Poliambulatorio Arbor Vitae Foggia

Poliambulatorio Arbor Vitae Foggia La donna e la coppia al centro di una struttura di diagnosi e cura , completa di servizi diretti e s

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08/05/2025
01/03/2025

PMA. PIÙ COPPIE TRATTATE E PIÙ BIMBI NATI: SONO 16.718, PARI AL 4,3% DEL TOTALE NEL 2022. CRESCE L’ETEROLOGA. LA RELAZIONE AL PARLAMENTO

28 febbraio - Per quanto riguarda l’applicazione delle tecniche con gameti donati, si osserva un aumento delle coppie trattate (da 12.053 a 13.093), dei cicli (da 14.122 a 15.131) e dei nati (da 3.719 a 3.805). Si conferma la disparità nella distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati sul territorio nazionale, più presenti nel Nord del Paese. Rimane elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia: 36,7 anni (valore più elevato rispetto alla media europea pari a 35 anni, European IVF Monitoring, EIM dati 2019).

Sono 87.192 le coppie che sono ricorse alla Procreazione medicalmente assistita nel 2022, (74.099 con gameti propri e 13.093 con gameti donati, in percentuale il 77,2% contro 22,8%) in aumento rispetto alle 86.090 del 2021. I cicli iniziati sono 109.755 (94.624 con gameti della coppia e 15.131 con gameti donati), di cui 36.265 nei centri pubblici, 26.242 nei privati convenzionati, 47.248 nei privati; anche questi in aumento rispetto ai 108.067 del 2021. E poi ci sono i bambini nati grazie all'impiego di queste tecniche: sono 16.718, pari al 4,3% del totale dei bambini nati nel 2022 (393.333 nati vivi, Fonte: Istat), in aumento di circa lo 0,5% rispetto ai 16.625 del 2021.

È quanto emerge dalla Relazione anno 2024 sullo stato di attuazione della Legge 40/2004 in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), relativamente all’attività di centri Pma nel 2022, trasmessa dal ministro della Salute al Parlamento.

La Relazione contiene i dati raccolti dal Registro Pma dell'Istituto superiore di sanità relativi a tutti i centri attivi in Italia: sono in tutto 333 fra 98 pubblici, 20 privati convenzionati, 215 privati; 133 sono di I livello (effettuano cioè solo le tecniche più semplici) e 200 di II e III livello (che mettono a disposizione tecniche più complesse).

Per quanto riguarda i 94.624 cicli effettuati con gameti della coppia, 13.194 sono cicli di I livello (inseminazione semplice) e 81.430 sono cicli di II-III livello (inseminazione extra corporea , cioè formazione di embrioni in vitro). Di questi 50.072 (61,5%) sono cicli a fresco (Fivet-Icsi); 29.890 (36,7%) con tecnica Fer (Frozen Embryo Replacement) e 1.468 (1,8%) con tecnica Fo (Frozen Oocyte).

Per quanto riguarda l’applicazione delle tecniche con gameti donati, si osserva un aumento delle coppie trattate (da 12.053 a 13.093), dei cicli (da 14.122 a 15.131) e dei nati (da 3.719 a 3.805, circa il 2,3% in più). Dei 15.131 cicli con gameti donati, 588 sono cicli di I livello e 14.543 di II-III livello. Tra questi, 11.542 sono quelli iniziati con donazione di ovociti, freschi e congelati (pari al 79,4%); 925 sono i cicli con donazione sia di seme sia di ovociti (pari al 6,4%) e 2.076 con donazione di seme (pari al 14,3%).

I centri di PMA di II e III livello privati sono in numero superiore rispetto all’insieme dei pubblici e dei privati convenzionati (111 vs 71 + 18), ma nel complesso svolgono meno cicli di trattamento con tecniche di II-III livello che utilizzano gameti della coppia: il 34,7% dei centri è pubblico ed effettua il 34,5% dei cicli; l’8,9% è privato convenzionato ed effettua il 28,2% dei cicli; il 56,3% è privato ed effettua il 37,3% dei cicli. Dunque, complessivamente il 62,7% dei cicli di trattamenti di II e III livello con gameti della coppia si effettua nell’ambito del SSN (in centri pubblici + privati convenzionati). Per quanto riguarda invece i cicli di II-III livello con gameti donati, solo il 27,5% è effettuato in centri pubblici o privati convenzionati, a fronte del restante 72,5% che è eseguito in centri privati. Da notare che un consistente numero di centri Pma di II e III Livello presenti sul territorio nazionale svolge un numero ridotto di procedure nell’arco dell’anno: solo il 32,5% di questi centri ha eseguito più di 500 cicli, contro una media europea del 50,1% (European IVF Monitoring, Eim anno 2019). Inoltre, si conferma la disparità nella distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati sul territorio nazionale, più presenti nel Nord del Paese. Il numero di cicli effettuati per milione di donne in età fertile è più alto nelle Regioni del Nord e del Centro, mentre in tutte quelle del Sud l’offerta di cicli è al di sotto della media nazionale.

Rimane elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia: 36,7 anni (valore più elevato rispetto alla media europea pari a 35 anni, European IVF Monitoring, EIM dati 2019). Le donne che si sottopongono alla fecondazione in vitro con ovociti donati hanno in media un’età pari a 41,9 anni; le donne che si sottopongono alla stessa fecondazione in vitro, ma con seme donato, hanno in media 34,6 anni. La principale indicazione per i cicli effettuati con ovociti donati si conferma essere l’età materna avanzata, indicando come questa tecnica sia utilizzata soprattutto per infertilità fisiologica e non per patologie specifiche.

Le diverse scelte terapeutiche adottate, in particolare il “freeze-all” e il costante incremento dell’età media delle donne trattate, hanno determinato una flessione nelle percentuali di gravidanze ottenute, mentre rimane invariato un trend di miglioramento sulla percentuale di gravidanza cumulativa ormai consolidato dal 2011 in poi. Infine, diminuisce il numero di embrioni trasferiti in utero; di conseguenza diminuiscono sia i parti gemellari sia i trigemini, questi ultimi in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Diminuisce anche la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate per la fecondazione in vitro sia da tecniche a fresco sia da tecniche con scongelamento.

Nelle conclusioni il ministro Schillaci evidenzia come sia “auspicabile migliorare l’accessibilità alle tecniche di Pma garantendo alle coppie l’offerta dei percorsi nelle strutture pubbliche e private convenzionate, annullando o riducendo le differenze regionali nell’offerta. L’adeguamento della normativa riguardante la Pma alle sentenze della Consulta e l’implementazione delle direttive europee su cellule e tessuti hanno consentito sinora l’accesso a tecniche di Pma rispettose dei livelli di qualità e sicurezza indicati dagli standard europei. Una corretta valutazione dell’appropriatezza dei trattamenti e la garanzia della trasparenza delle informazioni rese disponibili alle istituzioni e ai cittadini richiedono un sistema di raccolta dei dati con specifici requisiti di qualità, applicabili per la sorveglianza epidemiologica in Sanità Pubblica”. Infine, “l’età della coppia, in particolar modo della donna, incide in modo determinante sulla sicurezza della tecnica di Pma. La conoscenza dei rischi connessi all’età avanzata e delle probabilità di successo di ogni trattamento consente di avere elementi decisionali utili ad ogni singola situazione. È di fondamentale importanza sostenere l’attività di ricerca e promuovere le campagne di comunicazione nonché fornire il sostegno finanziario alle Regioni attraverso risorse dedicate alla Pma, così come previsto dalla legge n. 40/2004”.

06/10/2024

TUMORE DELL’OVAIO. DIAGNOSI PRECOCE CON UNA “BIOPSIA LIQUIDA” BASATA SULL’AI E DUE BIOMARKER PROTEICI

4 ottobre -

In uno studio pubblicato da Cancer Discovery una “biopsia liquida”, che combina intelligenza artificiale e due biomarcatori proteici, ha permesso di individuare con grande precisione il tumore ovarico, nei vari stadi, in un’ampia popolazione di donne.

Un esame del sangue che “combina” l’intelligenza artificiale (AI) per rilevare i cambiamenti genetici correlati alla neoplasia e due biomarker proteici si è rivelato utile nell’individuare segnali precoci di cancro delle ovaie. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center (USA) e pubblicato da Cancer Discovery.

Nello studio le donne con cancro ovarico sono state in un primo momento identificate con il test DELFI (DNA Evaluation of Fragments for early Interception), basato sull’AI, che valuta la presenza, nei campioni di sangue, di frammenti di DNA e di due biomarker proteici: l’antigene canceroso 125 (CA-125) e la proteina 4 dell’epididimo umano (HE4).

La ricerca ha utilizzato campioni di sangue di 94 donne con cancro ovarico, 203 con tumori ovarici benigni e 182 senza alcuna crescita ovarica nota. I ricercatori hanno quindi utilizzato il test DELFI-Pro, che combina l’analisi del DNA privo di cellule basata sull’AI con il test per CA-125 e HE4. Il metodo combinato è riuscito a rilevare più casi di cancro ovarico rispetto ai test per una delle due proteine da sole, praticamente senza nessun falso positivo.

Infatti, ha rilevato rispettivamente il 72%, il 69%, l’87% e il 100% dei casi di cancro ovarico in stadio I-IV mentre, con la stessa specificità, CA-125 da solo ha rilevato il 34%, il 62%, il 63% e il 100% dei tumori ovarici in stadio I-IV.

Per confermare i risultati, i ricercatori hanno utilizzato il test in un secondo campione di donne che includeva 40 pazienti con cancro ovarico, 50 pazienti con escrescenze ovariche benigne e 22 senza lesioni ovariche note. Anche in questo caso, il test ha raggiunto percentuali di successo simili, con il 73% di tutti i tumori rilevati e l’81% del carcinoma ovarico di alto grado, la forma più aggressiva della malattia, con quasi nessun falso positivo nelle donne senza cancro.

“La combinazione di AI, frammenti di DNA acellulari e una coppia di biomarker proteici in un semplice esame del sangue ha migliorato la rilevazione del cancro ovarico anche in pazienti con malattia in fase iniziale”, conclude Victor Velculescu, autore senior dello studio, “Questo approccio può diventare un metodo accessibile e conveniente per uno screening diffuso del cancro ovarico”.

Fonte: Cancer Discovery 2024

29/09/2024

La storia di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa perchè non smise mai di seguire la verità e la giustizia

04/08/2024

L’INTERRUZIONE FARMACOLOGICA DELLA GRAVIDANZA, IL TRATTAMENTO DELL'ABORTO SPONTANEO E DELLA MORTE INTRAUTERINA DEL FETO

Nella pratica ostetrica si manifestano molteplici evenienze che richiedono un intervento medico finalizzato all’interruzione della gravidanza prima che questo avvenga spontaneamente o per facilitare l’espulsione di un embrione o di un feto privi di vita e la cui permanenza nel viscere uterino potrebbe causare gravi conseguenze sulla salute e sulla vita della paziente.

La storia ostetrica ci racconta le procedure cruente utilizzate in passato con strumenti chirurgici di ogni tipo ideate ed eseguite nel tentativo a volte estremo di salvare la vita della donna. Con l’evolvere delle conoscenze e soprattutto grazie ai progressi della ricerca medica si sono resi disponibili da alcuni anni farmaci efficaci e ben tollerati che consentono in sicurezza di procedere in modo non cruento e con rischio di effetti avversi bassissimo all’interruzione della gravidanza quando necessario ed alla evacuazione del materiale abortivo.

L’approccio chirurgico all’ab**to, sia esso spontaneo che volontario, era gravato in passato da complicanze severe, tra le quali la perforazione dell’utero mentre oggi, con il trattamento farmacologico e l’abbandono degli interventi di revisione strumentale della cavità uterina e di isterosuzione con cannula, il tasso di complicanze si è ridotto ad eventi sostanzialmente eccezionali.

I due farmaci che hanno rivoluzionato il trattamento dell’ab**to e della morte intrauterina del feto sono il Mifepristone (RU486-Mifegyne) e il Misoprostolo.

MIFEPRISTONE (RU486) (Mifegyne)
L’ RU486 è stato sintetizzato nel 1980 dalla Roussel in Francia come derivato dal noretisterone con effetto antagonista del progesterone e subito dopo si è dimostrato efficace nel provocare l’ab**to nelle gravidanze del primo trimestre. Negli anni successivi il suo utilizzo si è diffuso progressivamente nei Paesi dove l’IVG è legale in alternativa alle procedure chirurgiche più complesse ed invasive. In Italia è stato autorizzato nell’anno 2009.

Il mifepristone causa un aumento della contrattilità uterina ed una più intensa sensibilità dell’utero alle prostaglandine e favorisce l'espulsione del sacco gestazionale e della decidua.

Le indicazioni del mifepristone in Italia da scheda tecnica sono:

Interruzione medica della gravidanza intrauterina in corso, usato in associazione sequenziale con un analogo delle prostaglandine, fino al 63° giorno di amenorrea;
Preparazione all’azione degli analoghi delle prostaglandine nell’interruzione terapeutica della gravidanza (oltre il 1° trimestre);
Induzione del travaglio in caso di morte intrauterina fetale. In pazienti nelle quali non è possibile utilizzare prostaglandine od ossitocina.


MISOPROSTOLO (Cytotec, autorizzato in L.648/96)
(MisoOne dal 2016, unico con indicazione ginecologica per l’ab**to)
È un composto analogo delle prostaglandine prodotte naturalmente dall’organismo umano. Il misoprostolo stimola le contrazioni dell’utero e provoca la riduzione della consistenza del collo dell’utero.

Inizialmente le normative italiane autorizzavano l’ab**to farmacologico in caso di IVG solo per gravidanze di epoca gestazionale inferiore alla 7^ settimana (49 giorni) con ricovero ospedaliero dalla somministrazione del farmaco all’espulsione del prodotto del concepimento. Questa regolamentazione scoraggiava l’ab**to farmacologico e manteneva prevalente il ricorso alla procedura chirurgica.

Nell’anno 2020 la circolare del Ministero della Salute in merito al metodo farmacologico ne estendeva l’utilizzo fino alla 9 settimane di età gestazionale (63 giorni) e cancellava l’obbligo del ricovero ospedaliero fino all’espulsione del prodotto del concepimento.

Inoltre, i suddetti farmaci potrebbero essere prescritti da una struttura ambulatoriale pubblica e dai consultori familiari purché autorizzati dalle singole Regioni.

(presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day hospital)

(Circolare del Ministero della salute "Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine". 2020).

Altro aspetto molto importante da considerare è l’aumento dei casi di ab**to spontaneo.

Nel 2023, in Italia sono stati registrati circa 40.000 aborti spontanei, secondo i dati forniti dall'ISTAT. Questa cifra riflette una situazione relativamente stabile rispetto agli anni precedenti. Gli aborti spontanei, che rappresentano le interruzioni involontarie della gravidanza, sono monitorati attraverso le dimissioni dagli istituti di cura sia pubblici che privati.

Gli ultimi dati evidenziano però come complessivamente solo nel 24% dei casi l’ab**to spontaneo viene gestito con metodo farmacologico, con grande divario di trattamento tra Nord e Sud Italia. Si va infatti da un 34% del Nord ad un 12% per le Isole.

La determina Aifa n. 130003 dell’8 Novembre 2021 autorizza la combinazione di mifepristone e misoprostolo per l’induzione medica dell’espulsione del materiale abortivo dopo ab**to spontaneo ritenuto del 1° trimestre.

Il trattamento farmacologico dell'ab**to spontaneo è generalmente più sicuro e meno invasivo rispetto all'intervento chirurgico, con un rischio ridotto di complicazioni e un'esperienza complessivamente migliore per la paziente. Tuttavia, la significativa disparità regionale in Italia evidenzia la necessità di migliorare l'accessibilità ai farmaci e la formazione del personale sanitario, oltre ad incrementare la consapevolezza tra le pazienti riguardo alle opzioni disponibili. Migliorare queste aree potrebbe aumentare l'adozione del trattamento farmacologico e migliorare gli esiti per le donne in tutto il paese.

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