Studio Marco Bacciottini - Psicologo e Psicoterapeuta

Studio Marco Bacciottini - Psicologo e Psicoterapeuta Marco Bacciottini accoglie persone che hanno voglia di essere ascoltate: assieme possiamo fare un pe Perché contattarmi? Sostegno psicologico e psicoterapia.

Sono psicologo e psicoterapeuta, ho 58 anni, iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Toscana al numero 4398. Lavoro nell'ambito del sociale da quando avevo 19 anni e ho avuto modo di fare molte esperienze interessanti. Nel mio lavoro sono molto appassionato; attraverso supervisioni, studio e corsi di formazione mi tengo costantemente aggiornato. Ofrezco la posibilidad de tener consultas en español, porque es importante hablar de si mismo en su propio idioma. Per conoscere se stessi: lo psicologo può fare da specchio e aiutare a spiegarsi e a capirsi. Il primo colloquio di accoglienza è completamente gratuito. ADOLESCENZA

Mi piace lavorare con gli adolescenti e con le loro famiglie perché i cambiamenti in positivo che si possono fare in questa età portano le persone a crescere meglio per l'arco dell'esistenza. Un po' è come riuscire a mettere per tempo delle buone radici: si riesce ad essere più radicati e più fruttuosi. Accolgo famiglie e genitori per problematiche legate all'educazione dei figli: autostima, problematiche relazionali, difficoltà a studiare, altre problematiche adolescenziali. AUTOSTIMA E ANSIA

Accolgo persone che vogliono trovare in se stessi la voglia di risolvere le difficoltà a vivere. Ansia, tristezza o mancanza di autostima possono essere un buon segnale da cogliere per iniziare a cambiare. COSA OFFRO

Accoglienza, per valutare il percorso da fare assieme e per conoscersi. Counselling psicologico, poche sedute per affrontare problematiche specifiche e circoscritte. Offro supervisione individuale e di gruppo rivolta anche a lavoratori del sociale e a gruppi di volontari. ESPERIENZE

Ho lavorato per anni in un Centro Giovani, svolgendo consulenze psicologiche ad adolescenti. Accolgo famiglie con disabilità. Ho lavorato e tuttora lavoro con handicap e disabilità, autismo infantile ed adulto. Ho seguito ragazzi con disturbi dello sviluppo, dell'apprendimento, dislessia e discalculia, ritardo mentale. Ho fatto supervisione a gruppi di operatori di Servizi per handicap. Ho organizzato corsi di formazione relativi a handicap, psicologia; corsi per ragazzi che hanno lasciato la scuola. Ho svolto il servizio civile e lavorato molti anni nell'ambito delle tossicodipendenze e della prevenzione al disagio. Come educatore scolastico ho seguito per anni ragazzi con sindrome di down o altre difficoltà percorrendo tutto il ciclo scolastico, dalla scuola materna alle superiori. Tutte queste esperienze, presenti e passate, le costanti supervisioni settimanali di lavoro, gli studi che svolgo, mi hanno consentito e mi consentono di ampliare il bagaglio delle conoscenze pedagogiche, relative allo sviluppo in adolescenza, all'età evolutiva e all'aiuto alle famiglie. All'accoglienza di persone con problematiche di autostima, ansia, alla ricerca di un nuovo equilibrio.

18/10/2025

DDL Educazione sessuale e affettiva, vietarla non protegge i giovani: li espone alla disinformazione.

La Presidente del CNOP, Maria Antonietta Gulino, richiama l’attenzione del Legislatore sul valore dell’educazione affettiva e sessuale come tutela della salute psicologica e prevenzione della violenza. In assenza di percorsi educativi adeguati, ragazze e ragazzi rischiano di apprendere modelli disfunzionali e stereotipi dannosi.

La scuola deve restare luogo di conoscenza, dialogo e crescita emotiva, nel rispetto della dignità di ogni persona.

Leggi il comunicato stampa ---> https://www.psy.it/ddl-educazione-affettiva-gulino-cnop-vietarla-significa-esporre-i-giovani-a-disinformazione/

Fiero di esserci stato.Grazie
09/10/2025

Fiero di esserci stato.
Grazie

Con gli ultimi rimpatri abbiamo chiuso il nostro progetto di sostegno psicologico per le volontarie e i volontari della Sumud Flotilla e i loro familiari.

Un'avventura iniziata per alcuni di noi a fine agosto, quando ci è stato chiesto dalla Flotilla di coinvolgere le psicologhe e gli psicologi in un progetto teso ad offrire ascolto e presenza in un contesto di rapidi cambiamenti e altissima tensione emotiva.

La risposta della comunità è stata a dir poco straordinaria: in meno di ventiquattr'ore, 1368 psicologhe e psicologi hanno aderito alla nostra chiamata. Tanti altri nei giorni successivi ci hanno contattato, chiedendo di poter contribuire. Abbiamo visto la faccia migliore della nostra professione.

1368. Una cifra che parla da sola del bisogno di esserci in questo momento drammatico, della voglia di agire concretamente per ciò che è giusto, al di là di ogni retorica.

Di questo gruppo enorme, ne abbiamo selezionati per necessità di coordinamento circa 250. Per tre intere settimane, questi colleghi, coordinati da una squadra di quattro volontari, hanno garantito turni di assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Un impegno titanico, svolto con dedizione, serietà e profonda competenza, offrendo un ponte di supporto fondamentale a chi ha scelto di esporsi in prima persona e alle loro famiglie.

Ringraziamo di cuore ognuno di questi 1368 professionisti. La loro esperienza, la loro resilienza e la loro generosità hanno trasformato un'idea in una rete di supporto reale e vitale. Siete l'esempio più alto della nostra professione. Grazie di tutto cuore.

La psicologia non è un mestiere di neutralità passiva, ma di presenza competente dove c'è il bisogno. È anche politica, nel senso più alto del termine.

E in questo progetto, abbiamo dimostrato che la competenza si unisce al coraggio, alla serietà organizzativa e a una straordinaria capacità di mobilitazione massiva di colleghe e colleghi da tutto il Paese.

Esattamente come ha, molto più in grande e in modo molto più forte, fatto la Flotilla che senza grossi interventi economici e strutturali è riuscita in una impresa immensa della quale tutti noi siamo e saremo infinitamente grati.

Speriamo a questo punto che il nostro lavoro abbia parlato da sé, lo sentiamo nella gratitudine di chi lo ha ricevuto e nell'impegno incrollabile di chi lo ha offerto.

Continueremo a fare la nostra parte, con la testa lucida e il cuore aperto, per onorare la nostra professione e i principi di solidarietà e cura, sperando di fare la nostra piccola parte nella costruzione di un mondo migliore.

Perché crediamo fermamente nelle cause giuste, nella politica che si spende e migliora la vita, e non in una vita che vive di politica.

Piazza SignoriaFirenze
21/09/2025

Piazza Signoria
Firenze

20/09/2025
Bello sapere che siamo in tanti  ad aver dato disponibilità: 1368 colleghi
08/09/2025

Bello sapere che siamo in tanti ad aver dato disponibilità:
1368 colleghi

24/08/2025

La chiusura del gruppo social in cui oltre 30.000 uomini si scambiavano immagini intime di donne non è un incidente isolato. È il sintomo di una malattia culturale profonda, le cui radici affondano nel terreno fertile del patriarcato e del maschilismo tossico. Per comprendere come un simile orrore possa essere normalizzato, dobbiamo prima guardare all'ideologia che lo nutre, e solo dopo ai meccanismi psicologici che lo amplificano.

IL PATRIARCATO COME MANUALE D'ISTRUZIONI

Questi gruppi non nascono nel vuoto, ma sono l'espressione digitale e tossica di un modello culturale che da secoli insegna agli uomini a definire la propria identità attraverso il dominio. Al centro di questo modello si trova il concetto di mascolinità egemonica, spiegato da Raewyn Connell, che costruisce l'essere "uomo" in opposizione al femminile e attraverso l'esercizio del potere. In questa visione, dove la virilità si misura con la capacità di controllare, la condivisione non consensuale di foto intime diventa un brutale atto di possesso: il corpo della donna viene espropriato e trasformato in un trofeo da esibire al branco per riaffermare un potere maschile fragile e predatorio.

Per esercitare questo controllo senza provare empatia, è necessario un passaggio psicologico centrale: la deumanizzazione. Come ha sottolineato Susan Fiske, questo meccanismo riduce le persone a oggetti, spogliando la donna della sua identità di individuo con una storia, dignità ed emozioni. Diventa così un corpo frammentato, una "cosa" da consumare, giudicare e scartare, e solo in questo modo la violenza smette di essere percepita come tale, perché si agisce su un oggetto e non su un essere umano.

IL CONSENSO CANCELLATO: IL CUORE DELLA VIOLENZA

Dobbiamo essere cristallini su un punto che non ammette ambiguità: il consenso non è un dettaglio, è il netto confine tra un atto di intimità e un atto di violenza. In questi gruppi, ogni singola immagine condivisa rappresenta un confine violato. Il consenso dato in un contesto privato e di fiducia (ad esempio, all'interno di una relazione di coppia) non è un assegno in bianco. Non autorizza in alcun modo la diffusione pubblica di quel materiale. L'atto di prendere quell'immagine e darla in pasto a migliaia di estranei è un tradimento profondo e un'affermazione di potere assoluto: significa comunicare alla vittima che il suo "no", la sua volontà e il suo diritto alla privacy non hanno alcun valore. Si tratta di una violenza psicologica ed emotiva devastante, che cancella l'autonomia della persona e la trasforma in un oggetto a completa disposizione del volere altrui. Non è "leggerezza", è un abuso.

"MIA MOGLIE", "LA MIA RAGAZZA": IL POSSESSO CHE GIUSTIFICA IL TRADIMENTO

Ciò che rende questo fenomeno ancora più inquietante e perverso è che le vittime non erano anonime estranee, ma le proprie compagne, mogli, fidanzate. Il nome stesso del gruppo, "Mia Moglie", è una dichiarazione programmatica. L'aggettivo possessivo "mia" non indica affetto, ma proprietà. Rivela una mentalità patriarcale radicata per cui la partner non è un individuo autonomo, ma un'estensione di sé, un bene di cui si può disporre a piacimento. In quest'ottica distorta, condividere le sue foto intime non è visto come un tradimento della fiducia coniugale, ma come l'esercizio di un diritto di proprietà sul suo corpo. È un atto che si svolge su un doppio binario: da un lato, si cerca la complicità e l'approvazione del branco maschile ("guardate cosa possiedo"), dall'altro si punisce e si umilia la partner, riaffermando il proprio controllo su di lei proprio all'interno della relazione più intima. È la massima espressione di un amore che non è amore, ma dominio.

Il DESIDERIO DELL'UMILIAZIONE

È fondamentale soffermarsi su come la sessualità stessa venga percepita in questi contesti. Quella che vediamo in azione non è espressione di desiderio o di erotismo, ma la sua negazione: è una sessualità usata come arma di potere e linguaggio del dominio. Il punto centrale non è l'attrazione, ma il possesso. Per poter condividere l'immagine di una donna in quel modo, è necessario prima averla spogliata della sua soggettività, trasformandola in un trofeo. Il corpo femminile diventa merce di scambio sociale all'interno del branco maschile, un oggetto da esibire per ottenere approvazione e consolidare il proprio status nel gruppo.

In questo processo, l'intimità originale viene rubata, violata e data in pasto al pubblico ludibrio. Un momento privato, basato sulla fiducia e sul consenso, viene trasformato in un atto di pornificazione e umiliazione di massa. La sessualità cessa di essere un'esperienza di connessione reciproca per diventare uno strumento unilaterale di sottomissione. È la massima espressione di una mascolinità tossica che non sa vivere la relazione se non in termini di conquista e controllo, e che teme una sessualità paritaria basata sul rispetto del desiderio altrui.

IL BRANCO DIGITALE: COME IL GRUPPO AMPLIFICA LA VIOLENZA

Se il patriarcato fornisce il "manuale", il gruppo digitale diventa il "laboratorio" in cui queste dinamiche vengono messe in pratica e potenziate, un luogo dove persone comuni si trasformano in complici di una violenza sistematica. La forza del branco si cementa innanzitutto attraverso la creazione di un "noi" contro un "loro", come spiegato dalla teoria dell'identità sociale di Tajfel: il "noi" degli uomini del gruppo si rafforza proprio umiliando il "loro", le donne ridotte a oggetti. In questo contesto, la condivisione del "bottino" cessa di essere un atto individuale per diventare un rito di appartenenza che consolida la lealtà reciproca. A questo potente meccanismo si aggiunge l'anonimato dello schermo, che assolve e incoraggia.
Mentre la donna diventa un oggetto, un corpo da esibire, l’uomo , senza volto disperde nella chat se stesso. La vastità del gruppo crea un effetto di deindividuazione, come teorizzato da Philip Zimbardo, in cui l'individuo si sente una goccia indistinta in un oceano, perde il senso di responsabilità personale e si sente autorizzato a compiere atti che non oserebbe mai fare da solo, poiché la colpa si dissolve nella massa. Infine, il silenzio delle migliaia di "spettatori" non è stato affatto neutrale. Come dimostra l'effetto testimone di Darley e Latané, più persone assistono a un'ingiustizia, meno ciascuna si sente responsabile di agire. Quel silenzio assordante è stato un'approvazione tacita, il terreno fertile che ha permesso alla violenza di prosperare senza ostacoli.

LA COSCIENZA ADDORMENTATA: "È SOLO UNO SCHERZO"

Infine, come fanno questi uomini a convivere con le proprie azioni? Attraverso il disimpegno morale, come descritto da Albert Bandura. Mettono a tacere la propria coscienza con una serie di auto-giustificazioni: "è solo goliardia", "guardavo soltanto" (minimizzazione), "lo fanno tutti" (diffusione di responsabilità). Questo permette di essere crudeli senza sentirsi crudeli.

DALLA CONSAPEVOLEZZA ALL'AZIONE: IL NOSTRO RUOLO

La chiusura del gruppo è un intervento sul sintomo, non sulla malattia, perché la cultura che l'ha generato è ancora qui, tra noi.

Il primo passo fondamentale è quindi riconoscere le sue radici, smettendo di trattare la violenza di genere come un'emergenza o un raptus isolato per iniziare finalmente a considerarla per quello che è: un problema strutturale. Affrontare un problema di questa portata richiede un intervento culturale altrettanto profondo, che deve partire dall'educare a una mascolinità diversa, promuovendo modelli di identità maschile fondati sul rispetto, l'empatia e la parità. Questo percorso inizia con l'educazione dei figli ma prosegue e si consolida nelle conversazioni quotidiane tra adulti.

Questa trasformazione non può essere delegata, perché la responsabilità è di tutti, qui e ora. È necessario agire e non solo osservare: segnalare, denunciare, uscire dai gruppi tossici e trovare il coraggio di contestare una battuta sessista.
Ogni gesto conta.

Questa frase mi piace come psicologo, piace anche al me adulto e, parecchio di più, fa bene al me bambino ❤️
06/07/2025

Questa frase mi piace come psicologo, piace anche al me adulto e, parecchio di più, fa bene al me bambino ❤️

Ci sono veleni che assumi ogni giorno: a volte si chiamano mamma, a volte papà, a volte nonno e nonna. Ci sono veleni che, spesso, non sanno di essere veleni, ma hanno un effetto tossico su di noi. Il «non si può dire,» il «non sta bene», il «non adesso», il «non puoi capire». Questi veleni ci vengono iniettati giorno dopo giorno con l'educazione, con il ricatto, con la paura.

Ci sono veleni che fanno così tanto parte di te che non li riconosci per quello che che sono. Si chiamano inadeguatezza, il non sentirsi mai abbastanza, il senso di colpa, la paura dell'abbandono, l'amore da meritarsi, il dover essere diversi perché quel che si è non va mai bene. Ci sono veleni che non sappiamo di iniettare, perché non siamo consapevoli del loro potenziale tossico. E ci sono veleni che pensiamo di dover passare per forza, perché li hanno passati a noi.

E poi ci sono persone che sono antidoto e, per fortuna, anche queste a volte si chiamano mamma, papà, nonno o nonna. A volte si chiamano marito, moglie, fidanzato, amico, maestra, psicologo.... A volte non sappiamo neanche come chiamarli, ma sappiamo soltanto una cosa: che ci fanno stare bene. Sono queste le persone di cui dovremmo circondarci. E sono sempre queste le persone che dovremmo diventare.

Perché c'è chi ogni giorno sceglie d'essere un po' meno veleno, e sceglie di lavorare su se stesso come diceva Jung e di diventare, quando può, antidoto.

Nella foto: Carl Gustav Jung

Ieri al Toscana Pride a Prato
22/06/2025

Ieri al Toscana Pride a Prato

01/06/2025

Si parla molto di cosa significano i colori dell'arcobaleno oggigiorno.
La risposta è abbastanza semplice:

Mostrare chi sei - o con chi stai - non è solo decorazione. Significa che c'è spazio per te, che appartieni e sei al sicuro. 🏳️ 🌈 🏳️ 🏳️

👉 Hai bisogno di altri colori dell'arcobaleno? Il merch di quest'anno si trova qui:
pridebutikken.no

Tutti i profitti torneranno a creare Oslo Pride l'anno prossimo. ✨
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Concetto e sceneggiatura: Oslo Pride
Diretto da: Oslo Pride
Produzione: SL Media

Jim Carrey una volta ha detto: Il lutto non è solo un'emozione: è un disfacimento, uno spazio dove qualcosa un tempo viv...
04/05/2025

Jim Carrey una volta ha detto:
Il lutto non è solo un'emozione: è un disfacimento, uno spazio dove qualcosa un tempo viveva ma ora non c'è più.
Ti scava dentro, lasciando un vuoto di dolore dove un tempo risiedeva l'amore.

All'inizio sembra insopportabile, come una ferita che non si chiuderà mai. Col tempo i bordi taglienti iniziano a rimarginarsi. Il dolore si attenua, ma l'impronta rimane: un silenzioso ricordo di ciò che un tempo era.
La verità è che non si "va avanti" mai veramente. Si va avanti con esso.
L'amore che provavi non scompare; si trasforma. Permane negli echi delle risate, nel calore dei vecchi ricordi, nei momenti silenziosi in cui ancora cerchi ciò che non c'è più.
E va bene così.

Il lutto non è un peso da nascondere. Non è una debolezza di cui vergognarsi. È la prova più profonda che l'amore è esistito, che qualcosa di bello un tempo ha toccato la tua vita. Quindi lasciati andare. Lasciati piangere. Lasciati ricordare.

Non esiste una tempistica, un modo "giusto" per elaborare il lutto. Alcuni giorni saranno pesanti, altri più leggeri. Alcuni momenti porteranno ondate inaspettate di tristezza, mentre altri ti riempiranno di gratitudine per l'amore che hai avuto la fortuna di provare.

Onora il tuo dolore, perché è sacro. È una testimonianza della profondità del tuo cuore. E col tempo, attraverso il dolore, troverai la guarigione, non perché hai dimenticato, ma perché hai imparato a portare con te amore e perdita.

Buon Primo Maggio
01/05/2025

Buon Primo Maggio

Luci e fiori di notte
26/04/2025

Luci e fiori di notte

Indirizzo

Via Aretina 397 B
Florence
50136

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 13:00
15:00 - 19:00

Telefono

+393495539345

Sito Web

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Sono psicologo e psicoterapeuta, ho 55 anni, iscritto all'Ordine degli Psicologi della regione Toscana al numero 4398. Lavoro nell'ambito del sociale da quando avevo 19 anni e ho avuto modo di fare molte esperienze interessanti. Nel mio lavoro sono molto appassionato; attraverso supervisioni, studio e corsi di formazione mi tengo costantemente aggiornato. Ofrezco la posibilidad de tener consultas en español, porque es importante hablar de si mismo en su propio idioma. Perché contattarmi? Per conoscere se stessi: lo psicologo può fare da specchio e aiutare a spiegarsi e a capirsi. Il primo colloquio di accoglienza è completamente gratuito. ADOLESCENZA Mi piace lavorare con gli adolescenti e con le loro famiglie perché i cambiamenti in positivo che si possono fare in questa età portano le persone a crescere meglio per l'arco dell'esistenza. Un po' è come riuscire a mettere per tempo delle buone radici: si riesce ad essere più radicati e più fruttuosi. Accolgo famiglie e genitori per problematiche legate all'educazione dei figli: autostima, problematiche relazionali, difficoltà a studiare, altre problematiche adolescenziali. AUTOSTIMA E ANSIA Accolgo persone che vogliono trovare in se stessi la voglia di risolvere le difficoltà a vivere. Ansia, tristezza o mancanza di autostima possono essere un buon segnale da cogliere per iniziare a cambiare. COSA OFFRO Accoglienza, per valutare il percorso da fare assieme e per conoscersi. Counselling psicologico, poche sedute per affrontare problematiche specifiche e circoscritte. Sostegno psicologico e psicoterapia. Offro supervisione individuale e di gruppo rivolta anche a lavoratori del sociale e a gruppi di volontari. ESPERIENZE Ho lavorato per anni in un Centro Giovani, svolgendo consulenze psicologiche ad adolescenti. Accolgo famiglie con disabilità. Ho lavorato e tuttora lavoro con handicap e disabilità, autismo infantile ed adulto. Ho seguito ragazzi con disturbi dello sviluppo, dell'apprendimento, dislessia e discalculia, ritardo mentale. Ho fatto supervisione a gruppi di operatori di Servizi per handicap. Ho organizzato corsi di formazione relativi a handicap, psicologia; corsi per ragazzi che hanno lasciato la scuola. Ho svolto il servizio civile e lavorato molti anni nell'ambito delle tossicodipendenze e della prevenzione al disagio. Come educatore scolastico ho seguito per anni ragazzi con sindrome di down o altre difficoltà percorrendo tutto il ciclo scolastico, dalla scuola materna alle superiori. Tutte queste esperienze, presenti e passate, le costanti supervisioni settimanali di lavoro, gli studi che svolgo, mi hanno consentito e mi consentono di ampliare il bagaglio delle conoscenze pedagogiche, relative allo sviluppo in adolescenza, all'età evolutiva e all'aiuto alle famiglie. All'accoglienza di persone con problematiche di autostima, ansia, alla ricerca di un nuovo equilibrio.