Dott. ssa Letizia Tomaiuolo Psicologa clinica

Dott. ssa Letizia Tomaiuolo Psicologa clinica Consulenza e sostegno psicologico per bambini, adolescenti e adulti.

24/11/2025

La plusdotazione è una forma di neurodivergenza che rende il bambino più esposto, come quei germogli che spuntano prima della primavera: bellissimi, sì… ma anche più delicati, perché il freddo li può ferire.

La riconosci così:

• Il pensiero è rapido come un lampo
Arriva alle soluzioni prima ancora di riuscire a spiegarle.
Non lo fa per stupire: il suo cervello connette, crea, anticipa.
E a volte è proprio questa velocità a spaventarlo.

• L’emotività è un’eco amplificata
Non sente “troppo”: sente tutto.
Le emozioni arrivano prima, più forti, più intense.
Come onde grandi su un cuore che non ha ancora imparato a nuotare.

• Le domande scavano in profondità
Non cerca risposte veloci: cerca radici.
Vuole capire “da dove nasce”, “perché accade”, “cosa significa”. È il bisogno di costruire senso, non di essere diverso.

• Il rendimento è irregolare, come una costellazione
Accende talenti straordinari dove trova significato, si spegne dove non incontra nutrimento. Non è disattenzione: è la neurobiologia dell’interesse che guida la mente.

• La solitudine arriva quando il mondo non tiene il suo passo
Non perché non ami gli altri, ma perché non sempre gli altri riescono a stargli accanto.
E quel sentirsi “fuori ritmo” può diventare una ferita silenziosa.

E poi c’è la parte invisibile:

la fatica di regolare emozioni grandi in un corpo piccolo, la paura di deludere, la stanchezza di essere sempre “troppo” per qualcuno e “troppo poco” per qualcun altro.

La plusdotazione è questo: una mente che vola e un cuore che chiede terra, un’intelligenza che corre e un’emotività che ha bisogno di essere tenuta per mano.

Il rischio non è mancare l’obiettivo.
Il rischio è crescere senza sentirsi compresi.

Per questo un bambino plusdotato non va esaltato come prodigio.
Va accolto come creatura che porta dentro un’intensità che può illuminare o bruciare.

Va accompagnato.
Va protetto.
Va ascoltato con la cura con cui si ascolta ciò che è prezioso e fragile allo stesso tempo.

Perché quando un bambino si sente custodito,
la sua mente non solo corre: inizia a fiorire.

09/11/2025

Non tutti i traumi derivano dalla violenza o dal caos.
Molte volte, arrivano da patterns di disconnessione relazionale che lentamente insegnano al corpo che l'amore non è sicuro. Es.:

- L'invalidazione delle emozioni ("Sei troppo sensibile" - "Sei esagerato"): Il sistema impara a schiacchiare le emozioni perché non benvenute.
- Una connessione calda e fredda: se l'atteggiamento di cura non è prevedibile - caldo un giorno e l'altro giorno freddo e distante -> il nostro sistema nervoso sta sempre in allerta. Iniziamo ad avere confusione ed ansia rispetto ai legami.
- Il silenzio punitivo: mettere un muro di distanza e di silenzio tra sé e il bambino non è qualcosa di neutrale. Il corpo si sente abbandonato!
- Gaslighting: quando le nostre memorie ed i nostri racconti vengono costantemente "riscritti" da un altro, iniziamo ad essere disorientati e a non credere alla nostra mente -> la nostra bussola interiore viene così recisa.
- Il controllo e lo squilibrio di potere: il controllo sull'altro erode il senso di sicurezza.
- Il neglect emozionale: spesso non è tanto quello che è successo ma è quello che è mancato a creare ferite. L'assenza di cura affettiva lascia la stessa impronta nel sistema mente corpo di un danno palese.
- Critica continua e disprezzo: la costante umiliazione insegna al sistema che l'amore equivale all'umiliazione. Sgretola il valore di sé finché la vergogna diventa il nostro rumore di fondo.
- Inversione dei ruoli: quando tu diventi genitore di un genitore o di un partner o di un amico, il tuo sistema nervoso non riesce mai a riposare/stare nell'essere accudito. Questa non è maturità ma sopravvivenza.
9) Ripetute rotture relazionali senza riparo: in ogni relazione c'è conflitto. Ciò che diventa traumatico è apprendere che la riparazione non è mai possibile.
- Frank Anderson - Opera Stelly 2015 Askew One

Quando tutto ciò è cronico, intenso e manca la riparazione il nostro nervoso sistema inizia a vivere in una modalità di sopravvivenza: questo allora diventa trauma

05/11/2025

Il cibo, a volte, diventa linguaggio del dolore.
Non sempre mangiare troppo, troppo poco o in modo caotico parla davvero di “cibo”.
Spesso parla di sopravvivenza.
Di un corpo che, un tempo, ha dovuto trovare da solo il modo per calmarsi, per sentirsi al sicuro, per non sentire troppo.
Chi ha vissuto esperienze di trascuratezza o di trauma sa quanto possa essere difficile fidarsi delle proprie sensazioni corporee.
Il corpo diventa un luogo confuso: manda segnali, ma non si sa più come interpretarli.
E allora si cercano strategie per regolare ciò che dentro è ingestibile.
Il cibo, in questo senso, può diventare una forma di “cura di emergenza”: qualcosa che calma, che distrae, che riempie.
Un modo — l’unico possibile in certi momenti — per mettere ordine nel caos interno.
Ma col tempo, quella stessa strategia può iniziare a funzionare sempre meno, lasciando la persona intrappolata tra bisogno e controllo, fame e colpa.
Il lavoro terapeutico serve proprio a restituire un linguaggio al corpo,
a imparare di nuovo a sentire senza esserne travolti.
Il vero cambiamento non passa dal controllo del cibo, ma dalla possibilità di riconoscere e accogliere ciò che il cibo, silenziosamente, sta cercando di dire.

31/10/2025

In sostanza, imparare a mettere dei confini sani non è egoismo, ma amore per se stessi.

[ Dal libro “Ti meriti la felicità”- Andrea De Simone]

31/10/2025

"Mi preoccupo molto di come vengo percepito dall'altro".

Normale! Stare tanto attento a come venivi percepito, quando eri piccolo, ti ha salvato la vita, ha cioè massimizzato la probabilità che tu fossi accettato nel tuo contesto familiare. Ha placato l'ira e le aggressioni dei genitori abusanti.

"A seconda delle persone e dei contesti cambio".

Normale! Stesso motivo di sopra.

Inizia a riconoscere che è "normale", si tratta di strategie di adattamento, non ne hai colpa. Inizia a legittimare queste piccole parti bambine di te, a capire in profondità quanto hanno patito per arrivare a...

:-(

30/10/2025

30/10/2025

Non tutti sanno che i bambini, di ogni età, che manifestano rabbia, odio, rancore, delusione, frustrazione sono sani, proprio perché l' espressione di tutta la gamma dei sentimenti umani È la base per lo sviluppo psichico funzionale.

Pertanto, andare a reprimere i loro sentimenti negativi equivale a porre le basi di un qualche disagio emotivo che un giorno prenderà potere, più o meno inconsapevolmente.

I bambini devono fare i bambini. E non dovrebbero avere accanto adulti che non vogliono faticare, impegnarsi e che non sono capaci di "resistere" a se stessi, ai propri impulsi.

Lasciamo, piuttosto, che i bambini si esprimano (senza far si' che si facciano male), debellando i soliti moralismi e aiutandoli a comprendersi.

Quando la rabbia o l'odio non possono essere resi manifesti per paura, per vergogna o perché i "famosi" Altri ci giudicano, questi sentimenti si trasformano in Falso Sé, cioè la struttura caratteriale che è alla base di tutti i disturbi psichici dell'adulto.

30/10/2025
17/10/2025

Oggi in già 17 paesi questa pratica del picchiare è sanzionata dalla legge, è semplicemente proibito.

Nel corso degli ultimi decenni, sempre più gente infatti ha capito che un bambino che riceve percosse vive nella paura, cresce nel timore permanente dei colpi che verranno.

Ciò altera molte delle sue normali funzioni.

Tra le altre cose, non sarà capace più tardi di difendersi in caso di aggressione o il timore causerà uno choc sproporzionato.

Un bambino che vive nel timore può difficilmente concentrarsi sui suoi doveri, tanto a casa che a scuola.

La sua attenzione è meno concentrata su ciò che deve apprendere che sul comportamento dei suoi professori o dei suoi genitori, poiché non sa mai quando la loro mano partirà.

Il comportamento degli adulti gli sembra completamente imprevedibile, deve dunque essere costantemente in guardia.

Il bambino perde fiducia in genitori che dovrebbero, come è il caso di tutti i mammiferi, proteggerlo delle aggressioni esterne, e mai attaccarlo.

Ma privato della fiducia nei suoi genitori, il bambino si sente molto insicuro ed isolato perché tutta la società è dalla parte dei genitori e non dalla parte dei bambini.

Il bambino apprende dall’atteggiamento dei suoi genitori e non dalle loro parole.

Alice Miller (testo anni '90)

Foto: Ruggero Salvatore Art

Indirizzo

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Fidenza
43036

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