La fatica ha un altro luogo comune: la non tolleranza del cambiamento. Guardare costantemente questo come minaccia assolutistica piuttosto che come opportunità di crescita. Non è possibile essere sempre gli stessi, non sarebbe socialmente naturale.

Allora l'augurio che lascio qui, per questo nuovo anno che verra, è poter trovare una "chiave di volta" che sia poter "guardare in un altrove possibile". E questo altrove potrebbe iniziare dalla parola "INTEGRAZIONE" e non tanto in un'ottica razziale ovvero di altra nazionalità, o di altro colore di pelle, ma un'integrazione ancora più fondamentale: l'altro come destinatario di amore!

Buona fine e buon inizio!

Dr.ssa Stefania Gualtieri

Non c'è crescita senza incontro con l'altro. Non c'è esperienza di gratitudine senza condivisione insieme all'altro. Il ...
23/12/2024

Non c'è crescita senza incontro con l'altro. Non c'è esperienza di gratitudine senza condivisione insieme all'altro. Il Natale è simbolo di "raduno di incontri": la rappresentazione del Presepe altro non è se non la necessità di "incontrarsi nello stesso luogo dove accogliere e riconoscere una nuova vita che non è solo una vita singola ma una vita per e di comunità ".
Il mio augurio più sentito per questo Natale è di "non perdere di vista l'altro."

Buone feste.

Dr.ssa Stefania Gualtieri

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