21/05/2024
Per tutta la vita dimostrò con l’esempio che senza amare se stessi non è possibile neanche amare il prossimo, che l’odio di sé è identico al gretto egoismo e produce infine il medesimo orribile isolamento, la medesima disperazione.
Herman Hesse, Il lupo della steppa
Da dove trarre l'amore di sé? E da dove arriva l'odio di sé?
Molto spesso nella stanza di terapia arrivano persone che raccontano comportamenti o pensieri che sottendono una grande mancanza di amore per sé.
Amarsi, nonostante le esperienze negative che ci possano essere capitate, è un po' come compiere un atto di fede: decido di amare me stesso senza che debbano intervenire condizioni a me esterne per "darmi il permesso" ad amarmi.
L'amore di sé è quindi un qualcosa di completamente interiore: proviene dal di dentro e non dal di fuori, ed è ciò che dà forma all'esteriorità e non il contrario. Credo che l'odio di sé rappresenti il movimento esattamente opposto: lascio che sia l'esteriorità a dare forma alla mia interiorità e attendo che sia il mondo là fuori a permettermi di amarmi.
Quando questo accade, l'individuo non può amarsi perché è totalmente il balìa di condizioni a lui esterne, indipendenti da ciò che egli è. Non possiamo aspettare che sia il mondo ad amarci perché finirà per farci sentire dipendenti, incompleti, feriti, e da quella dipendenza, da quell'incompletezza, da quella ferita, scaturirà l'odio per ciò che si è. L'amore di sé che proviene dall'interiorità, al contrario, fornisce una pienezza di intenzioni, di motivazioni, di progettualità, ed è un'energia che può dare forma nuova all'ambiente circostante, alle relazioni e ai propri progetti. Uno decide di amarsi, magari proprio quando le cose gli vanno male.
Dobbiamo decidere di amarci perché è giusto amarsi, senza nessun'altra spinta!