
03/09/2025
Lo sport dovrebbe educare al rispetto, alla collaborazione e alla crescita, non diventare terreno di conflitto.
A Collegno, un episodio di violenza ha coinvolto un genitore che, durante una partita giovanile, ha aggredito un ragazzo della squadra avversaria del figlio. Un gesto che dimostra quanto la gestione emotiva degli adulti possa compromettere il vero spirito dello sport.
Giancarlo Marenco, Presidente dell'Ordine degli Psicologi del Piemonte e Vicepresidente CNOP, commenta: "Un papà non può entrare in campo e picchiare un ragazzo. Non è difendere un figlio, è non accettare che un giovane possa affrontare delle difficoltà." Marenco sottolinea che questo comportamento non riguarda solo lo sport, ma anche la scuola: "I genitori devono supportare i figli, non sostituirsi agli insegnanti o creare conflitti."
Il Ministero dell'Istruzione conferma questa visione, ribadendo che i genitori dovrebbero svolgere un ruolo di accompagnamento, non di confronto diretto con i docenti.
Marenco aggiunge: "Il danno maggiore non è solo quello inflitto alla vittima, ma anche quello che subiscono i figli di questi genitori che mettono in atto condotte violente. Un bambino che vede il proprio padre aggredire un avversario o un insegnante non impara la protezione, ma la vergogna. Impara che la violenza è una scorciatoia, invece di capire che le difficoltà fanno parte della crescita."
Lo sport non è solo competizione, ma una lezione di vita che insegna a rialzarsi, a rispettare sé stessi e gli altri. Quando gli adulti dimenticano il loro ruolo educativo, tradiscono i valori fondamentali dello sport.
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