Psicologia SenzaCamice - Ada Moscarella

Psicologia SenzaCamice - Ada Moscarella Psicologa, psicoterapeuta. A Firenze e online. Nata a Napoli nel 1983, dal 2016 vivo a Firenze.

Da sempre convinta che solo una sana colleganza potrà dare alla categoria una psicologia all'altezza dei nostri sogni, nel 2014, insieme a Luca Pezzullo, ho dato vita a Diventare Psicologo, la più grande community di psicologi su Facebook che unisce studenti, professionisti e rappresentanti istituzionali e ormai conta più di 22mila iscritti che si incontrano online e offline. Sono una libera professionista, con una specializzazione in psicoterapia sistemico-relazionale e la passione per la psicologia su internet. Da Maggio 2017 ricopro la carica di Consigliere di Indirizzo Generale in ENPAP per il quadriennio 2017-2021 con il gruppo AltraPsicologia.

A Natale parliamo spesso di quanto sia difficile per i pazienti: assenze, perdite, famiglie che riattivano tutto.Ma c’è ...
22/12/2025

A Natale parliamo spesso di quanto sia difficile per i pazienti: assenze, perdite, famiglie che riattivano tutto.
Ma c’è un pezzo che si dice meno: anche noi psicologi possiamo sentirci soli.
Siamo professionisti dell’ascolto, non supereroi.
E il paradosso natalizio è questo: reggere l’impatto emotivo degli altri mentre fuori dallo studio magari c’è un vuoto che fa rumore. In più, la pressione sociale del “devi essere felice” (che già di suo è un ottimo generatore di malessere).
Per me la bussola resta una: rete.
📌 rete professionale (colleghe/i con cui pensare, condividere, respirare)
📌 rete personale (relazioni e attività fuori dal lavoro, anche se a volte finiamo per condividerle con le persone con cui lavoriamo 😅 )
E no: rimuginare da soli non ci rende più saggi. Solo più stanchi.

Natale non è un periodo facile per i pazienti, che si ritrovano a sentire più forte il peso di alcune assenze e perdite, o magari si vedono costretti dentro dinamiche familiari da cui, per tutto l’…

☝🏻
21/12/2025

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Negli ultimi giorni Alfonso Signorini è finito al centro di una bufera mediatica dopo le accuse lanciate da Fabrizio Cor...
19/12/2025

Negli ultimi giorni Alfonso Signorini è finito al centro di una bufera mediatica dopo le accuse lanciate da Fabrizio Corona su un presunto “sistema di potere” legato ai reality.
Signorini, per ora, non entra nel merito e affida tutto ai legali.
Ecco il punto: anche senza fare gli investigatori su chi dica la verità, basta guardare come se ne sta parlando.
Si usa il formato “gossip” per raccontare qualcosa che — se fosse vero — parlerebbe di consenso, squilibrio di potere, pressione, ricatto.
E invece diventa una sfilata di meme, battutine, allusioni su “favori se$$uali”.
Spesso con l’idea che faccia ridere di più se riguarda uomini e rapporti omose$$uali.
Questa non è ironia: è normalizzazione.
La lezione implicita che passa è che i confini siano negoziabili, che il potere “si paga”, che l’umiliazione pubblica sia intrattenimento.
E intanto spariscono i temi principali: cosa significa "consenso"? Dov’è il limite? Dov’è la responsabilità di chi ha potere? Che fine fanno le vittime?
In queste settimane si discute molto di educazione sessuale e affettiva a scuola.
Alla Camera è stato approvato il DDL Valditara: nelle prossime settimane se ne discuterà in Senato.
Se passerà, diventerà definitivo.
È una norma che esclude l’educazione sesso-affettiva nella scuola primaria e introduce/rafforza meccanismi restrittivi per le classi successive che, nei fatti, rischiano di scoraggiare percorsi su questi temi.
Il risultato è paradossale: lasciamo ragazze e ragazzi a “imparare” educazione sessuale dagli adulti che, sui social, trasformano messaggi privati, allusioni e contenuti se$$ualizzati in carburante per reaction e traffico.
Per questo firmare e diffondere la petizione per difendere il diritto di bambine, bambini e adolescenti ad avere un’educazione sessuo-affettiva a scuola non è un gesto simbolico: è una scelta di tutela.
✅ per educare al consenso e ai confini
✅ per riconoscere gli abusi di potere
✅ per rispettare le differenze (senza farne una barzelletta)
✅ per avere strumenti per leggere la sessualità anche online, perché le parole — e i meme — pesano
FIRMA QUI (e condividi)
https://www.change.org/EducazioneSessuoAffettiva_AP

Perché senza educazione sessuo-affettiva lasciamo ragazze e ragazzi soli: più esposti a violenza, bullismo, stereotipi e disinformazione.

🌈 Il 17 dicembre 1973 l’APA (American Psychiatric Association) cancellò l’omosessualità dalla lista delle “malattie ment...
17/12/2025

🌈 Il 17 dicembre 1973 l’APA (American Psychiatric Association) cancellò l’omosessualità dalla lista delle “malattie mentali”.
Una decisione arrivata dopo anni di dibattito, polemiche, pressioni — e, soprattutto, dopo che dati e studi avevano già chiarito una cosa banale: essere omosessuale non è un disturbo psichico.
Ricordare questa data non è una ricorrenza da libro di storia.
È un promemoria: clinico, etico e politico.
Perché ancora oggi qualcuno continua a riproporre — spesso sotto mentite spoglie, con nomi più eleganti e brochure più pulite — le cosiddette “terapie riparative”.
Che di terapeutico non hanno niente e di scientifico ancora meno.
Quando va “bene” sono inutili.
Quando va male sono dannose: vergogna, colpa, ansia, depressione, isolamento, fino al rischio $uicidari0.
E poi c’è l’altra strada, più subdola.
Non ti dico più “sei malato”: ti rendo scomodo oppure invisibile.
In questi giorni un’inchiesta del Guardian ha raccontato che Meta (Facebook, Instagram, WhatsApp) nell’ultimo periodo avrebbe limitato/chiuso account e oscurato contenuti collegati a risorse e notizie su temi LGBTQ+ , spesso con motivazioni opache o automatizzate.
(Quindi sì: se questo post fa meno strada del solito, non è detto che sia colpa mia. O tua.)
Le ragioni di questo clima si possono immaginare fin troppo bene: negli USA l’aria è cambiata, e la spinta politica contro le politiche di inclusione sta producendo effetti a cascata, anche sul modo in cui aziende e piattaforme scelgono cosa “conviene” sostenere o lasciare visibile.
Perché la salute mentale non è mai neutra.
Nel bene aiuta le persone a vivere appieno la propria vita — anche quella affettiva, sessuale e relazionale.
Nel male si mette al servizio del potere: si piega al pregiudizio, si traveste da “cura”, o si maschera da “policy”.
E ogni volta che succede, vale la pena ricordarselo: non si torna indietro al 1973 in un colpo solo.
Ci si torna a piccoli passi.
Di solito molto educati, al ritmo dell'algoritmo imposto.

Vieni in terapia ✌️
16/12/2025

Vieni in terapia ✌️

Le parole rivolte dalla Ministra Bernini agli studenti che si sono presentati durante la kermesse di Fratelli d’Italia v...
12/12/2025

Le parole rivolte dalla Ministra Bernini agli studenti che si sono presentati durante la kermesse di Fratelli d’Italia vanno considerate per intero.
Perché se ci si ferma allo scherno della vecchia battuta di berlusconiana memoria, si rischia di non cogliere il punto: per dei diciottenni che chiedono — con la legittima ingenuità della loro età — un’università diversa e un po’ di chiarezza sul futuro, essere appellati “poveri comunisti” difficilmente è un’offesa.
È invece violento e annichilente — lo è per me che ho 42 anni e guardo la scena dal divano di casa, figuriamoci per loro — il momento in cui, circondata da applausi e boati di approvazione, la Ministra urla a due ragazzi di 18 anni: “Siete inutili”.
Non sono parole dette a caso.
Sono una presa di posizione culturale, che tratta qualsiasi domanda di senso sul futuro da parte delle generazioni più giovani come un fastidioso ronzio di zanzare.
A diciotto anni si è tante cose: idealisti, sognatori, ingenui, spaventati, arrabbiati, sconclusionati, estremi.
Anche fastidiosi, di quel fastidio che si genera ogni volta che come adulti ci troviamo messi in mezzo alla frizione tra quello che dovrebbe essere perché più giusto e quello che potrebbe essere, perché le risorse sono limitate.
Di certo, però, a 18 anni non si è inutili.
Una Ministra che si rivolge così alla propria “committenza” — perché di questo si tratta: studenti e studentesse lo sono, per definizione, per una Ministra dell’Università — non sta solo esercitando in modo violento una posizione di potere.
Sta insegnando — insieme a chi la applaude convinto — un modello relazionale.
Un modello in cui l’interlocutore viene ridicolizzato, la vulnerabilità schiacciata, la domanda trasformata in fastidio, le richieste in manifesta stupidità.
Un modello in cui chi è più giovane, meno strutturato, meno protetto, impara in fretta che parlare ha un costo — e che quel costo può essere l’umiliazione pubblica.
E no, non è “solo una frase detta male”. Non è il tono acceso di un contesto politico. Non è nemmeno una questione di permalosità generazionale.
È un’idea molto chiara di confronto — a maggior ragione di confronto intergenerazionale.
Fiumi di paternali ipocrite, quando va bene.
Quando va male, vero e proprio bullismo.
Dagli stessi che poi pretendono di entrare nelle classi a spiegare cos’è, il bullismo.
Ancora più sconcertante, quindi, è che a pronunciare quelle parole non sia un commentatore qualunque, ma la Ministra dell’Università e della Ricerca.
La figura che dovrebbe rappresentare, tutelare e orientare proprio quei ragazzi e quelle ragazze che entrano oggi in un sistema già fragile, precario, opaco, pieno di contraddizioni.
Dire a dei diciottenni “siete inutili” non li rende più forti, più responsabili o più adulti.
Li rende solo più soli.
Ancora più soli.
Il punto, alla fine, non è se quei ragazzi avessero ragione o torto.
Il punto è che una democrazia matura non umilia chi fa domande.

Vieni in terapia…
10/12/2025

Vieni in terapia…

Sì, proprio quello per cui sei venuta in terapia ✌️
02/12/2025

Sì, proprio quello per cui sei venuta in terapia ✌️

📍 1° dicembre 1991, Cagliari. Durante il convegno per la Giornata mondiale contro l’AIDS, Fernando Aiuti si alzò, scese ...
01/12/2025

📍 1° dicembre 1991, Cagliari.
Durante il convegno per la Giornata mondiale contro l’AIDS, Fernando Aiuti si alzò, scese dal palco, andò incontro a una giovane donna sieropositiva e la baciò sulla bocca.
“Avevamo deciso la sera prima di darci quel bacio,” ha raccontato anni dopo Rosaria Iardino, “perché eravamo scoraggiati: sembrava che non servissero più né le parole né gli articoli scientifici.”
In quegli anni si discuteva seriamente se un bacio “profondo” potesse trasmettere l’HIV.
Quel gesto, diventato una delle immagini/simboli della lotta contro lo stigma, fu una risposta drammatica e coraggiosa — un messaggio forte contro paura, ignoranza e pregiudizio.
“Non immaginavamo lo scalpore,” ha ricordato Rosaria Iardino, “ma sapevamo che dovevamo mandare un segnale: lo stigma uccideva più del virus.”
📊 Dati ufficiali (Italia, aggiornati 2023–2024)

▶ Nuove diagnosi di infezione da HIV nel 2024: 2.379 — corrispondenti a 4,0 casi ogni 100.000 residenti.
▶ Dal 2012 al 2020 si era osservata una diminuzione delle nuove diagnosi; dal 2021 al 2023 c’è stato un aumento, seguito da una stabilizzazione nel 2024.
▶ Una quota elevata di diagnosi rimane “tardiva”: molte persone scoprono l’infezione quando il sistema immunitario è già compromesso.
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📣 Perché (ancora) è urgente parlarne
✔️ I numeri mostrano che l’HIV non è scomparso, e molte infezioni continuano a essere segnalate ogni anno.
✔️ Le diagnosi tardive restano un problema grave: segnalano ritardi nei test, poca consapevolezza e una fragilità persistente nelle politiche di prevenzione.
✔️ Lo stigma continua — anche oggi — a rappresentare un ostacolo: paura, vergogna, pregiudizi mantengono l’infezione nell’ombra.
💡 Cosa possiamo fare — e quanto conta l’educazione
▶ Promuovere con decisione la prevenzione: uso del pr********vo, conoscenza delle opzioni come la PrEP/PEP, accesso facile ai test.
▶ Introdurre seriamente educazione sessuale nelle scuole e nella formazione socio-sanitaria: informazione, consenso, consapevolezza.
▶ Combattere lo stigma perché il pregiudizio può uccidere molto più del virus.

🛡️ 🙅 📖

🌲 La famiglia nel bosco non è il punto.Questa storia della "famiglia nel bosco" ha generato opinioni di ogni tipo.Una ga...
25/11/2025

🌲 La famiglia nel bosco non è il punto.
Questa storia della "famiglia nel bosco" ha generato opinioni di ogni tipo.
Una gamma che va dai romantici del ritorno alla natura ai complottisti dei giudici cattivoni che vogliono toglierci i figli.
Un dibattito che, lo ammetto, mi pareva tra i meno interessanti: la solita miscela in cui l’emotività è talmente densa da rendere impossibile qualsiasi confronto sensato.
Ma da ieri mi arrivano segnali di alert, inizia a esserci preoccupazione.
Mi avvertono che se non dico niente sulla faccenda rischio non solo l’abilitazione alla professione, ma soprattutto la mia preziosissima reputazione da psicologa influencer.
E allora mi tocca.
Partiamo da una cosa semplice, giusto per togliere l’ambiguità di mezzo: non ho alcuna intenzione di difendere la scelta di vivere isolati con dei minori in una capanna fatiscente, senza servizi, senza rete, senza garanzie minime per dei bambini.
Il punto però è un altro, ed è l’ipocrisia gigantesca che ci scivola davanti agli occhi.
Un’ipocrisia che non riguarda la scelta — legittima e francamente condivisibile a chiunque abbia letto le carte e non solo guardato i servizi delle Iene — dei giudici e degli assistenti sociali che hanno fatto il loro lavoro.
Riguarda tutto ciò che abbiamo normalizzato come società e come politica (compresi quelli che in questi giorni si stracciano le vesti davanti alle telecamere. Si Salvini, parlo di te).
Abbiamo normalizzato case rese “abitabili” anche se hanno la metratura di uno sgabuzzino, dove sì, il bagno ce l’hai, ma appoggiato alla testiera del letto.
Abbiamo normalizzato lavori che ti rendono quasi più povero dell’essere disoccupato, con stipendi che scompaiono prima ancora di arrivare sul conto.
Abbiamo normalizzato bambini lasciati con un telefono in mano, perché un/a babysitter costa quanto un rene e i congedi familiari sono un miraggio.
E no, non possiamo “semplicemente restare a casa a crescerli”, perché nel frattempo dobbiamo pagare l’affitto dello sgabuzzino di cui sopra.
E allora sì: io più che prendermela con i giudici, avrei dell'irritazione per questo disegno politico di una società che è uno scarabocchio sotto acidi.
Anni di retorica su famiglia, tradizioni, infanzia… senza mettere un euro dove servirebbe davvero.
Anni dove abbiamo normalizzato la precarietà come “colpa individuale”.
La "famiglia nel bosco" — o meglio, l’archetipo grottesco che è diventata nella narrazione collettiva — non è il segnale di una società che “vuole tornare alla natura”.
È il segnale di una società che ti lascia così solo, così stretto, così senza alternative, che perfino la natura — quella vera, dura, senza romanticismi e senza cesso — ti sembra un piano migliore.
Ed è lì che dovremmo guardare.
Tutto il resto è campagna elettorale.

« Nelle culture tossiche, le persone dimostrano la loro intelligenza abbattendo gli altri.Nelle culture sane, le persone...
17/11/2025

« Nelle culture tossiche, le persone dimostrano la loro intelligenza abbattendo gli altri.
Nelle culture sane, le persone usano la loro intelligenza per sostenere gli altri.
La conoscenza e la competenza non sono armi da brandire. Sono risorse da condividere. »

Adam Grant, professore di psicologia organizzativa, divulgatore scientifico

Coloro a cui sfugge completamente l'idea che è possibile avere torto, non possono imparare nulla se non la tecnica.[Greg...
15/11/2025

Coloro a cui sfugge completamente l'idea che è possibile avere torto, non possono imparare nulla se non la tecnica.
[Gregory Bateson]

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Su di me.

Chi sono. Psicologa con specializzazione in psicoterapia sistemico-relazionale, la mia formazione si divide tra Caserta, L’Aquila e Napoli, dove studio, mi laureo, vivo e mi specializzo. Da sempre libero-professionista, dal 2015 vivo a Firenze, dove ho avviato, insieme a Paola Serio, il servizio di psicologia “La Base Sicura”.

ENPAP. Da Maggio 2017 sono Consigliera di Indirizzo Generale presso l’Ente di Previdenza e Assistenza degli Psicologi (ENPAP), per il quadriennio 2017-2021 per il gruppo AltraPsicologia, attuale maggioranza all’interno dell’ente.

ORDINE PSICOLOGI TOSCANA Dal 9 Gennaio 2020 sono Consigliera dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, eletta con il raggruppamento di AltraPsicologia.