Elisabetta Battaglia Counselor Costellatrice

Elisabetta Battaglia Counselor Costellatrice Terapia del Trauma Somatic Experiencing Costellazioni familiari Linguaggio del corpo Metodo Mézières
Attività individuali e di gruppo

09/05/2025

«Portami Blanquito, ti prego. Voglio salutarlo… Non forzarlo, spiegagli. Lui capisce tutto», sussurrò il padre.

Il figlio annuì e andò a cercare il vecchio cane bianco, ormai quasi cieco. Blanquito era stato l’unico compagno fedele del padre malato. Stanchi della vita, si erano tenuti compagnia ogni giorno, ogni notte. Ora era il momento dell’addio.

Quando tornò, il padre riusciva a malapena a sollevare la testa. Le mani tremavano sulle lenzuola, le parole erano ormai incomprensibili. Solo gli occhi, pieni di amore e dolore, cercavano ancora qualcosa.

Il figlio poggiò Blanquito sul letto.

«Saluta il tuo amico…», mormorò, con la voce spezzata.

Blanquito non aveva bisogno di parole. Si avvicinò deciso, come se ci vedesse ancora, e si accoccolò sul viso dell’uomo che aveva tanto amato.

«Blanquito… mio dolce Blanquito…», sussurrò il padre, con l’ultimo filo di voce.

Il cane gli strofinò il muso sulle guance, cercando il calore che ormai si spegneva. E dai suoi occhi scesero lacrime vere.

Con uno sforzo immenso, il padre alzò una mano e la posò sul suo morbido pelo. Le dita si muovevano appena, ma Blanquito sentiva tutto: il calore, l’amore, la disperazione. Rimase lì, stretto a lui, come se volesse fermare il tempo.

Il figlio osservava in silenzio, in lacrime. Mai aveva visto qualcosa di così doloroso e bello allo stesso tempo. L’amore più puro riempiva quella stanza.

«Grazie… per tutto…», sussurrò il padre, prima che la sua mano restasse immobile. Blanquito non si mosse. Lo abbracciava ancora, come se sapesse che lasciandolo, se ne sarebbe andato per sempre.

Il silenzio calò nella stanza. Solo il lamento sommesso del cane riempiva l’aria, come se volesse trattenerlo con la sua voce.

Il figlio si sedette accanto al letto e strinse la mano fredda del padre.

«Papà… siamo qui. Non sei solo.»

Blanquito rimase immobile, con il cuore spezzato. Poi sollevò la testa e lanciò un piccolo ululato, triste, come se lo chiamasse. Come se volesse che tornasse.

Si avvicinò ancora, gli leccò le palpebre, e lo strinse di nuovo, tutto il suo corpicino contro il suo umano. Come se volesse assorbire il dolore, il freddo, l’addio.

«Se n’è andato, Blanquito…», sussurrò il figlio.

Passarono i minuti. Le ore. Il tempo si fermò. E in quella notte, il figlio capì: l’amore, quello vero, non ha bisogno di parole.

All’alba, Blanquito era ancora lì. Non lo aveva lasciato. Proteggeva il suo silenzio, fino alla fine.

Il figlio lo prese tra le braccia. Blanquito sospirò, poi si fermò. Aveva compiuto la sua missione. Fino all’ultimo. Per sempre.

L’amore di un cane è tra i più puri che esistano. Non ti parla, ma ti dice tutto. Con gli occhi, con il modo in cui ti aspetta, con il modo in cui ti resta accanto. Anche quando sei a pezzi.

Qualcuno dice: «È solo un cane». Ma non è mai solo un cane. È famiglia. È casa. È parte del cuore. Ti resta vicino quando tutti gli altri vanno via. Ti ama, e basta.

Per questo, abbraccialo più forte. Amalo ogni giorno. Ringrazialo. Perché il suo amore non dura per sempre… ma resterà nel tuo cuore per tutta la vita.

09/05/2025

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PER REGOLARE IL SISTEMA POLIVAGALE

08/05/2025

DIAMOCI UNA....REGOLATA !
Argenta 1Giugno 2025

19/02/2025
19/02/2025

Un uomo anziano incontra un giovane che gli chiede:
«Si ricorda di me?»

E l’anziano risponde di no.
Allora il giovane gli dice che era stato un suo studente, e il professore gli chiede:
«Che cosa fai? Cosa fai nella vita?»

Il giovane risponde:
«Beh, sono diventato un insegnante.»

«Ah, che bello, come me?» chiede l’anziano.

«Sì, esatto. In realtà, sono diventato insegnante perché lei mi ha ispirato a esserlo.»

Curioso, il vecchio professore chiede al giovane quando ha deciso di intraprendere quella strada. E il giovane gli racconta la seguente storia:

«Un giorno, un mio compagno di classe si presentò con un orologio nuovo e molto bello, e io decisi di volerlo.
Lo rubai, lo presi dalla sua tasca.
Poco dopo, il mio compagno si accorse che il suo orologio era sparito e si lamentò subito con il nostro insegnante, cioè lei.
Lei si rivolse alla classe e disse: “Oggi, durante la lezione, è stato rubato un orologio. Chi l’ha preso, per favore, lo restituisca.”

Io non lo restituii perché non volevo.
Lei allora chiuse la porta e ci fece alzare tutti in piedi, formando un cerchio.
Ci disse che avrebbe perquisito le nostre tasche uno per uno, fino a trovare l’orologio.
Ma ci disse anche di chiudere tutti gli occhi, perché avrebbe cercato solo se avessimo tutti tenuto gli occhi chiusi.
Eseguimmo le sue istruzioni.

Lei passò in rassegna tutte le tasche, e quando arrivò alla mia, trovò l’orologio e lo prese.
Continuò comunque a controllare tutte le altre tasche, e alla fine disse:
“Potete aprire gli occhi. Abbiamo ritrovato l’orologio.”

Non fece il mio nome e non menzionò mai più l’accaduto.
Quel giorno, lei salvò per sempre la mia dignità. Fu il giorno più vergognoso della mia vita.
Ma fu anche il giorno in cui decisi di non diventare un ladro, né una cattiva persona.

Lei non mi sgridò, non mi umiliò, non mi prese da parte per farmi la morale.
Eppure, il suo messaggio mi arrivò chiarissimo.
Grazie a lei ho capito cosa significa davvero essere un educatore.»

«Si ricorda di questo episodio, professore?»

L’anziano maestro rispose:
«Sì, ricordo il momento in cui cercavo l’orologio nelle tasche di tutti…
Ma non ricordavo te, perché anch’io chiusi gli occhi mentre lo cercavo.»

Questa è l’essenza dell’insegnamento:
Se per correggere devi umiliare, allora non sai insegnare.

19/02/2025
19/02/2025

Il bambino chiese alla bambina di dire nel barattolo: "Ti amo", senza fornirle altre spiegazioni.
E lei non gliene chiese, né disse 'che sciocchezza', o 'siamo troppo giovani per l'amore'; e non suggerì neanche alla lontana che diceva 'ti amo' perché glielo aveva chiesto lui. Invece gli rispose: "Ti amo". [...]
Il bambino coprì il suo barattolo con un coperchio, lo staccò dalla corda e collocò l'amore della bambina per lui su un ripiano del proprio armadio.
Ovviamente, non poté mai aprire il barattolo, perché altrimenti avrebbe perso il contenuto.
Gli bastava sapere che era lì.

Jonathan Safran Foer - Molto forte, incredibilmente vicino

*Fotografia di Édouard Boubat

19/02/2025
30/07/2024
25/07/2024

Andrea Camilleri 🖋️

Asso Noi Diciamo No ODV - Associazione contro bullismo e cyberbullismo -

14/12/2023

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