
06/09/2025
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Doccia fredda per Poste Italiane, confermata multa da 1.4 milioni di euro
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MILANO - Il TAR del Lazio ha confermato la maximulta da 1,4 milioni di euro inflitta a Poste Italiane dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) per pratiche commerciali scorrette legate alla gestione dei Buoni Fruttiferi Postali. La sentenza arriva dopo il ricorso presentato da Poste, che contestava la sanzione, ma il Tribunale amministrativo ha ritenuto legittima la decisione dell’Antitrust, accogliendo le tesi dell’Autorità e delle associazioni dei consumatori.
Secondo quanto emerso, Poste Italiane avrebbe fornito informazioni incomplete o ambigue sulla scadenza e sulla prescrizione dei buoni, impedendo così a molti risparmiatori di poter esercitare pienamente il loro diritto al rimborso. L’AGCM ha contestato la mancanza di un’informativa chiara e preventiva, soprattutto per quei titoli prossimi alla prescrizione, un comportamento che il TAR ha giudicato ingannevole e lesivo degli interessi dei consumatori. I numeri mostrano la portata del problema: tra il 2018 e il 2022 oltre 700.000 buoni fruttiferi sono caduti in prescrizione, per un valore stimato di circa 225 milioni di euro. Si tratta di somme che i risparmiatori non hanno potuto recuperare e che sono confluite nel Fondo per le vittime di frodi finanziarie. La sentenza ribadisce inoltre che Poste Italiane, nel suo ruolo di operatore, deve essere considerata a tutti gli effetti un “professionista” nei confronti dei risparmiatori, con conseguenti obblighi di diligenza, correttezza e buona fede previsti dal Codice del Consumo. Si tratta di un passaggio significativo, perché definisce con maggiore precisione le responsabilità degli intermediari finanziari nella comunicazione verso i clienti. La vicenda, tuttavia, non è destinata a chiudersi qui.
Sono attesi nuovi sviluppi, poiché si prevede che la questione possa arrivare fino alla Corte di Cassazione per ulteriori valutazioni sui casi di buoni prescritti. Questa decisione rappresenta un precedente importante nel panorama della tutela del risparmio e manda un messaggio chiaro agli operatori finanziari: la fiducia dei cittadini si conquista solo con trasparenza, correttezza e informazioni complete. Per Poste Italiane, oltre all’impatto economico della sanzione, c’è ora una sfida reputazionale che potrebbe incidere profondamente sul rapporto con milioni di Italiani che storicamente, soprattutto nelle generazioni più anziane e sempre stata un punto di riferimento. Il caso della maximulta da 1,4 milioni di euro inflitta a Poste Italiane e confermata dal TAR del Lazio riaccende un dibattito che va oltre la singola vicenda dei buoni fruttiferi postali: quello sull’efficacia del sistema sanzionatorio antitrust in Italia. L’obiettivo delle sanzioni comminate dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) dovrebbe essere duplice: punire comportamenti scorretti e, soprattutto, prevenire il loro ripetersi. Tuttavia, la proporzionalità tra l’entità delle multe e il fatturato delle aziende coinvolte solleva più di una perplessità. Nel caso specifico, una sanzione da 1,4 milioni, seppur significativa sul piano simbolico, rappresenta una cifra tutto sommato contenuta per un colosso come Poste Italiane, che ogni anno gestisce volumi d’affari miliardari.
Il rischio concreto è che per grandi operatori finanziari, bancari o assicurativi le multe vengano considerate “un costo d’impresa” più che una vera deterrenza. Se l’impatto economico non è sufficientemente incisivo, l’effetto preventivo si riduce drasticamente, con la conseguenza che comportamenti scorretti, ingannevoli o poco trasparenti potrebbero continuare a ripetersi. Questo è particolarmente delicato quando a essere coinvolti sono risparmiatori e consumatori, spesso parte debole nel rapporto contrattuale e meno consapevoli dei propri diritti. In molti Paesi europei, il sistema delle sanzioni antitrust è costruito in modo più progressivo e proporzionale, con multe che possono arrivare fino a una percentuale significativa del fatturato annuo delle imprese. In questo modo, la sanzione diventa realmente dissuasiva, perché tocca in modo tangibile la sostenibilità economica di comportamenti scorretti. In Italia, invece, si osserva una certa disomogeneità: per alcuni casi le multe sono molto elevate, per altri — anche di fronte a violazioni che hanno avuto un impatto enorme sui consumatori — le cifre restano modeste rispetto alla dimensione del danno provocato. La vicenda di Poste Italiane potrebbe rappresentare l’occasione per avviare una riflessione più ampia: se si vuole tutelare davvero il risparmio e garantire la correttezza nei rapporti con i cittadini, serve un sistema sanzionatorio più moderno, proporzionato e realmente deterrente.
Non si tratta di colpire le imprese, ma di responsabilizzarle: trasparenza e correttezza devono essere scelte obbligate, non opzioni valutate in base al rapporto tra potenziale guadagno e rischio di multa.
Un sistema efficace non deve limitarsi a sanzionare ex post, ma deve indurre gli operatori economici a prevenire comportamenti scorretti ex ante. Finché le sanzioni resteranno percepite come marginali rispetto ai benefici che un’azienda può trarre da pratiche borderline, il pericolo di nuove violazioni resterà concreto.
Tiziano Salerno