
10/06/2025
Il contesto sociale in cui viviamo tende a voler allontanare bambini e ragazzi dal dolore e dalla tristezza, bandisce la possibilità di sbagliare; tutto deve essere bello e andare bene, anche se si dice “sbagliare è normale e va bene”. Ma in realtà non c’è spazio per le cadute, tutto il mondo intorno comunica, soprattutto a livello non verbale, l’esatto opposto ovvero che la realizzazione di sè è connessa con la competizione e la performance.
La fragilità narcisistica nasce dal senso di inadeguatezza e dalla paura del fallimento.
Lo stesso concetto ovviamente ricade sul genitore che oscilla costantemente tra il senso di inadeguatezza e la paura di fare male il mestiere di genitore tendendo a muoversi nel mondo con lo slogan “devi andare bene in tutto”.
Pensate ai migliaia di posts che si leggono tutti i giorni su “cosa è bene fare” quando sei genitore.
Da quanto appena detto i potenziali scenari teatrali che si aprono sono due “oddio sto sbagliando tutto” oppure “sto facendo tutto per bene, da manuale”.
Quanto tutto ció ci condiziona? E quanto sentiamo come tatuato sulla nostra pelle “uno tra i duecentomila consigli di un social network ”? (figuriamoci i nostri figli)
Ciò che si sente di autentico forse è solo la fatica che blocca quella spontaneità che è vitale, divertente e libera.
Cito una frase di Matteo Lancini
“Chiedere ai ragazzi di vivere all’insegna del successo rischia di essere una richiesta di rassicurazione sulle nostre capacità, che non tiene conto delle loro verità, delle loro necessità e del loro diritto di sbagliare e di stare male, non solo e sempre bene”.
Concludo quindi con un inno alla libertà e alla vera meraviglia che deve guidare la
genitorialità: vivete pensando che siete liberi, genitori unici e formidabili, come lo sono i vostri figli.