Pagina divulgativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e Adolescenza. Foggia

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Pagina divulgativa di Neuropsichiatria dell'Infanzia e Adolescenza. Foggia La Neuropsichiatria Infantile è una disciplina medica che si occupa dei disturbi neurologici e psichiatrici di individui “in formazione” da 0 a 18 anni

La Neuropsichiatria Infantile è una disciplina che si occupa di individui “in formazione”, da 0 a 18 anni, che nel corso del loro sviluppo presentino disturbi neurologici quali epilessia, cefalea, paralisi cerebrali, disturbi neuromuscolari, oltre a tutta una gamma di disturbi psichiatrici quali disturbi d’ansia, dell’umore, del sonno, comportamentali, alimentari (anoressia e bulimia), dell'appre

ndimento, del linguaggio, dell’attenzione e iperattività, difficoltà cognitive...
Il Neuropsichiatra dell’Infanzia e dell’Adolescenza può aiutare un genitore a dirimere dubbi circa la normalità o la patologia di un determinato modo di essere, fare o pensare del proprio figlio. La figura del Neuropsichiatra non deve spaventare il genitore. Avere bisogno della sua consulenza non significa avviare un bambino alla carriera psichiatrica, ma è molto importante che alcuni segnali possano essere rilevati per attivare con tempestività efficaci interventi di prevenzione.

05/04/2024

Molto triste quello che sta succedendo Dovremo lasciare Facebook? Oltre al video p***o, c'è un nuovo hacker su Facebook Una tua frase offensiva compare nei commenti dei tuoi contatti. È davvero brutto e sembra uscito dal tuo profilo. Tu non lo vedi, ma i tuoi amici sì. Questo può creare offese, incomprensioni. Voglio dire a tutti i miei contatti che se qualcosa di offensivo compare nei miei post, non viene da me. Inoltre, ti sarei molto grato se mi informassi... Grazie! Vi informo anche che NON ho aperto un nuovo account, nel caso arrivasse un invito non sono io.
Diffondiamo

03/03/2024

Quanto segue è una riflessione ed un invito fatto da EMERGENCY:

“La guerra è scoppiata, è in corso, ha ucciso e uccide.
Durerà anche quando militari e strateghi avranno stabilito di considerarla, dal loro punto di vista, finita.
Durerà nei lutti dei sopravvissuti, nei corpi mutilati di molti di loro.
Durerà nelle esplosioni di ordigni rimasti attivi sul terreno.
Sappiamo che molti sono favorevoli a questa guerra.
Vogliamo che anche quelli che sono contrari abbiano voce.
Per farlo useremo un pezzo di stoffa bianco: appeso alla borsetta o alla ventiquattrore, attaccato alla porta di casa o al balcone, legato al guinzaglio del cane, all'antenna della macchina, al passeggino del bambino, alla cartella di scuola...
Uno straccio di pace
E se saremo in tanti ad averlo, non potranno dire che l'Italia intera ha scelto la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti.
Emergency chiede l'adesione di singoli cittadini, ma anche comuni, parrocchie, associazioni, scuole e di quanti condividono questa posizione.
Diffondere questo messaggio è un modo per iniziare.”
Emergency

01/03/2024

Riti di Passaggio Cherokee

Narra la leggenda che un Cherokee per diventare adulto dovesse superare una prova.

Questi veniva portato nel cuore della foresta dal padre, il quale gli metteva una benda sugli occhi in modo che non potesse vedere. Fatto questo se ne andava, lasciandolo solo.

Il ragazzo doveva rimanere seduto su un tronco d'albero fin quando la luce del mattino, arrivando al suo viso, sarebbe passata attraverso la benda avvisandolo che la notte era passata. Il giovane non poteva piangere ne tanto meno gridare per cercare aiuto.

Superata questa prova doveva fare voto di non parlarne. Non poteva dire nulla agli altri, perché ogni ragazzo diventa uomo alla propria maniera.

Il ragazzo, nel buio delle bende, è terrorizzato. Può sentire ogni tipo di rumore, di sicuro ci sono bestie selvatiche intorno a lui. Anche qualche altro umano potrebbe ferirlo.

Il vento soffia forte, fischiando tra i rami, scuotendo l'erba e persino il tronco dove era seduto, ma nonostante questo, il ragazzo rimane seduto, stoicamente, senza mai rimuovere le bende. Perché quello era l'unico modo per diventare un vero uomo!

Finalmente dopo la notte il primo raggio di sole bacia i suoi occhi e lui può rimuovere la sua fasciatura.

E' a questo punto che scopre che il proprio padre è seduto sul tronco di fronte al suo. E' rimasto li tutta la notte, proteggendo il figlio da ogni possibile pericolo..

30/06/2023

C’era una volta una scuola. Nella scuola c’era una sola classe. Nella classe c’era un solo maestro.
Nella scuola non c’erano alunni, la classe era vuota e il maestro era sempre solo. L’uomo era diventato molto triste poiché un maestro senza alunni è come un poeta senza amore. Proprio nel momento in cui stava per abbandonare la scuola e cercare un altro lavoro, arrivò in classe il primo alunno.
“Benvenuto”, disse l’insegnante. “Come ti chiami?”
“Il mio nome è Mario”, rispose il bambino.
“Di che religione sei?” domandò il maestro.
“Sono cattolico”, rispose il piccolo.
Allora l’uomo, pensando di fare un piacere a Mario, l’indomani gli fece trovare un crocifisso sulla parete alle proprie spalle. Il bambino era tutto preso a fare un disegno e non sembrò affatto più felice del giorno precedente, tuttavia il maestro si disse che comunque aveva avuto una buona idea.
Poco tempo dopo arrivò in classe una bambina.
“Come ti chiami?” chiese il maestro.
“Il mio nome è Myriam” disse la piccola.
“Di che religione sei?” domandò l’insegnante.
“Sono ebrea” rispose lei.
Allora l’uomo, per non fare un torto a quest’ultima, l’indomani sistemò accanto al crocifisso la Stella di David. Anche la bambina disegnava assorta e non dimostrò alcun particolare entusiasmo, ma il maestro pensò che aveva fatto una cosa giusta.
Passò qualche giorno e un altro alunno arrivò in classe.
“Come ti chiami?” gli domandò l’insegnante.
“Muhammad” rispose il bambino.
“Di che religione sei?” chiese il maestro.
“Sono islamico” rispose il piccolo.
Allora l’uomo, per non far sentire escluso il nuovo arrivato, l’indomani aggiunse al crocifisso e alla stella di David anche la mezzaluna. Pure Muhammad, intento a colorare un foglio, non sembrò gioire della cosa come il maestro si aspettava, ma questi si disse che magari avrebbe gradito più avanti.
Col tempo arrivarono altri alunni, ognuno di una religione diversa, ma tutti ugualmente amavano disegnare e colorare.
C’era un bambino buddista, uno induista, uno taoista e molti altri ancora. Ognuno dichiarò di seguire un credo diverso da quello degli altri. La parete nel frattempo era già piena e il maestro non sapeva come fare per essere equo e rispettare tutti gli alunni. L’uomo era molto preoccupato e in quel momento si ricordò dei giorni in cui era tanto triste, perché era solo e la classe era vuota.
All’indomani i bambini entrarono in classe e trovarono la parete completamente vuota.
Il maestro si aspettava che gli alunni se ne accorgessero e gliene chiedessero conto, ma nessuno all’inizio sembrò dare importanza alla cosa.
Dopo qualche minuto uno di loro richiamò l’attenzione dell’uomo con la manina alzata: “Maestro …”
“Sì?” fece quest’ultimo.
“Posso attaccare il mio disegno sul muro dietro di lei?” chiese il piccolo.
“Anch’io!” esclamò una bimba.
“Pure io!” gridò un’altra.
“Anche io voglio attaccare il mio disegno!” strillò un altro ancora e così tutti gli altri.
E fu così che il maestro scoprì che era molto meglio ricoprire la parete con i sogni dei bambini, che con i bisogni dei grandi.

Alessandro Ghebreigziabiher
[ da Il crocifisso in classe]

foto Bernard Hoffman 1942

11/05/2023

Un bambino risponde grazie perché ha sentito che è il tuo modo di replicare a una gentilezza, non perché gli insegni a dirlo.
Un bambino si muove sicuro nello spazio quando è consapevole che tu non lo trattieni, ma che sei lì nel caso in cui lui abbia bisogno di te.
Un bambino quando si fa male piange molto di più se percepisce la tua paura.
Un bambino è un essere pensante, pieno di dignità, di orgoglio, di desiderio di autonomia. Non sostituirti a lui. Ricorda che la sua implicita richiesta è: aiutami a fare da solo.
Quando un bambino cade correndo e tu gli avevi appena detto di muoversi piano su quel terreno scivoloso, ha comunque bisogno di essere abbracciato e rassicurato; punirlo è un gesto crudele. Purtroppo sono molte le madri che infieriscono in quei momenti. Avrai modo, più tardi, di spiegargli l’importanza del darti ascolto, soprattutto in situazioni che possono diventare pericolose. Lui capirà.
Un bambino non apre un libro perché riceve un’imposizione (quello è il modo più efficace per fargli detestare la letteratura), ma perché è spinto dalla curiosità di capire cosa ci sia di tanto meraviglioso nell’oggetto che voi tenete sempre in mano con quell’aria soddisfatta.
Un bambino crede nelle fate se ci credi anche tu.
Un bambino ha fiducia nell’amore quando cresce in un esempio di amore, anche se la coppia con cui vive non è quella dei suoi genitori. L’ipocrisia dello stare insieme per i figli alleva esseri umani terrorizzati dai sentimenti.
Non sono nervosa, sei tu che mi rendi così, è una frase da non dire…
Un bambino sempre attivo è nella maggior parte dei casi un bambino pieno di energia che deve trovare uno sfogo, non è un paziente da curare con dei farmaci. Provate a portarlo il più possibile nella natura.
Un bambino troppo pulito non è un bambino felice. La terra, il fango, la sabbia, le pozzanghere, gli animali, la neve sono tutti elementi con cui lui vuole e deve entrare in contatto.
Un bambino che si veste da solo abbinando il rosso, l’azzurro e il giallo non è mal vestito, ma è un bambino che sceglie secondo i propri gusti.
Un bambino pone sempre tante domande. Ricorda che le tue parole sono davvero importanti. Meglio un questo non lo so se davvero non sai rispondere; quando ti arrampichi lui lo capisce e ti trova anche un po’ ridicola.
Inutile indossare un sorriso sul volto per celare la malinconia, il bambino percepisce il dolore. Lo legge attraverso la sua lente sensibile, nella luce velata dei tuoi occhi. Quando gli arrivano segnali contrastanti, resta confuso, spaventato. Spiegagli perché sei triste. Lui è dalla tua parte.
Un bambino merita sempre la verità, anche quando è difficile. Vale la pena trovare il modo giusto per raccontare con delicatezza quello che accade utilizzando un linguaggio che lui possa comprendere.
Quando la vita è complicata il bambino lo percepisce, e ha un gran bisogno di sentirsi dire che non è colpa sua.
Il bambino adora la confidenza, ma vuole una madre, non un’amica.
Un bambino è il più potente miracolo che possiamo ricevere in dono.
Onoriamolo con cura.

Giorgio Gaber

https://www.facebook.com/100066670653468/posts/519027870329564/
25/01/2023

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La Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza riconosce gli stessi diritti a tutti i bambini e ragazzi, a prescindere dall’origine e dalla provenienza sociale.

Garantire loro la possibilità di essere educati e istruiti, frequentando un percorso di studi, rappresenta uno strumento fondamentale per promuovere la piena inclusione e ridurre le differenze sociali.

Un obiettivo ancor più importante nei confronti dei bambini e delle famiglie in condizioni di particolare vulnerabilità.

Investire in educazione può fare la differenza e rompere il circolo vizioso della povertà educativa per costruire una società più giusta e inclusiva.

29/11/2022

I bambini giapponesi che, dalla 1° elementare, vanno e tornano soli da scuola.

«La prima volta che li ho visti a Tōkyō sono rimasta sbigottita. [...]
Ho continuato ad avvertire quel disequilibrio tra l’altezza dei bambini e degli adulti, finché non ho capito quanto sorvegliata in realtà è la presenza degli scolari giapponesi.
L’ho approfondito quando mio figlio ha compiuto 6 anni e ho potuto osservare dall’interno il sistema di ronda di madri, padri, anziani e volontari di zona che, con bandierine, facilitano l’attraversamento stradale, quando mi è stata mostrata la mappatura delle abitazioni che realizza la scuola per far sì che i bambini che risiedono in prossimità possano percorrere insieme la strada. Più in generale – e qui sta forse il cuore della sicurezza – tutti fanno attenzione, guidano con maggiore cautela, riprendono i piccoli quando, distratti, assumono atteggiamenti pericolosi. La comunità li sorveglia, il che mi ribadisce una lezione appresa in un tempo assai precedente alla maternità, ovvero che per salvare i propri figli, serve salvare anche quelli degli altri. Ciò che in questo caso si dona ai bambini è la preziosissima esperienza dell’autonomia, qualcosa che si sviluppa ulteriormente nell’orario di scuola. [...]

L’autonomia è libertà e poter contare su se stessi è la risorsa più grande: significa fare della propria presenza una mano da stringere quando si ha paura, un’esortazione quando manca l’ultima spinta. [...] Osservando in questi anni il modello giapponese (che non è perfetto perché la perfezione non esiste, ma che presenta spunti da cui si può trarre ispirazione), ho compreso come aiutare i bambini non significhi sostituirsi a loro. Spesso si tratta di una comodità per gli adulti, che si risparmiano tempo e preoccupazioni. Una volta però edificata una società in cui la maggior parte delle persone si sente coinvolta in ciò che esiste, si intuisce come per i piccoli delegare sia un agio apparente, perché li rende schiavi dell’intervento altrui, soggetti ai tempi di un adulto che raramente coincidono con quelli di un bambino.»

Stralci dal mio contributo per la rivista trimestrale edita da Giangiacomo Feltrinelli Editore che trovate in libreria e che parla del sistema educativo giapponese.

📷 Foto del bravissimo

29/11/2022

I malanni invernali e l'infezione da si manifestano in modo simile ma con alcune differenze. L'approfondimento degli esperti dell'Ospedale ➡️ https://bit.ly/3UmmwCA

09/09/2022
11/06/2022
07/05/2022

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