Dott.ssa Cristiana Frattesi - Psicologa - Psicoterapeuta

Dott.ssa Cristiana Frattesi - Psicologa - Psicoterapeuta Quando smettiamo di difenderci,
diveniamo inattaccabili.

A volte non servono grandi discorsi per capire che qualcosa non va.Ci sono segnali minimi, piccolissimi, ma se impariamo...
31/08/2025

A volte non servono grandi discorsi per capire che qualcosa non va.
Ci sono segnali minimi, piccolissimi, ma se impariamo a guardarli da vicino, diventano microscopie dell’anima.
Piccole crepe che dicono molto, anche quando non si dice nulla, soprattutto quando non si dice nulla.
A volte capita di arrivare con qualche minuto di ritardo, anche se odiamo farlo; ci scusiamo continuamente, anche per cose che non dipendono da noi;
raccontiamo una cosa importante, ma subito dopo facciamo una battuta, come per alleggerire, come per cancellarla.
Non sempre ce ne accorgiamo, ma dentro quei gesti si nasconde qualcosa: la paura di pesare, di disturbare, di esporsi troppo, oppure il timore antico di non essere compresi, accolti, lasciati essere.
A volte le emozioni più forti non urlano, si travestono da dettagli.
Imparare a riconoscerli in noi e negli altri, è un atto di presenza, è uno sguardo più lento, più gentile.
Chi si racconta a metà, chi si scusa troppo, chi cambia tono all’ultimo, non sempre ha bisogno di consigli, solitamente i consigli servono più a chi li da che a chi li riceve.
A volte si ha solo bisogno che qualcuno resti, che non minimizzi, che sappia vedere ed ascoltare anche ciò che non viene detto.
Perché quando ci si sente davvero visti, anche il dolore può respirare.
Buona domenica ⚘️ ❤️‍🩹

"A volte, per fare un passo in avanti, bisogna fare un passo indietro."Nelle relazioni di coppia, si pensa spesso che an...
26/08/2025

"A volte, per fare un passo in avanti, bisogna fare un passo indietro."
Nelle relazioni di coppia, si pensa spesso che andare avanti significhi andare verso l’altro: spiegarsi, convincere, sistemare, trattenere.
Ma ci sono momenti in cui, per andare davvero avanti, serve fare un passo indietro.
Un passo indietro non è una fuga, ma una presa di distanza per vedere meglio; è lo spazio necessario per ascoltare ciò che non si sentiva più, per distinguere dove finisco io e dove inizia l'altro.
È il momento in cui si sospende il copione e si comincia ad osservare, piuttosto che reagire.
Come in psicoterapia, dove spesso si torna indietro per comprendere, per dare significato, per liberare ciò che era rimasto bloccato ed impedisce di proseguire.
Così anche nella coppia: c’è un tempo per costruire insieme, e un tempo per tornare dentro di sé, per non perdersi nell’altro.
Chi fa un passo indietro non si sta arrendendo, sta scegliendo consapevolmente di non continuare a camminare nella confusione, nella ripetizione, nella lotta.
Sta cercando un nuovo punto di appoggio. E spesso, proprio lì, accade qualcosa di diverso. In amore, nella coppia, non vince chi resiste di più, vince chi ha il coraggio di fare un passo indietro, per poter andare davvero avanti.
Perché ci sono distanze che avvicinano, e movimenti che sembrano un ritorno, ma sono un importante salto evolutivo.
Buona giornata ⚘️

http://www.cristianafrattesi.it/2025/08/26/a-volte-per-fare-un-passo-in-avanti-bisogna-fare-un-passo-indietro/

Un periodo questo, fatto di graduali ripartenze, ma anche di silenzi che attendono di essere spezzati.Mi è tornato in me...
24/08/2025

Un periodo questo, fatto di graduali ripartenze, ma anche di silenzi che attendono di essere spezzati.
Mi è tornato in mente un film che mi aveva colpito profondamente, anche per la semplicità con cui riesce a parlare di emozioni universali.
Una frase, in particolare, è rimasta con me:
"Il mondo è pieno di gente che ha paura di fare il primo passo.”
Green Book
Quante volte, nella nostra quotidianità, ci troviamo in attesa, non necessariamente di un evento straordinario, ma di un segnale: una telefonata, un messaggio, un campanello che suoni, un gesto che ci faccia sentire pensati, riconosciuti, visti ed inclusi nel mondo affettivo dell’altro.
Il bisogno di essere cercati, chiamati, desiderati è una dimensione profondamente umana, che parla del nostro desiderio di connessione, appartenenza e reciprocità.
Spesso, ci raccontiamo che stiamo bene da soli, nella nostra autonomia, ed a volte è così, ma ciò non cancella il bisogno, altrettanto legittimo, di sentirci significativi per qualcuno.
Restiamo così sospesi in un’attesa silenziosa, a volte difficile da nominare, che si manifesta nei piccoli gesti quotidiani: uno sguardo rivolto al telefono, un pensiero che torna, una speranza trattenuta.
Nel frattempo, in un’altra stanza, c'è qualcuno altro che potrebbe essere fermo con la stessa attesa.
Perché il primo passo, quello che rompe il silenzio, che apre il contatto, può spaventare: espone, rende vulnerabili, mette in gioco la possibilità di non essere accolti.
Ma riconoscere questo movimento interno è già un passo verso una maggiore consapevolezza.
In psicoterapia, accade spesso che l’ascolto di queste attese nascoste diventi il punto di partenza per esplorare il proprio modo di stare in relazione. Per interrogarsi su quanto si è disposti a mostrarsi, a chiedere, a ricevere, ma anche a rischiare un rifiuto, pur di uscire dall’immobilità.
Forse cambiare, crescere, emotivamente, significa anche questo: imparare a dare voce al desiderio, assumersi la responsabilità del proprio bisogno, e quando possibile, diventare noi stessi il primo passo verso l’altro.
Buona domenica!⚘️

http://www.cristianafrattesi.it/2025/08/24/il-mondo-e-pieno-di-gente-che-ha-paura-di-fare-il-primo-passo-g-b/

Aderisco all'iniziativa. A breve sarà possibile fare richiesta per il Bonus psicologo 2025.Le  domande potranno essere p...
22/08/2025

Aderisco all'iniziativa.
A breve sarà possibile fare richiesta per il Bonus psicologo 2025.
Le domande potranno essere presentate dal 15 settembre al 14 novembre 2025.
Info: https://www.psy.it/bonus-psicologico-2025/

Sole e Luna che sembra vogliono incontrarsi, e per un attimo si sfiorano.Uno scende, lasciando il giorno con le sue cert...
20/08/2025

Sole e Luna che sembra vogliono incontrarsi, e per un attimo si sfiorano.
Uno scende, lasciando il giorno con le sue certezze, i suoi ritmi visibili; l’altra sale, accendendo la notte con i suoi simboli, i suoi spazi interiori.
Due forze in apparenza opposte, ma profondamente complementari.
È un momento breve, quasi impercettibile:
un passaggio tra conscio e inconscio, tra ciò che sappiamo di noi e ciò che chiede ancora di essere visto, ascoltato, accolto.
Così avviene anche in psicoterapia: un dialogo silenzioso tra il nostro "sole" la parte di noi che funziona, che agisce, che appare e la nostra "luna" quella che resta nell’ombra, invisibile, ma sempre presente.
Incontri che si manifestano
attraverso un’emozione che emerge, una parola detta “per caso”, un silenzio che parla più di mille spiegazioni.
Sono attimi in cui il passato e il presente si toccano, la difesa incontra il desiderio, il dolore si fa comprensibile, dicibile, trasformabile.
Il Sole rappresenta un pò il nostro Io cosciente, la narrazione che ci raccontiamo.
La Luna, invece, è ciò che viene dal profondo: memorie antiche, bisogni negati, parti dimenticate.
La terapia crea lo spazio in cui queste due dimensioni possono finalmente incontrarsi,
non per annullarsi, ma per integrarsi.
E come accade nel cielo, anche dentro di noi ci sono momenti in cui la luce sfuma nell’ombra,
e l’ombra si lascia sfiorare dalla luce.
Sono passaggi sottili, ma fondamentali.
Non durano a lungo, ma lasciano un segno.
Perché è proprio lì,
in quel confine fragile e fertile tra ciò che eravamo e ciò che possiamo diventare,
che nasce la trasformazione.
Buona giornata ⚘️

C’è qualcosa di profondamente umano nel gesto lento e misurato di lanciare una boccia verso il boccino. Non è solo un pa...
18/08/2025

C’è qualcosa di profondamente umano nel gesto lento e misurato di lanciare una boccia verso il boccino. Non è solo un passatempo, un gioco, ma un rito silenzioso di appartenenza, un codice antico che parla di terra, tempo e relazioni.
Nei piccoli borghi, ancora oggi, le bocce resistono. Fanno parte di un paesaggio emotivo che ci ricorda chi siamo stati. Fa pensare alle sere d’estate della mia infanzia, in cui passavo ore a vedere questo mondo, rigorosamente maschile che, forse, aveva bisogno di un gioco per potersi relazionare.
Non parlano molto, ma si capiscono.
Attorno a un campo di bocce, gli uomini non competono: si ascoltano, si misurano, si osservano in silenzio. Ogni partita è un dialogo muto, dove le parole sono sostituite dal peso delle bocce e dalla traiettoria dei pensieri.
E poi ci sono loro, le donne che chiacchierano a pochi passi. Un incontro il loro, fatto di parole leggere e memorie condivise. Anche questo è un gioco, ma diverso: un insieme di sguardi, pettegolezzi, saggezza tramandata sottovoce. Sempre più raro, ma ancora vivo nei piccoli paesi dove il tempo ha un altro passo.
Il gioco delle bocce è l’incontro tra il gesto e l’attesa, tra il silenzio e la voce. È la nostalgia di un mondo che sapeva fermarsi, dove l’essere era più importante del fare, dove si giocava per restare umani.
Anche solo per ascoltare il suono pieno di una boccia che tocca terra… e sentirsi un po’ meno soli.

Ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di “andare al mare” non per vacanza, ma per ritrovare qualcosa di noi.Il mare...
15/08/2025

Ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di “andare al mare” non per vacanza, ma per ritrovare qualcosa di noi.
Il mare, con il suo movimento instancabile, parla di libertà, di cicli, di confini che non sono mai davvero fissi.
Fa pensare al gabbiano Jonathan, che non si accontenta di volare per nutrirsi, ma cerca, insiste, sbaglia, cade, riprova.
Sceglie di volare per comprendere sé stesso.

Perchè capita a volte di sentirsi “fuori rotta”, come capita a volte di restare a terra per paura di spiccare un volo diverso da quello previsto.
Eppure… c’è un punto preciso in cui la libertà interiore si manifesta: quando smettiamo di chiedere approvazione e iniziamo a riconoscere il nostro bisogno autentico.
Volare può voler dire andare verso qualcosa di diverso.
È comunque un lasciar andare ciò che ci trattiene e tornare a noi.
Un viaggio verso il richiamo del proprio mare interiore.
A volte il primo passo verso la libertà… è ascoltare il vento.
Buon Ferragosto 🌊

C'è qualcosa di magico nel guardare il cielo in silenzio nella notte di San Lorenzo.È una notte in cui si torna bambini,...
11/08/2025

C'è qualcosa di magico nel guardare il cielo in silenzio nella notte di San Lorenzo.
È una notte in cui si torna bambini, con il cuore pieno di speranze.
Una notte che ci ricorda che, anche ciò che dura un istante, può lasciare un segno profondo.
Che desiderare non è debolezza, ma il primo passo verso qualcosa di nuovo.
Che fermarsi, ogni tanto, a guardare il cielo, è un modo per ritrovare sé stessi, ed esprimere un desiderio, un'opportunità, anche solo per ricordarti chi sei. ✨ 💖⭐️

A volte è nel viaggio che affiorano quelle parti di noi a volte dimenticate, altre schiacciate dalla maschera del "ruolo...
10/08/2025

A volte è nel viaggio che affiorano quelle parti di noi a volte dimenticate, altre schiacciate dalla maschera del "ruolo" che indossiamo nella quotidianità.
Lontano dal conosciuto è più facile liberarsi delle "maschere", non c'è più bisogno di nascondersi. Non c'è tempo ne energie per farlo: hai strade da percorrere, mari in cui bagnarti, cibi da assaggiare, luoghi da visitare e incontri e da vivere.
E poi?
Nessuno sa chi sei, nessuno conosce la tua storia, le tue mancanze, il tuo passato.
E soprattutto a nessuno interessa.
Che meraviglia!
Spesso è anche per questo che viaggiamo: per la libertà di essere semplicemente te stesso. Senza maschere, senza filtri, senza controfigure.
Forse le uniche volte!
E magari scopri che ti piace essere cosi!
Buona domenica.⚘️

A volte la vita ci mette davanti a una scelta silenziosa, quasi invisibile: faticare per la libertà o lasciarsi cullare ...
04/08/2025

A volte la vita ci mette davanti a una scelta silenziosa, quasi invisibile: faticare per la libertà o lasciarsi cullare dalla comodità.
Se mettiamo un topo in un barattolo con pochi chicchi di riso, ogni giorno dovrà uscire, muoversi, allenarsi, imparare a orientarsi, rischiare.
Ma è libero, libero di scegliere cosa mangiare, dove andare, quando fermarsi.
La fatica lo tiene vivo.
La libertà lo tiene sveglio.
Immaginiamo ora lo stesso topo in un barattolo pieno di riso, così tanto da non dover più cercare nulla, ogni bisogno è soddisfatto, ogni urgenza rimandata, nessuno sforzo, nessuna preoccupazione. Solo pace, abbondanza, comodità.
Ma lentamente, senza accorgersene, qualcosa cambia. Non ha più motivo di uscire. Non allena più le sue capacità. Non esplora più.
Non sceglie più. Si abitua.
Si adagia. Si addormenta dentro la sua zona di comfort.
Finché, un giorno, il riso finisce.
E quando prova a uscire, non ci riesce più. È intrappolato.
Ora ha bisogno che qualcuno gli getti cibo dall’alto. Ha bisogno di un altro per sopravvivere. E quel bisogno diventa gradualmente dipendenza.
E quando sei dipendente da qualcuno o qualcosa, smetti di avere scelta. Puoi mangiare solo ciò che ti viene dato. Devi accettare e magari anche ringraziare per quel poco che arriva, perché non puoi più procurartelo da solo.
Non puoi non chiederti quanto costa, davvero, tutto ciò che ci sembra comodo, facile, gratuito.
È cosi che si perde la libertà, perdendo la possibilità di scegliere, rischiando nel tempo, di perdere anche se stessi.
Buona lunedì.⚘️

C’è un’immagine che appartiene alla memoria collettiva, soprattutto di chi ha vissuto o vive nei borghi, nei paesi dove ...
31/07/2025

C’è un’immagine che appartiene alla memoria collettiva, soprattutto di chi ha vissuto o vive nei borghi, nei paesi dove il tempo sembra ancora rallentare al calar del sole. È quella delle sedie che, con la bella stagione, compaiono fuori dalle case. Sedie semplici, di legno o plastica, disposte in cerchio, davanti a un portone, nel piazzale o lungo una strada silenziosa.
Sono prevalentemente le donne, non più giovanissime, che si ritrovano lì, ogni sera d’estate. Non è solo un'abitudine: è un rito.
Si siedono per parlarsi, certo, ma anche per ascoltarsi, per respirarsi. Per esistere insieme. Quelle sedie diventano spazio sacro, un cerchio informale dove le storie si intrecciano, i pensieri si alleggeriscono, le emozioni trovano voce.
Si condividono fatiche quotidiane, si scambiano ricordi, quotidianità, a volte pettegolezzi e curiosità, insieme si ride e si piange. A volte si litiga, poi si torna in sintonia. Sempre in cerchio, sempre in presenza. Anche il silenzio, lì, ha un suo significato. È una forma di ascolto. È un modo per dire: "Sono qui."
Quell'immagine parla anche di terapia.
Ricorda i cerchi che si formano nelle stanze della psicoterapia di gruppo. Luoghi in cui ci si incontra non per caso, ma per scelta. Si porta la propria sedia, metaforicamente, e ci si siede tra gli altri per dire “ho bisogno” o anche solo “ci sono”.
Come in quelle sere d’estate, anche nella stanza di terapia si raccontano fragilità, si cercano sguardi che comprendano, si trovano parole che curano, si costruisce appartenenza.
C’è una saggezza antica, istintiva, in quelle donne sedute fuori casa: sanno che la condivisione lenisce.
Che la vicinanza, anche solo fisica, tiene insieme i pezzi. Che la cura non è sempre una risposta, ma spesso è una presenza.
E così, sera dopo sera, quelle sedie diventano simbolo di una comunità che si sostiene, si accompagna, si consola.
Non molto diverso da ciò che accade, in modo più strutturato ma altrettanto autentico, nel cerchio terapeutico.
Perché, in fondo, guarire non è mai un atto solitario. È sempre, almeno un po’, una questione di relazione.
Buona giornata ⚘️

C'è qualcosa di strano  e profondamente umano che accade quando si sale in barca con degli sconosciuti. Forse è il mare,...
28/07/2025

C'è qualcosa di strano e profondamente umano che accade quando si sale in barca con degli sconosciuti. Forse è il mare, forse il vento che scompiglia anche le difese, forse il fatto che per qualche ora nessuno sa chi sei davvero.
In quel piccolo spazio galleggiante, sospeso tra cielo e acqua, le maschere restano a terra. E così, a volte, finiamo per raccontare parti di noi che non abbiamo mai detto nemmeno agli amici o parenti più stretti.
È più facile. Più leggero. Nessuno lì ha un’idea precisa di te. Nessuno ti ha visto crescere, sbagliare, fare finta di essere forte. Ti guardano per come sei ora, per come decidi di essere e puoi anche lasciarti andare.
E in barca, prima o poi, si incontra un’emozione inattesa:
un ricordo, una paura, un bisogno dimenticato, un ascolto inatteso...
E così, tra una manovra e un silenzio, ci si apre. Si parla non per essere capiti, ma per liberarsi. Come se le parole, in mare, evaporassero più in fretta e restasse solo il sollievo di essersi detti, senza dover essere ricordati.
Perché il mare non mente: amplifica e restituisce ciò che è dentro, anche ciò che è stato messo a tacere.
Grazie ragazze per aver condiviso con tutto l'equipaggio parti profonde, vere, fortemente emotive rendendo tutte noi più umane, più presenti, più vere.
E questo resta.

Indirizzo

Piazza Mazzini 9
Falconara Marittima
60015

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00

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