17/10/2022
AUMENTO DEGLI INFORTUNI MUSCOLARI NEL CALCIO MODERNO, PERCHÉ?
L'Howden’s European Football Injury Index ci dice che gli infortuni muscolari, negli ultimi due anni, sono aumentati del 20%, sopratutto le lesioni muscolari riferite alla coscia.
Proviamo a capire il perché :
Il calcio moderno ha aumentato notevolmente due parametri: il volume di partite giocate, una ogni 3 giorni l'intensità di gioco, intesa come velocità di esecuzione e di gioco o "game-speed". Aumenta quindi la richiesta di potenza metabolica, che è la risultante del costo energetico x la velocità. A tal proposito vengono considerate intense tutte quelle attività superiori a 20 W/Kg (Osgnach et al., 2010).
Ora, mettiamo a paragone un 100 metrista ed un calciatore.
L'intensità di allenamento potrebbe essere la stessa, il calciatore pratica uno sport "Open Skills", quindi improvviso ed imprevedibile dove si passa da alte velocità a brusche frenate con contrasti di gioco...
Un pensiero banale potrebbe trovare la risposta nell'ultime frasi scritte, ma il calcio è sempre stato così, anzi, gli infortuni di caviglia e ginocchio non sembrano aumentati esponenzialmente. Allora come mai oggi ci sono più infortuni muscolari nel calcio?
👉 Negli allenamenti di calcio si punta moltissimo e giustamente alla forza, velocità, all'alta intensità di gioco, ma manca spesso la correzione del gesto di corsa, di appoggio a terra del piede, di salto, di ricaduta... in poche parole manca la correzione della tecnica di esecuzione.
Filippo Tortu (100metrista da 9.99) in una recente intervista dice che quelle poche volte che si è fatto male è perché ha sbagliato tecnicamente qualcosa e a quelle velocità non è possibile permetterselo. È come guidare una Ferrari al massimo e sbagliare una curva, si rischia facilmente l'incidente.
La tecnica di corsa non può essere insegnata a tutti nella stessa maniera. Nell'atletica ci si allena in max 4/8 contemporaneamente perché l'allenatore deve curare il particolare nel singolo.
Ora mi viene in mente Cristiano Ronaldo che, oltre agli allenamenti con il proprio club calcistico, si allenava da solo con la nazionale britannica di atletica, per imparare a correre bene. Nella sua carriera ha subito pochissimi infortuni nonostante la sua alta intensità di gioco, così come la maggior parte dei velocisti di atletica.
In più, una "tiratina d'orecchie" a molti colleghi: l'errore che spesso facciamo noi professionisti sanitari è quello di considerare guarito un atleta solo perché lo è clinicamente. Rimandiamo in campo atleti senza capire il perché dell'infortunio e quindi senza correggere le cause... fidatevi, i traumi muscolari non capitano mai a caso.