25/10/2025
JARABI
Cloza ha scritto un libriccino che dovrebbero leggere tutti. Non è per addetti ai lavori, lui stesso non lo è. E forse proprio per questo, con un linguaggio semplice, ma autorevole, riportando anche evidenze scientifiche, parla della . E quindi della e dell’ . Cloza dice la “verità” dei fatti. È per questo che mi ha colpito, lo fa spiegando quanto viviamo in una società in cui si fanno tentativi di annullare la morte, considerandola qualcosa che sappiamo che esiste, ma che ci deve riguardare il più tardi possibile e quindi non facendoci davvero i conti. E in nome di questo anche i luoghi di cura e il personale sanitario non sono formati ad accompagnare le persone a morire. Infatti in ospedale si va per guarire e i medici considerano un fallimento la morte del paziente. Ciò comporta che l’approccio alla persona che se ne sta andando sarà fino alla fine rivolto e adatto a tenerla in vita, senza considerare i cambiamenti “fisiologici” che avvengono nel corpo di chi sta morendo, che, se trattati inadeguatamente, fanno soffrire anziché alleviare le presunte sofferenze di chi si sta lasciando la vita, ma che in realtà non sono tali. Questo sul piano organico. Poi c’è il piano psicologico che si confronta col terrore dell’idea della morte che trascina con sè la rimozione del . Infine, c’è quello spirituale che niente ha a che fare con quello religioso, ma anzi si intreccia con evidenze scientifiche. Su tutti e tre questi piani si può agire in modo da “comprendere” (tenere insieme) la morte all’interno della vita. E questo è possibile con l’amore. “Quando la persona che manca non sarà più fuori di noi, ma dentro di noi, allora sarà davvero possibile andare avanti. Portandola con noi e ricordandola e onorandola, ma senza più sentirci stretti nella morsa del . È l’amore che fa questo. L’amore che fa rinascere. Perché anche con la morte il filo invisibile che connette due persone non si spezza. È quell’energia calma che le sostiene e le ha sostenute anche quando fuori c’era il caos e le cose andavano in pezzi. Questo è il filo della vita, che prosegue anche quando l’altra persona non c’è più.”