12/10/2021
America ab Americo inventore
Un anacronismo è un errore contro la cronologia, consistente nell’anteporre un fatto della storia, della storia della geografia in questo caso, che in realtà avviene più avanti nel tempo. Dire che Cristoforo Colombo scoprì l'America è un anacronismo storico, geografico, e linguistico.
Un anacronismo storico e geografico, perché il 15 febbraio 1493, ancora a bordo della caravella nelle acque delle Isole Canarie lungo la rotta del ritorno verso la Pen*sola Iberica, nella lettera in lingua castigliana che è l'unica fonte autentica sulla sua prima navigazione attraverso l'Oceano Atlantico pubblicamente disponibile durante la sua vita, l'Ammiraglio Cristoforo Colombo racconta per primo a Luis de Santángel l'intendente generale del Re e della Regina di Castiglia, di essere arrivato alle Indie («a las Indias») in 33 giorni con la flotta armata che il Re e la Regina gli avevano dato, di avere preso possesso di tutte quante per conto delle Loro Altezze con la proclamazione e la bandiera reale dispiegata, e infine di non essere stato smentito («y non me fue contradicho»). Partendo dalla Spagna per le Indie («partiendo de España para las Indias»), la prima tra le isole che Colombo incontrò è Matinino un'isola popolata da sole donne, senza uomini, che oggi viene identificata con Martinica, e Carib è la seconda alla entrata delle Indie («a la entrada de las Indias») dove abitano genti molto feroci che hanno barche per costeggiare «todas las islas de India» (ed. C. Varela 1997). Per finire, tradotta subito in lingua latina il 29 aprile 1493 da Leandro del Cosco, la lettera viene riprodotta in alcune copie da nove stampatori in città diverse sotto il titolo Epistola Christophori Colom: [Colombi] cui etas nostra multum debet; de Insulis Indie supra Gangem nuper inventis, che in lingua moderna è traducibile come "Lettera di Cristoforo Colombo al quale molto deve la nostra epoca; sulle Isole dell'India da poco scoperte oltre il fiume Gange".
Indubbiamente, partendo dalla Spagna per le Indie, Colombo crede di essere arrivato per la rotta di Ponente dalle isole Canarie, fino alle isole dell'India oltre il fiume Gange, Asia, una delle tre parti della Terra già note insieme ad Africa ed Europa. Colombo era un Italo di nazione, un Genovese di patria, per tutta la sua vita.
E pure un anacronismo linguistico, perché Cristoforo Colombo è già morto da mesi a Valladolid nel 1506 quando il 25 aprile 1507 la parola America viene coniata per la prima volta al mondo dalla Gran Prepositura di Saint-Dié tra i Monti Vosgi, a capo della quale è il Presule affiancato da 30 canonici alla diretta ubbidienza della Sede Romana sotto il pontificato di Papa Giulio II della Rovere, nel Ducato di Lotaringia detto anche Lorena in Germania costituente il Regno e Impero dei Romani sotto lo scettro di Massimiliano I degli Asburgo d'Austria. Troviamo la parola America e le sue ragioni, nel primo fascicolo di Cosmographiae introductio, l'opera stampata apposta con autorizzazione ecclesiastica preventiva ed obbligatoria in nome del Presule di Saint-Dié il pubblico ufficiale della provincia il quale ne garantisce l'autenticità, per dare il nome in lingua latina alla quarta parte della Terra in onore di Americo Vespucci che la trovò lungo una costa ininterrotta detta Parias in lingua caraibi che vuol dire "gente saggia", in quattro sue navigazioni dal 1497 al 1504, due per Fernando il Re di Castiglia per il mare occidentale e due per Emanuele il Re di Portogallo per il mare antartico, anche detto mare meridionale, come Vespucci in persona narra nel secondo fascicolo della stessa opera autorizzata 1507.
Essendo vissuto prima di questi avvenimenti, Colombo non conobbe la parola «America». È ora di finirla con la presunta rivalità tra Colombo e Vespucci, tra Genova e Firenze, tra Vespucci e Pedro Álvares Cabral il capitano generale della Seconda Armata dell’India in cerca del Capo di Buona Speranza che per una deviazione di rotta per caso il 22 aprile 1500 avrebbe trovato per primo la costa continentale del Brasile per Emanuele il Re di Portogallo e invece trovò solo un'isola, Ilha da vera Cruz, come dimostra in modo palmare la lettera-memoriale autografa di Pero Vaz Caminha il suo segretario, tanto è vero che ancora oggi non sappiamo come mai al ritorno a Lisbona Re Emanuele radiò Cabral dalla corte reale per sempre. Papa Giulio II della Rovere era un Italo di nazione, un Genovese di patria, proprio come l'Ammiraglio Colombo, eppure la parola America da Americo, il nome di Vespucci, fu voluta sotto il suo pontificato; e Vespucci era un Italo di nazione, un Fiorentino di patria, eppure nel 1505 donna Giovanna la Regina di Castiglia e León non esitò a concedergli la cedola reale di naturalizzazione che faceva di Vespucci un Castigliano a tutti gli effetti. La Regina Giovanna era la figlia di Fernando il Re di Castiglia e di Aragona e di Isabella la defunta Regina e Signora Proprietaria di Castiglia, i Re Cattolici. Per le nozze con Filippo I degli Asburgo d'Austria, la Regina Giovanna aveva acquistato il titolo di Arciduchessa d'Austria ed era la nuora di Massimiliano I il Re dei Romani ancora in attesa della corona aurea degli Imperatori Romani dalle mani del Papa di Roma e del titolo di Cesare Sempre Augusto.
D'altra parte, fino ad oggi la storiografia su Colombo e su Vespucci non solo ha ignorato che la Gran Prepositura di Saint-Dié di Lotaringia dal 1357 doveva ubbidienza diretta alla Sede Romana, ma soprattutto ha ignorato la Costituzione apostolica della censura ecclesiastica preventiva ed obbligatoria su qualsiasi libro, trattato e scrittura da riprodurre in Germania con l'arte delle lettere stampate, che da Roma dal 1501 Papa Alessandro VI Borgia aveva promulgato quando da Saint-Dié di Lotaringia a quel tempo in Germania il 25 aprile 1507 il nome «America» fu scritto, stampato e pronunciato per la prima volta al mondo.
Di conseguenza, tra le carte ammassate senza criterio selettivo dei requisiti idonei a documentare i fatti giuridici, la storiografia continua a basarsi su quattro copie semplici in lingua italiana (tre copiate da mani anonime ed una stampata a libretto priva di note tipografiche) di quella che dal 1745 è stata detta "Lettera al Soderini" contenente solo la narrazione delle quattro navigazioni di un sedicente Amerigo Vespucci ad un presunto Pietro Soderini il Gonfaloniere di Giustizia del popolo di Firenze il cui nome è del tutto assente nella "Lettera al Soderini", senza mai accorgersi che le quattro copie semplici non sono estratte sul documento originale autografo che non è depositato presso nessun notaio e nemmeno si trova in alcun archivio, perché l'originale non esiste. Un notaio in tal modo è nella impossibilità di rilasciare le copie autenticate, non avendo il testo originale da comparare, né può accertare la volontà personale di Vespucci ed assicurare la sua vera identità, e nemmeno può legalizzarne la firma essendo le quattro copie prive di firma. Inzeppata di errori, la sedicente "Lettera al Soderini" in lingua italiana è roba da buttare nel cestino della carta straccia.
Patrizia Licini de Romagnoli (Genova, 12 ottobre 2021).