12/12/2025
Nelle antiche terre del Nord, la notte del 13 dicembre non era una notte qualunque.
Era chiamata Lussinatt, la Lunga Notte: la più oscura dell’anno, quando l’inverno sembrava ingoiare il mondo e il confine tra realtà e spirito diventava sottile come respiro sull’aria gelata.
Si diceva che in queste ore profonde vagasse Lussi, la Signora della Notte, la Regina degli Spiriti.
Non un demone, non un angelo: qualcosa di più antico, più selvatico.
Guidava la Lussiferda, una processione spettrale di elfi, troll, antenati e creature dell’Aldilà. Una parata che ricorda la Caccia Selvaggia delle tradizioni europee e le antiche leggende legate alla dea Diana, regina delle anime erranti.
In questa notte tutto poteva accadere.
Le stalle sussurravano, perché si credeva che gli animali, solo allora, potessero parlare del comportamento dei loro padroni.
I bambini dovevano essere buoni, perché Lussi – come un’antenata della Befana – poteva scendere dal camino e portar via chi non aveva rispettato l’ordine delle cose. Una metafora potente del passaggio tra caos e rinascita.
Poi arrivò il Cristianesimo, e la Lunga Notte prese un nuovo nome:
Santa Lucia, la Portatrice di Luce.
Il suo stesso nome, dal latino lux, è un filo rosso che unisce antiche divinità luminose e la figura della santa martire di Siracusa.
La tradizione la vuole con una corona di candele, simbolo del sole che muore e rinasce, mentre tiene in mano i propri occhi: immagine antica, terrifica e sacra, che rappresenta la luce interiore quando quella del mondo sembra svanire.
In Scandinavia, ancora oggi, i fuochi si accendono e si preparano i Lussekatter, dolci giallo-oro allo zafferano, la forma a spirale che custodisce il simbolo eterno della rinascita solare.
Un piccolo sole da portare in casa, mentre l’inverno sussurra alle porte.
Così, la notte di Santa Lucia resta ciò che è sempre stata:
una soglia.
Un passaggio.
Una promessa di luce nel cuore dell’oscurità. ✨