Centro Studi e Ricerche sul Comportamento

Centro Studi e Ricerche sul Comportamento La nostra equipe è composta da professionisti specializzati. Direttore dr.ssa Fiorella Monteduro, psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.

Centro specializzato in applied behavior analysis-ABA- spettro autistico-iperattività-ADHD-deficit di attenzione- psicoterapia cognitivo-comportamentale-Certificazione DSA (accreditato Regione Toscana) Centro specializzato in applied behavior analysis-ABA, spettro autistico,iperattività,ADHD,deficit di attenzione, disturbi del comportamento, disabilità evolutive, disturbi del neuro sviluppo, distu

rbi dell'apprendimento. Specializzato in psicoterapia cognitivo-comportamentale.Il nostro approccio implica la presa in carico totale, con interventi a 360°, individuali, parent- training, supporto e programmi in ambito scolastico e tempo libero.

08/03/2025

Un esempio di un malinteso pensare positivo. Dobbiamo confrontarci con i sentimenti negativi, non ignorarli. Sono importanti segnali di allarme che ci dicono che c'è qualcosa che non va. Possiamo usarli, in modo da non farci schiacciare da essi, trovando nuove strade di benessere. Se da soli talvolta può essere difficile, è importante accettare di essere aiutati o essere disponibili a chiedere aiuto...

08/03/2025
Allo stato attuale delle evidenze scientifiche l’approccio cognitivo comportamentale, appare avere una maggiore efficaci...
02/03/2025

Allo stato attuale delle evidenze scientifiche l’approccio cognitivo comportamentale, appare avere una maggiore efficacia nel trattamento dell’ADHD. Data l’ampiezza delle aree di funzionamento ( individuale, sociale - ambientale, familiare) coinvolte nel disturbo ADHD, appaiono più funzionali i trattamenti “multimodali”.
Migliorare le competenze genitoriali, riduce drasticamente l’incidenza di problemi di condotta nei bambini, che spesso si correlano a questo disturbo. Questa la conclusione dello studio della Webster-Stratton ( 1998), in cui sono stati seguite 394 madri. Il training durava 8-9 settimane, veniva fornito come un servizio offerto dalla scuola e si componeva di: disciplina positiva, competenze per sviluppare abilità sociali, prosociali e di problem solving nei figli, abilità genitoriali efficaci. Lo stesso programma era seguito dagli insegnanti, per ottenere una maggiore coerenza e continuità educativa tra famiglia e scuola. Questi risultati sono stati considerati dalla Webster-Stratton ( 1998), come un’importante conferma alla teoria dell’apprendimento sociale, che predice che alti livelli di competenza genitoriale siano associati a bassi livelli di problemi di condotta nei figli. D’altra parte le ricerche (in Douglas L. G. e K. C. Wells, 1983) hanno dimostrato che il solo parent training formativo risulta essere limitato e non sortisce effetti degni di nota, perché non vengono considerati i fattori cognitivi legati alle percezione che i genitori hanno del comportamento del figlio e che di fatto possono inficiare i risultati e la loro generalizzazione. Il Training di Abilità Prosociali (Monteduro F., 2012) è un modello d’intervento che potremmo definire “multilivello”. Il modello di trattamento parte dall’idea di una multifattorialità nella genesi dell’ADHD e nei disturbi della condotta, che spesso si osservano in comorbilità con altri disturbi. Il trattamento multilivello (T.A.P.) si configura come complesso ed articolato . Le componenti ed i livelli del modello:
1. Assessment: individuale, familiare,scolastico;
2. Definizione del problema;
3. Livello familiare: parent training prosociale ed educazione alla prosocialità;
4. Livello individuale: il programma di educazione prosociale ( Salfi e Monteduro, 2003-2004) ;
5. Livello sociale ed ambientale: interventi a scuola e con gli insegnanti, coinvolgimento di amici e compagni, strutturazione dell’ambiente, organizzazione del tempo libero.
Il parent training (P.T.P.) si pone diversi obiettivi :
1. Fornire ai genitori delle tecniche e delle strategie più funzionali , che si basano sulle acquisizione della teoria dell’apprendimento;
2. Modificare le stile relazionale e comunicativo ;
3. Modificare gli atteggiamenti e convinzioni disfunzionali sul figlio e sulle proprie competenze educative. (Per approfondimenti Monteduro F. (2013). “Percorsi prosociali per iperattività, deficit di attenzione e disturbi della condotta” .Ed Franco Angeli).

Una organizzazione è in salute quando favorisce la piena realizzazione delle potenzialità di coloro che vi lavorano, qua...
02/02/2025

Una organizzazione è in salute quando favorisce la piena realizzazione delle potenzialità di coloro che vi lavorano, quando è in grado di motivare e condividere la propria cultura organizzativa, che deve essere basata sui valori, quando riesce a sviluppare un clima sereno e collaborativo in cui ognuno si sente rispettato. La motivazione è un altro aspetto importante, da considerare. In questo ambito è interessante l’affermazione di Grant A, (2013), sulla motivazione dei dipendenti: . Ovviamente questo può essere valido per tutte le organizzazioni sia produttive, che di servizi.
L’attenzione degli studiosi si è anche focalizzata sul tema della “cittadinanza organizzativa” (cioè la ricerca di un ampliamento delle attribuzioni al proprio ruolo, in modo che sia più funzionale e rispondente all’organizzazione) ( in Roggeroni, Fichera, 2007), osservando una correlazione positiva tra comportamento prosociale e risultati organizzativi. Sicuramente osserviamo un incremento degli studi sul comportamento prosociale non solo all’interno dei contesti educativi, ma anche in ambito organizzativo e della leadership.

Fondamentale il lavoro di comunicazione svolto dal Gruppo Asperger Onlus per la consapevolezza delle famiglie rispetto a...
28/01/2025

Fondamentale il lavoro di comunicazione svolto dal Gruppo Asperger Onlus per la consapevolezza delle famiglie rispetto alle pseudocure

*Presidente dell’Associazione Asperger Abruzzo.

La diagnosi di spettro autistico avviene generalmente nell’infanzia, ma «in Italia la diagnosi viene mediamente effettua...
26/01/2025

La diagnosi di spettro autistico avviene generalmente nell’infanzia, ma «in Italia la diagnosi viene mediamente effettuata all’età di 4-5 anni: c’è un ritardo di circa 2-3 anni rispetto ai primi dubbi dei genitori» (Costantino A., 2016). Interessante l’articolo di Moscone D. e Vagni D, 2014 in cui sono esaminati gli strumenti più utilizzati nella diagnosi di spettro autistico negli adulti. Essi riportano studi che hanno rilevato in Gran Bretagna, una percentuale dell’1% di adulti con spettro autistico non diagnosticati, ma anche altri in cui il 29% delle persone con spettro autistico ad alto funzionamento ed il 46% di quelli con autismo lieve (Asperger), ricevevano una diagnosi talvolta solo in età adulta. Probabilmente questa stessa situazione possiamo vederla anche in Italia. Se pur abbiamo avuto un miglioramento negli strumenti e nei criteri diagnostici, probabilmente il fenomeno autismo è ancora sottostimato. Gli strumenti considerati "gold standard” per la valutazione dell’autismo sono l’ADOS (Autism Diagnostic Observation Schedule) (modulo 4 per gli adulti) e l’ADI-R ( Autism Diagnostic Interview-Revised). Vi sono diversi studi che rilevano una non adeguata sensibilità degli strumenti considerati gold standard nell’identificazione degli adulti con forme autistiche lievi (in Moscone D. e Vagni D, 2014). Un spazio di rilievo ha attualmente la Ritvo Autism and Asperger Diagnostic Scale Revised ( RAADS‐R, Ritvo et al. 2011). La RAADS-R è uno strumento relativamente recente, che dichiara una sensibilità del 97%, nell’individuazione dei sintomi autistici. In linea con quanto indicato dal DSM V, la RAADS-R, contiene anche degli items che indagano la presenza di alcuni sintomi prima dei 16 anni, quindi individuando caratteristiche presenti anche solo in età infantile. Bisogna però sottolineare che i test rappresentano uno strumento a supporto della valutazione e non possono essere sostitutivi del giudizio complessivo del clinico.

In linea con le evidenza scientifiche, il modello prosociale appare funzionale nel trattamento delle problematiche relaz...
18/01/2025

In linea con le evidenza scientifiche, il modello prosociale appare funzionale nel trattamento delle problematiche relazionali e di aggressività, che siano primarie o secondarie in alcune forme psicopatologiche dell’infanzia e dell’adolescenza quali: ADHD, disturbi della condotta, oppositivo provocatori, devianza. In particolare, per i comportamenti devianti, concordiamo con Goldstein e Glick quando affermano che la “chiave del successo” di tutti gli interventi efficaci contro la delinquenza sia > ( Goldstein e Glick, 1990, p. 17 ). Molti autori hanno evidenziato nei soggetti devianti una mancata acquisizione di abilità sociali e ragionamento morale evoluto " … che trova spiegazione nella storia evolutiva del soggetto" (Goldstein e Glick 1990). Questi ultimi, al pari altri autori (Dishion e Loeber, 1985;Patterson e Dishion, 1985; Rutter e Giller, 1983; West e Farrington, 1973) affermano che la carenza di abilità sociali nell’infanzia e adolescenza diviene un potente predittore di problematiche di tipo psicopatologico e di devianza nella vita adulta. Spesso nei soggetti con ADHD osserviamo, accanto all’impulsività emotiva e comportamentale un deficit di abilità sociale e problematiche relazionali. Queste difficoltà correlate, potrebbero divenire, se non affrontate, precursori di possibile psicopatologia, disadattamento o devianza nella vita adulta. Il modello prosociale appare funzionale nel trattamento delle problematiche relazionali e di aggressività, che siano primarie o secondarie in alcune forme psicopatologiche dell’infanzia e dell’adolescenza quali: ADHD, disturbi della condotta, oppositivo provocatori, devianza (comportamenti delinquenziali, tossicodipendenza).Componenti cardine dello sviluppo delle abilità prosociali l’empatia e l’autocontrollo: (Salfi e Monteduro, 2004 pp. 62-64). Importante agire nell’aumentare la capacità di autoregolazione del comportamento, che risulta deficitaria e alla base di molte difficoltà comportamentali nei soggetti con ADHD. Il comportamento prosociale > (Salfi e Monteduro, 2003 p. 60). Di fatti, esso risulta essere incompatibile con l’aggressività, aumenta l’autoregolazione emotiva, è uno strumento che aumenta la coesione sociale, permette lo sviluppo di migliori abilità relazionali e favorisce la crescita di valori morali evoluti . Altro aspetto di riflessione, che storicamente si è sempre stati focalizzati nel (Fava, Riuni, 2003).

Sempre più spesso negli ambienti scolastici e in famiglia si registrano  situazioni complesse, per l’esponenziale increm...
11/01/2025

Sempre più spesso negli ambienti scolastici e in famiglia si registrano situazioni complesse, per l’esponenziale incremento di problemi comportamentali espressi da bambini e ragazzi e che rappresentano una sfida educativa importante
Le crisi comportamentali sono tutti quei comportamenti acting-out, quindi agiti aggressivi ed impulsivi espressione di emozioni dirompenti del momento. Nell’età evolutiva e non solo si possono presentare in vari ambienti e situazioni, legati a difficoltà di autoregolazione dell’emotività. Questi comportamenti sono distruttivi per chi li compie e per chi ne è vittima. Interferiscono con l’armonico sviluppo psicofisico, con la vita sociale e con le possibilità di apprendimento del bambino/ragazzo. La presenza di questi comportamenti lede la qualità di vita della persona e della sua famiglia. Assistere ad una crisi potrebbe per alcuni essere vissuto come un evento traumatico, quindi vanno affrontate opportunamente, stilando piani di gestione condivisi con la scuola, la famiglia ed i servizi.
Le crisi comportamentali non sono diretta espressione di un quadro patologico (autismo, disabilità intellettiva, ADHD, ecc.), ma della mancanza di abilità dell’individuo di gestire il comportamento e l’emozionalità in quello specifico contesto ed in quella situazione.
Il comportamento non avviene nel “vuoto”, ma all’interno di un ambiente fisico e relazionale ed è messo in atto per raggiungere un fine (funzione) e si manterrà fino a che l’ambiente risponderà (inconsapevolmente) con la soddisfazione di quella funzione.
Quindi è importante attivare delle procedure di analisi funzionale, per individuare gli antecedenti (trigger) e le conseguenze che mantengono i comportamenti disfunzionali.
Il quesito cui dobbiamo rispondere non è PERCHE’ si manifestano certi comportamenti; in quanto spesso tautologica, usando espressioni come: si comporta così perché è autistico, oppure è autistico perché si comporta così. Al contrario, dobbiamo raccogliere dati che possano rispondere alle domande: Dove, Quando, Per quanto tempo, Quante volte, Con chi. Queste informazioni ci permetteranno di avere un quadro più preciso delle dinamiche in atto. In ogni comportamento di attivazione emozionale vi sono due componenti fisiologica e cognitiva (pensieri ed interpretazioni).
L’approccio cognitivo-comportamentale vede il comportamento come una funzione legata a fattori interni ed esterni che innescano e mantengono la risposta aggressiva. Il comportamento è considerato modificabile e gestibile individuando i fattori presenti nelle varie fasi. Vi è una focalizzazione sul comportamento, non sulla persona che lo emette, ponendo attenzione sulla dignità e rispetto della persona c e sulla sicurezza della persona che agisce l’aggressività e degli altri. La risposta di “crisi” non è “tutto o niente”, ma ci sono sono delle Fasi molto precise nell’escalation ed in ognuna di esse è necessario adottare comportamenti di gestione diversi.
FASI DELLA CRISI COMPORTAMENTALE SECONDO IL MODELLO COGNITIVO COMPORTAMENTALE
1 Fase fattori trigger
2 fase di esclation
3 fase dell’agito aggressivo
4 Fase del Recupero
5 Fase post crisi

Puoi anche seguire il profilo Instagram per vedere altri contenuti.
04/01/2025

Puoi anche seguire il profilo Instagram per vedere altri contenuti.

Nella letteratura scientifica, troviamo sempre nuove conferme circa i predittori precoci nell’infanzia per lo sviluppo d...
04/01/2025

Nella letteratura scientifica, troviamo sempre nuove conferme circa i predittori precoci nell’infanzia per lo sviluppo di ADHD, disturbi dell’umore e disturbi della condotta (spesso in comorbilità con ADHD) . Murray A.L. et al. (2024), hanno osservato che un decremento più lento di problemi di disregolazione emotiva trai 3 ed i 5 anni, predice sintomi di ADHD, di interiorizzazione (dell’umore) e problemi di condotta all’età di 7 anni. Una minore abilità di gestire le emozioni nel periodo prescolare, potrebbe essere un indicatore di problemi di salute mentale nell’età scolare. Nel recente passato già altri studi erano giunti alle stesse conclusioni circa l’identificazione di alcuni forti predittori precoci (nell’infanzia) dello sviluppo in adolescenza di comportamenti devianti ( Dishion e Loeber, 1983; Lewin, Davis, Hops, 1999). Si è osservato con elevata frequenza un set di fattori che presentiamo in ordine d’importanza: Precoce rifiuto da parte dei pari; Comportamenti aggressivi tipo rabbia-scontro; Comportamenti distruttivi; Comportamenti d’isolamento, ritiro sociale; Scarsi risultati scolastici; Scarsa frequenza di comportamenti prosociali ( scarsa empatia, scarso interesse per gli altri, scarso altruismo, scarsa collaborazione). Hamalainen e Pulkkinen ( 1996) hanno osservato, che un indice di alto rischio di futuri comportamenti devianti è la presenza all’età di otto anni di comportamenti aggressivi e/o bassa prosocialità, in associazione con il non rispetto delle regole e gli scarsi risultati scolastici a 14 anni. D’altra parte la ricerca si è sempre preoccupata di individuare i fattori protettivi della salute mentale nell’infanzia, così Hastings et al. (2000 ) individuano alcuni di questi fattori: L’interesse per gli altri; L’empatia; Una relazione positiva, calda ed empatica genitore-figlio; Le competenze sociali; I comportamenti prosociali. Lo stesso studio di Murray A.L. et al. (2024) sostiene che l'acquisizione di capacità di regolazione delle emozioni in questo periodo critico (3-5 anni), potrebbe essere un promettente intervento preventivo. Quindi da più parti si sostiene la necessità di attivare precocemente percorsi di abilità sociali ed emozionali per attivare processi di cambiamento ed evitare uno sviluppo sfavorevole (Monteduro F., 2012).

. Questa espressione di un ragazzino di dodici anni ci dice che siamo di fronte a un serio problema. In realtà molto dif...
18/11/2024

. Questa espressione di un ragazzino di dodici anni ci dice che siamo di fronte a un serio problema. In realtà molto diffuso anche tra gli adulti, anche se con sfumature diverse.

In risposta vediamo un’offerta sovrabbondante di corsi per un uso responsabile dei social, ma è solo questo il problema? O stiamo osservando qualcosa che è più antico e profondo, un bisogno più radicato e che ha solo trovato altri mezzi più tecnologici per esprimersi.

Il bisogno di essere riconosciuti, il bisogno di relazione, il bisogno essere “connessi” emotivamente agli altri, ma più di ogni altro aspetto, lì nel profondo, il bisogno spasmodico di conferme alla propria autostima.

Certo più di 1000 like, non offrono maggiore sicurezza, la mancanza di autostima è una voragine aperta, senza fondo.

Accanto alla mancanza di autostima, vediamo spesso insufficienti abilità sociali, strumenti che permettano di esprimere se stessi e prendere la vita nella proprie mani.

Fondamentale educare sin da bambini a sviluppare il senso critico e l’abilità di analisi, così come è indispensabile imparare a confrontarsi e fronteggiare le pressioni del gruppo (sociale,culturale,relazionale e così via).

COSA CI RENDERA’ PIU’ FELICI DONARE O RICEVERE?Le feste natalizie sono il momento dei doni, cosa ci renderà più felici f...
17/12/2023

COSA CI RENDERA’ PIU’ FELICI DONARE O RICEVERE?
Le feste natalizie sono il momento dei doni, cosa ci renderà più felici fare un dono o riceverlo?Questo è il dilemma…
La scienza risponde a questa domanda attraverso diversi studi (Aknin, Lara B.,Dunn, Elizabeth W.,Proulx, Jason,Lok, Iris,Norton, Michael I., 2020).
Spendere per gli altri attiva nel nostro cervello il rilascio di ossitocina, che è un neuropeptide che è connesso con la sensazione di fiducia, sicurezza e connessione. Viene spesso definito “l’ormone delle coccole” (Simon-Thomas E., 2022). Nel momento in cui si attiva l’ossitocina, la sensazione di benessere e ricompensa può durare per un tempo maggiore, rispetto alla breve durata della sensazione prodotta da un rilascio di una riposta dopaminergica pura (uno tra i sei ormoni detti della felicità). La sensazione di benessere si estende in tutti momenti, dalla scelta del regalo, a quando vediamo la sua apertura e la reazione del nostro beneficiario. La “spesa prosociale” può essere donare a qualcuno che amiamo o di cui ci prendiamo cura, ma anche donare a qualcuno che ha un bisogno o è in difficoltà. Tutto questo induce una sensazione di benessere.
Al contrario, il periodo dei doni per qualcuno può essere fonte di grande stress. Magari, soltanto il pensare al regalo giusto o alla mancanza di tempo o alle difficoltà economiche ci rende stressati e ci sentiamo sopraffatti dagli impegni.
E’ il momento di rivedere le nostre priorità ed assumere una prospettiva diversa, poiché anche donare il proprio tempo per la famiglia, per assistere qualcuno, per ascoltare qualche amico che avrebbe bisogno di sostegno e così via, è un regalo molto apprezzato.
"Un buon regalo comporta qualche sacrificio: denaro, tempo o entrambi", "Dimostra che capisci e conosci la persona e puoi sorprenderla." (Rick S., 2023).
Fare il bene accresce la nostra felicità.

Indirizzo

Via Pisacane, 18
Figline Valdarno
50066

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Centro Studi e Ricerche sul Comportamento pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Centro Studi e Ricerche sul Comportamento:

Condividi

Digitare

CENTRO STUDI E RICERCHE SUL COMPORTAMENTO FIGLINE VALDARNO (FI)

Centro specializzato in applied behavior analysis-ABA, spettro autistico,iperattività,ADHD,deficit di attenzione, disturbi del comportamento, disabilità evolutive, disturbi del neuro sviluppo, disturbi dell'apprendimento (DSA). Specializzato in psicoterapia cognitivo-comportamentale.Il nostro approccio implica la presa in carico totale, con interventi a 360°, individuali, parent- training, supporto e programmi in ambito scolastico e tempo libero. La nostra equipe è composta da professionisti specializzati. Direttore dr.ssa Fiorella Monteduro, psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.