12/08/2024
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Quella Forza di volontà che indebolisce una buona cura dell’obesità
Nel film del 1980 Fantozzi contro tutti, è rimasta nell’immaginario la scena della clinica per dimagrire diretta dal Prof. Birkenmeier (interpretato da un sublime Silvano Spadaccino oltre che attore un paroliere e cantautore).
Il medico, laureato alla Università tedesca di Jena (In Turingia) propone un metodo rivoluzionario al malcapitato ragioniere che consiste in 20 giorni di digiuno assoluto (niente mangiare e niente bere).
C’è una frase, degno inizio di questo articolo, che Birkenmeier dice che è: “Per fare buona cura occorre grande forza di volontà”.
Sebbene si tratti di comicità, purtroppo, l’idea che la gestione del peso sia solo una questione di volontà è opinione molto diffusa tanto che l’obesità da malattia è spesso detronizzata a colpa e mancanza, proprio, della citata forza (di volontà) e incapacità di fare scelte giuste.
Chi lavora e studia l’obesità, invece, ha sotto gli occhi un quadro sempre più complesso di questa condizione cronica, multifattoriale e recidivante.
Come dice Arya Sharma (https://www.drsharma.ca/rethinking-agency-in-obesity-its-not-a-choice)“l’idea che chiunque possa scegliere di avere il peso che vuole solo alterando il proprio stile di vita deve apparire sempre più ridicola”.
Sharma nel suo post cita un interessante lavoro di Andrew Grannel e colleghi dell’Università di Dublino che va contro l’idea popolare che la regolazione del peso corporeo sia solo una questione di scelta consapevole. (Grannell, A, Fallon, F, Al-Najim, W, le Roux, C. Obesity and responsibility: Is it time to rethink agency? Obesity Reviews. 2021; 22:e13270. https://doi.org/10.1111/obr.13270)
Gli autori ricordano come i segnali di fame e sazietà vengano generati in regioni del cervello che non sono associate all’esperienza cosciente.
L’obesità infatti deriva da una disregolazione dei segnali di fame e sazietà che non sono associati all’esperienza cosciente, e che a sua volta può derivare da una vasta gamma di cause biologiche e ambientali.
L’idea della controllabilità del peso e della responsabilità personale (se vuoi… puoi) sono combustibile per lo stigma verso l’obesità e chi ne è affetto.
Questa forma di stigma diffusa e socialmente accettate spesso porta più danni alla qualità di vita della stessa obesità.
L’articolo parla anche degli approcci farmacologici e della chirurgia bariatrica e dei benefici che possono dare.
Ovviamente questi approcci non aumentano la forza di volontà, ma modificano la biologia sottostante.
Ciò non significa deresponsabilizzare chi è in una condizione di obesità, ma dare dignità a una malattia può aiutare meglio le persone a cercare le informazioni per un intervento personalizzato ed efficace; essere più responsabili verso la gestione della propria condizione; rialzarsi più velocemente dalle normali scivolate invece di criticarsi, sentirsi senza speranza e deboli (effetti della interiorizzazione “stigma interiorizzato” degli stereotipi negativi che ruotano intorno all’obesità).
L’obesità è complessa, e ridurre il tutto a “mangia di meno e muoviti di più; volere è potere” è un insulto verso la malattia, chi ne è affetto e anche verso chi lavora in questo campo.
Da notare anche come nello stesso periodo dell’articolo di Grannel e colleghi è uscito uno Italiano di Busetto e colleghi che segue una linea simile di narrazione (Busetto L, Sbraccia P, Vettor R. Obesity management: at the forefront against disease stigma and therapeutic inertia. Eat Weight Disord. 2021 May 29. doi: 10.1007/s40519-021-01217-1. Epub ahead of print. PMID: 34052990 e https://sio-obesita.org/si-raccomanda-di-fare-una-moderata-attivita-fisica-e-una-dieta-equilibrata-e-una-frase-che-spesso-possiamo-trovare-alla-fine-di-una-relazione-di-visita-e-che-sintetizza-in-m/).
Fantozzi alla fine cede dopo essere stato invitato a cena dal professore Birkenmeier a osservarlo mentre mangia per testare la sua Forza di Volontà (il paziente deve resistere a non mangiare nulla).
La scena è di una comicità e interpretazione geniale, ma non c’è nulla di comico quando nella vita reale, oltre al peso del corpo, le persone affette da obesità devono trascinare anche il peso di un giudizio negativo dato da una semplificazione (basta che ti controlli) di una condizione (l’obesità) molto complessa.
Daniele Di Pauli
P.E.S.O (Pregiudizio e Stigma verso l’obesità)
Il post è ispirato, e a tratti rivisitato, dalla lettura di Arya Sharma https://www.drsharma.ca/rethinking-agency-in-obesity-its-not-a-choice