Dottoressa De Luca Arianna Psicologa

Dottoressa De Luca Arianna Psicologa Psicologa clinica iscritta all'Ordine degli Psicologi Toscana (n° iscrizione 7711, sezione A). Spec Sono esperta in mindfullness per bambini.

In qualità di psicologa, esperta in neuropsicologia dello sviluppo, mi occupo della valutazione e del trattamento dei Disturbi Specifici dell'Apprendimento, del potenziamento delle abilità scolastiche e delle funzioni cognitive. Organizzo un Doposcuola Specialistico per i bambini e ragazzi con DSA poiché intendo fornire loro strumenti e metodi per raggiungere la piena autonomia nello studio. Mi occupo di dare sostegno psicologico nelle seguenti aree:
- Difficoltà emotivo relazionali e del comportamento.
- Difficoltà di attenzione e concentrazione.
- Faticabilità e demotivazione scolastica.
- Scarsa autostima.
- Difficoltà nella socializzazione.
- Bullismo.
- Fobia scolare.
- Abbandono scolastico.
- Orientamento scolastico
- Sostegno alla genitorialità.
- Ansia.
- Sviluppo di autonomie. Scrivo sulla rivista italiana Cambiamenti che si occupa di fare informazione sui disturbi del neurosviluppo. Mi sto formando per diventare un RBT.

LA METAMORFOSI DEGLI OCCHIALI 👓 Faresti mai leggere un libro a un bambino miope senza i suoi occhiali?No.Perché non sare...
09/10/2025

LA METAMORFOSI DEGLI OCCHIALI 👓

Faresti mai leggere un libro a un bambino miope senza i suoi occhiali?
No.
Perché non sarebbe giusto.
Perché non riuscirebbe a vedere le parole.
Perché non è una questione di impegno, ma di strumenti.

Eppure accade.
Ogni giorno.
Quando chiediamo a un bambino dislessico di studiare senza mappe, senza sintesi vocali, senza tempi aggiuntivi.
Quando gli diciamo che “deve farcela da solo”, come se l’autonomia nascesse dal sacrificio e non dal supporto.

La Legge 170/2010 è chiarissima: il diritto allo studio per gli studenti con DSA passa attraverso strumenti compensativi e misure dispensative.
Non sono privilegi. Sono diritti.
Sono gli occhiali della mente, quelli che permettono di leggere il mondo con le proprie modalità.

Negare una mappa concettuale a uno studente dislessico è come togliere l’ossigeno a chi deve correre.
Vuol dire chiedergli di arrivare dove tutti arrivano, ma con le gambe legate.

E allora sì, accade.
Ma non dovrebbe più accadere.
Perché una scuola che toglie strumenti non insegna autonomia.
Insegna ingiustizia.

Da: Gianluca Lopresti

X Edizione della Settimana Nazionale della Dislessia: dal 6 al 12 ottobre.                        Il tema scelto per que...
07/10/2025

X Edizione della Settimana Nazionale della Dislessia: dal 6 al 12 ottobre. Il tema scelto per questa edizione è “Vivere la dislessia: tra opportunità e ostacoli”.

05/10/2025

FONTI SCIENTIFICHE SUI DSA

📌 DSA: dati, non opinioni.
Da: Lo Presti Gianluca

Negli ultimi anni si parla di “boom” di diagnosi DSA. La verità, confermata dalla ricerca scientifica, è diversa.

🔎 Gli studi epidemiologici dimostrano che i DSA non sono aumentati.
Già nel 1950, Rutter e Yule trovarono una prevalenza di dislessia fino all’8% nella popolazione scolastica (Rutter & Yule, 1975). Dati confermati da Critchley (1964) e da numerosi studi successivi, fino a meta-analisi moderne (Snowling & Hulme, 2012; Peterson & Pennington, 2015). Le percentuali restano stabili: tra il 3% e il 7% per la dislessia, a cui si aggiungono disortografia, disgrafia e discalculia.

📚 Perché allora sembra un “boom”?
Perché fino a pochi decenni fa erano invisibili: non c’erano strumenti diagnostici diffusi, né una legge che li tutelasse. La svolta arriva con la Legge 170/2010 e le Linee Guida MIUR 2011, che hanno imposto alle scuole di riconoscere i DSA e predisporre piani personalizzati. Non un’invenzione, ma finalmente un riconoscimento.

🧠 La causa non è la tecnologia né l’educazione familiare.
Le evidenze scientifiche mostrano che i DSA hanno basi neurobiologiche (Shaywitz, 1998; Gabrieli, 2009). Non dipendono dall’uso dei tablet né da genitori troppo “protettivi”. Strumenti digitali, anzi, se usati bene, possono essere un supporto compensativo.

📖 Il meccanismo sociale è ricorrente:
– I mancini erano etichettati come “pigri”.
– La balbuzie era considerata un difetto di carattere.
– L’autismo ridotto a “freddo affettivo dei genitori” (Bettelheim, 1967).
Oggi lo stesso pregiudizio tocca ai DSA.

👉 La scienza ci dice chiaramente che i DSA non sono una moda, ma una realtà stabile e documentata.

E-DUCAREPremessa:La parola "educare" deriva dal latino educere e significa "trarre fuori", "allevare" o "condurre fuori"...
29/09/2025

E-DUCARE

Premessa:
La parola "educare" deriva dal latino educere e significa "trarre fuori", "allevare" o "condurre fuori".
A differenza dell'istruzione (instruere, "mettere dentro"), che consiste nel trasmettere nozioni, l'educazione si concentra sull'aiutare una persona a sviluppare le proprie capacità e qualità interiori.

Quando l'apprendimento diventa solo una corsa al voto non ha efficacia.
L'apprendimento passa dalle emozioni.
La curiosità accende la mente.

Educare significa, quindi, accendere menti, non riempire pagelle.

NUOVI INIZI 🔑🧠📚Sono felice di poter condividere con voi, in maniera ufficiale, questo nuovo inizio lavorativo nell'équip...
25/09/2025

NUOVI INIZI 🔑🧠📚

Sono felice di poter condividere con voi, in maniera ufficiale, questo nuovo inizio lavorativo nell'équipe accreditata alla Regione Toscana CentroanchIO (che amo tanto e cui ho aspirato nel tempo).

Dopo anni di studi post lauream, di sacrifici economici e non, di notti passate a studiare per gli esami e per far quadrare tutto al lavoro e in famiglia, ore e ore di tirocini formativi da frequentare, sono arrivata al mio obiettivo!

Con tutta la mia umiltà e la mia forza di volontà ho sempre cercato di mettere insieme le mie competenze per arricchire la mia professione a 360°.

Sono cosí grata a chi ha creduto in me.

Che emozione vedere il mio sogno prendere forma!
Queste chiavi valgono tantissimo per me.

LETTERA A UN BAMBINO PER SIEGARGLI COS'È QUESTA COSA DELLA GLOBAL SUMUD FLOTILLAFacciamo un gioco. Tu hai 6 anni e io pr...
22/09/2025

LETTERA A UN BAMBINO PER SIEGARGLI COS'È QUESTA COSA DELLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA

Facciamo un gioco. Tu hai 6 anni e io provo a spiegarti cos’è la Global Sumud Flotilla. Oppure sei già grande e hai un figlio, o una sorella più piccola, e stai cercando le parole giuste per raccontargli la più grande missione umanitaria a memoria umana.
Bambino, bambina, io provo a condividere con te le mie parole, e tu promettimi di impastarle con qualcuno dei tuoi sogni.

Partiamo dal nome.
Global Sumud Flotilla sono due parole inglesi e una araba. Global significa che non ci sono persone da un solo Paese, ma da 44 diversi Paesi, che partecipano a un’unica missione. È così che intendiamo la globalità. Flotilla significa insieme di navi, nel nostro caso soprattutto barche, che viaggiano insieme, principalmente a vela. E Sumud è la parola più bella, di origine araba, diventata simbolo della resistenza e della perseveranza del popolo di Palestina. La parola è araba ma ha acquisito senso soprattutto qui, in ambito palestinese: indica tenacia di fronte all’occupazione israeliana, e la volontà di esistere e per questo la necessità di resistere.

Bambina, bambino, i nomi sono importanti ma quello che ci metti dentro è ancora più importante. E dentro il nome Global Sumud Flotilla ci sono persone che hanno scelto di prendere un mese della propria vita e mettersi in viaggio, tutte insieme e su tante barche, per portare qualcosa da mangiare a chi ha molta fame. Per questo la nostra è una missione umanitaria. Niente di più, niente di meno.

Bambino, bambina, questa è la parte più straziante della storia: perché esistono persone che hanno fame e non possono mangiare? Inizio da qui: l’accesso al cibo e all’acqua non contaminata non è un problema locale, ma c’è un particolare Paese nel mondo – che tra l’altro ancora non è neanche riconosciuto come Paese, infatti non lo trovi su tutte le cartine geografiche – che sta subendo una fame indotta. Significa che non sarebbe un Paese povero, o con terre così aride da non poter avere cibo a sufficienza; però lo diventa perché c’è un altro Paese vicino – e questo sì che si trova su tutte le cartine geografiche – che impedisce agli abitanti della prima striscia di terra di procurarsi il cibo. O ad altri di farglielo arrivare. E anzi: sta affamando quelle persone cercando proprio di cacciarli via da quella terra e di prendersela loro. Come se fosse un risiko in cui questo Paese vicino ha già tutti i carri armati e vuole anche la proprietà dei dadi, e non gli basta vincere ma vuole proprio cacciarti dalla stanza e da casa tua.

In altre parole: c’è un Paese – si chiama Israele – che sta impedendo alle persone di Palestina di nutrirsi.

Bambino, bambina, Israele agisce così: immaginati pronto per il pranzo, hai molta fame e nel momento in cui mamma o babbo, la zia o un vicino di casa arrivano da te con un piatto di pasta al pomodoro, ci fosse qualcuno che dice loro: “Non si può, non è sicuro. Potrebbe mangiarle qualcun altro. Dallo a me quel piatto che glielo porto io”. E con la minaccia delle armi, tante armi, Israele si prende il piatto di pasta e lo butta via. Oppure te lo consegna e mentre mangi spara un po’ intorno a te e ogni tanto ti colpisce.

Bambino, bambina, noi oggi su queste barche siamo quelli che portano il piatto di pasta, diversi sughi e molti medicinali a chi oggi ha fame.

Ti diranno che siamo in vacanza e non è vero.
Ti diranno che siamo velleitari, inutili, sciocchi, utopici, e avranno invece un po’ di ragione. Perché le possibilità di riuscita di questa missione umanitaria, sono pochissime. L'esercito israeliano quasi sicuramente ci fermerà prima. Ma ti dico anche un’altra cosa: non sarà stato inutile perché avremo comunque tracciato una via, mostrato che scendere in piazza e per mare ha ancora un senso quando riesce ad aggregare persone intorno a un’idea. E che questa è un'idea giusta: aprire un varco, rompere un assedio. E che gli equilibri si possono cambiare solo così, facendo cose e costringendo i Governi a smettere d’ignorare il primo genocidio in diretta social.

Bambino, bambina, ti racconto questo.
Io sono il padre di due ragazze, una ha appena compiuto dieci anni e l’altra tredici, li ha compiuti questa settimana e oggi – domenica – mi ha mandato le foto della caccia al tesoro che sta preparando per i festeggiamenti di oggi pomeriggio, con le sue amiche. Avrei dovuto preparargliela io la caccia al tesoro, e invece oggi sono su una barca in direzione Gaza, con un po’ di mal di mare e la voglia di raccontare il mondo che cambia, trovando le parole adatte ogni giorno, per aiutarlo a cambiare davvero.

Bambina, bambino, mi sa che mi hai scoperto. Sto scrivendo a te pensando alle figlie mie, e non è così strano: io credo che tutte le bambine del mondo, tutti i bambini, debbano avere gli stessi diritti. Palestinesi, israeliani, italiani, ovunque si siano trovati a nascere, con un passaporto oppure con un altro. Tutti i bambini devono avere diritto di andare a scuola, come te. Mangiare come fai tu. Giocare ed essere felici, che per noi è importante e non è un'appendice.

La Flotilla è un canto intonato in mezzo a note stonate. Non siamo dissidenti, o disobbedienti. Siamo obbedientissimi alle leggi della comunità umana: dare da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Non sono slogan di un centro sociale, sono i principi di chi crede nelle parole e nelle azioni, e pensa che queste debbano viaggiare insieme.

Bambino, bambina, non ti ho detto tutto. Non ti ho raccontato delle azioni di guerra, dei bombardamenti e dei droni, delle immagini strazianti che girano, perché per spiegare quelle azioni non ho parole adatte per te, bambino, ma neanche per un adulto. Non so spiegarlo neanche a me stesso.

Poco forse so, ma quel poco lo racconto. Perché ricorda sempre: "Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo!" come diceva il professor John Keating, alias Robin Williams ne L'attimo Fuggente, un film che dovresti vedere perché non è soltanto un film, e ha segnato i sognatori e le sognatrici della mia generazione.

- Saverio Tommasi -

LETTERA AI GENITORI IN OCCASIONE DELL’INIZIO DELLA SCUOLACari mamma e papà, io oggi comincio la scuola primaria. Divento...
15/09/2025

LETTERA AI GENITORI IN OCCASIONE DELL’INIZIO DELLA SCUOLA

Cari mamma e papà, io oggi comincio la scuola primaria. Divento ufficialmente uno scolaro. So quanto voi ci teniate a me e alla mia istruzione. So che studiare è importante. Ma se possibile, vi consiglio di leggere queste piccole regole che ci permetteranno di capire che la scuola serve per la vita ma che non è tutta la nostra vita.

1. Io non sono i voti che prendo. E voi neppure. Quindi se qualche volta prendo benino (e non bene), se la maestra mi mette qualche visto, se addirittura arriva a casa l’invito a rifare qualcosa perché ho sbagliato tutto: calma e sangue freddo! Non è morto nessuno, domani il sole continuerà a sorgere nel cielo. E io ho diritto a fare qualche errore. Non controllate ossessivamente i miei voti, non chiedetemi sempre cosa ho preso nei compiti. Ve lo ripeto: io non sono i voti che prendo.

2. Non mi piace farvi la lista dei voti che hanno preso i miei compagni. Detesto quando mi chiedete chi ha preso più di me e chi ha preso le insufficienze. Voi avete un figlio: me. Sono unico e speciale e non mi piace essere messo in classifica prima o dopo questo o quel compagno, in base ai voti ottenuti. Se non capite bene perché, rileggete il punto 1.

3. Al mattino, se possibile, rallentiamo le corse. A volte mi sembra di essere il vostro portachiavi. Mi svegliate, mi alzate, mi vestite, mi colazionate, mi lavate i denti, mi buttate sulla macchina. E l’unica frase che riuscite a dire è: Corri che è tardi. Possiamo rallentare un po’?

4. Collegato al punto 3: è bello svegliarsi al mattino con i volti dei tuoi genitori che sorridono. Con una bella canzoncina. Con una carezza sul viso. Ma anche con tutti gli schermi spenti. E’ più bello svegliarsi quando i vostri cellulari sono ancora sconnessi. Così abbiamo il tempo di dirci buongiorno. Poi magari vi racconto che ho un po’ di “ansietta” perché a scuola non so bene che cosa mi aspetta. Allora voi mi guardate negli occhi e mi fate un sorriso. Poi magari papà mi dice anche una barzelletta. E mamma mi fa un massaggino sulla pancia. E io, non so dirvi perché, comincio subito a stare meglio. E l’ansia scompare. E mi viene da ridere. E ho voglia di uscire di casa insieme a voi.Poi magari vi racconto che ho un po’ di “ansietta” perché a scuola non so bene che cosa mi aspetta. Allora voi mi guardate negli occhi e mi fate un sorriso. Poi magari papà mi dice anche una barzelletta. E mamma mi fa un massaggino sulla pancia. E io, non so dirvi perché, comincio subito a stare meglio. E l’ansia scompare. E mi viene da ridere. E ho voglia di uscire di casa insieme a voi.

5. Quando mi accompagnate a scuola ricordatevi che io non parto per la guerra. E voi neppure. Perciò, sul cancello di ingresso, basta un bacino e un saluto di buona giornata. Non serve che ci baciamo dieci volte, che ci abbracciamo venti volte. Che mi stringete la mano e poi la lasciate andare e poi la stringete di nuovo. Così come non serve che rimaniate lì sul cancello a vedere che salgo le scale che portano dal cortile all’ingresso dell’edificio. E non serve neppure che rimaniate lì fuori dal cancello ad aspettare che io salga la rampa delle scale, entri nella mia classe e poi corra ai vetri della finestra della mia classe per farvi un’ennesima serie di saluti. E’ vero: i primi 2 o 3 giorni può essere anche bello. Ma poi non serve più. E ve lo do per certo: nel passaggio dal piano terra al primo piano state sicuri che non morirò cadendo nel vuoto della tromba delle scale. Perciò state sereni e andate al lavoro contenti. Quando suonerà la campanella di fine scuole state sicuri che ci ritroveremo all’uscita sorridenti. E saremo tutti sani e salvi.
Mi sembra che sia tutto. State tranquilli. La scuola mi farà bene. E farà tanto bene anche a voi. Crescere è bello.

Ogni anno, all’inizio della scuola, ripropongo questo breve “prontuario per genitori”. Contiene tante piccole grandi verità. E’ una summa dell’allenamento alla vita che serve a noi genitori se vogliamo essere buoni allenatori del percorso scolastico dei nostri figli.
Buona scuola!
(A.Pellai “Allenare alla vita. I dieci principi per ridiventare genitori autorevoli”, Mondadori ed.)

Se volete, condividete questo testo con altri genitori, educatori e docenti.

Di e da Alberto Pellai ❤️

(Immagine dal web)

PAROLE SANTE. (LE SOTTOSCRIVO)"Ci sono genitori che giustificano tutto.“È stanco.” “È ancora piccolo.” “Glielo faccio io...
07/09/2025

PAROLE SANTE.
(LE SOTTOSCRIVO)

"Ci sono genitori che giustificano tutto.

“È stanco.” “È ancora piccolo.” “Glielo faccio io, ci mette troppo.”
E così passano gli anni… e quello che doveva essere un aiuto temporaneo diventa una dipendenza silenziosa.

Un figlio che non rifà il letto, non mette via i piatti, non si prende cura delle sue cose…
non è solo distratto o pigro.
È un figlio che ha imparato che qualcun altro lo farà al posto suo.
E quel “qualcun altro” sei sempre tu.

Ma non lo stai aiutando.
Lo stai disarmando.
Perché non lo stai preparando a vivere in una stanza ordinata,
lo stai preparando — o meglio, non lo stai preparando — a una vita che richiede autonomia, responsabilità, equilibrio.

I ragazzi non diventano “inutili” da un giorno all’altro.
Lo diventano quando nessuno chiede loro di fare la propria parte.
Quando ogni “non riesco” viene accolto con un “ci penso io”.
Quando si cresce in una casa dove tutto è pronto, ma niente è imparato.

Il risultato?
Un giorno si troveranno soli.
Non sapranno da dove cominciare.
E non perché siano incapaci… ma perché nessuno ha mai chiesto loro di provarci.

Rifare un letto non è solo mettere a posto le lenzuola.
È iniziare la giornata con un atto di ordine mentale.
È capire che ogni spazio curato, ogni piccolo gesto fatto da sé,
contribuisce a creare indipendenza.

Non aspettare che sia la vita a insegnargli ciò che tu stai evitando di correggere.

Non è cattiveria.
È amore vero: quello che cresce, forma, responsabilizza.

Un figlio che non sa occuparsi del proprio spazio,
domani faticherà a occuparsi di se stesso.
E non sarà colpa sua.
Sarà colpa di chi ha creduto che l’amore fosse fare tutto al posto suo.

L’amore, quello sano, è insegnare a farlo da soli.

Stupendo testo riflessivo, che i genitori delle nuove generazioni dovrebbero leggere! "

Spero che queste parole trovate sul web possano aiutare a capire che, come diceva la Montessori dobbiamo "Aiutare i nostri bambini a fare da soli".

HOLA SEPTIEMBRE!Il rientro a scuola dopo le lunghe vacanze può essere affrontato con un mix di preparazione graduale e p...
02/09/2025

HOLA SEPTIEMBRE!

Il rientro a scuola dopo le lunghe vacanze può essere affrontato con un mix di preparazione graduale e positività.
Come?

1. Riprendere la routine:
Qualche giorno prima, cercate di far tornare a letto e alzarsi a orari regolari per riprendere il ritmo sonno-veglia della scuola.

2.Preparare i materiali:
Controllate e preparate zaino, astuccio, cancelleria e portamerenda con calma, magari coinvolgendo i bambini.

3.Pianificare il ritorno:
Create insieme un calendario colorato, segnando eventi importanti come il primo giorno di scuola e attività extrascolastiche per visualizzare e prepararsi mentalmente al rientro.

4.Momenti di svago:
Organizzare attività piacevoli, come una giornata al parco o un'uscita con gli amici, può alleviare la "sindrome da rientro" e creare aspettativa positiva.

Immagine di Anna Llenas

NON SOTTOVALUTATE MAI I BAMBINIPerché loro vedono tutto.Vedono quando vi scannate per una bolletta.Vedono quando pianget...
31/08/2025

NON SOTTOVALUTATE MAI I BAMBINI

Perché loro vedono tutto.
Vedono quando vi scannate per una bolletta.
Vedono quando piangete in silenzio credendo che non vi senta nessuno.
Vedono quando ridete davvero, quella volta ogni tanto.
E si tatuano tutto dentro, senza filtri.

Non fatevi fregare dal fatto che giocano coi Lego mentre litigate in cucina:
i Lego sono un alibi, mica un anestetico.
Loro incollano un mattoncino e intanto registrano le crepe della casa.

E allora crescono col nodo in gola,
fingono di essere forti,
per non darvi un peso in più.
Ma dentro si fanno mille domande,
e nessuno gliele scioglie.

I bambini sono radar di emozioni.
Non gli puoi mentire con la voce,
perché loro ascoltano le vibrazioni, non le parole.
Non gli puoi mentire con il sorriso,
perché loro vedono il tremito negli occhi.
Non gli puoi mentire con la forza,
perché loro riconoscono il dolore travestito.

Sono creature sacre,
e tutto ciò che fate davanti a loro
diventa seme.
Che sia luce o che sia buio.

E quindi occhio, perché poi non vale dire “non ti ricordi, eri piccolo”.
Eh no, se lo ricordano eccome.
Magari non la scena precisa,
ma la sensazione sì, quella resta.

I bambini sono archivi silenziosi.
Custodiscono più di quanto riescano a dire.
Non ricordano le frasi precise,
ma il colore dell’aria,
il suono che mancava,
la carezza che li salvava.

E intanto tengono tutto in tasca,
le cose belle e quelle che fanno male.
Perché da piccoli non si sa ancora buttare via niente.
Si cresce imparando a distinguere
quale peso tenere
e quale lasciare andare.

E allora ricordatevi che ogni gesto è una carezza o un graffio.
Che ogni parola è una piuma o un mattone.
Che ogni silenzio è un deserto o un abbraccio.

Perché i bambini non chiedono perfezione,
chiedono solo verità.
E la verità, a volte,
è abbassarsi alla loro altezza,
e dire: “sì, anche io ho paura,
ma se la affrontiamo insieme
fa meno male”.

- Andrew Faber -

ALUNNI PLUSDOTATI: NUOVA NORMATIVAhttps://www.facebook.com/share/p/19pigAaiPS/
01/07/2025

ALUNNI PLUSDOTATI:
NUOVA NORMATIVA

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Finalmente. Perché di talento si può soffrire.
L’Italia colma un vuoto. Normativo, sì. Ma soprattutto umano ed educativo.

Parliamo dei bambini e ragazzi plusdotati, quelli che pensano troppo, che sentono tanto, che si fanno domande più grandi di loro, che si annoiano quando la scuola non li accoglie. Quelli che rischiano l’isolamento non perché sono “strani”, ma perché non vengono capiti. Perché, se il sistema li trascura, il talento si trasforma in peso. E il bisogno di relazione, in solitudine.

La nuova legge annuncia un primo passo importante: formazione docenti, piani personalizzati, referenti scolastici, possibilità di salto classe. Un modo per dire: vediamo chi sei, non ti mettiamo in fila, ti ascoltiamo davvero.

Perché un ragazzo plusdotato non ha bisogno di essere “accelerato”. Ha bisogno di essere riconosciuto. Di qualcuno che regga la sua profondità senza ridurla, che accompagni la sua complessità senza patologizzarla.

Educare alla plusdotazione non significa creare élite. Significa evitare che un’intelligenza straordinaria diventi una gabbia invisibile. Significa ricordarci che ogni dono, se non accolto, può diventare dolore.

Indirizzo

Zona Statuto
Florence

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00
Sabato 09:00 - 13:00

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