28/10/2023
La dolorosa consapevolezza che il dolore genera dolore, una storia di ingiustizie alimenta nuove ingiustizie. In un tempo in cui proliferano i conflitti, avere speranza è un atto di faticosa resistenza. https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=716435560503221&id=100064103499185
Scrisse una volta Bateson che le sequenze comunicative che intercorrono fra gli Stati in conflitto fra loro si muovono su regole molto simili a quelle che siamo abituati a verificare nel conflitto fra le persone. Poca differenza c’è, dal punto di vista della comunicazione, fra gli scambi di insulti e di minacce fra Israele ed Hamas e quelli che si verificano nelle coppie in crisi. Invocare, proporre o imporre una tregua è difficile, in tutte queste situazioni, perché il convincimento di essere nel giusto è assoluto e la demonizzazione dell’altro corrisponde regolarmente al sentimento di essere vittima della sua inspiegabile malvagità.
Ragionando in termini di livello di funzionamento del pensiero, quella cui ci troviamo di fronte in tutte queste situazioni è una regressione ad un livello borderline. Personale o di gruppo. L’impulsività dei giudizi e dei comportamenti rende impossibile qualsiasi forma di dialogo anche con chi, fuori dal conflitto, tenta di far ragionare i contendenti sulla complessità della situazione in cui si trovano e viene percepito e definito subito come nemico o un alleato del nemico.
Il terapeuta o il Giudice possono avere la possibilità, nel caso della coppia di interrompere questo tipo di escalation
se i membri della coppia sono stati educati a riconoscerne il ruolo e l’autorità. Quando ciò non accade, la violenza spesso dilaga, fino alle estreme conseguenze. Nei conflitti internazionali, il giudice avrebbe dovuto essere l’ONU, questo almeno fu il sogno sognato da chi amava la pace al termine della seconda guerra mondiale. Il ruolo dell’ONU viene oggi brutalmente negato, però, da Israele oltre che da gran parte dei governi e dei media occidentali che nell’ONU evidentemente non credono più e che si sono schierati senza se e senza ma dalla parte di Israele. Il conflitto andrà avanti, dunque, senza tregue o pause di riflessone. Uccidendo ogni giorno di più civili inermi e bambini. Il cui numero purtroppo è importante anche se Luigi Manconi su la Repubblica di oggi dice che i numeri contano poco. Perché le vittime dei conflitti, internazionali o di coppia, sono sempre e soprattutto i bambini.
Di cui possiamo dire con grande tristezza che corrono un rischio molto grave, anche se hanno la fortuna di sopravvivere, di ripetere da grandi le follie solo apparentemente lucide di chi offende cosi la loro infanzia.