30/03/2025
Vedere la verità ed agire grazie Nicoló ❤️
Il mondo della cooperazione è in ginocchio. Gli USA hanno sospeso gli aiuti a livello globale. Innumerevoli progetti sono a rischio di chiusura. Noi no. È questa la forza dell’indipendenza economica dai potenti.
Ma lo sai in quanti mi hanno criticato negli anni? “Cosa ti costa accettare fondi dai governi?” “Mica perdi libertà se collabori con le Nazioni Unite!” “Hanno pesci più grandi da pigliare di Still I Rise.” B***e. E ora i nodi vengono al pettine.
Solo nel 2024, USAID, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, ha inviato più di 40.000.000.000 di dollari di aiuti nel mondo. Ora innumerevoli ONG ai quattro angoli del globo rimarranno prive di linfa vitale. Questo è terribile per coloro che contavano su questi aiuti. Ancor più grave, però, è che si stimasse che tra il 70 e il 90% degli aiuti inviati fossero condizionati ad accordi politici, economici o militati a favore degli USA, che l’Agenzia raggiungesse solo il 43% dei propri obiettivi e che solo un misero 12,1% del totale arrivasse veramente alle persone sul campo.
E se pensi che questo sia il caso soltanto di USAID, ti sbagli veramente di grosso.
Non sono qui per puntare il dito. L’ho già fatto in passato. Ho le dita stanche, ormai. E poi basta parlare di sintomi: parliamo di cause alla radice. Facciamo che io ti do i pezzi, e stavolta sei tu a ricomporre il puzzle. Ecco i sette peccati capitali di USAID e perché la notizia della sua chiusura potrebbe dare vita a un nuovo modo di fare cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario:
1. USAID ERA NEOCOLONIALISTA. Che USAID promuovesse gli interessi politici, economici e militari degli Stati Uniti è indubbio. Finanziando selettivamente ONG, media e partiti filo-americani influenzava elezioni e accordi economici a favore degli USA. In Bolivia, tra il 2002 e il 2008, USAID ha erogato circa 89,7 milioni di dollari per programmi di “democrazia e governance”. Un’indagine del Senato boliviano del 2009 ha rivelato che il 62% di questi fondi è stato destinato a ONG e gruppi politici nelle regioni orientali separatiste, contribuendo a tensioni culminate nell’espulsione di USAID dalla Bolivia nel 2013.
2. USAID ERA CONDIZIONATA. Si stima che fino al 90% degli aiuti offerti da USAID fosse soggetto a condizioni economiche volte a favorire gli Stati Uniti, tra cui l’obbligo di acquistare solo prodotti americani. Per esempio, il programma “Food for Peace” richiede che almeno il 50% degli aiuti alimentari americani provengano dagli Stati Uniti, anziché prodotti in loco, e inviati tramite navi americane, portando benefici enormi all’agro-industria e alle compagnie marittime americane.
3. USAID ERA PURA POLITICA. Gli Stati Uniti hanno storicamente strumentalizzato l’aiuto umanitario per cementare intese politiche. Nel 2019, in Palestina, USAID ha sospeso tutti gli aiuti - valutati a 300 milioni di dollari annui - dopo che l’Autorità Palestinese ha rifiutato di accettare fondi condizionati alla rinuncia di qualsiasi azione legale contro Israele presso la Corte Penale Internazionale. Nonostante il 60% della popolazione palestinese vivesse in povertà estrema, i fondi sono stati ripristinati solo nel 2021, ma subordinati a progetti che promuovessero una “cooperazione” forzata con Israele.
4. USAID ERA GUERRAFONDAIA. Oltre a favorire regimi autoritari e rei di crimini contro l’umanità, USAID è stata accusata di perpetuare conflitti facendo gli interessi degli USA. In Afghanistan, USAID ha investito 488 milioni di dollari in progetti di “ricostruzione” che combinavano aiuti con raccolta di intelligence per identificare simpatizzanti talebani, come confermato da un rapporto del Congressional Research Service (CRS) nel 2012. Il CRS ha stimato che il 35% dei fondi era destinato a progetti “quick-impact” per supportare operazioni militari USA, contribuendo a un conflitto prolungato anziché alla pace.
5. USAID INIBIVA LO SVILUPPO. Lungi dal promuovere uno sviluppo sostenibile, USAID ha spesso imposto modelli economici che favorivano gli interessi americani a scapito delle economie locali. In Etiopia, USAID ha erogato 4,7 miliardi di dollari in assistenza alimentare tra il 1980 e il 2010. Un rapporto della Banca Mondiale del 2013 ha calcolato che questo ha ridotto gli investimenti agricoli locali del 18% annuo tra il 1990 e il 2000, con la produzione di grano locale scesa del 22% nello stesso periodo, mantenendo il Paese dipendente dagli aiuti USA. Al contrario, l’India ha limitato gli aiuti USAID a meno dello 0,5% del PIL negli anni ’70, investendo verso un’autosufficienza agricola che ha portato a una crescita del PIL del 7,1% annuo tra il 2000 e il 2023. Oggi l’India è la quinta potenza mondiale.
6. USAID FACILITAVA LO SFRUTTAMENTO. Con il pretesto dell’aiuto umanitario, USAID ha promosso l’accesso delle multinazionali alle risorse naturali dei Paesi beneficiari. In Congo, USAID ha investito circa 70 milioni di dollari in programmi di sviluppo. Questi progetti, come riportato da Global Witness nel 2017, hanno facilitato l’accesso di multinazionali americane come Freeport-McMoRan all’estrazione di cobalto e rame, con contratti che hanno impoverito le comunità locali, nonostante il boom minerario.
7. USAID ERA CORROTTA. Gravemente carente in trasparenza, USAID rendeva difficile tracciare i fondi e verificare i risultati. In Iraq, tra il 2003 e il 2014, USAID ha speso oltre 20 miliardi di dollari per la ricostruzione post-conflitto. Un rapporto del 2013 dello Special Inspector General for Iraq Reconstruction (SIGIR) ha denunciato un progetto idrico da 108 milioni di dollari a Fallujah come abbandonato al 20% del completamento, con solo una frazione dei fondi spesi giustificata.
Per citare Ron Paul, “Gli aiuti esteri consistono nel prendere denaro dai poveri di un Paese ricco e darli ai ricchi di un Paese povero.” Ma non deve essere per forza così. La gente si sta svegliando. Stiamo aprendo gli occhi davanti alle disfunzioni dal sistema umanitario, le cui leggi sono dettate da ONU e Stati membri.
E io credo che il futuro sia il loro opposto.
Il futuro deve fondarsi su un aiuto nuovo, indipendente, apolitico e decentralizzato. Un aiuto guidato dai cittadini, e non dai governi, da strutture sovranazionali o da aziende multinazionali. Un aiuto diretto.
Siamo sull’orlo di un salto generazionale. L’inadeguatezza dei vecchi sistemi è ormai palese. Non manca poi molto alla loro caduta. Ma questo non dovrebbe essere un motivo di giubilo. Anzi. Cambiare il mondo non può ridursi allo smantellamento di ciò che non va. È soprattutto l’ideazione di soluzioni concrete e attuabili. In questo periodo storico, siamo chiamati a fare qualcosa che ci spaventa, qualcosa che non abbiamo mai tentato prima: impugnare il timone. Perché quando queste istituzioni crolleranno, il sisma sarà terribile, e non ci sarà più nessuno pronto a correre in nostro soccorso. Se è la libertà che desideriamo, è nostro il dovere di immaginarla e realizzarla. Saremo noi, e non i governi o l’ONU, a creare il nuovo sistema.
Noi siamo pronti. Tu?