01/02/2025
Mi sono sposata con un uomo…
Un uomo che sembrava la risposta a tutte le mie domande,
ma che finì per essere la domanda a cui non seppi mai rispondere.
Ero un’altra prima di lui. Sai? Ero…
Ero risata, ero rabbia, ero tempesta.
Cantavo stonata sotto la doccia,
dicevo “no” senza paura,
e ballavo senza musica in qualsiasi stanza.
Ero una voce che risuonava forte…
così forte che sorprendeva persino me stessa.
E poi, un giorno, arrivò lui.
L’uomo dalle parole dolci e dalle promesse solide.
L’uomo che mi guardava come se fossi una mappa
e lui, l’unico esploratore disposto a decifrarmi.
E io, ingenua, credevo che l’amore fosse questo:
lasciare che qualcuno mi ridisegnasse.
All’inizio non fu violento.
No, no, no… Fu gentile. Quasi dolce.
“Stai meglio con i capelli sciolti”, mi disse.
E io li sciolsi.
“Quel vestito è troppo per te, mettiti qualcosa di più semplice”.
E io mi cambiai.
“Perché urli così tanto? Le donne che urlano non sono attraenti”.
E io tacqui.
Senza rendermene conto,
mi cancellavo un po’ ogni giorno.
Un tratto qui, una linea là.
Prima gli amici, poi i libri,
le canzoni e i sogni.
“Perché leggi così tanto? Vieni a guardare me.”
“Perché vuoi lavorare se posso darti tutto io?”
“Davvero esci vestita così?”
Così, lui iniziò a riscrivermi.
Scrisse sul mio corpo. Sulla mia mente. Sul mio silenzio.
Diventai un’opera a sua misura,
ma un’opera vuota.
Un’ombra appesa a una parete.
Un’ombra che rispondeva al nome di “moglie”.
Sai qual è la cosa peggiore?
Che quando mi guardavo allo specchio,
non vedevo una donna distrutta. No.
Vedevo quello che lui mi diceva di essere: “Perfetta”.
Perfetta per lui.
E un giorno, mentre piegavo una camicia che non avrebbe mai indossato,
mi sentii domandare:
“Chi sei?”.
Chi sono?
Non avevo risposta.
La mia voce, quella di prima, si era persa,
sepolta sotto anni di “sì, amore”, “come vuoi tu”, “quello che preferisci tu”.
Ma non me ne accorsi in un grido.
No. Me ne accorsi nel silenzio.
Un silenzio freddo, infinito,
in cui non osavo neppure pronunciare il mio nome.
Perché lui non mi strappò la mia identità di colpo, no.
Me la rubò pezzo per pezzo,
come un ladro paziente,
finché di me non restò che il vuoto.
Ma oggi sono qui.
Sola. E sì, con paura.
Perché non so chi sono senza di lui,
ma sono decisa a scoprirlo.
Vado a cercarmi.
Anche se ci vorranno anni,
anche se mi perderò mille volte nel tentativo.
Tornerò a gridare.
Tornerò a cantare.
Tornerò a ballare senza musica.
Perché preferisco essere una versione spezzata di me stessa
piuttosto che una figura perfetta di qualcun altro.
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Per te che mi hai raccontato la tua storia. So che riuscirai a uscirne. 🍂
Crediti all’autore.