21/02/2024
Quanto conta l’ego del dentista e quanto le esigenze della paziente?
Quando ho incontrato per la prima volta questa signora ho dubitato che potesse veramente farsi curare.
Una paziente di una certa età, esile e molto molto ansiosa di sedersi sulla poltrona del dentista.
Riportava addirittura svenimenti a seguito di anestesia.
Riesco a visitarla e verifico la presenza di due carie da curare di cui la paziente era inconsapevole, lei infatti mi chiede se si possa fare qualcosa per i suoi incisivi.
Possibilmente senza anestesia e in poco tempo alla poltrona.
Allora le propongo semplicemente di migliorare, senza rendere perfetti, la forma e il colore di quei due denti, stratificando a mano libera dei compositi estetici e pure senza anestesia.
Risultato: paziente entusiasta, quasi incredula.
Questo mi ha fatto guadagnare la sua fiducia, tanto da poterle fare successivamente l’anestesia e curarle le carie senza svenimenti né particolari ansie.
Avrei voluto fare di più e coinvolgere altri denti che potevano essere migliorati ma per la paziente andava già benissimo così.
È un caso perfetto? No
È un caso da congresso? No di certo.
Però la paziente è felicissima del risultato oltre le sue aspettative, sorride senza più vergogna e ha ridimensionato il timore del dentista.
E io ne sono molto contento.
Se hai un problema simile scrivimi, la soluzione spesso è molto più semplice di quanto immagini!