11/02/2017
Il 13 marzo 1964 Kitty Genovese, una donna di New York, fu accoltellata a morte nei pressi della sua casa nel quartiere di Kew Gardens.
Kitty arrivò alle 3 e 15 della notte a casa e parcheggiò a circa 30 metri dal portone.
All'improvviso fu avvicinata da un uomo chiamato Winston Moseley.
Moseley le corse dietro e l'accoltellò alla schiena per due volte, senza un motivo.
Quando la donna gridò, le sue urla furono udite da parecchi vicini.
Moseley scappò lasciando Kitty agonizzante sull'asfalto, per poi ritornare 10 minuti dopo per un secondo assalto.
Trovata mentre strisciava verso un appartamento, il killer la pugnalò ripetutamente, la violentò e infine le rubò 49 dollari.
Tutto questo durò 30 minuti.
"Per più di mezz'ora trentotto rispettabili cittadini, rispettosi della legge, hanno osservato un killer inseguire e accoltellare una donna in tre assalti separati a Kew Gardens".
Così si intitolava un articolo del New York Times pubblicato tempo dopo, che si riferiva ai 38 vicini che avevano assistito all'omicidio dalle loro case.
Da questo episodio nacquero tantissimi studi di Psicologia Sociale per capire come fosse stato possibile una (non) reazione del genere.
L'effetto spettatore fu la risposta.