19/05/2019
L’idea di lasciar agire il bambino è compresa facilmente, ma nella pratica s’incontrano ostacoli complessi, che stanno radicati assai profondamente nell’animo dell’adulto.
Spesso questi, anche se vuole aderire al desiderio del bambino e lasciarlo libero di toccare e spostare oggetti, sente di non poter resistere a impulsi vaghi, che finiscono col dominarlo.
Una giovane signora di New York, familiare a queste idee, voleva metterle in pratica con un suo bel bambino di due anni e mezzo.
Un giorno lo vide trasportare dalla camera da letto al salotto (senza ragione) una brocca piena d’acqua. Essa osserva la tensione, lo sforzo di questo bambino che si muoveva con difficoltà e ripeteva di continuo “Be carefull” (fai attenzione).
La brocca era pesante e a un certo momento la madre non poté resistere e aiutò il bambino, prendendogli la brocca dalle mani e portandogliela dove egli voleva.
Il bambino rimase piangente e mortificato e la madre, dolente di aver fatto soffrire il suo bambino, si giustificava dicendo che, pur sapendo la necessità che spingeva il bambino, le sembrava ingiusto di lasciarlo affaticare e di fargli perdere tanto tempo per qualcosa che essa poteva eseguire in un momento.
*Maria Montessori
Con questo passo tratto da Il segreto dell’infanzia vorrei farvi riflettere su alcuni aspetti.
Aprire e chiudere, infilare e sfilare, trasportare oggetti sono azioni che la Montessori definiva “prime manifestazioni dell’istinto del lavoro nel bambino”.
Quante volte vi sarà capitato di vedere il vostro bambino affaccendarsi nel mettere e togliere un coperchio a un contenitore, aprire e chiudere un cassetto, fare avanti e dietro con un oggetto?
Attività elementari e per noi apparentemente senza scopo, quasi un impiego poco utile di energie.
Proprio per questo, spesso, ci ritroviamo ad intervenire, mossi da due motivazioni:
La prima: perché farlo affaticare inutilmente quando io posso farlo per lui in breve tempo?
La seconda: e se lo rompesse?
Quello che Montessori cerca di dirci è che dovremmo fare lo sforzo di decentrarci.
Fino a quando continueremo a voler interpretare bisogni e condotta del bambino con schemi che sono propri dell’adulto, non potrà che emergerne conflitto ed incomprensione.
Il bambino che trasporta un oggetto avanti e indietro non lo fa per lo scopo esterno di trasportare (come per noi) ma perché sta esercitando e coordinando insieme motricità grossa e fine, equilibrio e controllo dei movimenti. Sta sperimentando le sue forze e le sue possibilità, imparando a esercitare la propria volontà.
Per questo è così importante abbandonare le sovrastrutture che ci guidano e farci ascoltatori ed interpreti del bambino.
Lui è il nostro maestro.
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Foto: fourseasonsmontessori.com