26/09/2024
Fare Yoga o Essere Yoga?
Ho letto recentemente di un insegnante credo abbastanza conosciuto, in cui si lamentava il fatto che "tutti fanno yoga ma nessuno è yoga".
Suggestiva l'immagine, ma questa dicotomia non mi convence.
Certo "fare yoga" rimanda all'attivismo spesso frenetico in cui lo yoga è vissuto come attività fra le tante, spesso prevalentemente ginnica, qualcosa che si circoscrive in uno spazio della propria vita senza che possa trasporsi su altri piani e sfere.
Ma l'alternativa dell'Essere yoga mi convince ancora meno, sebbene sembri più allettante.
Ma cosa vuol dire esattamente essre yoga? Se lo yoga è una pratica, un sentiero, per quanto si possa essere dediti e uniti a tale sentiero, il nostro essere non potrà mai coincidere totalmente con esso. Piuttosto essere yoga rimanda al rischio dell'utilizzo dello yoga in funzione della costruzione di un io, di un identità, di un ego che si ritiene yogico e spirituale, si veste di bianco (o con brand famosi e alla moda) indossa turbanti e mala ma non trascende mai se stesso e il proprio condizionamento.
Quello che mi ha insegnato Eric Baret e che di cui sto scoprendo sempre di più il sapore, è che lo yoga non si fà ne si è, ma allo yoga ci si dà, ci si dona.
In questa ottica lo yoga si compie principalmente come ringraziamento , come "preghiera senza richiesta" pura celebrazione senza scopo dell'invisibile, che può rendersi tattilmente esperibile attraverso la pratica.
Con questa attitudine la pratica ha un sapore diverso, un corpo diverso, un altro respiro.
Quindi la proposta è di donarsi senza riserve alla pratica, che vuol dire anche donarsi al respiro alle sensazioni del corpo, alla sensibilità che ci abita,momento per momento, e sostare in questa apertura.