08/11/2025
A volte saliamo su ascensori invisibili.
Non quelli dei palazzi, ma quelli della vita: carriera, relazioni, immagine, successo personale.
Ogni piano promette qualcosa: più riconoscimento, più sicurezza, più controllo.
E mentre le porte si chiudono, mettiamo gli occhiali da sole.
Non sempre per vanità.
A volte per difesa.
Per non far vedere la fatica, la vulnerabilità, la paura di non essere abbastanza.
Gli occhiali sono una metafora potente: ci permettono di filtrare la luce, di scegliere quanto far vedere e quanto tenere per noi.
E nella società in cui viviamo — dove l’esposizione è continua, dove si confonde autenticità con visibilità — a volte è sano avere un filtro.
Non c’è nulla di sbagliato nel proteggersi.
Il punto è ricordare se siamo noi a usare gli occhiali o se sono loro a usare noi.
Perché se diventano un modo per nascondersi, invece che per scegliere quando mostrarsi, smettono di proteggerci e cominciano a isolarci.
Ognuno di noi ha bisogno, ogni tanto, di togliere gli occhiali e guardarsi negli occhi — senza riflessi, senza filtri.
Guardare la stanchezza, la paura, ma anche la forza che resta sotto la superficie.
Pensaci: un ascensore sale solo se accetti di chiuderti dentro per qualche istante.
Così è la crescita psicologica: un movimento verticale che richiede un momento di sospensione, di introspezione, di onestà con se stessi.
🔹 Esercizio di consapevolezza:
Domani, mentre ti guardi allo specchio o ti prepari per uscire, fermati un attimo prima di indossare gli “occhiali” — reali o simbolici.
Chiediti:
> “Oggi li metto per scelta o per paura?”
Se è per scelta, goditi la protezione consapevole.
Se è per paura, prova a fare un passo fuori dal riflesso e guarda cosa succede.
Non si tratta di mostrarsi sempre, ma di imparare quando e perché farlo.
È lì che comincia la vera libertà interiore.