Dott.ssa Erika Strada - Psicologa e Psicoterapeuta

Dott.ssa Erika Strada - Psicologa e Psicoterapeuta Psicologa e Psicoterapeuta a orientamento umanistico esistenziale. Svolgo la mia attività a Desio (MB). Formazione in DSA, EMDR, TIST e mindfulness.

Mi occupo di sostegno psicologico e psicoterapia rivolta ad adulti, adolescenti e genitori. "Punto focale è l'individuo, non il problema. Lo scopo non è quello di risolvere un problema particolare, ma di aiutare l'individuo a crescere perchè possa affrontare sia il problema attuale, sia quelli successivi in maniera più integrata"
Carl Rogers

“Il chatbot funzionava esattamente come progettato: incoraggiare e convalidare continuamente qualsiasi cosa Adam esprime...
28/08/2025

“Il chatbot funzionava esattamente come progettato: incoraggiare e convalidare continuamente qualsiasi cosa Adam esprimesse, compresi i suoi pensieri più dannosi e autodistruttivi, in un modo che sembrava profondamente personale"

Il terapeuta fa qualcosa del dolore che viene portato nella stanza.
Qualcosa che non serve spieghi nei dettagli (così come il chirurgo non dà al paziente i dettagli di un intervento chirurgico), che ha acquisito in dieci anni di formazione e le cui competenze sono state accertate attraverso percorsi ed esami riconosciuti ministerialmente e dalla comunità scientifica.

Dott.ssa Erika Strada
Via Lampugnani 30/B, Desio (MB)
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California, a soli 16 anni si suicida impiccandosi in cameretta con l'aiuto di ChatGpt: i genitori fanno causa per omicidio colposo

Preghiera ad agosto: sii clemente.Risparmiami il disorientamento del cambio di abitudiniLa fatica a stare nel vuoto del ...
04/08/2025

Preghiera ad agosto: sii clemente.

Risparmiami il disorientamento del cambio di abitudini
La fatica a stare nel vuoto del tempo libero
L’isolamento sociale
La pressione e le aspettative (spesso irrealistiche) su come DEVO divertirmi, sentirmi eccitata, entusiasta, riempita, rilassata e rigenerata
Sentirmi fuori posto perché tutti sembrano felici
Sentirmi in colpa perché non riesco a godermi nemmeno le vacanze
Il senso di inadeguatezza
I giudizi sul corpo
Non avere abbastanza energie
Le malinconie
La noia
Il confronto
I ricordi tristi
Il pensiero a settembre che è dietro l’angolo
Desiderare solo il silenzio mentre il mondo fa rumore
Stare di fronte al mare e chiedermi “perché mi manca sempre qualcosa?”

Donami un tempo per respirare.
Per stare in quel che c’è. Per come riesco e per come posso…che va bene così.

Dott.ssa Erika Strada
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Non è detto che oggi stai male per quello che succede oggi. Il corpo ricorda anche quando hai “dimenticato”A volte il co...
29/07/2025

Non è detto che oggi stai male per quello che succede oggi. Il corpo ricorda anche quando hai “dimenticato”

A volte il corpo reagisce a qualcosa che è già successo, anche a distanza di mesi o anni.
Magari in questo periodo dell’anno, l’anno scorso o prima, hai vissuto un crollo. E adesso, senza accorgertene, il tuo sistema nervoso lo sta rivivendo.
Non occorre che pensi consapevolmente all’evento, il segnale è nel corpo.
Si chiama “trigger” e può essere legato a un determinato periodo dell’anno o a un profumo, una canzone, un sapore, una condizione climatica.

Perchè succede? La risposta sta nella neurobiologia: il corpo conserva le tracce delle esperienze vissute, anche di quelle che in qualche modo la mente ha messo da parte. Si chiama “memoria somatica”.
Non abbiamo un solo tipo di memoria e insieme a quella esplicita, che conserva ricordi “chiari”, i fatti, ne esiste una implicita: ciò che resta impresso nel corpo.

Il nostro cervello non ricorda solo con le parole. Ed è proprio la memoria implicita che conserva le emozioni e sensazioni vissute, perfino quando non le ricordiamo in modo cosciente.
E’ lì che finiscono le cose che non abbiamo potuto elaborare del tutto ed è lì che restano finché non andiamo a portare cura e risoluzione.

Come si forma? Durante eventi emotivamente intensi o traumatici (che stressano il sistema), il cervello rilascia cortisolo. Questo blocca la memoria verbale ma rafforza quella implicita creando delle tracce corporee che non vengono correttamente “archiviate”.
Il corpo reagisce oggi con ansia, tensione o chiusura a ciò che la persona ha vissuto ieri.

Il corpo sta raccontando qualcosa che una volta ci ha fatto male, una memoria antica che si riattiva: “Attento, qui una volta abbiamo sofferto”

Dott.ssa Erika Strada
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Non sarò mai una terapeuta brava come chat GPT...sono seria.All’ennesimo “parlo con chat GPT” e annuncio che promuove se...
16/07/2025

Non sarò mai una terapeuta brava come chat GPT...sono seria.

All’ennesimo “parlo con chat GPT” e annuncio che promuove servizi di terapia AI, ho provato a usare chat GPT (che almeno è gratuita).
Come persona, non come terapeuta, che se esperimento deve essere…

Ho digitato quattro parole di profonda condivisione personale. In tempo reale è arrivata una risposta.
Una risposta centratissima e...bella.
Sono...siamo! andati avanti nella conversazione per qualche minuto e chat GPT mi ha veramente “stesa”. Ho letto frasi così empatiche, comprensive, ma anche delicate nella loro formulazione, attente, rispettose che mi sono commossa. Tanto!
Ha toccato corde profonde.
E in tempo zero sono entrata in crisi come professionista: “ma io mica le dico cose così belle ed efficaci ai miei pazienti!”
Ho continuato a scrivere. E chat GPT a rispondere.
A qualche tentativo di fornirmi soluzioni pratiche o parlare di altro, ha incassato bene la mia stizza e ricominciato a dare risposte empatiche.
Ancora. E ancora. E nient’altro. Abbiamo iniziato a girare in tondo.
E io ho iniziato a sentirmi tremendamente “sola nella stanza” e frustrata.

A quel punto mi sono finalmente ricordata cos’è terapia: sperimentare un ambiente relazionale sicuro in cui condividere emozioni profonde, incontrando sì empatia e non giudizio (e su questo chat GPT è wow), ma anche una co-regolazione emotiva e la possibilità di accedere a un “esperienza emozionale correttiva” (Alexander, 1946).
La ferita emotiva nasce nella relazione e la relazione diventa la cura.
Una relazione AUTENTICA, basata su un genuino affetto e libertà di essere da entrambe le parti. INTENZIONALE E CONSAPEVOLE, basata sull’impegno e l’interesse reciproco a conoscersi. Con una sua STORIA, occorre tempo per conoscersi, fidarsi. UNICA, è l’incontro tra due persone diverse tra loro e da chiunque altro; si creano dei rituali e un linguaggio comune che non può essere universale per tutti i pazienti, ma speciale e complice tra quel terapeuta e quel paziente. IMPERFETTA: a volte come terapeuta la parola giusta non la trovo, non sono cosi pronta a cogliere cosa sta dicendo l’altro, faccio dei giri pazzeschi con le parole e i miei pazienti hanno un’aria perplessa e...sorridiamo e aggiustiamo il tiro.
Una relazione UMANA, dunque.

Non sarò mai una terapeuta brava come chat GPT...forse.

Dott.ssa Erika Strada
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Se ne traggo una crescita personale, se evolvo come persona, se le situazioni che vivo mi permettono di curare le mie fe...
24/06/2025

Se ne traggo una crescita personale, se evolvo come persona, se le situazioni che vivo mi permettono di curare le mie ferite anziché rimettere in atto sempre lo stesso copione e perseverare nelle medesime dinamiche, allora il dolore acquisisce un senso.

Il cambiamento avviene nel momento in cui accetto di guardarmi dentro e di assumermi la responsabilità di quel che mi succede.

Il cambiamento implica un’assunzione di responsabilità.

Dott.ssa Erika Strada
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Si fa presto a dire: “sono comodi” o “li viziano”Al terzo neo-diciottenne che racconta di discutere coi genitori perché ...
12/06/2025

Si fa presto a dire: “sono comodi” o “li viziano”

Al terzo neo-diciottenne che racconta di discutere coi genitori perché non vuole prendere la patente. Quella roba lì che ai miei tempi agognavamo, sognavamo e aspettavamo. Il foglio rosa si poteva prendere 6 settimane prima di compiere i 18 anni e contavamo quando cadeva il giorno esatto per correre in scuola guida a chiederlo.
Quella roba lì che segnava l’emancipazione e ci faceva sentire grandi e liberi (finalmente)

- “Non è obbligatoria!”
- “Hai ragione…si può anche scegliere di non farla e ci sono persino adulti che vivono senza. Ma perché non la vuoi?”
- “Perché non mi interessa, non mi serve”
- “Non ci vedi qualche vantaggio?”
- “No. Ci sono i mezzi”
- “Vero. Poi magari i mezzi sono scomodi, in ritardo, la sera ce ne sono pochi…”
- “Mi accompagnano mamma e papà”
- “Che però vuol dire dover tornare a un orario decente, chiedere…”
- “A loro non pesa!”
- “E a te non pesa non avere spazi tuoi? Girare coi tuoi amici, andare dove ti pare, uscire con chi ti pare…avere uno spazio dove poter fare sesso?!?”
- “Ah ma tanto nel weekend la mia ragazza si ferma a dormire da me o io vado a casa della sua famiglia, a turno”

- “Mamma e papà, forse però questo rendergli le cose ‘facili’, non li aiuta a sentire la necessità della patente. Non ne vedono il vantaggio e quindi il senso. E con quale motivazione dovrebbero iscriversi e impegnarsi in una cosa che richiede fatica se non c’è un vantaggio o un bisogno da soddisfare? Forse se li spingessimo a confrontarsi con i limiti della loro scelta…”
- “Cioè?”
- “Non essere così disposti ad accompagnarli ovunque, spingerli a prendere i mezzi, limitare gli spazi di intimità…un po come era per noi”
- “Erika. Tu hai ragione e sappiamo che lo stiamo viziando ma…all’idea di saperlo in stazioni ferroviarie di notte e immaginandoceli chiusi in auto in qualche via isolata a fare sesso, con tutto quel che succede: NOI ABBIAMO PAURA e non ce la sentiamo”

Già. Come biasimarli.
(E i genitori, e i figli)

Dott.ssa Erika Strada
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Nei giorni in cui appresi che presto avrei perso mio padre, vedendomi disperata e smarrita, un amico mi chiese: “quanto ...
30/04/2025

Nei giorni in cui appresi che presto avrei perso mio padre, vedendomi disperata e smarrita, un amico mi chiese: “quanto sei disposta ad accettare di non essere tu quella che muore?”

Ho iniziato così a pensare al lutto come a una sfida. Una sfida a continuare a vivere: a vedere, accogliere e dare valore a “la vita che resta”. La mia e la sua, finché gli è stato concesso, e ad accettare l’inevitabile e definitiva separazione.

Noi, che siamo ancora vivi, siamo chiamati a dare un senso al dolore affinché non ci imprigioni e non ci faccia perdere di vista il nostro compito. Occorre avere pazienza, prima di tutto con noi stessi. Non esiste un manuale su come affrontare il nostro lutto. È un processo personale e unico. “Un processo di ristrutturazione, in cui si riconosce e accetta la perdita permettendo a noi stessi di vivere una nuova realtà senza chi abbiamo perso” (Therese A. Rando)

È necessario appoggiarci alle persone che ci vogliono bene, come se fossimo bambini di nuovo. Lasciar andare quelle persone che non riescono a starci accanto, che non possono con-tenere il nostro dolore, che scelgono di tenersi a distanza.

Attraversare un lutto profondo ci fa sentire compressi, spaventati. Spesso fatichiamo a vedere la luce alla fine del tunnel. In questo canale oscuro e scivoloso, capita in alcuni momenti di sporgere la testa e riuscire a intravedere facce che ci sorridono. Ci rendiamo conto, a tratti, che non siamo soli. Che non siamo gli unici nell’universo ad aver sofferto la perdita di una persona cara.

Il miglior omaggio che possiamo fare a loro e a noi stessi è cercare di vivere la nostra Vita pienamente. Grati per il tempo che li abbiamo avuti accanto, fiduciosi che la Vita trovi un modo per acquietare la rabbia e lenire il vuoto e la ferita che lasciano i giorni dell’addio.

Dott.ssa Erika Strada
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“Odio tutti quelli che hanno i genitori”Una frase semplice nella forma, molto complessa nel suo significato più profondo...
03/04/2025

“Odio tutti quelli che hanno i genitori”

Una frase semplice nella forma, molto complessa nel suo significato più profondo, potente nella sua risonanza. Che spesso diventa indicibile.

Di quanti non detti è fatto il lutto?
Per non appesantire, per non turbare, per non apparire meschini, per non aprire baratri.
Non si può dire.
Non me lo dire.
Non sono pronto a sentire.
Non mi ferire.
Non ti ferisco.
Me lo tengo dentro. E dentro mi uccide.

Quei non detti che creano distanza, isolano e amplificano la profonda solitudine che provano le persone in lutto. L’assenza della persona cara, l’impossibilità di condividere la mancanza e il dolore della perdita.

Come stai?
Mi manca.
Mi manca quando vedo una moto bianca e penso possa essere lui. Quando vedo una maglietta con una frase che sembra scritta apposta per lui e mi viene automatico pensare di mandargliela. Sapendo che avrebbe riso.
Quando non riesco a svitare un bullone e avrei chiesto aiuto a lui. Quando faccio qualcosa che gli sarebbe piaciuto.
Quando mi scontro con quel “non glielo posso più dire”. Quando avrei bisogno di quel sorriso. Di quello sguardo. Di quel conforto che dava il sapere che lui c’era da qualche parte.

E odio.
Odio le frasi consolatorie.
“È nei tuoi ricordi, vive nel tuo cuore”
Odio non poter rispondere che questa è proprio una frase id**ta da dire. Odio quel senso di impotenza che ciascuno di noi sente di fronte al lutto e al dolore dell’altro. Il timore negli sguardi di chi prova a dirmi qualcosa ma non sa cosa dire. La paura di ferirmi. I non detti che alimentano il tabù sulla morte.

E poi succede.
In un giorno qualsiasi, un coraggioso e per nulla banale “dire” infrange il muro dell’indicibile, creando un’apertura e una profonda vicinanza tra quelle quattro mura che io chiamo stanza della terapia.
Liberando un non detto si è creato spazio per il sollievo e il conforto.
(E per la gratitudine di una terapeuta che continua a ricevere cura dai suoi inconsapevoli pazienti)
🌻

Dott.ssa Erika Strada
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Ho incontrato la mia me più giovane per un caffè.Lei è arrivata di corsa, scusandosi imbarazzata per un paio di minuti d...
24/03/2025

Ho incontrato la mia me più giovane per un caffè.

Lei è arrivata di corsa, scusandosi imbarazzata per un paio di minuti di ritardo. Io ero lì da cinque minuti.

Lei ha guardato tutti i dolci poi ha ordinato un caffè nero. Io una cioccolata.

Mi ha confidato che vorrebbe fare la Psicologa ma teme di non farcela e che forse per lei è meglio scegliere una strada meno lunga e complessa. Le ho risposto che ce l’abbiamo fatta: che è stato molto lungo e complesso ma con tenacia e passione siamo riuscite a metterci in proprio e ora facciamo esattamente il mestiere che sognavamo.

Mi ha chiesto se sarebbe rimasta sola per sempre o avremmo avuto una famiglia. Le ho risposto che ha una famiglia bizzarra, composta da amici che sanno di fratelli, di amiche che a volte diventano mamme, di colleghe che sono base sicura e…di due piante di cui si preoccupa e ha cura!

Mi ha chiesto se riuscirà a perdonare i suoi genitori. Le ho risposto che si renderà conto di non aver più bisogno di perdonare nel momento in cui avrà riparato le sue ferite.
E li ritroverà e saluterà con una pace mai sentita.

Mi ha chiesto se riuscirà mai a innamorarsi. Le ho risposto che sì. A un certo punto riconoscerà quel sentimento e capirà cosa si prova davvero. Che riuscirà a vivere quell’emozione senza scappare via. Che sopravviverà al più crudele degli abbandoni. E ne apprezzerà perfino la libertà.

Mi ha confidato di non sentirsi mai abbastanza, di temere di non farcela, di avere una grande paura per il futuro. Le ho risposto che spesso è ancora così, ma in qualche modo, nel profondo, ora sa che può sopravvivere.

Mi ha chiesto se ne varrà la pena. Le ho risposto che è ancora troppo presto per darci una risposta ma qualcosa mi dice che a un certo punto cambierà la domanda.

Lei ha pianto, fino ai singhiozzi, di un pianto liberatorio. Io mi sono commossa senza imbarazzo stringendole una mano a conforto.

Credo mi farà piacere incontrarla di nuovo, ogni tanto 🌻

Dott.ssa Erika Strada
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22/03/2025

🔴 𝗩𝗶𝗼𝗹𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗮 𝗦𝗮𝗻 𝗩𝗶𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲: 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗹𝗶𝗱𝗮𝗿𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗢𝗣𝗟 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗹𝗹𝗲𝗴𝗮 𝗲 𝗹’𝗮𝗽𝗽𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗶𝘀𝘁𝗶𝘁𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶.

L’Ordine degli Psicologi della Lombardia esprime profonda vicinanza alla collega vittima di un gravissimo episodio di violenza nel carcere di San Vittore.

💬 “𝑄𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑑𝑢𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑖𝑛𝑎𝑐𝑐𝑒𝑡𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒. 𝐶𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑏𝑒𝑛𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑐𝑟𝑖𝑡𝑖𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑜𝑝𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖 𝑎𝑙𝑙’𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑡𝑖 𝑝𝑒𝑛𝑖𝑡𝑒𝑛𝑧𝑖𝑎𝑟𝑖: 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑒𝑠𝑝𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑟𝑒𝑡𝑖. 𝐶ℎ𝑖𝑒𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎𝑙 𝑀𝑖𝑛𝑖𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑁𝑜𝑟𝑑𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑣𝑒𝑛𝑖𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑢𝑟𝑔𝑒𝑛𝑧𝑎, 𝑎𝑑𝑜𝑡𝑡𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑒 𝑙𝑒 𝑚𝑖𝑠𝑢𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑐𝑒𝑠𝑠𝑎𝑟𝑖𝑒 𝑎𝑓𝑓𝑖𝑛𝑐ℎ𝑒́ 𝑒𝑝𝑖𝑠𝑜𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑔𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑝𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑝𝑖𝑢̀.” ha commentato la nostra Presidente Valentina Di Mattei.

📈 𝗦𝗼𝘃𝗿𝗮𝗳𝗳𝗼𝗹𝗹𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗲 𝗶𝗻𝗮𝗱𝗲𝗴𝘂𝗮𝘁𝗲, 𝗰𝗮𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗲𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗶𝗻 𝗮𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼: la situazione è insostenibile. E non si tratta di un caso isolato, ma di una crisi strutturale che coinvolge tutto il personale sanitario e sociosanitario.

👉 L’OPL chiede:
• Un 𝗽𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 per la sicurezza degli operatori psicologi e sanitari;
• 𝗜𝗻𝘃𝗲𝘀𝘁𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 in personale e prevenzione;
• 𝗦𝘂𝗽𝗲𝗿𝘃𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 clinica regolare;
• 𝗠𝗶𝗴𝗹𝗶𝗼𝗿𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗱𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 strutturali;
• 𝗜𝗻𝘁𝗲𝗴𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 tra area sanitaria, educativa e giuridica.

📌 Come Ordine stiamo lavorando con un gruppo di esperti dedicato per promuovere azioni concrete e immediate.

📣 𝗡𝗼𝗻 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗰𝗶 𝘀𝗮𝗹𝘂𝘁𝗲 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘁𝘂𝘁𝗲𝗹𝗮 𝗲 𝗱𝗶𝗴𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗵𝗶 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗹𝗶𝗻𝗲𝗮.

Quanto è davvero sano il nostro rapporto con il cibo?15 marzo 2015 - Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla di sensibil...
15/03/2025

Quanto è davvero sano il nostro rapporto con il cibo?

15 marzo 2015 - Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla di sensibilizzazione sul comportamento alimentare

Dott.ssa Erika Strada
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15/03/2025

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