08/02/2022
LETTERATURA E PSICANALISI di Criterion Editrice.
Frammenti da Bruno Moroncini in "Letteratura e lituraterra. Il caso Gide":
«L'errore quindi non consiste nel fatto di ricorrere alla vita dell'autore per comprenderne l'opera, ma nel modo in cui s'interpreta la vita: su questo punto la psicoanalisi ha una marcia in più della psichiatria e della psicopatologia, per non parlare della psicologia.
Qual è la posizione standard su cui si attestano il lettore comune come quello esperto, in questo caso lo psichiatra che si fa psicobiografo? Quella per cui mentre la produzione letteraria si situa sul piano della finzionale, dal lato dell'invenzione fantastica, dalla parte dell'immaginazione, la vita invece poggia saldamente sul reale, ossia su fatti accertabili e incontrovertibili. E se, come nel caso di Gide, lo psicobiografo ha a disposizione [...] quella sottoproduzione dell'autore, non destinata, apparentemente almeno, alla pubblicazione come le lettere private o i diari o ancora testi che oscillano fra il biografico e il letterario, allora il gioco è fatto: qui si può cogliere la vita in diretta, in carne e ossa, senza schermi letterali, al di là della finzione. E si può, quindi, dare un fondamento epistemologico ad una scienza della soggettività nella forma della psicobiografia.
[...]
Sembrerebbe un abbondante materiale per lo scopo dello psicobiografo, una mole di documenti che egli può
trattare come uno storico di professione tratta quelli che riempiono gli archivi, se non fosse per il fatto, subito rilevato da Lacan, che laddove una vocazione letteraria sia precoce, come in Gide, e coincida in larga parte con la costituzione soggettiva, anche la corrispondenza privata, le note più segrete affidate al diario, gli appunti occasionali, sono scritti in vista della pubblicazione, postuma o in vita. In altri termini sono anch'essi prodotti letterali, in quanto tali finti.
[...]
La conclusione è che è la verità a prodursi sempre in «una struttura di finzione», o, che è lo stesso, che la vita è finta, finta in quanto tale.
[...]
Il significante è anche e sempre un semblant, qualcosa che rassomiglia ma non è ciò cui rassomiglia, che fa finta di esserlo. Il significante rappresenta il soggetto della pulsione ma quest'ultimo può usarlo anche per nascondersi usandolo alla maniera di una maschera, facendosi credere altro da quel che è. Il soggetto è un attore, il mondo un palcoscenico, i suoi confini il fondale teatrale e le quinte laterali, e al posto della quarta parete il pubblico, il discorso dell'Altro.»
Seguiranno altri frammenti di questo volume, l'intento con questi - oltre alla divulgazione - è quello di incitare i lettori a sostenere la casa editrice Criterion che sta muovendo i primi passi nel mondo editoriale.
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Letteratura, psicanalisi, Freud, Lacan