La Scuola di Psicoterapia Fenomenologico-Dinamica, scuola di specializzazione in psicoterapia riconosciuta MIUR, affonda le proprie radici nella tradizione della Psicopatologia europea che, a partire dalla Psicopatologia Generale di Karl Jaspers, si è arricchita sempre di più nel corso del Novecento di contributi orientati alla psicoterapia. Gli Autori di riferimento del corpus teorico e clinico sono Ludwig Binswanger, Erwin Straus, Eugene Minkowski, Ernst Kretschmer, Victor von Gebsattel, Kurt Schneider, Hubertus Tellenbach, Arthur Tatossian, Ronald Laing, Wolfgang Blankenburg, e in Italia, Danilo Cargnello, Ferdinando Barison, Bruno Callieri, Giovanni Gozzetti e Arnaldo Ballerini. La Psicopatologia Fenomenologica permette di costruire un discorso sulla sofferenza mentale fornendo le chiavi di lettura e le parole per cogliere, comprendere e costituire, nei suoi propri significati, il mondo vissuto dell’altro, senza cristallizzarlo in uno schema diagnostico rigido, bensì mantenendo sempre il rapporto dinamico con l'individualità storico-clinica del paziente. Come si può comprenderne il senso e ricostruire il mondo entro cui sono situati? “Ci dobbiamo rappresentare in modo vivo ciò che avviene veramente nel malato, ciò che egli ha veramente vissuto, come sia sorta qualche cosa nella sua coscienza, come egli si senta” (K. Jaspers, Psicopatologia generale). Per la Psicopatologia Fenomenologica comprendere è la premessa ineludibile se si vuole curare. La patologia mentale inizia laddove entra in crisi la reciprocità del dialogo e della comprensione. Tuttavia, la patologia mentale rimane, anche nelle forme più gravi, qualcosa di avvicinabile e comprensibile; con essa si può, e si deve, entrare in relazione. Questo tipo di visione, alimentato dalle filosofie dell’esistenza e diffuso negli anni Sessanta e Settanta nella cultura del rinnovamento delle istituzioni psichiatriche, declinato quindi nella pratica clinica, ha permesso di mettere a fuoco il legame tra sofferenza psichica ed esclusione sociale ed ha consentito che si gettassero le basi teoriche e legislative per la Riforma psichiatrica in Italia. Date queste premesse, la Scuola di Psicoterapia Fenomenologico-Dinamica si propone di formare la persona del terapeuta a un metodo che trae le basi teoriche non solo dalla psicologia, dalla medicina e dalle neuroscienze, ma anche dall’antropologia e dalla filosofia. Un metodo di incontro che, attraverso i dispositivi della fenomenologia, dell’ermeneutica e della psicologia dinamica, si propone di essere di aiuto all'altro nel farlo divenire cosciente della propria vulnerabilità, senziente della propria corporeità, e capace di prendere la propria posizione nel mondo. La psicoterapia fenomenologico-dinamica è un dialogo che ha un metodo il cui scopo è riattivare il colloquio della persona con se stessa e con le altre persone, messi in crisi dalla patologia mentale. Esso si realizza attraverso 3 fasi fondamentali, riassunte nel sistema P.H.D. (Phenomenology, Hermenutic, [Psycho]Dynamic): il dispiegamento della vulnerabilità del paziente e del suo mondo vissuto (P), la esplicitazione della presa di posizione del paziente riguardo alla propria vulnerabilità e dei modi in cui egli cerca di costruirne il significato (H), e infine la ricostruzione della storia personale che ha condotto al costituirsi della vulnerabilità. Questo metodo si applica tanto al disagio esistenziale che alle più gravi patologie mentali. La psicoterapia fenomenologico-dinamica è il momento in cui, attraverso l’incontro delle soggettività del terapeuta e del paziente, si co-costruisce un nuovo significato nel clima esperienziale dell’incontro. In questo percorso si attua la possibilità di una nuova relazione con il mondo, con se stessi, con gli altri. Il cambiamento delle soggettività viene esperito attraverso la ricostituzione intersoggettiva, in setting duali e gruppali, delle strutture antropologiche fondamentali. Mettere in forma e conferire senso ai vissuti sono il motore di questa trasformazione: “Ciò che chiamiamo psicoterapia non è altro in fondo che una pratica intesa a far sì che l’ammalato giunga a ‘vedere’ la struttura complessiva dell’esistenza umana. Il suo ‘essere al mondo’ e a capire il punto in cui egli si è smarrito” (L. Binswanger, Tre forme di esistenza mancata). Il metodo fenomenologico-dinamico si dimostra ancor più necessario in un contesto in cui, insieme con le vecchie strutture sociali, vengono meno le tradizionali strutture psicopatologiche, per discriminare e cogliere le specifiche esperienze vissute degli esseri umani coinvolti un'epoca in continua e vertiginosa trasformazione.