07/09/2025
Marco Cavallo in viaggio.
Agli inizi del ‘900 Cavaliere Azzurro era il nome della rivista di un gruppo di artisti, tra cui Kandinskij, e si caratterizza sin dall'inizio per la sua prospettiva cosmopolita e interdisciplinare aperta al senso lirico e gioioso della vita. Negli anni ’60/ ’70, si sviluppano in Italia esperienze pilota di deistituzionalizzazione creativo in cui l’emozione estetica viene valorizzata come risorsa promotrice del processo di umanizzazione. Franco. Basaglia è impegnato in un processo di radicale critica del paradigma asilare e dei processi di alienazione correlati. Dopo l’esperienza di Gorizia aveva assunto la direzione dell’Ospedale Psichiatrico di Trieste dove apre le porte ad un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, guidati dallo scultore Vittorio Basaglia, suo cugino, e dal drammaturgo Giuliano Scabia. Nel Padiglione P, primo padiglione resosi libero dopo aver garantito una dignitosa soluzione abitativa ad un primo gruppo di ricoverati, viene organizzato un Laboratorio, dove gli artisti fanno arte. Basaglia aveva favorito tale inserzione creativa per facilitare il cambiamento, per accelerare la rinascita delle persone, delle loro emozioni, per cercare di riaprire il loro contatto con il mondo attraverso lo strumento dello stare insieme, costruendo qualcosa di artistico. La decisione di fare Marco Cavallo nacque da una serie di assemblee fatte con i degenti. Nell’ospedale psichiatrico di Trieste c'era un cavallo, chiamato da tutti Marco, utilizzato per il trasporto di ogni cosa tra i diversi padiglioni. Era molto amato dai pazienti ricoverati e anche quando fu sostituito dai mezzi meccanici nessuno si dimenticò di lui. Tutti erano preoccupati per la sua sorte, si temeva che, arrivato all’età del suo pensionamento, fosse destinato al macello. Con una richiesta corale al presidente della provincia si ottenne che si esprimesse riconoscenza a Marco Cavallo prendendosi cura di lui. La vicenda diviene un grande fattore di risveglio, individuale e collettivo e nasce l’idea di costruire la statua di un cavallo. Si crea un cerimoniale inclusivo attorno alla sua ideazione, ogni sera gli artisti fanno il giro di ogni reparto per annotare quello che era successo nel Laboratorio. Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia, raccolgono le indicazioni, fatte a voce e poi scritte su fogli attaccati al muro, di coloro che ogni giorno entrano nel Laboratorio: “La pancia deve essere grossa per contenere tutti i desideri dei pazienti”, “Gli zoccoli forti per uscire di corsa da quelle mura”; “Gli occhi posti in alto per vedere lontano e non sbagliare strada”; “Il collo dritto e muscoloso per non doversi piegare mai”. Assi di legno sottili, grandi fogli di carta, colla, vernice, diventano man mano zampe, pancia, coda, criniera, testa, zoccoli, corpo di un grade cavallo azzurro di cartapesta. Il 25 febbraio 1973 Marco Cavallo esce dal manicomio per la sua prima uscita pubblica fino al colle di San Giusto. Per farlo uscire, viene abbattuto l’architrave del cancello d’ingresso e tutti, pazienti, terapeuti e cittadini vanno in una processione liberatoria fuori “dal manicomio”. Quel cavallo azzurro che con l’azione scenica ha offerto una forte forma di identificazione con l’immagine della libertà riconquistata dagli internati, da allora, ha fatto il giro del mondo. È diventato immagine-simbolo per pazienti e terapeuti, loro “guida” fuori dal labirinto dell’istituzione manicomiale e dai suoi variegati e cangianti profili, per riprendere e conservare contatti vitali, per ritornare “a veder le stelle”. Lo spirito di Marco Cavallo, negli scorsi anni, ha animato la campagna di sensibilizzazione che ha portato alla chiusura anche degli Ospedali psichiatrici.
Quest’anno il Forum Salute Mentale ha chiesto a Marco Cavallo di rimettersi in Viaggio per denunciare l'ingiustizia e l'inumanità dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR), strutture che, per molti versi, ricordano gli OPG, ma che forse sono ancor più crudeli dal punto di vista umano. Perché qui non ci sono persone che hanno commesso reati, ma uomini e donne il cui unico "errore" è stato cercare una via di fuga dalla fame, dalla guerra, da un destino segnato. Chi è rinchiuso nei Cpr per legge è “un irregolare”. È un migrante, una persona che ha perso tutto e che ora perde anche la libertà e la dignità. I CPR sono l’emblema dell’ingiustizia sociale del nostro tempo: luoghi di detenzione senza colpe, di esclusione senza appello, di violenza istituzionale normalizzata. Tra settembre e ottobre, Marco Cavallo farà tappa a Milano, Roma, Gradisca, Palazzo San Gervasio, Bari e Brindisi, tra le altre destinazioni. In ogni città si terranno iniziative pubbliche, incontri e momenti di confronto, raccontati tappa dopo tappa sul Forum Salute Mentale e seguiti da giornalisti italiani e internazionali. Il regista Giovanni Cioni documenterà l’intero percorso per realizzare un film che custodisca e diffonda le voci raccolte lungo la strada. Durante il viaggio consegneremo alle persone trattenute nei CPR lettere scritte da chi sostiene l’iniziativa, per portare loro un messaggio di vicinanza e speranza. Marco Cavallo sarà accompagnato da bandiere fatte di tessuti di scarto. Un atto politico e poetico: ogni cucitura è un legame, un incontro tra materiali diversi, come le vite che si intrecciano in un luogo di detenzione, simbolo di dignità e creatività anche nelle condizioni più dure.
Questo viaggio si intreccia con la campagna "180 Bene Comune", promossa dal Forum Salute Mentale. La legge 180 non è solo una legge sulla salute mentale: è un presidio di civiltà, un principio di umanità che riguarda tutti. Parla di diritti, di riconoscimento dell'altro, della capacità di convivere con il diverso – dentro e fuori di noi. Oggi, mentre si tenta di smantellare questa legge, mentre i CPR diventano nuove istituzioni della segregazione e della violenza sociale, è più che mai necessario riaffermare un principio fondamentale: la dignità umana non ha confini.
IAAPs condivide gli ideali di tale viaggio ed ha dato la sua adesione. Dafne Crocella, membro del direttivo, testimonierà la nostra vicinanza durante la tappa romana del 27settembre. Assieme agli amici del Collettivo Artisti di Monte Mario, alla loro “mandria” di cavalli artistici ed ai suoni delle percussioni di Samba Precario e delle Bandiere di Scarto, accompagnerà Marco Cavallo davanti alle recinzioni del CPR di Ponte Galeria