17/09/2025
Sette ore di vapore, un segreto di spezie tramandato da sei generazioni.
Nelle cucine dell'Emilia-Romagna e della Campania, ogni domenica si ripete lo stesso rito. Il ragù inizia prima dell'alba, quando il silenzio della casa amplifica il primo sfrigolio della carne.
Ma cosa cuoceva davvero nelle pentole del 1891? Pellegrino Artusi, padre della cucina italiana moderna, scriveva una ricetta del ragù bolognese che oggi farebbe sobbalzare: latte, panna e fegatini di pollo. Una versione che nessuno riconoscerebbe come "autentica".
La cottura richiede pazienza assoluta. Sette ore di fuoco dolce trasformano i sapori, mentre la carne si disfà lentamente nel suo stesso sugo.
Le nonne custodiscono ancora i segreti più preziosi. In una famiglia, da sei generazioni si tramanda l'aggiunta di un pizzico di chiodo di garofano, una spezia che regala al ragù una nota calda e sorprendente.
Il termine stesso rivela un viaggio culinario straordinario. "Ragù" deriva dal francese "ragoût", ma oltralpe oggi indica solo uno stufato comune, non il condimento cremoso che conosciamo.
La Camera di Commercio di Bologna ha dovuto ufficializzare la ricetta "vera" nel 1982. Un documento necessario per preservare tradizioni che si stavano perdendo nell'era dei sughi pronti.
Mentre i supermercati vendono ragù in barattolo, pronto in tre minuti, le famiglie resistenti mantengono vive le domeniche di vapore e attesa. Ogni mestolo racconta storie che il microonde non potrà mai narrare.
Il ragù è tempo solidificato in sapore. Una lezione di lentezza che attraversa i secoli, sfidando la fretta del mondo moderno con la forza silenziosa della tradizione.
💁♂️ Quel che non sapevi, in breve
👉 Il ragù di Artusi del 1891 conteneva latte, panna e fegatini di pollo
👉 Il nome deriva dal francese "ragoût" ma ha preso vita propria in Italia
👉 Alcune famiglie aggiungono chiodi di garofano come ingrediente segreto
👉 La ricetta ufficiale bolognese è stata codificata solo nel 1982
👉 La cottura tradizionale richiedeva fino a 7 ore di fuoco dolce