Brca1: la mia"GUARIGIONE"

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Brca1: la mia"GUARIGIONE" Questa pagina nasce con l'intento di raccontare e condividere il mio "Camino" con la Malattia.

A volte la "Guarigione" non è solo quella fisica ma qualcosa di molto più importante.

La RESA, imparare ad “af’Fidarsi”La prima volta che mi diagnosticarono il tumore era febbraio del 2012. Fu molto dura, a...
24/07/2024

La RESA, imparare ad “af’Fidarsi”

La prima volta che mi diagnosticarono il tumore era febbraio del 2012. Fu molto dura, anche se qualcosa mi aspettavo. Avevo 34 anni. Ero pronta a “COMBATTERE”. Volevo che mi togliessero immediatamente il bozzolo,lo volevo distruggere , temevo che crescesse da un momento all’altro. Odiavo tutti i dottori.Uccellacci del malagurio. Ebbi da discutere con molti di loro, non mi ispiravano. Per me era vero solo quello che diceva la medicina omeopatica!Mi rendo conto che la ginecologa che con facilità aveva trascurato il “bozzolo” mi aveva fatto incazzare. Anche l’ecografista dell’Istituto privato di Firenze non aveva valutato bene le immagini. Ma allora non sapevo che la sola ecografia, se non hai un occhio esperto non basta. Se abbiamo dei sospetti serve anche la mammografia e un buon centro diagnostico specializzato, come l’Ispro di Careggi. Oggi 2024. la parola “COMBATTERE” non mi piace per niente. Ma l’ho già detto. Quando mi dicono che devo comba***re, cerco di spiegare che appunto, non è una battaglia poichè è dentro di me e che “probabilmente” l’unica soluzione è accettarla, guardarla e prendersene cura. Non è possibile comprendere il Mistero della Vita. La Vita e tutto il suo significato è un mistero. Si può apprendere solo facendo esperienze e trovare in noi stessi la nostra Verità, sempre ci interessi trovarla. Per me trovare il Senso delle cose che accadono è necessario,da sempre. Una volta trovato posso affrontare tutto. Nel 2012 pensavo che potevo sconfiggere la malattia , che non sarebbe tornata mai più. Non sapevo della Mutazione. Allora non volli,per paura e per ribellione alla scienza medica, fare il test genetico. Chissà cosa sarebbe cambiato. Comunque feci tutto ciò che era necessario. Le mie amiche mi supportavano. Ai miei lo dissi per ultimi, c’era ancora la mia mamma viva per fortuna. Nell’ottobre del 2014 quando la situazione si fece molto più grave e la mamma se n’era appena andata, avevo un compagno. Accanto a me c’erano lui e tutte le mie amiche , mio padre e mia sorella L., qualche zia e le molte persone che mi sostenevano. Ricordo che chiesi a tutti di mandarmi luce, che mi accendessero una candelina per non perdermi nel Camino. Funzionò!Ho condiviso con tutti la mia storia ed ho ricevuto tanto amore e tanta guarigione. Non ci si può fare da soli. Io che ho sempre voluto dimostrare a me stessa e soprattutto agli altri che ero brava e forte, non avevo più quella certezza e mi lasciai andare chiedendo aiuto. Non ero arrabbiata, ero spaventata. Ma mai rassegnata. La forza arrivò dopo un mesetto. Il Senso. quando mi resi conto che la malattia doveva “sanare” la mia linea femminile. Ricontattai una cugina di mia madre e andai diverse volte a parlare con lei per ascoltare i racconti delle nonne e delle donne dalla parte della mamma. Fu molto bello e mi dette molta forza. Sono sicura che su un piano ho portato guarigione alla mia linea femminile, passata e presente. Quando nel 2020 si è ripresentata la malattia non volli dirlo a tutti. L’idea di dare alle mie amiche e ai miei cari un altro dispiacere mi faceva esitare. Gestire le paure degli altri , se non hai prima imparato a gestire le tue è molto difficile. Così ho imparato prendere tempo, digerire la notizia trovare il mio equilibrio e poi comunicarlo all’esterno,prima alle amiche che non entrano in ansia, poi alla mia famiglia,scegliendo quali particolari omettere. Parlare con babbo e sorelle è sempre molto doloroso. Ho paura di riattivare in loro il dolore dalla morte della mamma. Parlarne con M. poi,mi distrugge. Contemporaneamente cerco di trovare un senso per me. Allora mi si attivano le forze necessarie per affrontare emotivamente la nuova prova. Dopo 12 anni (un ciclo di Giove), sento che la mia malattia perde sempre di più la sua forza, o almeno lo credevo, fino a quest’ultima volta. Dove ho realizzato di avere una malattia che non si può controllare come pensavo, perché riesce a mutare e a diffondersi. Questo pensiero è terribile attiva la paura della morte, la paura più grande. Ma stavolta ho deciso di affidarmi e di non caderci dentro. Non serve a niente. Restare nel presente e fare tutto ciò che devo fare passo passo mi fa sentire libera e sana. Certo ci sono sempre i momenti di Paura, ci mancherebbe, ma molte volte li riconosco e riesco a non ascoltare le loro voci.

La Colpa.Già, i sensi di colpa. I sensi di colpa  mi sono venuti sin dall’inizio, per tutto. - E’ colpa mia se mi sono a...
17/07/2024

La Colpa.
Già, i sensi di colpa. I sensi di colpa mi sono venuti sin dall’inizio, per tutto. - E’ colpa mia se mi sono ammalata, se faccio preoccupare i miei genitori ed i miei amici, devo aver sbagliato qualcosa!? Quale potrebbe essere il motivo della mia malattia? Devo trovarlo, devo capire, per controllare, per contenere, per guarire, PER NON MORIRE.-
Ancora oggi, nel 2024, il mio modo di affrontare la malattia quando riparte, per molti aspetti è simile.
Anche se, come ho detto, c’è una consapevolezza maggiore.
A gennaio 2024 la malattia si è ripresentata la Tac ha mostrato nuove metastasi stavolta testa, fegato e surrene destro, ossa. Tutte millimetriche per fortuna!Alcune saranno da trattare con la radioterapia altre se ne dovrebbero andare con la nuova terapia. Grazie ad una “Diagnosi Precoce”, che comporta già la presenza di malattia e che vorrei sottolineare, è ben diversa dalla “Prevenzione”. Si fa Prevenzione in assenza di malattia. La malattia non esiste e forse mai esisterà, si può in parte preve**re le malattie ad esempio con scelte alimentari e stili di vita più consapevoli! La prevenzione è fondamentale.
Quando ho letto il referto,( lo leggo sempre prima, da sola o se ho molta paura lo leggo con qualcuno accanto )sono rimasta molto male!
- Ma dov’è il surrene? Ah ok, sono le ghiandole sopra ai reni, quelle che producono il cortisolo, l’ormone dello stress e altri ormoni. Mi torna che ci sia una metastasi proprio lì, con tutto lo stress che accumulo!-
Il mio stress principale deriva maggiormente dalla gestione delle relazioni famigliari e non, dalle aspettative e dal giudizio su me stessa.
Sono io , siamo noi, a decidere come vivere ciò che la vita ci mette davanti.
Passo il 60% della mia giornata a pensare a come, a cosa posso, devo o voglio fare, per poi voler far tutto, tutto insieme, tutto di corsa! Mi stresso da sola e di conseguenza ...il corpo si stressa! Sono un’IMPAZIENTE cronica.

Comunque:- chi avrebbe immaginato una diagnosi di questo tipo???? LA VITA HA MOLTA PIU’ FANTASIA DI NOI, non mi stancherò mai mai di dirlo! -
Proprio in questo periodo!!!! Ora (marzo- aprile 2024)che al babbo hanno diagnosticato un tumore allo stomaco e dovranno asportarglielo tutto! Aiutoooo!-
- Pensavo di portarlo a casa mia, ma ora come farò? Chi gli darà una mano...sarò in grado di prendermene cura dopo l’operazione?? e che cazzo!!!!tutto a me??? come è possibile tanto accanimento? Se davvero è una questione di Karma, la prossima vita sarò Beata?!!!
C***o che botta, che Vita di merda!Non ce la faccio più!- la testa in queste occasioni va a mille. Le paure mi invadono come un torrente in piena. Eppure sono passati 12 anni.E’ vero che questo effetto si è accorciato e che riesco a ritornare in me più velocemente ma lì per lì, è sempre dura!

Quando poi la mia oncologa mi ha detto che il nuovo farmaco non esisteva in pastiglia ma solo in infusione e che quindi avrei dovuto rimettere il port mi sono immediatamente sentita nella situazione di 12 anni fa. Mamma Mia, che fatica!
- Quindi,come se non bastasse dovrò fare questa infusione di “farmaco intelligente” dal nome impronunciabile tre volte al mese a Careggi a tempo indeterminato ossia, fino a che la malattia non troverà il modo di aggirare anche questo?????!!!! -
Mi era arrivato il colpo di grazia!
- P***a miseria, quindi niente più viaggi lunghi!!!? Questa mia malattia allora è st***za st***za! -
In quel momento ho realizzato che non sarei mai guarita!Avvilimento, tristezza, rabbia;
– Ma che co****ni ogni tre settimane legata a questa cura! Starò male? Perderò ancora tutti i capelli di nuovo????
Posso anche morire. Che qualità di vita avrei ??? No, no ,meglio andarmene!Non c’è più Senso. Questo è stato il mio stato d’animo per quasi un mese.
Ho condiviso questi miei pensieri con alcune delle amiche che sapevo avrebbero compreso questa mia volontà.
Dopo 3 settimane, dopo molte preghiere e richieste d’aiuto( alle mie guide, alla mia Anima ed ai miei Avi) poichè siamo davvero sempre ascoltati, ho ritrovato un “Senso”, per andare avanti ed accettare questo ennesimo percorso difficile!
Ho sempre bisogno di trovare il “Senso” a ciò che mi succede, per accedere alle mie risorse ed andare avanti nella mia evoluzione verso una nuova consapevolezza di me stessa. Ogni ricaduta ci può portare un passo avanti nel nostro “Camino” qui sulla Terra. Certo non è necessario avere una malattia per farlo!
Sono stata in ascolto ed in preghiera per ventun giorni. Il messaggio ce l’avevo davanti agli occhi, era così semplice. Mi è arrivato attraverso le parole di due amiche e la sera della vigilia di Pasqua durante una messa apparentemente lunga e pallosa alle Piagge. Attraverso le parole di quel “ Sacerdote Speciale” e delle mie amiche sono arrivati i messaggi che hanno scosso la mia psiche stanca e avvilita e mi hanno riconnessa alla Vita.
Che bellezza sentire come tutto ciò che ci circonda può essere canale.
Il Canale dell’Amore che circonda ognuno di noi.
Io non sono cattolica. Ho ripudiato l’ Istituzione Cattolica quando a 14 anni, ho litigato con il prete della mia parrocchia e ho scoperto tutte le manfrine che c’erano dietro e dentro il gruppo della parrocchia. Questo per dire che per anni ne sono stata alla larga. Crescendo, ho trovato persone che mi hanno ispirato fiducia e che sento “tramiti della parola” di quel profeta chiamato Gesù,che come altri, per risvegliare le nostre anime assopite, ha accettato di portare la sua “ Missione” sulla terra fino alla morte. Non credo neanche fosse davvero morto, ma questa è un’altra storia...
Quella sera di Pasqua, Don S.mi ha ricordato che la Vita, qualsiasi Vita, vale la pena di essere vissuta in quanto Dono d’Amore .
Mi commuovo mentre scrivo perché sento l’immensa gratitudine per essere ancora qui, in questo mondo bellissimo, anche se martoriato, in questa Mia Vita così dura ma piena di bellezza.
Ripenso alle parole di A. e a quelle di C. , le mie amiche, come a messaggi che mi sono arrivati diretti al cuore. Un Risveglio, una Resurrezione. Non so quando sarà il mio ultimo giorno. Nessuno di noi lo sa. Quando ho paura lo sento molto vicino, la mia mente trova tutte le spiegazioni, le coincidenze per confermarmi che sta arrivando. Quando invece, non sono nelle mie paure, allora non importa quando arriverà il momento. L’importante è arrivarci facendo ciò per cui mi sono incarnata. La mia Missione. Che si fa sempre più Chiara e Forte.
Le paure allora si dileguano. L’accetto, dico Sì, mi inchino a tanto amore. Ora sento che tutta questa fatica ha un Valore e io posso farne Dono.
Stare dentro alla mia Malattia, Riconoscerla, Sentire che è Parte di Me,significa soprattutto accettarla nel profondo. Inginocchiarsi umilmente e dire Sì,al volere della mia Anima, per molto tempo a me sconosciuto. Dire Sì alla mia Storia con Gratitudine. Al Mistero della Vita. Mi volto indietro e vedere il tempo che mi è stato dato e quello che sono oggi, il mio presente. Mi emoziona tutto questo amore.
Sento che in questo anno, mese, giorno che mi resta potrò finalmente liberami di tutte le mie vecchie immagini, idealizzazioni...
Togliermi la corazza appesantita dai giudizi severi su me stessa, dagli obiettivi faticosi dovuti ai miliardi di paure e alle influenze della cultura che mi circonda, per poi alleggerirmi e fluire nella mia Mia Vera Vita! Quella che io scelgo in libertàogni giorno , ogni momento! Che liberazione! Dire Sì! Tutto diventa così semplice quando siamo nel nostro posto, quando abitiamo il nostro “TRONO”.

La cura  Non so bene  quanto tempo in tutto  mi trattennero in ospedale. La degenza a radioterapia fu di una decina, for...
08/07/2024

La cura

Non so bene quanto tempo in tutto mi trattennero in ospedale. La degenza a radioterapia fu di una decina, forse 15 giorni? Non ho ricordi chiari... per me furono mesi. Mi ero abituata a starci, avevo tutti i confort, gli amici, il cibo buono che mi portavano ogni giorno, le infermiere che mi accudivano. La Dott.ssa S. che mi brontolava se dormivo troppo. Un giorno mi vide prendere l’ascorbato di potassio, si arrabbiò moltissimo, io continuai lo stesso senza farmi vedere.
Ho cominciato ad usare l’omeopatia a vent’anni. Non mi sono mai piaciuti i dottori. Mia madre mi raccontava che quando avevo 4 o 5 anni mentre il Dott. T.provava a infilarmi l’abbassalingua, gli urlai piangendo: “Vai via! Maiale!”
Non mi fidavo di loro e soprattutto della medicina allopatica, sebbene oggi mi renda perfettamente conto che senza la Radioterapia e le chemio, non sarei qui. In questi anni come ho già detto mi sono sempre appoggiata ad A. il mio omeopata antroposofico e a T. il mio medico di Taiwan. L’incontro con T.risale a 10 anni fa, quando appunto sfiorai la morte. Fu un incontro abbastanza scioccante! Arrivai da lui nelle condizioni peggiori della mia vita. Dopo il trattamento di riflessologia mi disse che per guarire,avrei dovuto depurare il corpo togliendo dalla mia dieta tutto il bianco. Aiutooooo!!! Farina, riso,ma soprattutto pane e formaggi!!! Ero scioccata! Ricordo che dopo qualche giorno lo chiamai dicendogli che non ce l’avrei fatta. Ero disperata. Dovevo praticamente diventare Vegana,golosa com’era mi sembrava impossibile! Alla fine invece è stato così, per ben 2 anni!! Praticamente T. oggi siamo amici, mi consigliò di togliere tutto ciò che mi avrebbe infiammato. Quindi tutti gli zuccheri e i cibi raffinati e di sostituire tutto con i corrispettivi integrali. Non mi ha mai tolto la carne, ma i latticini si tutti. La carne non è mai stato un problema, non ne ho mai mangiata tanta. Ma rinunciare al formaggio fu davvero difficile. Il principio è: non nutrire il tumore e non appesantire gli organi durante le terapie. Dal seme potevo prendere l’energia che mi serviva per sostenere il mio corpo ed integrare via via i minerali. Dopo un paio di settimane di indecisione decisi di seguire i suoi consigli. In un paio di mesi avevo perso qualche chilo e mi ero asciugata, ma avevo molta energia. Seguivo la dieta e andavo da lui ogni 2 settimane. Di quel periodo ricordo la fatica e la determinazione. Il mio compagno ed io eravamo due mangioni. Io sono sempre stata onnivora, e mooolto golosa. Uscire a cena fuori era una delle nostre passioni. E’stato difficile uscire con gli amici e guardarli mangiare cose, sentire i profumi del cibo e dover rinunciare. Doversi giustificare, talvolta spiegare, sottostare a giudizi che insinuavano dubbi e indebolivano la mia scelta. A casa poi, avevo mio padre che mi giudicava esagerata. Non capiva la necessità di tutto ciò. Ricordo un giorno al mare non riuscivo a trovare qualcosa che mi andasse bene e mi prese un attacco isterico, non fu facile. Ma mi è servito moltissimo. Mi ha temprata nella volontà e nell’amore per me stessa.
Ho fatto le terapie seguendo la dieta di T., prendendo integratori e preparati omeopatici prescritti da A. due volte alla settimana mi iniettavo il Viscum Mali nella pancia, io che non potevo vedere gli aghi! Ma s’ impara a far tutto. Così facendo ho sopportato quei pochi effetti collaterali delle cure senza usare i medicinali che l’ospedale mi forniva. Ho vomitato solo una volta in tutti questi anni.
Pensare che la chemio fosse un concentrato di antibiotici, le toglieva quell’ immagine pesante che la nostra cultura di “ignoranti” le ha attribuito. C’è da dire che le prime chemio non erano raffinate come quelle di oggi, questo lo dobbiamo alla Ricerca che andrebbe sempre sostenuta. Lo spettro della chemioterapia piano piano quindi sembrava passato. Ma quando qualche hanno fa me l’hanno proposta ho sentito che non avevo proprio le forze psichiche per riaffrontare un percorso chemioterapico e siccome non avevo metastasi ho rifiutato e ho chiesto un’alternativa. La medicina, come ho detto, ha fatto progressi e per fortuna c’era una cura in pastiglie che non aveva grandi controindicazioni. Avere un tumore di tipo genetico ha il vantaggio che studiando il suo “DNA” etc. si possono trovare farmaci che lo bloccano, nel tentativo di cronicizzarlo. Oggi che mi si prospetta di nuovo l’ipotesi, sono più serena e più distaccata dalla malattia. Nel senso che sento che è meno potente sul piano psichico in quanto l’ho integrata , l’ho accettata come una parte di me. Almeno ci sto provando a convivere.Tanti lo fanno convivono con le loro malattie, posso farlo anche io, finchè c’è dato il tempo di farlo. La Vita vale sempre la pena di esser vissuta.
Esperienze forti come quelle di una malattia, ci sprogrammano, ci fanno sentire vulnerabili e ci mostrano quanto siamo restii ai cambiamenti. Ma se ci fermiamo a riflettere tutto attorno a noi cambia, niente rimane uguale per sempre in questo mondo e nell’Universo. Tutto cambia per evolversi. La natura ce lo mostra ogni giorno. Allora un cambiamento per quanto piccolo o grande sia ci mette alla prova, ci spinge andare oltre i limiti della nostra mente strutturata e del corpo. Quello che dovremmo riuscire a fare è trovare sempre il lato positivo, l’insegnamento di queste esperienze.

2014 dicembre. Quel 5 dicembre ero stata dimessa, dopo aver  fatto qualche seduta di radio. Mi avevano fatto la maschera...
06/07/2024

2014 dicembre.
Quel 5 dicembre ero stata dimessa, dopo aver fatto qualche seduta di radio. Mi avevano fatto la maschera e mi radiavano tutta la testa con la radio Panencefalica. La radio in sè durava poco. Ma era una bomba.Ero con S., mentre tornavamo a casa il braccio sinistro cominciò a muoversi da solo, senza che io potessi controllarlo, senza il mio volere. Poi un forte dolore alla testa , le parole non uscivano, poi il corpo che tremava in maniera convulsa e dolorante. Era un attacco epilettico, o meglio un clone provocato dalla radioterapia. Dopo questo episodio restai senza forze. Un altro episodio del genere lo ebbi una mattina sempre a casa. Ricordo che mi ero svegliata presto, che c’era già la luce, accanto al letto, vidi un angelo in ginocchio che mi guardava. Rimasi immobile. Emozionata , sentivo una sensazione di benessere, amore , fiducia.Lo ricordo benissimo, il silenzio e la pace che emanava quella creatura enorme, che inginocchiata toccava il soffitto. Poi mi riaddormentai. Al risveglio ebbi un altro clone fu fortissimo il braccio non si fermava, era doloroso e ricordo che non riuscivo a parlare. S. chiamò la dottoressa e mi riportarono in ospedale. Ho sempre pensato che quell’angelo o Arcangelo fosse stato lì per aiutare la mia guarigione, poiché a radiologia dove passai quasi un mesetto mi rimisero in piedi.
Ricordo che il reparto era piuttosto vecchio. Io ero completamente fuori di testa dalle medicine che mi davano. Ricordo di aver perso più di una volta il senso del tempo e di aver chiamato il mio caro amico C. alle 4 di notte chiedendogli cose assurde, pensando fosse nel bagno dell’ospedale. Mandavo messaggi senza senso ai miei amici a tutte le ore. “Lorenzo profumo di limoni” era la storia del figlio mai nato che avevo perso nel 2009. A quel dolore, come ho scritto, imputo lo shock che ha attivato il tumore dormiente dentro di me. Ricordo che prima di iniziare la radio M. il compagno di C. venne in ospedale a tagliarmi i capelli che avrei perso per sempre. Tutte le mie compagne di stanza volevano il parrucchiere! Le infermiere ridevano!
In quel mese mi affezionai tanto a B.ed E., le due infermiere che ogni giorno mi aiutavano a lavarmi e mi coccolavano con pazienza. Ero ossessionata dall’aspetto fisico, mi truccavo tutte le mattine, era un rituale. Non sopportavo l’idea di essere malata e sciatta. La malattia non doveva portarsi via la mia eleganza e soprattutto la mia dignità.
Ricordo che le mie amiche ed i miei amici,( e qualche zia e zio) erano sempre presenti e amorevoli. Tutti i giorni all’ora del passo c’era sempre qualcuno che passava a salutarmi e che mi portava una cosa buona da mangiare cucinata con amore, io non mangiavo il cibo dell’ospedale. Le mie amiche ed i miei amici si davano il cambio, si mettevano d’accordo per non lasciarmi sola. Sono stupendi ancora oggi,ed io mi rendo conto di essere tanto fortunata . Sono piena di gratitudine. L’amicizia è qualcosa di spontaneo che nasce dal cuore. Con molti di loro sono convinta di aver vissuto Vite e Vite, sono legami tanto profondi, ed è come se ci conoscessimo da sempre. Ognuno di loro portava qualcosa di speciale, a volte una parola, una carezza o semplicemente la sua presenza. Mi sentivo amata e sentivo che volevo vivere per loro e con loro ,per continuare a fare cose insieme.

Ottobre 2014Quella  mattina  mi ero alzata e guardandomi allo specchio e  nel tentativo di strizzarmi un bollicino sulla...
03/07/2024

Ottobre 2014
Quella mattina mi ero alzata e guardandomi allo specchio e nel tentativo di strizzarmi un bollicino sulla fronte mi ero resa conto che le dita della mano sinistra non avevano forza, diedi la colpa a quel dolore all’avambraccio che avevo da giorni. Il mio compagno di allora, era fisioterapista e nel pomeriggio provò a trattarmi con la Tecar, ma niente.
Quella sera andammo a mangiare una pizza e litigammo, sempre sulla solita questione.
Stavamo insieme da qualche mese. Ognuno tornò a casa sua. Abitavo nello splendido attico della mia amica C. Andai a dormire. Non ricordo a che ora mi svegliai di soprassalto angosciata, saranno state le una? Chiamai la G., sapevo che aveva il cellulare acceso e le raccontai della litigata e dell’angoscia per quel che era successo la mattina. G. è la mia sorella d’anima. Il nostro è un legame antico. Ci accompagnamo da oramai 23 anni nella Vita, nelle cose belle e brutte. Con lei riesco a mettermi a n**o senza problemi. E’ una persona molto buona ,dal cuore grande, priva di giudizio. In poco tempo mi venne a prendere attraversando tutta la città ed andammo al Pronto Soccorso. Quella notte di turno c’era un amico, con il quale avevamo passato tante serate alla Flog. Quando mi vide, mi prese in carico e fatti alcuni accertamenti mi fece una Tac. Verso le 3 arrivò la sentenza. C’erano 2 lesioni in testa, sulla parte destra. Ricordo solo che inizii a piangere e ad urlare disperata. Uscimmo fuori e imprecavo contro tutto e tutti. Ero fuori di me. Mia madre era morta a marzo ed io avevo due metastasi in testa, che premendo sulle terminazioni nervose mi avevano provocato quel dolore all’avambraccio e l’indebolimento della mano sinistra. Quella notte M. mi organizzò il ricovero. La mattina piano piano avvertimmo tutte le amiche e il mio compagno che arrivarono a darci supporto, avevo bisogno di loro. Non avevo il coraggio di chiamare i miei, non sapevo come fare a dare loro un altro dolore, la mamma se n’era appena andata. Mia sorella aveva appena compiuto 16 anni. L’altra mia sorella era presa dalle sue dinamiche famigliari. Mio padre era distrutto. Non ricordo esattamente i vari passaggi dopo quella notte ma mi ricoverarono a San Luca nel reparto di D. C. poi al Cto, o viceversa. Durante quei primi giorni il mio corpo iniziava a manifestare l’avanzamento della malattia e in pochissimo tempo, nonostante i trattamenti persi completamente l’utilizzo della parte sinistra. Non riuscivo a muovere il braccio, la mano e le dita nonostante volessi muoverli. Era incredibile. La mia testa comandava normalmente ma il mio corpo non riceveva, ogni giorno peggioravo. Ricordo che mi accorsi che anche la gamba sinistra iniziava a non rispondermi quando scendendo dal letto di ospedale inciampai. Non sapevo che era la malattia che avanzava. Ai dottori non glielo dicevo mica subito! Poi se ne accorsero e anche io ne presi coscienza.
Il mio corpo non mi rispondeva più. Le metastasi erano 2 in testa e una al polmone. Lentamente tutta la parte sinistra mi abbandonava. Le cure che mi facevano in ospedale erano dei boccioni enormi non ricordo più di cosa ma l’intento era far riassorbire l’edema che si era formato attorno alle 2 lesioni alla testa per poi radiarle. Assieme alla mano e al braccio,anche il linguaggio non funzionava, non riuscivo più a pronunciare alcuni gruppi consonantici, ancora oggi, ci sono giorni in cui ho difficoltà a pronunciare alcuni suoni. Mi dispiace non riuscire a cantare De Andrè e i suoi scioglilingua come prima, però canto. Anche la manualità è peggiorata, scrivere al computer non è più fluido come prima, la connessione mente-mano non è sempre veloce. Ma scrivo. In quel periodo persi di nuovo tutti i capelli, andavo in giro pelata, ma truccata;con il catetere attaccato, ma sempre elegante. Il cortisone mi aveva gonfiato il viso, aumentato la peluria in faccia e fatto ve**re la gobba. Ma il “Santo” Cortisone mi ha fatto arrivare ad oggi.

Ho passato quasi un paio di mesi in ospedale, prima a fare i farmaci nel reparto oncologico di S. Luca poi la radio, a radiologia .Gli amici e le zie mi portavano cibo fatto in casa. Non mangiavo quello dell’ospedale. Quando mi resi conto della gravità della malattia cercai subito un omeopata antroposofico. L’antroposofia legata alla medicina per me è stata potentissima. Ma fu l’incontro con il Dott. A. che mi ha salvato la vita. Mi ha rimesso in carreggiata con una domanda.
Arrivai da lui nelle condizioni descritte sopra. Mi visitò, poi mi guardò e mi chiese: “ Signora, ma lei vuol davvero continuare a vivere?” “Perchè se lei ha deciso di reincarnarsi in questo tempo ci sarà un motivo, deve trovarlo, deve trovare una ragione per restare ancora qua. Metta via la parte spirituale, poi la recupererà, e pensi a qualcosa per cui valga la pena di restare sulla terra” Rimasi scioccata. Dopo la morte della mia mamma a marzo (era ottobre )volevo morire anch’io, me lo diceva il mio corpo tutte le volte che andavo al cimitero voleva stendersi sulla tomba, sul corpo della mia mamma, era come una calamita che mi tirava giù.
Pensai alla frase di A. per almeno due, tre settimane. Mi aveva completamente spiazzata.Le risposte arrivarono piano piano. M. Le mie nipoti. Le amiche .Le passeggiate nei boschi. La musica. Il canto degli uccellini. Il vento tra i capelli che non sentivo più. Quel battito che è dentro ogni essere vivente che è la Vita stessa, con la sua forza e con la sua verità. L’istinto di sopravvivenza è incredibile.

Incontro con la Morte.
Prima che mi internassero un pomeriggio ero in casa da sola, la situazione era già compromessa, ero semi paralizzata, camminavo lentamente, talvolta appoggiandomi ai mobili perché non mi sentivo sicura. Non so perché ero sola. Ricordo che ad un certo punto non riuscii a contenere lo stimolo della p**ì. Il mio corpo non mi rispondeva. Stavo perdendo il mio corpo. In quel momento mi resi conto che stavo per morire, che il mio corpo mi avrebbe abbandonata. Che quello era il significato della Morte. La Morte è la morte del nostro meraviglioso contenitore. E’ lui che comanda se non ci fosse lui cosa saremmo?
Quello è stato sino ad ora il momento in cui ho avuto più paura di morire.
Da quel momento si attivarono le forze della guarigione, delle quali sino ad allora ignoravo l’esistenza.

2014Il 19 Marzo del 2014 è morta la mia mamma, in 9 mesi quello che doveva essere un semplice cancro alle ovaie se l’è p...
02/07/2024

2014
Il 19 Marzo del 2014 è morta la mia mamma, in 9 mesi quello che doveva essere un semplice cancro alle ovaie se l’è portata via. Quando l’hanno operata quel giorno io e mio padre eravamo in ospedale ad aspettarla. Ricordo che a Marzo io,G., mia sorella e mio cognato eravamo state ad Istambul 4 giorni e al rientro lei ci disse che le avevano trovato una ciste all’utero e che era da togliere. Ricordo ancora il suo tentativo di mascherare la paura. Da mamma ci proteggeva dal dolore. Ma la paura non si nasconde, passa, si trasmette, siamo animali dopotutto.
L’operazione doveva essere semplice e durare 3, 4 ore. Aspettammo 6/7 ore fuori dalla sala. Poi il verdetto del ginecologo che l’aveva operata. L’ho aperta ed era piena rischiava di morire per un blocco intestinale. Le restano pochi mesi.
Mio padre ebbe un crollo e cominciò a piangere ed urlare come un bimbo. Povero, aveva perso la sua mamma a 11 anni e pianse anche le lacrime di allora.
Decidemmo di non dirle niente. Lei, sono sicura sapeva tutto, ma era positiva e non voleva certo farci preoccupare. Quando sentì che il suo corpo non le rispondeva più chiese a mio padre di portarla in ospedale. Non voleva morire in casa. Per M. mia sorella più piccola, che allora aveva solo 15 anni. In quei nove mesi il loro rapporto era cambiato molto, M. si era chiusa nel dolore, vedere la sua mamma soffrire l’annientava. Per la mamma era doloroso farsi vedere morire e pensare di lasciarla. Quindi provava a starle vicino, ricordo che nei pomeriggi quando era senza forze per la chemio, si stendeva nel lettino in camera sua e la guardava fare i compiti in silenzio. M. l’allontanava. Non le parlava. Ancora oggi non è riuscita ad elaborare quel dolore.
Dopo giorni che stava male una mattina di primavera se ne andò. Ricordo quel giorno come fosse ora. Io e mia sorella L. eravamo rimaste a dormire con lei quella notte. Era stata malissimo, il 19 mattina eravamo rimaste sole e lei stremata. Ricordo che guardando fuori dalla finestra vidi un capriolo che brucava l’erba. Mi chiese di chiamare il dottore per farsi fare la puntura di morfina. Capii che era arrivato il momento. Dopo aver visto tanta sofferenza vuoi solo la persona che ami smetta di soffrire e la Morte diventa la fine di tutti i mali. Ricordo che mi feci e le feci coraggio con una mano sulla spalla mentre il dottore le faceva l’ultima dose di morfina. Nei mesi prima ci aveva istruito sul da farsi nel momento della morte, non voleva nessun vestito, dovevamo avvolgerla in un lenzuolo di quelli della nonna bianchi che teneva in un baule. Poi arrivarono anche babbo e L. e piano piano si addormentò. Io chiamavo la nonna, affinché le facesse coraggio. Non c’erano tabù in quel momento. Io volevo accompagnarla nel passaggio. Sono sicura che la sua anima se ne andò alle 5 del pomeriggio, accompagnata e incoraggiata da noi tre che ci tenevamo per mano. Allora io e mia sorella sentimmo un dolore all’ombelico, uno strappo e cambiò l’energia nella stanza. C’era calma e pace. Attorno alle 21, provammo a cambiarle di posizione era incosciente da ore. Io la sollevai dalle spalle e mentre le sistemavo la testa, aprì la bocca e mi donò il suo ultimo respiro fu in quel momento che capimmo che anche il suo cuore aveva smesso di ba***re. Fu tutto così semplice. Uscimmo ad avvisare i nostri cari con il sorriso liberatorio della fine di un’agonia, lo stesso di quando dopo un lungo e doloroso travaglio nasce un bimbo.
L’energia che percepivo era la stessa. Tanta energia. Vita e Morte si mescolano e noi ci passiamo attraverso in maniera naturale, quando siamo lì tutto appartiene ad un “unico viaggio” .
Le infermiere ci permisero di restare sole per sistemarla come ci aveva chiesto. Era la prima volta che toccavo così intimamente un corpo morto. La lavammo con acqua di rose e mentre il suo corpo s’irrigidiva l’avvolgemmo nel lenzuolo e le chiudemmo la bocca con una stoffa, come lei stessa ci aveva detto di fare! Poi mettemmo tutte le lenzuola in un sacco e quando fu l’ora di lasciare l’ospedale andammo ad Arelli e bruciammo tutto in un grande falò. C’era un cielo bellissimo. Il senso di leggerezza era bello. Sapevamo che ora non soffriva più, che era morta in maniera consapevole accettando la sua morte, questo è stato il suo più grande esempio. Morire con umiltà , le dava la dignità di una regina. Il mio cuore è pieno di gratitudine per questo prezioso insegnamento.
Il 21 marzo,Equinozio di Primavera , fu sepolta nel cimitero di Olmi, e come aveva chiesto, in terra . Sulla tomba non c’è la sua foto ma ci sono salvia, rosmarino, timo, roselline e la croce di castagno che le ha fatto il babbo. Al funerale c’erano tantissime persone, perché molti in paese la conoscevano.
E’ stata una persona semplice e gentile, oltre ad essere molto bella. Era una giornata bellissima, e dopo mesi di preparazione ero felice che fosse celebrata come aveva chiesto. Chiesi a G. di leggere la Lettera di Sant’Agostino sulla Morte, tutti dovevano ricordare che la Morte è come la Nascita un passaggio di dimensione, volevo alleviare questo enorme dolore. Come in quei mesi lei mi aveva insegnato. Quando la interrarono ricordo come fosse ora, che il mio corpo voleva sdraiarsi sopra la bara. Ed è stato così per molto tempo. Quando andavo al cimitero, sentivo che il mio corpo era attirato da una forza misteriosa che voleva sprofondare nella terra per riabbracciare quel corpo. Non sapevo cosa poi , quel sentire mi avrebbe portato. Furono mesi duri, accompagnare un caro alla morte è un dolore immenso, anche quando c’è il tempo di prepararci al distacco, ma quando si accompagna la mamma allora il dolore ti entra in tutte le cellule, ma non lo capii subito. Ricordo di aver provato tutte le emozioni possibili. La rabbia si presentò subito. Io stavo uscendo dalla malattia ero una bomba di energia, mi sentivo indistruttibile, dopo 2 anni mi avrebbero tolto l’espansore e messo la protesi e si era ammalata Lei. Le nostre storie si erano incrociate nella maniera più dolorosa.
Una parte di me la odiava. Il giorno in cui la dimisero la portarono a trovarmi in ospedale arrivò piangendo, per il dispiacere di non essermi stata accanto. Io al mio solito sdrammatizzavo. Andavo a trovarla i fine settimana questo mi permetteva di riprendere fiato dal dolore. Quando arrivavo e ancora le speranze erano alte, ci fumavamo la sigaretta sotto il cammino e mi chiedeva come stavo, le ho sempre raccontato di me, le brillavano gli occhi , eravamo molto legate. Durante i primi 2 mesi dopo la sua morte,ricordo che in famiglia si sentiva un’energia molto alta, accaddero cose belle a tutti noi, come se la mamma dall’altra dimensione ci sistemasse tutti, portando amore nelle nostre vite. Un dolore così profondo apre il cuore e dona consapevolezza. Le immagini di lei che soffriva, dei suoi ultimi giorni, mi hanno accompagnata a lungo, senza lasciare spazio ai bei ricordi, che sono arrivati dopo un anno. Io mi sentivo in pace e sentivo che lei era in pace.

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